Cari/e ragazzi/e eccoci qui con l’ultimo articolo di questa maratona natalizia!
Che dire, anche quest’anno siamo arrivati alla fine, mi sembra ieri il primo del mese e oggi sono qui a farvi gli auguri per la vigilia e il Natale, ogni anno mi sembra di avere davanti 24 giorni infiniti e invece volano tutti.
Quest’anno sono volati in modo decisamente diverso e la feste che stiamo vivendo le viviamo in modo diverso, ma non cambia il fatto che abbiamo passato assieme 24 giorni in cui abbiamo parlato di libri, natale, regali, insomma della gioia di queste feste che nonostante tutto rimangono il periodo più magico dell’anno.
Una magia strana in questo 2020, certo, ma queste feste passeranno e sbarcheremo in un nuovo anno che si spera diverso da questo.
Quindi che dire, io vi ho già ammorbato per 23 giorni quindi non mi resta che farvi gli auguri di Natale, di Santo Stefano e in caso non dovessimo leggerci prima del 31, di un buon nuovo anno, e speriamo che anche solo il pensiero di un cambiamento e un nuovo anno possa portare un poco di speranza e gioia.
Spero che questi 23 giorni passati assieme vi abbiano in qualche modo portato un po’ di dolcezza e tranquillità, o anche solo qualche minuto di relax.
Noi ci leggiamo presto, grazie per essere rimasti con me anche quest’anno, a presto!
Buon mercoledì e benvenuti/e nel penultimo giorno di maratona!
Ebbene sì, domani diremo “arrivederci” a questa maratona, ma non pensiamoci, c’è sempre tempo per rimandare le cose tristi.
Oggi concentriamoci su un libro di cui io voglio assolutamente parlarvi, l’ho già citato in un “Pillole Letterarie”, ma merita una recensione completa a sé.
Ovvero “Il Panettone non Bastò“, di Dino Buzzati, una raccolta di racconti, scritti, pensieri, dell’autore tutti riguardanti il Natale, che è stata la scoperta più piacevole fra i testi letti in preparazione alla maratona, il mio preferito.
L’ho lasciato per ultimo proprio per questo, per deliziarci di questo libro alla fine, prima della Vigilia, quindi direi di iniziare a parlarne per bene!
Trentatré racconti che, a partire dagli anni Trenta alla morte, Buzzati dedicò al Natale: c’è il ricordo del suo primo Natale adolescenziale senza il padre, una riflessione sulla tecnica dei regali, una fiaba illustrata dallo stesso scrittore bellunese. E ancora, il racconto scritto a bordo dell’incrociatore su cui Buzzati prestava servizio come inviato di guerra, una poesia su Gesù Bambino. Ne risulta un lungo viaggio nel mondo di un grande scrittore attraverso la lente di un argomento che lo ha sempre stimolato, offrendogli lo spunto per considerazioni più ampie. Una raccolta di pagine toccanti che disegnano il ritratto di un uomo e della sua vita, svelata attraverso abitudini, contraddizioni e meraviglie del Natale.
E’ inutile. Natale anche stavolta si svolgerà secondo le modalità tradizionali, tutto andrà come sempre: oggi ci sentiamo così buoni, domani sera, dopodomani al massimo, torneremo le solite carogne.
Recensione
Questa raccolta presenta articoli, racconti, poesie, fiabe e resoconti autobiografici di Buzzati sul Natale, che non festeggiava in generale questa festività, non capiva e non amava questo rito. Nonostante la sua sua repulsione per questa festività Buzzati si ritrova spesso la tematica Natale fra le mani, questo giorno diventa importante anche nella sua produzione, infatti scriverà vari testi sulla festa.
In questi scritti c’è anche un modo per entrare nell’intimità di Buzzati, nei pensieri e nei significati attribuiti al Natale dell’autore quindi.
Racconti, poesie, lezioni, tematiche
In questi racconti, scritti in generale, ci sono messaggi, lezioni, critiche, al Natale e al comportamento delle persone che ruota attorno a questa festa, Buzzati guarda quasi da lontano la festività e la analizza in modi diversi, mantenendo in molti di questi scritti un tono amaro e abbastanza critico.
Buzzati si concentra sulla facciata che le persone indossano durante il giorno di Natale, questo desiderio di provare ad essere migliori e di riuscirci, dimenticando di esserlo nel resto dell’anno.
Punta una luce sul consumismo, sulla distanza fra le persone nella celebrazione, su cosa significhi veramente il Natale come festività e su come sia stata travasato nei tempi odierni ecc. ecc.
