E’ Stato Ancora Più Bello

Buon Natale cari/e ragazzi e ragazze!

Siamo giunti all’ultimo giorno di #xmasmaratona, purtroppo sì.

Avevo pensato per oggi ad un articolo ancora a tema natalizio ma alla fine ho preferito, come la scorsa volta, dedicare l’ultimo giorno ad un articolo “annuncio” e “augurio”.

Infatti in questi giorni non ci leggeremo più, tornerò a gennaio perché queste feste promettono di essere piuttosto impegnative e ci sarà parecchio da fare.

Volevo prima di tutto ringraziarvi per innanzi tutto avermi sopportata in questi 25 giorni e aver apprezzato questa maratona persino più dell’anno scorso.

Grazie per avermi accompagnata in questo mese di dicembre, spero di aver fatto io lo stesso con voi e spero sia stata una buona compagnia.

Vi auguro di passare le feste migliori possibili, vi auguro giorni di gioia e serenità in cui rilassarvi e apprezzare a pieno il calore della famiglia, degli amici e delle persone che amate.

Penso sia giusto terminare questa maratona natalizia con il mio personale significato del Natale, per me questo periodo dell’anno non è solo un tempo in cui sfoggiare decorazioni, cucinare a raffica (e accumulare chili), spendere soldi in regali sfarzosi, indossare abiti e agghindarsi per le cene e i pranzi.

Il Natale è molto di più, è il passare in famiglia quel tempo che non si passa durante l’anno, si va sempre troppo di corsa per fermarsi ad ascoltare nel vero senso della parola un qualcuno a noi vicino, a Natale invece si passano ore in famiglia preziose che un giorno ricorderemo con puro affetto, quell’affetto che come un fiocco decora i nostri ricordi più preziosi.

il Natale a volte è fatica, il riuscire a conciliare gli impegni, le cose da ricordare, l’avere tutto pronto, non è facile ma per una volta all’anno è giusto viverlo nel migliore dei modi quindi vi auguro anche per queste ore di ripulire la mente da tutto ciò che può avervi recato ansie e preoccupazioni durante l’anno, vi auguro di essere sereni.

Infine (dato che in questi giorni non ci leggeremo) vi auguro anche un eccellente inizio del 2018, si sa gli anni passano ed è strano ricordare l’inizio del 2017 perché inizia sempre come gli altri anni, si hanno così tante aspettative, una carica così potente di speranze e di buoni propositi.

Quindi non farò altro che augurarvi di realizzarli tutti i buoni propositi che avete per il 2018, perché è impossibile non aspettarsi qualcosa da un nuovo anno, beh io vi auguro che ciò che desiderate possa arrivarvi con tutta la passione con cui voi guardate al nuovo anno.

Il blog tonerà la seconda settimana di gennaio, quindi vi aspetto!

Auguri di un indimenticabile Natale, un altrettante soddisfacente S. Stefano e un meraviglioso inizio dell’anno!

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A presto cari/e!

Elisa

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8 Film per il Natale

Buona Vigilia di Natale cari/e!

Eh sì, è proprio il caso di dirlo le feste sono ufficialmente qui!

Non che non lo fossero prima ma insomma è la Vigilia, un giorno che aspettavamo da mesi e il vero forse inizio dei giorni di festa, da oggi iniziamo a mettere su kg gente!

Ma in questo clima festivo c’è una brutta notizia, manca un giorno alla fine della #Xmasmaratona infatti domani uscirà l’ultimo articolo di questa lunga serie ma non temete perché ci rileggeremo comunque presto, ma vi dirò tutto domani!

Comunque, oggi parliamo di film, anzi per meglio dire 8 film adatti al Natale (o simili, quindi anche per le altre feste).

In questa lista vi consiglio otto film che per sensazioni, argomento, emozioni sono adatti a queste feste, se non sapete cosa guardare con parenti, amici o altri in questi giorni niente paura perché qui troverete un utile lista.

Iniziamo!

Iniziamo con quelli che per me sono due classiconi natalizi, il primo è A Christmas Carol che ovviamente non potevo non includere.

La versione che guardo ogni Natale è quella del 2009 per la regia di Robert Zemeckis è realizzato secondo la tecnica del performance capture, quindi gli attori vengono resi come personaggi animati.

Fra gli attori principali troviamo Jim Carrey (che doppia Scrooge, lo Spirito del Natale passato, lo Spirito del Natale presente e lo Spirito del Natale futuro), Gary Oldman (che doppia Bob e Jacob) e Colin Firth (che doppia Fred).

La storia è quella che conosciamo noi, quella classica di Dickens in cui Scrooge un anziano e molto avaro finanziare dopo essere rincasato la notte della Vigilia di Natale riceve la visita dello spirito di Jacob Marley, suo ex socio d’affari.

Lo spirito gli preannuncia che riceverà le visite di altri tre spiriti, gli spiriti del Natale passato, presente e futuro.

Alla fine di questo viaggio Scrooge cambierà radicalmente come uomo e come essere umano.

E’ una storia bellissima, una delle mie preferite di sempre, strabocca di simboli e significati interessanti l’uno più dell’altro, se non avete mai letto il libro o visto il film, rimediate!

Altro classicone poi è Nightmare Before Christmas, che si può vedere anche ad Halloween tra l’altro.

Questa pellicola risale al 1993 e ai tempi fu girata secondo la tecnica stop-motion ovvero con dei pupazzi mossi a mano, fotogramma dopo fotogramma.

Per la regia di Henry Selick, questo film d’animazione è diventato un vero classico.

Fra i doppiatori principali troviamo Danny Elfman/Renato Zero (nei panni di Jack), Catherine O’Hara (nei panni di Sally) e William Hickey (nei panni del Dott. Finklestein).

Jack Skeletron è il capo di Halloween, villaggio abitato da mostri. Piuttosto insoddisfatto ed annoiato della sua vita e di dover continuamente dover spaventare bambini, scopre per caso nel tronco di un albero l’entrata al regno di Babbo Natale. Decide subito di mettere in atto un piano semplicissimo: rapire Babbo Natale e sostituirlo con se stesso per la consegna dei regali! Per fortuna a fianco di Jack ci sarà Sally, la bambola di pezza innamorata di lui da tempo, che lo aiuterà a risolvere tutti i guai che combinerà…

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Sempre a tema film d’animazione, vi consiglio “Le 5 Leggende”, film del 2012 per la regia di Peter Ramsey.

Lo vidi per la prima volta anni fa e ne conservo un bellissimo ricordo, divertente, malinconico a tratti, emozionante e ben realizzato.

Tra le voci principali troviamo quelle di Chris Pine (nei panni di Jack Frost), Jude Law (nei panni dell’uomo nero), Isla Fisher (in quelli della fatina dei denti) e Hugh Jackman (in quelli del coniglietto di Pasqua).

E’ la storia di un gruppo di eroi ben conosciuti tra i bambini, tra i quali Babbo Natale, Il Coniglio Pasquale, La Fatina dei Denti; ognuno con dei poteri straordinari. Quando uno spirito maligno, “L’Uomo Nero”, lancia il guanto di sfida per conquistare il mondo, i Guardiani devono unire, per la prima volta, le loro forze per proteggere le speranze, le fantasie e le convinzioni dei bambini di tutto il mondo.

