Pillole Letterarie #27

“Che cosa ne sanno gli intelligentoni di tutta l’astuzia e la fatica che occorrono a un uomo per non cedere alla paranoia che sarebbe la sua predisposizione naturale? Con quando accanimento egli deve lottare contro la propria unità, come altri con la loro disgregazione; con quanta arte e tenacia deve disperdere il proprio spirito perché non si condensi in follia e malvagità; con quanta pazienza si fa in mille affinché gli rimanga il respiro con cui assorbe in sé il mondo; come tormenta quelli che ama, perché il suo amore è molto più impetuoso; come deve guardarsi dal pericolo di vedere a fondo in troppe cose, giacché ai suoi occhi tutto si rivela nulla; come non può desistere dal misurarsi con la sua nemica, la morte, perché solo questa ha un potere universale, così vasto da tenere insieme, per lui, tutti quelli che minaccia.” (RDS)

“Forse è vero quanto ha scritto un critico, che io ho trovato la mia forma negli “appunti” brevi. Ma allora non sono uno scrittore, allora posso impiccarmi.”

“Volevo la solitudine. Adesso ce l’ho. Ma la voglio ancora, adesso? La solitudine c’è solo rispetto ai vivi. Rispetto ai morti non c’è solitudine, i morti sono sempre qui.”

“Chissà che un odio potente contro la morte non sortisca almeno un effetto: togliere una buona volta all’uomo la voglia di uccidere. Questo non è sicuramente nulla di utopico, poiché da ciò dipende la sopravvivenza del genere umano. I più già lo sanno, senza rendersi conto però che la soluzione di un simile problema non può essere di natura tecnico-legale, ma esige invece l’affermarsi di una mentalità effettivamente nuova. Con lo stesso disgusto con cui ci allontaniamo dagli escrementi noi dobbiamo guardare alla morte: considerarla ripugnante come il fetore.”

“Uomini e animali non hanno nulla così in comune come l’amore. La morte è diventata nell’uomo qualcosa di diverso. Egli si è impadronito della morte a tal punto che adesso la porta anche per tutti. Il legame di amore e morte è però un legame estetico. Il suo peccato, uno dei più gravi, è quello di avere innalzato il valore della morte. Peccato inespiabile.” (PDU)

Il Libro contro la Morte – Elias Canetti

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Pillole Letterarie #26

“Fu allora che successe.
Lama sollevò una zampa come per toccare il braccio della ragazza. E incontrò la sua mano.
Palmo nel palmo.
Occhi negli occhi.
Un pozzo castano e uno specchio d’ambra. Greta affondò nell’iride della lupa. Vide una notte ricamata di stelle e un’alba rosata, il sole dorato e una fitta nebbia d’argento. Infine, ritagliata in un cielo blu profondo, una brillante lama di luna”.

“La Luna è dei lupi. E i lupi sono della Luna” sentenziò. Piegò la testa all’indietro e donò al cielo un canto dal colore blu profondo. Più in basso, nel fitto del bosco, gli altri componenti del branco si unirono a lui. “Forse gli uomini pregano in modo diverso” insistette Lama. “Forse venerano qualcosa che possono omaggiare anche nel chiuso delle loro tane”. “Ma che ti prende Lama? Come mai ti vengono questi pensieri?”, “Non sono convinta che tutti gli uomini siano malvagi, ecco tutto.” “E da dove ti viene questa convinzione?” chiese sempre più sbigottito. Lama esitò. “Ieri ho visto una femmina di uomo con il suo bambino. Lo so, ti sembrerà folle… ma mi ha fatto tenerezza. Nei suoi occhi ho visto lo stesso amore che abbiamo noi per inostri cuccioli.” “L’amore per i loro figli non gli impedisce di uccidere i nostri, tuttavia” rispose amaro Rio. “Lo so che molti di loro sono crudeli e distruttori, ma… ecco non credo siano tutti così. […]”

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Pillole Letterarie #25

“L’ho suonato solo una volta il violino nero. Tanto tempo fa. È come l’amore. Quando hai amato una volta fai di tutto per dimenticartene. Non c’è niente di peggio che essere stati felici una volta nella vita. Da quel momento in poi tutto il resto ti rende infelice.”