La maggior parte di questi testi sono stati scritti dagli anni ‘40 agli anni ‘60.
Questa raccolta pubblicata nel 2019 è un collage di tutti i racconti e scritti ritrovati in giornali o nel privato di Buzzati.
Scritti
Gli argomenti come dicevo sono parecchi ma tutti legati bene o male al Natale, di solito per ogni raccolta mi perdo a parlarvi di ogni racconto in modo individuale, in questo caso non lo farò, perché gli scritti sono davvero parecchi e perché alcuni si somigliano fra loro, quindi finirei per fare una specie di listona.
Cambiano sempre anche le ambientazioni in questa raccolta, in un racconto siamo sperduti in mezzo al mare con un reggimento di soldati che malinconicamente pensa all’essere soli in mezzo al nulla e alla distanza che li separa dalla famiglia, in un altro racconto sorvoliamo una città italiana con ii fantasmi dei famosi bue ed asinello, quelli originali diciamo, che si perdono a mirare le persone che corrono in ansia da ogni parte e pensano tristemente che questo non è il Natale che conoscono.
Le poesie sono soprattutto verso la fine e sono abbastanza rare, in generale la raccolta presenta soprattutto articoli presi dai giornali su cui Buzzati scriveva.
Ritroviamo la classica poetica buzzatiana, quindi la gioventù, l’attesa, la famiglia, l’asprezza dei sentimenti sotto la loro luce più realistica.
Penso davvero che questa sia la raccolta perfetta da leggere per le feste, per la varietà dei racconti, per il fatto che ruotano tutti attorno a questa tematica, ma senza risultare mai troppo esagerati o insistenti su certi pensieri o critiche.
Senza pensarci due volte consiglierei questa raccolta a chiunque abbia voglia di leggere racconti profondi, ma non troppo impegnatici che lanciano una luce fredda sul Natale a tratti.
Conclusioni
E’ molto complesso parlare di questa raccolta perché abbiamo all’interno molti testi vari, diversi fra loro, e sarebbe troppo complesso parlare di ognuno in modo specifico, sta di fatto che ci sono le classiche dinamiche e ambientazioni alla Buzzati nel Natale.
Voto:
Di tutti i libri natalizi che ho letto a novembre, questa lettura rimane la più vivida, quella che mi portato nel clima di calore del Natale, non proprio un clima di festa, dato le riflessioni a volte cupe, ma decisamente interessanti e importati.
Vorrei leggere più raccolte di questo tipo, con questa potenza e questo vigore.
E voi? Avete mai letto “Il Panettone non Bastò”? Sì? No? Fatemi sapere!
Abbassai gli occhi sulle rovine della mia casa: non c’era più verde e nemmeno di quel grigio argenteo che mi faceva ricordare certe muffe, soltanto una vasta, sterminata pianura, limitata a sinistra da basse colline simili a dune, il tutto coperto da un denso strato di neve, o di ghiaccio. A destra le colline erano più alte, legate insieme come giogaie di montagna. Alcune zone di esse parevano sgombre di neve, oscure. Su tutto regnava un silenzio angoscioso, squallido, desolato: l’immutabile, paurosa quiete di un mondo morente.
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I gioni e le notti continuarono ad allungarsi. Poi, ad un tratto, terra e cielo si oscurarono, durante un giorno come per un temporale incombente. Compresi che stava nevicando, benchè non distinguessi chiaramente il precipitare della neve sul mondo. Poi il cielo si schiarì e i miei occhi affascinati si fissarono su uno spettacolo meraviglioso e orrendo. La neve ricopriva interamente la zona che una volta aveva ospitato la mia casa e il mio giardino, e si estendeva a perdita d’occhio, livellando ogni cosa fino all’orizzonte, bianca, fulgente, liscia come un immenso specchio che rifletteva e rimandava tetramente, ma con magnificenza pomposa, il fosco, porporino irradiare dal sole al tramonto.
Siamo definitivamente nella settimana di Natale, che dire, è arrivato in modo strano quest’anno, ma tutto è stato così in questo 2020 che si accinge a chiudersi.
Oggi, parliamo dell’ultima top three dell’anno, e di un argomento che io vorrei iniziare a trattare maggiormente qui sul blog, ovvero le graphic novels!
Nel 2020 ho cercato di buttarmi più del mio solito in questo grande mondo, e lo farò anche l’anno prossimo di sicuro, e chissà magari potrà nascere anche una nuova rubrica qui sul blog…
Durante l’anno ho letto varie graphic novels, ma solo tre di queste sono quelle che ho davvero apprezzato e che rimarranno nella mia memoria per parecchio tempo, parliamone!