Consigliatissimo, un film per tutta la famiglia.

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E’ una rielaborazione del classico di Dickens in chiave più eccentrica diciamo così…

La pellicola è del 1988 per la regia di Richard Donner, ha tra gli attori principali Bill Murray (come potrete intuire da… tutto), Karen Allen, John Forsythe, John Glover, David Johansen, Carol Kane e Bobcat Goldthwait.

A Natale l’autoritario presidente di un network americano, Frank Cross, mentre sta per mandare in onda uno spettacolo ispirato al racconto di Dickens viene colto da allucinazioni. Si trova al centro di incbi che lo proiettano prima al centro di un Natale passato, poi di un Natale in cui assiste sgomento al proprio funerale. L’impietosa lezione lo costringe a riflettere sul significato di bontà e altruismo del Natale.

E’ una commedia davvero scoppiettante a tratti creepy, a volte un po’ confusionaria ma resta tra i consigliati per me.

Questi non sono a tema natalizio ma sono una soffice coperta di Linus per quanto mi riguarda e sono adatti anche al Natale, come per il resto dell’anno.

Sto parlando di Orgoglio e Pregiudizio film del 2005 per la regia di Joe Wright e Piccole Donne del 1994 per la regia di Gillian Armstrong.

Entrambi tratti da due classiconi senza tempo, adattati ai romanzi da cui sono tratti.

Fra i volti principali di Piccole Donne troviamo: Winona Ryder, Gabriel Byrne, Trini Alvarado, Christian Bale, Claire Danes e Kristin Dunst.

Mentre fra quelli principali di Orgoglio e Pregiudizio troviamo: Keira Knightley, Matthew Macfadyen, Donald Sutherland, Rosamund Pike, Brenda Blethyn e Tom Hollander.

Piccolo accenno alle trame che penso conosciate già, Orgoglio e Pregiudizio narra le vicende di Elizabeth che a differenza delle sue sorelle e ben poco interessata al matrimonio e alla ricerca di un giovane con cui accompagnarsi. Un giorno però incontrerà Darcy, un uomo molto enigmatico con cui nascerà un rapporto di difficile interpretazione. Il film però come il romanzo non parlano solo di questo, bensì sono una dura critica alla società di quel tempo.

Parlando invece di Piccole Donne (altro grandissimo classico) la trama brevemente è questa:

Nel 1861, richiamato alle armi nel corso della guerra di secessione americana, il signor March affida la famiglia alla moglie Marmee, donna forte ed efficiente, tutta dedita alle quattro sue figlie: Jo, Meg, Beth ed Amy. Profondamente unite tra loro ma assai diverse nel carattere, vivono a Concord, Massachusetts, in una graziosa villetta e passano il tempo aiutando in casa, ricamando, leggendo. Meg è la maggiore, assennata e gentile; Jo è la più viva e autonoma, di grande intelligenza (con qualche idea di femminismo) e determinata nel voler diventare una scrittrice; Beth è la più dolce e riservata, forse perché da tempo malata; quanto alla dodicenne Amy, la sua adolescenza la fa sbarazzina e più superficiale. Dopo qualche anno il padre è sempre lontano: c’è un po’ di ristrettezza in casa (ma le ragazze, sull’esempio della madre, non mancano mai di aiutare alcuni sfortunati in angustie). Tra i benestanti del vicinato c’è il giovane Laurie che adora tutte e quattro le ragazze March…

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The Family Man rientra senza ombra di dubbio nei film adatti al Natale, per la regia di Brett Ratner è un film del 2000 con Nicolas Cage protagonista.

Questa è la trama:

Quando tredici anni fa Jack Campbell ha lasciato Londra per fare pratica presso una prestigiosa società americana, ha promesso alla sua fidanzata del liceo, Kate che sarebbero rimasti lontani soltanto per un anno. Oggi, siamo alla Vigilia di Natale e Jack è un frenetico single di Wall Street, super pagato e con uno stile di vita altissimo mentre Kate è soltanto un ricordo lontano. Tornando a casa dal lavoro, Jack si ferma a fare spesa e resta coinvolto in una lite tra il proprietario del negozio ed un agitatissimo punk. Dopo aver contribuito a sedare la rissa, Jack si ferma per fare la morale a Cash il quale, a sua volta, mette in discussione i valori di Jack il quale gli risponde: “Io ho tutto quello che voglio”. Una volta al riparo tra le mura del suo lussuoso e immacolato attico, Jack si addormenta… per svegliarsi in una disordinata camera da letto nel New Jersey, accanto a Kate, più vecchia di 13 anni e con gli evidenti segni della mancanza di sonno, ma uguale a come se la ricordava lui, con un neonato che piange nella stanza accanto ed una bambina di sei anni che lo chiama papà. Per jack sarà solo la prima di una lunga serie di sorprese.

Fra gli attori principali oltre al caro Nicolas troviamo Tèa Leoni, Don Cheadle, Jeremy Piven, Saul Rubinek, Josef Sommer e Makenzie Vega.

E’ un film drammatico, pieno di significato e che adoro rivedere in questo periodo dell’anno.

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Questo è un film non proprio appena uscito ma che merita di essere visto per me, è un film “di Natale” diverso dal solito.

Per la regia di Pupi Avati, un film tutto italiano del 1986.

Questa è la trama:

Quattro amici di vecchia data si ritrovano, la notte di Natale, per una partita a poker. Sul piatto, però, non ci sono solo i soldi: ci sono anche le menzogne, le sconfitte, i tradimenti e gli inganni di ognuno di loro.

E’ un film molto intenso e profondo, uno dei migliori di Pupi Avati sicuramente, fra gli attori principali troviamo Carlo delle Piane, Diego Abatantuolo, Alessandro Haber Giovanni Cavina.

Un bel film italiano perfetto per questi giorni.

Bene gente!

E voi? Cosa guarderete di bello in questi giorni? Fatemelo sapere!

A domani!

Elisa

 

Pillole Letterarie #16

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La vergogna, l’infamia, il disonore, le offese, nocciono nella misura in cui fanno soffrire. Per chi non se la prende, non sono neppure un male. Che t’importa se tutti ti fischiano, se tu ti applaudi? Che questo ti sia possibile lo devi alla sola Follia.

La Fortuna ama le persone non troppo sensate; ama gli audaci e quelli che non hanno paura di dire “Il dado è tratto”.

La pazzia costruisce città, imperi, istituzioni ecclesiastiche, religioni, assemblee consultive e legislative: l’intera vita umana è solo un gioco, il semplice gioco della Follia.

#piccolistralciletterari#

Documentari Crime

Buon venerdì e buon quasi inizio weekend!

Andiamo dritti al punto, oggi parliamo di un argomento di cui avrei già voluto parlarvi qualche mese fa in modo più approfondito.

Sto parlando dei documentari crime, come avrete intuito dal titolo.

So che non è un argomento molto natalizio ma penso sia arrivato il momento di dedicare un articolo a questi documentari che mi piace vedere.