“Johannes sapeva che la sua ultima ora era giunta. Era il momento di arrendersi. Contemplò per un’ultima volta quel mondo atroce dove decine di morti gli danzavano attorno. L’austriaco era a pochi passi da lui, la mano disperatamente allargata su un’arma che non aveva più, il volto sfigurato da un rictus che sembrava farsi beffe della morte. Sulla sua destra, riverso su un masso, un cavaliere sventrato, e poco più in là il suo cavallo, morto e rovesciato su un fianco, con le froge ancora umide per la folle corsa.

“Aspetta che il tuo sogno si avveri, e sarai liberato. Prima o poi succede sempre. Basta aspettare. […] La tua opera, prima di scriverla, dovresti viverla. Io so come rendere interessante la tua vita.[…] Andando a cercare la parte di sogno che ti spetta di diritto. […] Vedi Johannes.. i sogni bisogna infrangerli.”

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Pillole Letterarie #24

“E’ appena estate, è tempo di guerra, il mare è un campo di battaglia e le navi sono armi. Mi trovo sul ponte della Osnaburgh diretta verso la Scozia. Non sono molto diversa dalla posta e dal carico nella stiva della nave. Sono una lettera da non restituire al mittente, spedita a un futuro che non conosco. Punto gli occhi sulla riva, come se questo bastasse a sgonfiare il vento nelle vele. Ma la terra non è che una linea sottile, e a poco a poco le nuvole livide la inghiottono. E io mi sento completamente sola.”

“Cammino nella scia nera dell’umore di mio padre, cercando di aggrapparmi ai ricordi del vento e del cielo sulle verdi colline scozzesi, mentre la puzza e lo squallore di Holborn mi colpiscono come un pugno. Il frastuono dei carri sopra i ciottoli non basterà mai a coprire il suono del bestiame che urla mentre viene condotto al mattatoio. Qui, a Skipper Street, dove viviamo, nemmeno l’armistizio può fermare le mosche che ronzano sui canali di scolo dove scorre il sangue. Più che un ritorno a casa questo mi pare un naufragio.”

“Il giorno che Percy Bysshe Shelley entra nella mia vita è come se un folgore mi attraversasse l’anima. Il mio cuore era come il cielo di Holborn, grave e freddo, e color del carbone. E poi in un istante, lo schianto di un tuono, e tutto il paesaggio della mia esistenza cambia.”

“Di notte vado a letto da sola mentre Claire resta sveglia in attesa del suo gioco preferito: essere la nuova amante di Shelley. Gli canta canzoni, ride e lo scongiura di raccontare delle storie. Ma le storie non sono un gioco per Shelley. Dopo mezzanotte, quando beve l’oppio e osserva le lingue calde del fuoco trasformarsi in ceneri morte, tizzoni ardenti gli riempiono gli occhi e l’oscurità gli invade il cuore. Quindi la preda diventa cacciatore. Come un mago che pronunci un incantesimo, Shelley tesse storie di streghe e spettri così sinistre che Claire è terrorizzata. D’un tratto picchia alla mia porta, piange, chiedendomi di venire a dormire nel mio letto dopo che lei è già stata nel suo.”

“Io sono la ragazza in esilio che si sente così rifiutata dal padre da doversi creare una famiglia di spettri. Io sono il poeta che si sente perseguitato, perché la società lo detesta per le sue convinzioni. Io sono la sorella ostacolata dall’illegittimità e della disperazione, che sceglie di morire da sola. Io sono la moglie abbandonata accanto al fiume, che non sopporta più di vivere. Io sono la rabbia e la vergogna che bruciano come braci dentro di te. Io sono le parole strappate dalla tua mente che palpitano come un cuore pulsante. Io sono la tua Creatura.”

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Pillole Letterarie #23

“Forse nella mente di tutti vi è un piccolo compartimento in cui il futuro esiste qui e adesso, dove sono contenuti gli archivi degli eventi che devono accadere, dove l’archivista (che in fin dei conti siamo noi) fa scivolare un avvertimento sotto la porta chiusa.”