Il Porto Proibito – Teresa Radice, Stefano Turconi
Anno di pubblicazione: 2015
Nell’estate del 1807, una nave della marina di Sua Maestà recupera al largo del Siam un giovane naufrago, Abel, che di sé ricorda soltanto il nome. Diventa ben presto amico del primo ufficiale, facente funzioni di capitano perché il comandante della nave è, a quanto pare, scappato dopo essersi appropriato dei valori presenti a bordo. Abel torna in Inghilterra con l’Explorer, e trova alloggio presso la locanda gestita dalle tre figlie del capitano fuggiasco. Ben prima che gli possa tornare la memoria, però, scoprirà qualcosa di profondamente inquietante su di sé, e comprenderà la vera natura di alcune delle persone che lo hanno aiutato.
Ne abbiamo parlato nei libri consigliati da regalare, questo fumetto è diventato un must ormai, se ne è parlato dal momento dell’uscita e se ne parla ancora oggi. L’ho inserito al terzo posto perché i primi due hanno avuto più risonanza su di me, anche se “Il Porto Proibito” è di certo un ottimo fumetto. E’ in bianco e nero, ora dirò una cosa che mi farà odiare da qui alla fine del mondo, ma in alcune situazioni non mi ha convinto il bianco e nero. La storia è originale per i generi in cui sfocia anche e ha di certo un twist finale interessante, che però si vede arrivare un poco. Rimane il fatto che il personaggio di Abel è il classico ragazzino che non si dimentica.
Sandman vol. 1 Preludes and Nocturnes – N. Gaiman, S. Kieth, M. Jones, M. Dringenberg
Anno di Pubblicazione: 1991
In “Preludi e notturni”, il primo ciclo di storie di Sandman, un occultista tenta di catturare la Morte per ottenere la vita eterna, ma per sbaglio ne evoca il fratello più giovane, Sogno. Dopo 70 anni di crudele prigionia e una fuga rocambolesca, il Re dei Sogni, conosciuto anche come Morfeo, inizia un viaggio per recuperare alcuni oggetti magici legati ai suoi mistici poteri. Durante questa incredibile avventura Morfeo incontrerà Lucifero, John Constantine e un pazzo decisamente pericoloso.
Ho letto il primo volume di Sandman scritto da Neil Gaiman, dato che mi sono fissata di voler leggere tutto ciò che ha scritto Gaiman, e me ne sono innamorata. L’ho letto in inglese e non so se recuperare i prossimi volumi in inglese o in italiano dato che stanno venendo ristampati dalla Panini Comics, in occasione anche del meraviglioso audiolibro che si trova su Audible. Da questo primo volume iniziamo ad entrare nella vicenda di Morfeo, ma attorno a lui ruotano molti altri personaggi, che incontreremo nel corso della saga. Il mood, la magia, i personaggi di Sandman mi hanno davvero rapita.
La Casa – Paco Roca
Anno di Pubblicazione: 2016
Nel corso degli anni un padrone di casa riempie di ricordi la propria dimora, muta testimone della sua vita. E anche lui ne diventa l’immagine fedele. Come le coppie che hanno sempre vissuto insieme. Così, quando il suo occupante sparisce per sempre, il contenuto della casa è paralizzato dalla polvere nella speranza che un giorno il suo padrone ritorni. I tre fratelli protagonisti di questa storia torneranno un anno dopo la morte del padre nella casa di famiglia dove sono cresciuti. La loro intenzione è di venderla, ma ogni oggetto buttato via fa tornare alla mente i ricordi. Temono di disfarsi del loro passato, del ricordo di loro padre, e di loro stessi.
Ho letto questa graphic novel negli ultimi giorni e non me dimenticherò facilmente, anzi penso la rileggerò varie volte in futuro. E’ un fumetto che parla del tempo, della crescita, della morte e dei legami che si vengono a creare in una famiglia nel corso degli anni. Seguiamo una famiglia che si ritrova unita nella vecchia casa dei genitori e si perde nel passato, ripensando ad aneddoti, situazioni, eventi vari. E’ una storia che punta il riflettore sul significato del tempo che scorre, sul valore di chi non c’è più e sui ricordi che abbiamo costruito con quelle persone. Sul fatto anche che tutto questo è un ciclo che si ripete, inevitabile. E’ un libro toccante, profondo che riesce nel migliore dei modi a trattare una tematica affine a tutti, quella dell’invecchiamento e dei ricordi.