Nell’ultimo articolo delle cose del mese vi avevo parlato di The Keepers, documentario che appartiene proprio a questo genere.

Sono anni ormai che guardo documentari simili, anzi ci sono stati periodi in cui guardavo quasi sempre programmi di questo tipo e quasi per nulla film o serie tv.

Forse mi piace guardarne così tanti perché mi interessa la psicologia del criminale, lessi anche dei saggi a tema tempo fa, mi interessano le vicende realmente accadute.

Quindi ad ora ne ho visti un buon numero insomma, oggi volevo parlarvi meglio di questo genere di documentario che forse non tutti conoscono bene e dirvi anche quali ho preferito in questi anni, quelli più famosi (che o visto o no) e quelli che vorrei vedere a breve.

I documentari crime possono essere di diverso tipo, quelli ricostruiti secondo uno schema più giornalistico che analizza più nel profondo ogni possibile pista e quelli che si dipanano più a mò di serie tv standard quindi sotto qualche aspetto anche leggermente romanzato.

A me piacciono entrambi gli stili, anzi direi che un mix fra questi due modi di raccontare è perfetto.

Se non avete mai visto documentari crime ve ne consiglierò anche qualcuno con cui iniziare qui sotto.

Allora inizierei dal migliore che ho visto quest’anno per quanto mi riguarda ovvero The Keepers, ve ne ho già parlato (qui) ma brevemente vi scrivo di cosa tratta.

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Questo documentario di sette puntate analizza la vicenda della morte di suor Cathy Cesnik e la scoperta delle violenze sessuali che venivano attuate per mano di alcuni preti nei confronti di ragazzine giovanissime dentro la ’Archbishop Kenough High School di Baltimora. Le vicende narrate risalgono al ’69 anno della sparizione di suor Cathy.

Il documentario è prodotto da Netlix ed è molto interessante, è uno di quei casi in cui dopo aver analizzato assieme alle persone presentate nel documentario una vicenda simile anche allo spettatore viene voglia di fare qualche ricerca e scoprire i segreti nascosti.

E’ un documentario strutturato molto bene, perché nel momento in cui lo spettatore può sentire un calo d’interesse (anche se è difficile) viene sempre presentato un indizio che ridesta l’attenzione.

Non saprei se consigliarlo ai novelli dei documentari crime perché è una vicenda che si dipana in un buon tot di episodi e chi non è abituato al ritmo dei documentari di questo genere potrebbe non apprezzarlo del tutto.

Altro documentario crime che potete trovare su Netflix è molto famoso ovvero Il Caso O.J. Simpson che si dilunga in 10 puntate.

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Questa invece appartiene al secondo genere che vi dicevo prima ovvero al documentario/serie tv.

Gli autori sono Scott Alexander e Larry Karaszewski e fra gli attori principali troviamo nomi come quelli di John Travolta, Sarah Paulson, Cuba Gooding Jr.

Narra le vicende appunto di O.J. Simpson, un noto giocatore di footbal americano che venne accusato dell’omicidio dell’ex moglie Nicole Brown Simpson e del cameriere Ronald Lyle Goldman avvenuto il 12 giugno del ’94.

Questa serie tv, anzi questa prima stagione di questa serie tv nominata American Crime Story, racconta appunto tutti gli eventi accaduti ad O.J. dal momento del ritrovamento del cadavere dell’ex moglie al processo e alla risoluzione finale.

Sulla risoluzione ci sono ancora oggi molti dubbi, molte strade non esplorate, molte possibili conclusioni affrettate, un’accusa che all’epoca non fu in grado di mostrare prova valide riguardo la colpevolezza di Simpson.

In alcuni momenti mi è sembrato si volesse un po’ allungare il brodo, dieci puntate sono tante.

Però la stagione è molto ben fatta, la fotografia, gli attori che sono simili ai personaggi reali, le vicende sono ricostruite con una buona dose di meticolosità insomma un buon documentario/serie tv che potrei consigliarvi anche se non avete mai visto produzioni simili perché c’è il punto serie tv quindi non è possibilmente troppo dettagliato come un documentario.

Dovrei parlarvene più spesso di queste produzioni, magari alla fine di ogni anno potrei scrivere un articolo dedicato in cui vi parlo delle migliori che ho visto.

Per quest’anno comunque i due migliori documentari crime “lunghi” che ho visto sono stati questi poi ci sono quelli brevi da una puntata che mi piace guardare sempre perché una volta terminato l’episodio conoscete già il fatto e la risoluzione senza guardare i miliardi di altre puntate dopo, ci sono però casi di cronaca che hanno per forza bisogno di numerose puntate perché molto sfaccettati.

Tra i programmi che vi consiglio “brevi” ci sono assolutamente:

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Profondo Nero di Lucarelli, in onda su Crime Investigation.

Lucarelli è un mito per quanto mi riguarda e anni addietro  aveva un programma sui canali Rai che era Blu Notte in cui si parlava di casi simili, “misteri italiani”.

La narrazione di Profondo Nero è uguale a quella di Blu Notte, quindi perfetta, piena di patos, e sempre sul pezzo quasi poetica a volte.

In ogni puntata viene trattato un caso diverso, dal mostro di Firenze a Pietro Maso ancora a il caso di Cogne insomma in ogni puntata un caso italiano diverso.

Ve la consiglio come serie crime perché e fatta bene, l’atmosfera è noir molto noir con quella poca luce dei lampioni i vicoli stretti, il fumo insomma riesce a prendere questa atmosfera.

Io in particolare sono rimasta inquietata dalla puntata sul mostro di Firenze, io di solito non mi inquieto facilmente anche se sono fatti reali ma quella puntata mi ha fatto venire più di un brivido.

Un’altra serie di questo tipo, sempre su Crime Investigation è Nato per Uccidere, di questa io ho visto tutte le puntate e ho voluto poi approfondire di mio ogni caso perché sono tutti interessanti.

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Come per Profondo Nero qui in ogni puntata viene trattato un caso diverso, ogni volta c’è un criminologo che ripercorrendo la storia dell’assassino/a, la sua infanzia, la crescita, i motivi per cui ha fatto ciò che ha fatto risponde alla domanda “questo soggetto è nato per uccidere?”.

Da qui il titolo della serie.

Si parla di crimini e di criminali come Ted Bundy, Richard Trenton “il vampiro di Sacramento”, Albert de Salvo, John Wayne Gacy  e molti altri.

A dire il vero ci sono parecchi documentari interessanti su Crime Investigation come La Mia Fuga da Scientology (che sto guardando ora dopo aver registrato le puntate e non rientra nei documentari crime ma è interessante comunque), Assassini Intoccabili, Cybercrime, La Coppia che Odiava le Donne…

Diversi insomma, penso possiate trovarli anche su Youtube alcune puntate quindi anche se non avete Sky alcuni potete riuscire a vederli.

Infine per quanto riguarda quelli che vorrei vedere nell’immediato futuro c’è Killer Woman, I Am Jane Doe e Making a Murder.

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In Killer Woman si parla di donne che hanno ucciso i loro mariti, compagni, amici e queste donne vengono intervistate per spiegare i motivi del loro gesto.