“Era come assistere a una propagazione di disarmonia, all’affermazione di influenze maligne piuttosto che al naturale piacere della natura, perché adesso avevo capito che c’erano due aspetti, in Gramarye1, due climi o latitudini, comunque vogliate chiamare queste atmosfere opposte. Forse due zone diverse: positiva e negativa. Avevamo sperimentato il bene, il positivo, quando eravamo arrivati lì. Adesso qualche cosa stava spingendolo da parte. Secondo le parole di Bob Dylan, “i tempi stavano cambiando”. E, tornando indietro col pensiero, i cambiamenti erano cominciati con la comparsa dei sinergisti.”

1 Il nome della casa protagonista della vicenda.

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Pillole Letterarie #22

Abbassai gli occhi sulle rovine della mia casa: non c’era più verde e nemmeno di quel grigio argenteo che mi faceva ricordare certe muffe, soltanto una vasta, sterminata pianura, limitata a sinistra da basse colline simili a dune, il tutto coperto da un denso strato di neve, o di ghiaccio. A destra le colline erano più alte, legate insieme come giogaie di montagna. Alcune zone di esse parevano sgombre di neve, oscure. Su tutto regnava un silenzio angoscioso, squallido, desolato: l’immutabile, paurosa quiete di un mondo morente.

I gioni e le notti continuarono ad allungarsi. Poi, ad un tratto, terra e cielo si oscurarono, durante un giorno come per un temporale incombente. Compresi che stava nevicando, benchè non distinguessi chiaramente il precipitare della neve sul mondo. Poi il cielo si schiarì e i miei occhi affascinati si fissarono su uno spettacolo meraviglioso e orrendo. La neve ricopriva interamente la zona che una volta aveva ospitato la mia casa e il mio giardino, e si estendeva a perdita d’occhio, livellando ogni cosa fino all’orizzonte, bianca, fulgente, liscia come un immenso specchio che rifletteva e rimandava tetramente, ma con magnificenza pomposa, il fosco, porporino irradiare dal sole al tramonto.

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Pillole Letterarie #21

Ancora, scrivete che, per quanto dirlo sia scandalo, la più grande furberia è quella di non essere furbi, perché costoro si fabbricano palazzi di marmo rivestiti d’oro ma alla fine avranno un conto troppo pesante da pagare. E perciò insegneremo ai nostri figli di evitare la furberia come la peste (anche di essere astuti noi abbiamo troppe volte tentato negli anni decorsi). Scrivete, per quanto possa apparire enorme, che un cuore pulito è meglio di un’auto a otto cilindri e cambio di marcia automatico, lunga da qui fin lì.

Allora per la prima volta nella vita quella sera di Natale, benché fossimo in tanti e tutti ci volessimo sinceramente bene a vicenda, ci siamo accorti di essere soli. […] Perché bello non significa soltanto bello ma può significare anche terribile e profondo. Anzi. Le più grandi bellezze, in questo mondo, forse stanno proprio qui. Nel dolore, nel rimpianto di ciò che è stato e non sarà più, nella nostra solitudine, della quale noi in genere non ci accorgiamo, o preferiamo non pensarci. Ma verrà il giorno.

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Pillole Letterarie/PoetryTime

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Voce di Carne e di Anima – Alda Merini (poesie 2000-2009)

Ed: Frassinelli

 

Confusioni di piani estatici, fissi,

di esistenze asimmetriche,

di polluzioni notturne,

di fiori dell’assenza dimenticata.

Ecco che cos’è la terra priva di diritti umani,

ecco che cos’è la terra del peccato.

Il sangue misto di due occasioni perdute,

un paradiso dimenticato.

Le mie mani hanno soffocato l’agnello,

il peccato mi ha spartita in due,

il senso ha agito sopra l’anima,

l’anima è morta nel senso.

Ma anche allora il demonio che si fa spirito

rompe le acque del sacrificio,

e l’urlo non è né umano né divino:

è l’urlo di raccapriccio

di colui che sente vicino il suo inferno.

Elettroshock

Per ogni passaggio di corrente

usciva una spiga di sangue

sul labbro del poeta

che forse avrebbe voluto ingioiare

quel grumo

e trasformalo in un bacio.