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I Am Jane Doe è un’espressione americana come il nome Jane Doe è un nome fittizio, per indicare donne vittime di sfruttamento sessuale minorile.

In questo documentario si parla di donne vittima di questa violenza a causa di una serie di annunci su un giornale online.

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Making a Murderer è un thriller tratto da una storia vera in cui la vittima di un errore giudiziario denunzia la polizia ma viene accusato di un nuovo crimine.

Lo so che il tema di oggi è molto diverso da solito ma ho sempre sentito un interesse molto forte nei confronti di eventi reali accaduti nella normalità, eventi di una grande portata e mi sono sempre chiesta cosa scatta nella menta di un qualcuno che agisce in questo modo oppure se in qualche maniera si ha già una scintilla di questo tipo.

Di solito conforta il fatto che alcune storie non sono reali per me invece leggere e vedere storie reali è ugualmente interessante.

Questo era tutto per oggi!

Noi ci leggiamo domani!

Elisa

 

 

 

The Christmas Song Book Tag

Buon giovedì cari/e!

Un altro giorno di #Xmasmaratona e un altro articolo, oggi però tag libroso a tema natalizio.

Ne ho già fatto uno qualche settimana fa ma dato che (escluso l’articolo di oggi) rimangono solo quattro giorni di maratona e ci stiamo avvicinando alla fine di questa iniziativa ho pensato: “ci vuole un altro tag a tema natalizio”.

So che per gli odiatori del Natale articoli di questo tipo sono forse troppo celebrativi ma è la mi festività preferita quindi che dire… non mi scuserò.

In questo momento dell’anno gli amanti del Natale come la sottoscritta possono dare sfogo alla loro aura di entusiasmo allucinato e ricordiamocelo gente, capita una volta all’anno, quindi più Natale c’è in questi articoli meglio è.

Ho visto questo tag sul blog di Anna, Kim e Mon ovvero il blog Ikigai, vi lascio il link alla loro risposta al tag proprio sul nome del loro adorabile blog.

Questo tag consiste nel rispondere alla domanda domanda/affermazione per ogni canzone di Natale.

Le domande sono molto carine quindi ho deciso con piacere di portare qui sul blog questo tag dopo averlo visto per la prima volta.

Sentitevi tutti taggati, chi vuole può rispondere liberamente a questo tag e magari mi farebbe molto piacere leggere le risposte che ognuno darà quindi avvisatemi perché correrò subito a leggere l’articolo!

Iniziamo!

 

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“YOU’RE A MEAN ONE GRINCH” – Nomina un personaggio malvagio che non puoi fare a meno di amare.

E’ molto difficile per me rispondere a  questa “domanda” perché non mi piacciono i cattivi in generale, c’è qualche caso molto raro ma in linea di massima non mi fa impazzire la figura del cattivo non perché non la trovi interessante (la psicologia del cattivo è affascinante) ma non condivido la scelta di comportarsi in questo modo.

Mi viene da pensare più banalmente ai cattivi dei film dei supereroi per esempio, insomma capisco che il governo o i buoni ti abbiano per sbaglio rovesciato il drink addosso e ora tu voglia scatenare la terza guerra mondiale ma penso ci siano altri modi per affrontare la questione.

Comunque mi è capitato a volte di empatizzare con alcuni cattivi, alcuni li comprendo anche perché a volte non c’è un motivo per essere cattivo alcuni lo sono e basta.

Non voglio essere banale e dire Scrooge de “Il Canto di Natale”, perché lo amo alla follia si sa, quindi dirò Jadis meglio conosciuta come “La Strega Bianca” nella saga de Le Cronache di Narnia.

Cosa volete che vi dica, sarà anche manipolatrice e senza scrupoli ma lo è con stile ed eleganza e questo mi piace molto.

 

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“ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU” – Qual è il libro che desideri di più trovare sotto l’albero di Natale?

Non saprei, c’è ne sono molti.

Uno che desideravo moltissimo era il titolo della Woolf uscito per la UTET qualche settimana e mi è già stato regalato per S. Lucia quindi sono già felice.

Devo spararla grossa?

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Mi piacerebbe questo meraviglioso cofanetto contenente quattro classici ( in inglese) fantastici in edizioni curatissime e illustrate.

 

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“RUDOLPH THE RED NOSED REINDEER” – Nomina un personaggio che supera molti ostacoli e impara a credere in se stesso.

Di getto direi Tristan di Stardust scritto da Neil Gaiman.

Ma c’è ne sono molti di personaggi del genere e io mi sono affezionata a tutti, ci sono anche personaggi simili che crescono, soffrono e poi muoiono e da lettore l’unica cosa che puoi fare è chiudere il libro, fissare il vuoto e andare a comprare un pacco di Kleenex.

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“SANTA CLAUS IS COMING TO TOWN” – Quale personaggio pensi che sia in cima alla lista dei personaggi “malvagi” e quale in cima alla lista dei personaggi buoni?

Al primo posto nella lista dei cattivi inserisco un personaggio le cui azioni non possono essere perdonate, né dopo la lettura del libro né mai.

Sto parlando del padre di Chloe in “Tutto il Nostro Sangue”, è un personaggio che durante il corso del libro agisce in modi terribili sopratutto con la madre di Chloe (Elizabeth se non sbaglio).

E’ un personaggio che mi è rimasto impresso per la sua violenza e il suo menefreghismo cieco e subdolo nei confronti di tutto e tutti tranne in quelli di se stesso ovviamente.

In cima alla lista dei buoni invece, ah, è più difficile questo punto!

Direi Novecento di Novecento scritto da Baricco perché è un personaggio profondo e pure che mi è rimasto dentro.

 

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“FROSTY THE SNOWMAN” – Quale libro ti fa sciogliere il cuore?

Sempre Novecento di Baricco per cui piango tutte le volte che lo rileggo, Il Buio Oltre la Siepe della Lee che più che far sciogliere il cuore fa arrabbiare ma qualche lacrimuccia mi è caduta devo ammetterlo.

Infine anche “Le Notti Bianche”, perché chi ha soffermato di un amore non ricambiato non può non soffrire assieme al protagonista.

 

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“FELIZ NAVIDAD” – Scegli un libro ambientato in un paese diverso dal tuo.

Ehh c’è l’imbarazzo della scelta, Exit West che è ambientato in più di un paese e tutti diversi dal mio.

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“IT’S THE MOST WONDERFUL TIME OF THE YEAR” – Quale libro a tema natalizio usi per diffondere la gioia del Natale?

Un libro di cui non penso di avervi mai parlato ovvero “Meravigliosi Racconti di Natale” di Josette Gontier, un libro per bambini/ragazzi adorabile che non tutti gli anni rileggo di cui ho un bellissimo ricordo.

 

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“SLEIGH RIDE” – Quale personaggio sceglieresti per trascorrere insieme le vacanze? (Non deve implicare un interesse amoroso).

Questo punto può essere interpretato in due modi, un personaggio che ti sta simpatico con cui vorresti trascorrere del tempo o un personaggio che vorresti incontrare (e trascorrerci assieme le vacanze) per dirgli quanto è stupido.

Per la prima possibilità scelgo Alana di Saga (il fumetto scritto da Vaughan e illustrato da Staples), è un personaggio molto forte e sarcastico che è sempre una sicurezza.

Per la seconda invece come molti immagineranno Evie de Le Ragazze della Cline… Come ho scritto nella recensione compie azioni stupide.

 

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“BABY IT’S COLD OUTSIDE” – Quale libro che non ti è piaciuto sacrificheresti dandogli fuoco per riscaldarti?

No beh per bruciare non brucerei nessun libro però se proprio dovessi sceglierne uno da dare via così verso un destino incerto o “Gli Uomini in Generale mi Piacciono Molto” della Ovaldé oppure “Prometto di Sbagliare” di Freitas che avevo però, li ho già dati via in scambio da tempo.

Se li avessi ancora però non esiterei a sacrificarli se non nel fuoco come dono improvvisato a qualcuno cui appiopparli.

 

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“DO YOU HEAR WHAT I HEAR” – Quale libro pensi che tutti dovrebbero leggere?

Sicuramente Il Buio Oltre la Siepe, Il Racconto dell’Ancella, Jane Eyre e uno a scelta fra quelli della Woolf.

Senza dimenticare qualcosa di Poe, Hardy e Dickens, beh insomma doveva essere uno adesso mi fermo.

 

Bene gente!

Questo era il tag di oggi, se avete piacere a rispondere a queste domande fatemelo sapere, mi raccomando!

Noi ci leggiamo domani!

Elisa

CitaTime

“Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.”

“No, non era felice. Non era felice. Si ripeté le parole mentalmente. Riconobbe che questa era veramente la situazione. Egli portava la sua felicità come una maschera e quella ragazza se n’era andata per il prato con la maschera e non c’era modo di andare a battere alla sua porta per riaverla.”

– Fahrenheit 451 – Ray Bradbury

Lo Scrivo Dopo #WritingProblems

Buon martedì ragazzi/e!

Come procede la settimana? In questo martedì freddo sentite già il calore natalizio?

Oggi sono qui per parlarvi di scrittura, non ne parliamo da tempo purtroppo anche se qui sul blog mi ero ripromessa di portare più articoli sulla scrittura che è un argomento di cui scrivo appunto e parlo sempre volentieri.

Tra l’altro potrebbe nascere anche una piccola rubrica in cui parliamo dei problemi legati alla scrittura, eh? Eh? Che ve ne pare come idea? Fatemi sapere se potrebbe interessarvi!

Comunque, oggi torniamo a parlare di scrittura e come per tutti gli articoli su questo argomento mi fa un enorme piacere avere un confronto con voi, nei commenti, in giro, anche per email se volete.

Infatti mi piace leggere opinioni diverse sul grande mondo della scrittura perché in una vastità simile ognuno ha la sua ed è questo anche che arricchisce lo scrivere.

Vorrei parlare oggi con voi di un problema che mi affligge quando scrivo, ovvero il rimandare questo processo.

Ora, non rimando solo la scrittura nella vita in generale anzi tendo a rimandare tutto ma la scrittura in particolare a volte la procrastino eccessivamente fino a quando non posso fare a meno di scrivere perché devo completare per forza il capitolo di una storia.

Mi sono chiesta più volte se questo fosse solo un problema mio, un moto quasi d’accidia personale ma concentrandomi e parlando con altre persone che scrivono di questo problema ho capito che non sono l’unica ad agire in questo modo.

A volte la mancanza di scrittura deriva da fatti diversi fra loro come la mancanza di tempo, la mancanza di creatività, oppure ancora il voler procrastinare in continuazione.

Ma c’è un terribile pensiero che affligge chi scrive quando si rende conto che rimandare e rimandare è diventata un’azione quasi naturale, un temibile pensiero “oddio, sono in fase di blocco dello scrittore”.

C’è una differenza sostanziale tra l’essere nel blocco dello scrittore e invece il continuare a procrastinare naturalmente, ovvero quello che si scrive una volta presa in mano la penna (o dopo aver iniziato a digitare sul pc).

Lo scrivo per rincuorare tutte quelle persone che come me alcune volte sono entrate in una vera crisi autodefinendosi in un “blocco”, questa fase che spaventa le persone che scrivono è caratterizzata dal non riuscire a scrivere nulla, il ritrovarsi una pagina bianca davanti agli occhi e non sapere come usarla.

E’ diverso dal procrastinare, chi ha un blocco non riesce a scrivere mentre chi procrastina riesce a scrivere come suo solito solo che rimanda in continuazione.

Di solito quando poi ritrovo davanti una pagina vuota finalmente inizio a scrivere a tutta velocità come se nulla fosse, senza nessun problema.

Una sensazione che provo spesso però quando non scrivo in un determinato giorno è il senso di colpa, se non scrivo durante la giornata quando mi ritrovo alla sera a pensare alle ore passate mi affiora il senso di colpa.

E’ anche vero però che alcune volte non si riesce a scrivere durante il giorno, per mancanza di tempo o perché si preferisce fare altro.

Questo è un altro problema di chi scrive (che se volete approfondiremo in un altro appuntamento di questa potenziale rubrica) ovvero il fatto che le persone che ti conoscono e sanno che scrivi si fanno un’idea sbagliata di te.

Ma di questo ne parleremo meglio un altra volta magari.

Comunque tornando sui miei passi, il problema del procrastinare è un problema reale per chi scrive, quello di pensare “o beh tanto posso farlo dopo” per poi sentirsi in colpa a fine giornata o sentirsi poco produttivi.

Ci sono invece quelle giornate in cui la voglia di scrivere schizza da tutti i pori e l’unica cosa che si vorrebbe fare appena svegli è afferrare un taccuino e scrivere, dipende ma in generale si tende a rimandare nella scrittura.

Capita, e penso che sia giusto ogni tanto (non sempre) porre rimedio a ciò sforzandosi di scrivere non solo quando ormai non si ha più tempo e ci si deve sbrigare.

Ma in generale, ogni giorno magari ci si potrebbe imporre di scrivere una pagina o anche duecento parole, partire poco a poco alzando sempre più l’asticella.

E’ importante tenersi allenati con la scrittura, è come un muscolo che va allenato spesso.

Bene gente, questo era il #writingproblem di cui volevo parlarvi oggi, mi raccomando ditemi se una rubrica di questo tipo potrebbe interessarvi così la inserirò con piacere fra le rubriche del blog sul tema scrittura.

Anzi, l’unica a tema scrittura, mmm dovrei proprio scrivere di più sullo scrivere, eh sì!

Noi ci leggiamo domani!

Elisa

 

Il Racconto dell’Ancella – Margaret Atwood

Buon lunedì gente e buon inizio settimana!

Ci stiamo avvicinando al Natale ragazzi, manca poco ormai e purtroppo manca poco anche alla fine della #Xmasmaratona, lo so, è molto triste.

Ma non pensiamoci ancora, abbiamo ancora un buon numero di giorni davanti a noi prima di Natale , giusto?

Nonostante il mio entusiasmo per questa festività mancano ahimè ad oggi all’appello ancora tutti i regali e i due simboli del Natale per eccellenza, il presepe e l’albero… rimedierò al più presto.