La luna non si apre più

come un ventaglio

come sopra il fosso del manicomio

dove venni sepolta viva.

La mia bocca

mangiò la terra

ma le mie labbra

divennero turgide

per coprirti di baci

durante la notte.

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Pillole Letterarie (ed. Natalizia) #19

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“Non c’è nulla di più gravoso che starsene fermi e inattivi quando si sentono raccontare terribili disgrazie altrui.”

“Non c’è niente di più bello che starsene lì sdraiati con un bel libro avuto in regalo, un libro nuovo che non si è ancora mai visto e che nessun altro in casa conosce, e sapere che si può leggere pagina dopo pagina finché si riesce a stare svegli.”

“La felicità più grande e la pace più dolce è donata a chiunque cerchi di portare, per quanto piccolo, il suo aiuto.”

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Pillole Letterarie/PoetryTime #18

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Song

When I am dead, my dearest,
Sing no sad songs for me;
Plant thou no roses at my head,
Nor shady cypress tree:
Be the green grass above me
With showers and dewdrops wet;
And if thou wilt, remember,
And if thou wilt, forget.

I shall not see the shadows,
I shall not feel the rain;
I shall not hear the nightingale
Sing on, as if in pain;
And dreaming through the twilight
That doth not rise nor set,
Haply I may remember,
And haply may forget.

 

Canzone
Quando io sono morta, mio carinissimo,
Non cantare canzoni tristi per me;
Non piantare rose alla mia testa,
Né ombroso albero di cipresso:
Sia la verde erba su di me
Con acquazzoni e gocce di rugiada umida;
E se tu vuoi, ricorda,
E se tu vuoi, dimentica.
Io non vedrò le ombre,
Non sentirò la pioggia;
Non udirò l’usignolo
Cantare, come (se fosse) addolorato:
E sognando durante il crepuscolo
Che né sorge né tramonta,
Per caso possa ricordare
E per caso possa dimenticare.

A Christmas Carol

In the bleak mid-winter
Frosty wind made moan,
Earth stood hard as iron,
Water like a stone;
Snow had fallen, snow on snow,
Snow on snow,
In the bleak mid-winter
Long ago.

Our God, Heaven cannot hold Him
Nor earth sustain;
Heaven and earth shall flee away
When He comes to reign:
In the bleak mid-winter
A stable-place sufficed
The Lord God Almighty
Jesus Christ.

Enough for Him whom cherubim
Worship night and day,
A breastful of milk
And a mangerful of hay;
Enough for Him whom angels
Fall down before,
The ox and ass and camel
Which adore.

Angels and archangels
May have gathered there,
Cherubim and seraphim
Throng’d the air,
But only His mother
In her maiden bliss
Worshipped her Beloved
With a kiss.

What can I give Him,
Poor as I am?
If I were a shepherd
I would bring a lamb,
If I were a wise man
I would do my part,–
Yet what I can I give Him,
Give my heart.

 

Canto di Natale

Nel pieno di un inverno tetro
il vento gelido si lamentava
la terra era dura come ferro
l’acqua come pietra;
la neve era caduta, neve su neve
neve su neve
nel pieno di un cupo inverno
tanto tempo fa

Il nostro Dio, il cielo non può trattenerlo,
né la terra sostenerlo;
cielo e terra fuggiranno
quando verrà il suo Regno;
nel pieno di un cupo inverno
una stalla fu sufficiente
per il Signore, Dio onnipotente
Gesù Cristo


Bastò per lui, che i cherubini
lo adorassero notte e giorno,
un seno pieno di latte
e una mangiatoria piena di fieno.
Bastò per lui, che gli angeli
caduti in passato,
il bue e l’asino e il cammello
lo adorassero

Angeli ed arcangeli
erano tutti lì riuniti,
cherubini e serafini
affollavano l’aria,
ma solo sua madre
nella sua beatitudine di vergine
adorò il suo Amato
con un bacio


Cosa posso dargli
povera come sono?
Se fossi un pastore
vorrei portare un agnello,
se fossi un Magio
vorrei fare la mia parte,
ecco ciò che posso donargli –
gli dono il mio cuore.

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