Oggi comunque, ridendo e scherzando, siamo qui con una recensione alla quale tengo molto, ovvero la recensione del titolo che abbiamo letto per il mese di novembre (e parte di quello di dicembre) sul gruppo di lettura.

Iniziamo subito perché c’è molto da dire!

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Il Racconto dell’Ancella – Margaret Atwood

Editore: Ponte alle Grazie

Pagine: 398

Prezzo di Copertina (Ed. Cartacea): €16,80

Ebook non disponibile

Anno della Prima Pubblicazione: 1985

Link all’Acquisto: QUI

Trama

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

Il momento del tradimento è il peggiore, il momento in cui sai senza alcun dubbio che sei stato tradito, che qualche altro essere umano ti ha augurato un male così grande. Era come trovarsi in un ascensore che si è staccato dall’alto. Si precipita, e non si sa quando, con un urto, si toccherà il fondo.

 

Recensione

Questo è uno di quei casi in cui dopo aver terminato la lettura non so come trasmettervi nel migliore dei modi le emozioni che ho provato e l’idea che mi sono fatta.

Quando un libro mi piace molto, raccontarlo diventa difficile per me.

In questo caso, il libro di cui parliamo oggi tratta di una tematica a me molto cara, ho rimandato a lungo la lettura di questo titolo essenzialmente perché avevo aspettative molto alte e temevo di essere costretta ad abbassarle.

Non è stato così, il libro mi è piaciuto molto e ha rispettato in pieno l’idea che mi ero fatta di questo.

Iniziamo parlando dello stile della Atwood, è molto pulito e chiaro senza troppi fronzoli, infatti sullo stile di scrittura dell’autrice avevo un opinione diversa dalla realtà infatti mi immaginavo una scrittura più ricca, edulcorata, satura di descrizioni leggermente altezzosa anche.

Invece l’autrice ha sempre uno stile lineare, mai eccessivamente prosperoso, le descrizioni degli ambienti sono costruite tramite molte metafore (trucco che a me piace sempre).

E’ uno stile che punta a trasmettere, combinato con l’atmosfera, una certa freddezza quasi come una specie di studio medico, bianco, asettico, con quell’odore di farmaco che appesantisce l’aria, ecco mi sono sentita come in un ambiente simile durante la lettura.

Toglie il respiro e dona una sensazione di claustrofobia che difficilmente ho provato leggendo un libro.

All’inizio il libro non mi ha presa molto, è un libro in cui certe volte succedono degli eventi imprevisti che l’autrice è brava a ponderare e ad inserire nel momento giusto, ma per qualche motivo non mi catturata immediatamente.

Per qualche settimana addirittura non l’ho toccato, stavo leggendo altro e purtroppo non ho avuto molto tempo per leggere a novembre, ma una ripreso in mano mi sono incollata alle pagine fino alla fine e nel giro di pochi giorni l’ho terminato.

Parlando della protagonista, Difred in cui il nome sottolinea l’appartenenza di questa donna a Fred suo Comandante, ho letto diverse critiche che si smuovevano verso la Atwood per una protagonista a tratti poco combattiva.

Posso capire questo ragionamento, perché a volte capita di incontrare nei libri personaggi a cui vorremmo dare una spinta per smuoverli (per me era il caso di Evie de “Le Ragazze”), nel senso che al termine della lettura pensando a questa donna si arriva alla conclusione che in alcuni punti lei venga avvertita come donna con poco spirito in una situazione in cui bisognerebbe combattere per i propri diritti.

Però io personalmente non sento di criticare Difred, perché vive una situazione terribile, la sua vita viene ribaltata e dal conoscere una normalità libera di un certo tipo si passa ad un regime rigido e inumano di cui si ha paura, è inutile fingere di non provare paura e improvvisarsi eroi quando si teme per la propria vita.

Come per lo stile e l’ambientazione anche i personaggi e perfino la protagonista risultano asettici e distanti, è difficile entrare in sintonia con Difred non perché risulti poco umana semplicemente i pensieri che compie sono individuali e anche se ci sta raccontando una storia lei si chiude nel suo bozzolo da cui sembra impenetrabile.

Noi veniamo a conoscenza dei suoi pensieri, dei suoi dolorosi ricordi, delle sue paure, dei suoi desideri ma sotto sotto (almeno per me) rimane un’estranea.

Anche se questo effetto di distacco per quanto mi riguarda è voluto dall’autrice.

Come gli altri personaggi che vengono analizzati ma in parte perché essendo la protagonista quella di cui sappiamo di più è Difred, tra l’altro non scopriremo mai il suo vero nome ed è quasi come seguire da vicino una persona senza conoscere il suo nome, conoscere la sua vita e non il suo nome.

La solidarietà femminile non esiste in questo libro, è come se la società (modificata ad un certo punto) abbia fatto tutto il possibile per imprimere nella mente della gente un indifferenza e una rassegnazione tale per la quale non si lotta più, questo pensiero corrotto ha vinto e tutti hanno mollato.

E’ spaventosa un immagine simile, terrificante, perché pensare ad un tipo di ragionamento assurdo che riesce a far cadere la nostra libertà, a sottometterci come esseri umani sotto ogni punto di vista, reprimendo la nostra stessa umanità è mostruoso.

Prima di leggere il libro avevo letto commenti del tipo “potrebbe succedere anche a noi” e man mano che sfogliavo le pagine questo tipo di ragionamento non mi sembrava più così assurdo ma in una veste diversa.

Il mondo ha vissuto periodi come quelli descritti in questo libro, anche se non uguali ma simili, e conosciamo questa sensazione di guerra persa in partenza, di ribellione inutile e di attesa che governa in mondo quando c’è in atto un conflitto.

Ovviamente il pensiero che insegue il lettore per il tutto il testo è l’immagine della donna, questo libro è stato ritenuto femminista ma più che mostrarci ciò che non funziona nella civiltà nelle confronti delle donne ci sbatte in faccia quelli che sono i diritti di quest’ultime che se vengono sottratti ci rendono, noi umanità, pari a delle bestie.

E’ questo il messaggio principale del libro per quanto mi riguarda, nel momento in cui i diritti, la libertà e l’umanità vengono repressi e tolti, cosa rimane?

Così per gli uomini e per le donne.

Un altro messaggio non forte come questo ma positivo e ugualmente importante è che non importa in quale società distopica, svantaggiosa e così indifferente nei confronti delle persone ci possa ritrovare, ci sarà sempre, sempre, un moto di ribellione.

A qualcuno le cose non andranno mai bene così come sono e anche se in silenzio o in minoranza questa gente a cui non va bene lotterà per soverchiare il regime.

E’ un libro che rimane nel tempo e scava un angolino dentro chi lo legge per lasciare questi messaggi a volte di speranza a volte di ammonimento nei confronti dell’umanità.

Ha una grande potenza questo libro perché apre gli occhi, e niente è più determinante di questo, su ciò che potrebbe accadere se si scivola verso l’indifferenza, verso il rinnegare la nostra umanità e i nostri invalicabili diritti.

Ha un finale aperto quindi ogni persona ha la facoltà di scegliere come secondo lei/lui sono andate avanti le cose, questo libro è costituito come una prova storica quindi alla fine si legge di vari storici che ritrovando questa testimonianza di Difred fanno le loro ipotesi.

Voto:

Progetto senza titolo (13)

E’ stato senza dubbio uno dei libri migliori che abbia letto quest’anno, speravo mi sarebbe piaciuto e così è stato.

Questo libro è come un pugno nello stomaco che ti fa realizzare l’importanza di ogni individuo e la deviazione di una società che manda all’aria i diritti delle donne utilizzandole come oggetti per la riproduzione, come corpi vuoti incapaci di provare emozioni, in luogo in cui la libertà è severamente punita e un lusso che non ci si può più permettere.

 

Bene, questo era tutto per oggi!

Voi? Avete mai letto questo libro? Sì? No? In questo caso vi consiglio di rimediare subito!

Noi ci leggiamo domani gente!

Elisa

 

 

 

 

 

Review: Rossetto Liquido “Megalast Liquid Catsuit” – Wet N Wild

Buona domenica gente!

Come vi avevo anticipato nelle settimane precedenti ecco qui un altro articolo in cui parliamo un po’ di trucco.

Oggi essendo domenica, mi siedo qui al pc e mi rilasso scrivendo di makeup, perché mi rilasso sempre molto quando scrivo di trucco, ultimamente parliamo poco di questo argomento sul blog ma questo spazio punto ad incentrarlo più sul tema “libri” quindi il makeup è un argomento di contorno.

Ma dato che mi piace truccarmi e mi piace parlare di trucco non posso, almeno ogni tanto, scrivere a riguardo.

Oggi comunque, arriva una review che vi ho promesso già da tempo, ovvero la review dei “Megalast Liquid Catsuit” di Wet N Wild.

Come sempre ci tengo a dire che io non sono un esperta di makeup e me ne intendo abbastanza ma non ho studi ne nulla quindi la mia è solo un’opinione personale dopo aver testato i prodotti.

Personalmente possiedo questo prodotto in quattro colorazioni diverse, quindi riuscirò a parlarvene più in generale dato il test su più di una colorazione:

Queste sono le colorazioni che ho testato, la prima in alto a sinistra è Messy and Fierce, quella in basso sempre a sinistra è Berry Recognize, la terza in mezzo è invece Give me Mocha mentre l’ultima a destra è Rebel Rose ma tra poco le vedremo nel dettaglio.

Marca: Wet N Wild

Prodotto: Rossetto Liquido

Colorazioni: 13

Prezzo: dai € 3,90 ai € 4,99

Quantità all’Interno: 6 g

Review

Dunque, prima di analizzare ogni colorazione per bene vi parlo delle caratteristiche del prodotto in sè.

E’ appunto un rossetto liquido ma ci sono diversi tipi di rossetto liquido, questo assomiglia molto ad una tinta, ci sono quei rossetti che sulle labbra si imprimono leggermente e rimangono “effetto rossetto classico” poi ci sono invece gli altri che aderiscono alle labbra stile tinta.

Questo appartiene alla seconda categoria.

E’ un prodotto low cost che ho voluto provare dopo aver visto il video di una ragazza americana di nome Calsey Holmes in cui lo consigliava.

Ne parlava molto bene ed essendo comunque, per il tipo di prodotto, a basso costo ho voluto provarlo, ero curiosa perché solitamente come vi dicevo nell’articolo delle “cose del mese” in cui ve ne parlavo, le tinte costicchiano abbastanza come tipologia di prodotto makeup.

Sto parlando di tinte/rossetti liquidi comunque accettabili, questi in generale costano abbastanza.

A me piacciono molto questi prodotti ma probabilmente lo avrete notato dato che ve ne parlo sempre di rossetti liquidi…

Mi piacciono i trucchi per le labbra insomma.

Comunque, iniziamo a parlare di questi rossetti liquidi.

Il problema più diffuso delle tinte a basso costo è il colore o meglio la scarsa intensità del colore.

Temevo che dato il costo il colore poi sulle labbra si sarebbe rivelato qualcosa di scarso e mal distribuito invece devo dire che i colori sono tutti ben pigmentati e non c’è mai quell’effetto “l’ho steso male” per cui in una zona c’è più colore rispetto ad un altra.

Effetto trascinamento insomma.

Quindi la pigmentazione è ottima, mi ha piacevolmente stupita.

Parliamo poi della comodità sulle labbra, sarò diretta, un tantino seccano le lebbra.

Dopo qualche mezz’ora o ora dalla stesura infatti si sente la secchezza che recano alle labbra infatti tirano leggermente.

Questo forse è l’unico vero punto negativo, alla fine basta idratare bene prima di applicarle e questo effetto “secchezza” si attenua di molto.

Non seccano per nulla, l’unica cosa è che si asciugano in fretta quindi bisogna essere svelti nella stesura perché sopratutto nelle pieghette si rischia di stendere troppo prodotto che dopo fatica ad asciugarsi data la zona.

E’ abbastanza stratificabile, adatto ai ritocchi insomma anche se dalla mia esperienza non mi è mai capitato di essere costretta a ritoccare la tinta durante il giorno dato che difficilmente vengono via.

Ho provato a bere, mangiare, ovviamente parlare, sbadigliare e addirittura masticare una biro, ma nulla.

Durante le ore in dei piccoli punti è venuta via o comunque si è sbiadita ma posso garantirvi che il risultato rimaneva comunque piuttosto buono.

Insomma, mi sono completamente ricreduta, devo dire che al momento dell’acquisto avevo dei dubbi (molti dubbi) ma una volta provata una colorazione, ho fatto subito un altro ordine per altre tre colorazioni.

Pigmentazione: Ottima

Resa: Ottima

Facilità di Stesura: Buona

La gamma dei colori varia da quelli più accessi a quelli più nude, il ché è un’ottima cosa per tutti i gusti.

Come vi dicevo ho voluto provare diversi colori, i primi due sono piuttosto accesi ma sono quelli che porto di solito:

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Fonte: https://it.pinterest.com/pin/42925002679934604/

Il primo Berry Recognize è un bel viola prugna, matt appunto quindi completamente opaco.

Mi piace molto sulle labbra, non è un viola troppo scuro nè troppo chiaro, crea quell’effeto “vampy” ma non troppo scuro, direi che è portabile anche per chi non indossa di solito colori accesi e vuole provare.

Altro colore che ho acquistato e adoro (nonostante io abbia già una grande collezione di rossi) è Messy and Fierce.

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Fonte: https://www.spillthebeauty.com/2017/02/wet-n-wild-liquid-catsuit-matte-lipstick-review-swatches.html

E’ rosso classico molto elegante, sembra davvero una seconda pelle sulle labbra, aderisce alla perfezione e sembra proprio disegnato. Ad alta tenuta è sempre un tocco di classe in più e personalmente penso che un bel rosso sia sempre perfetto per ogni occasione.

Passiamo poi ai due nude che ho voluto provare, il primo è Rebel Rose:

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Fonte: https://www.instagram.com/lippielust/?hl=it

Questo è un rosino antico con un tocco di marroncino. Molto carino sulle labbra, un bel nude anche questo adatto ad ogni occasione o magari a eventi in cui volete indossare un rossetto leggero non troppo vistoso.

L’ultimo colore che ho provato è infine, Give me Mocha, di cui vi ho già parlato settimane fa:

Give-Me-Mocha

Fonte: http://www.littlenuclearreactor.com/2017/01/09/wet-n-wild-megalast-liquid-catsuit-matte-lipstick/

E’ un marroncino portabilissimo e sempre adatto, io lo indosso di solito quando non voglio indossare nulla di troppo scuro o vistoso per cui non devo impazzire nell’applicazione.

Insomma, facendo le ultime conclusioni, non posso che consigliarvi caldamente questo prodotto.

Come regalo anche perché no, dato il periodo.

Se cercate il rossetto liquido più economico e buono che possiate trovare in circolazione, beh questo è una buona scelta da prendere in considerazione.

Voto:

Progetto senza titolo (12)

Non mi sento di dare il massimo dei voti ma siamo molto vicini, se solo seccasse meno le labbra, sbam, massimo dei voti immediatamente.

E voi? Avete mai provato questo rossetto liquido? Vorreste provarlo? Vi piacciono i rossetti liquidi? Fatemi sapere!

A domani!

Elisa

 

 

Aspirazioni Future: Propositi Libreschi in Vista del 2018

Buon sabato cari/e e buon weekend!

Siamo arrivati a quel momento di dicembre, ebbene sì, ho cercato di rimandarlo (anche perché non mi ero preparata per bene gli obbiettivi) ma siamo qui finalmente.

Scommetto però che attendevate questo articolo con ansia e con una certa certezza riguardo la pubblicazione, sì perché da quando il blog è aperto (quindi quasi 2 anni) abbiamo parlato spesso di “Aspirazioni Future” e come l’anno scorso voglio ripetere con onore la tradizione di scrivere qui, ora i miei obiettivi libreschi in vista del prossimo anno.

Ovviamente alla fine del 2018 poi vedremo se sarò stata in grado di portarli a termine.

Bene, parlando invece degli obbiettivi del 2017 ci sono alcuni piccoli punti che sono riuscita a portare a termine ma sono delusa da me stessa perché la maggior parte dei punti (comprese le reading challenge) si sono rivelate fallimentari.

I punti da cui sono uscita vincitrice sono… 2.

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La poesia e Carver, infatti di poesia ho letto abbastanza nel 2017 e mi ritengo piuttosto soddisfatta, mentre per Carver ho riletto Il Mestiere di Scrivere portandolo finalmente a termine.

Per il resto, tutti gli altri libri che ho letto non c’entrano un fico secco con i propositi che mi ero prefissata.

Penserete dunque “Elisa, hai fatto schifo. Ammettilo e lascia stare i propositi per sempre che non fanno per te”.

Allora, prima di tutto diamoci una calmata, ammetto di aver fallito miseramente, lo accetto e vado avanti.

Non sono molto brava con i propositi è vero, ma io non mollo, infatti anche per il 2018 ritenterò gente, avete letto bene, ci riprovo.

Ci riprovo con i punti dello scorso anno e ci riprovo con le challenge, non mollo tanto facilmente.

Parlando di challenge, ieri Simona (de lasiepedimore) ha scritto un articolo riguardo la Read Harder Challenge del 2018 indetta da Book Riot, vi ricordate quella dell’anno scorso in 24 punti?

Bene, questa è quella del 2018 che trovate nel link del nick di Simona, lì troverete tutti i punti, non li riscrivo qui perché sarebbe un copia/incolla, quindi se volete conoscere i 24 interessantissimi punti andate pure sul link.

Ho deciso di partecipare perché i 24 punti pensati per 2018 sono molto creativi e sopratutto diversi da quelli delle solite challenge, ovviamente la colpa è di Simona che mi ha fatto venire voglia di partecipare.

Dai faccio uno sforzo ma ti perdono (❤️)…

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Quindi un proposito è questo, portare a termine entro la fine del 2018 questa challenge, per cui ho già qualche titolo in mente tra l’altro.

L’anno scorso, pensando al 2017 poi mi ero riproposta di completare anche la Reading Challenge di POPSUGAR.

Per il 2018 hanno già pubblicato la reading challenge (è quella che vi lascio sotto e che potete trovare anche qui) ma diversamente dall’anno scorso proverò a completare qualche punto ma a tempo perso, quindi non conto di finirla del tutto poi se capita ben venga ma non è un proposito “tassativo” diciamo.

 

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Infine, passando agli obbiettivi personali sono diversi da quelli dello scorso anno, tranne per qualche punto.

Mi piacerebbe anche completare questi piccoli (si fa per dire) obbiettivi miei ma sono meno rispetto alla scorsa volta perchè nel 2018 vorrei puntare di più sul terminare la prima challenge e leggere finalmente i titoli che scriverò qui sotto, quindi inserendo meno titoli ho più possibilità di portare a termine questi obbiettivi.

Sì, voglio proprio poter dire “c’è l’ho fatta” alla fine del 2018.

Queste sono le mie “sfide personali” per il 2018!

  • Dostoevskij: L’unico libro di questo autore che ho letto è “Le Notti Bianche” ed è diventato uno dei miei classici preferiti, quindi ho grandi aspettative sulle altre sue grandi opere in generale. Nel 2018 mi piacerebbe leggere uno (o più si spera) almeno fra questi tre titoli “I Demoni”, “L’Idiota” o “Memorie dal Sottosuolo”, non mi sento ancora pronta per ora per “I Fratelli Karamazov”.
  • Auster: punto uguale allo scorso anno. E’ tempo per me di leggere altro di Auster, magari 4321 nel 2018, chissà, comunque conto di leggere assolutamente qualcos’altro di suo.
  • Saggi: i saggi mi piacciono molto e quando posso cerco di leggerli. Indipendentemente dall’argomento la saggistica mi piace, la struttura del saggio come testo fa per me e ho diversi saggi da leggere in libreria e non vedo l’ora di rimediare.
  • Inglese: nel 2017 non ho letto quanto avrei voluto in lingua, pensandoci bene non ho nemmeno comprato libri in lingua. Devo riparare nel 2018.
  • Harry Potter: nel 2017 ho letto il secondo poi ho lasciato scorrere troppo tempo senza scrivere la recensione quindi ora devo rileggerlo perché rischierei di scrivere una recensione poco approfondita e mi piace essere precisa nelle cose. Quindi, come lo scorso anno, nel 2018 vorrei leggere la saga del famoso maghetto.

Mi fermo qui, vorrei aggiungere ma non voglio poi rimanere delusa in caso di insuccesso ma non pensiamoci!

Il 2018 è alle porte e un anno sta per aprirsi davanti ai nostri occhi in cui completare obbiettivi, affrontare nuove sfide e portare a termine ciò che non abbiamo fatto, sono positiva!

Sono davvero entusiasta per questi propositi, sicuramente questa volta mi organizzerò meglio, anzi lo sto già facendo e spero di farcela.

E voi? Quali sono i vostri obbiettivi per il 2018? Parteciperete a qualche Reading Challenge? Fatemi sapere!

Ci leggiamo domani!

Elisa