E voi? Quali sono le vostre graphic novel preferite del 2020? Vi siete buttati nel mondo delle graphic novels? Sì? No? Fatemi sapere!
Come state in questa domenica di dicembre in cui ci avviciniamo sempre di più alle feste?
Oggi torniamo a parlare di un libro natalizio che ho letto il mese scorso in preparazione alla maratona, ovvero “Il Segreto del Canto di Natale” di Vanessa Lafaye, un libro ripubblicato di recente.
Mentre guarda una casa di bambola nella vetrina del negozio di giocattoli, Clara Marley pensa che il suo desiderio più grande è sentirsi di nuovo parte di una famiglia. Ma questo ormai non può più succedere, perché Clara e Jacob Marley sono tragicamente rimasti orfani e vivono di espedienti nella Londra di inizio Ottocento, rubacchiando un tozzo di pane tra i rifiuti e dormendo per strada. Ogni notte, prima di addormentarsi, Jacob, il fratello maggiore, promette alla sorella: “domani andrà meglio”. E proprio per mantenere lapromessa, quando gli si presenta l’occasione, la coglie, anche se il prezzo da pagare è troppo alto. E così Jacob intraprende un cammino che lo porta a diventare socio in affari di Ebenezer Scrooge. Ogni giorno che passa Jacob costruisce una fortezza fatta di denaro per tenere il resto del mondo fuori. Solo Clara può salvarlo dall’orribile destino che lo attende se non permetterà all’amore e alla gentilezza di albergare di nuovo nel suo cuore…”
Recensione
L’idea di base di questo romanzo è ottima, soprattutto se siete fan de “Il Canto di Natale” di Dickens come me, perché qui seguiamo le vicende di Jacob Marley, il socio di Ebenezer che compare per brevi istanti nel classico di Dickens e per portare notizie nefaste.
Dickens infatti non si sofferma più di tanto su di lui, non fornisce particolari informazioni, anche se Jacob svolge in realtà un ruolo importante nel libro ovvero annuncia/avvisa l’ex socio dell’arrivo dei tre fantasmi.
Questo libro nasce appunto da un idea di Vanessa Lafaye, che purtroppo è venuta a mancare nel 2018 prima di riuscire a completare la stesura dell’opera, che ha visto la luce grazie ad un amica della donna che ha terminato la scrittura del libro.
Stile, Ritmo e Atmosfere
Lo stile di certo è fluido e godibile, non lo definirei troppo lento né troppo veloce, è ben equilibrato, le descrizioni sono di certo presenti e anche pezzi in cui la situazione sembra decelerare, ma anche in questi momenti accade comunque qualcosa che tiene vivo il fuoco della narrazione.
Siamo nel tempo in cui Ebenezer e Jake sono giovani e si buttano nel mondo del lavoro e nella loro passione per gli affari, quindi siamo attorno al 1800, dato che “Il Canto di Natale” è ambientato nel 1843.
Nonostante il tempo però la narrazione è piuttosto pop e fresca, di certo non vuole copiare lo stile di Dickens, perché è molto diverso per i riferimenti, per il tono, per le descrizioni.
La vicenda è narrata dal punto di vista della sorella di Jacob, Clara che è una voce di certo comprensiva e bonaria, che sembra sempre astenersi alla situazioni più negative che accadono, sembra rabbonire sempre tutto e fare finta a volte che certe cose non accadano per davvero.
Personaggi
Come dicevo Clara è la protagonista e guarda al fratello cercando sempre e in ogni modo di sminuire il suo modo di fare, solo alla fine si ribella, ma non accade poi qualcosa di così piacevole.
In alcuni punti il suo comportamento mi ha fatta imbestialire, perché sembra una forzatura a tratti e sembra evidente il fatto che il fratello si comporti in modo scostante per alcuni preconcetti e pensieri errati che si stanno formando nella sua testa, pensieri che danno sempre e comunque la priorità ai soldi, eppure lei finge di non vedere tutto questo.
All’inizio viene fatto capire il rapporto viscerale che c’è fra i due, ma è solo la scena iniziale, perché per quadi tutto il resto del libro Jacob tratta la sorella in modo freddo, distaccato, non gli dimostra il suo amore, mentre lei sembra idealizzare troppo vari comportamenti del Jake bambino.
Jacob dal canto suo sappiamo già che sarà un personaggio condannato alla dannazione eterna dato il suo ruolo nel capolavoro di Dickens, ma qui ci viene presentato come un ragazzo e un uomo che pensa alla vita secondo la propria convenienza economica, non da valore a sentimenti o valori vari, ma solo ai soldi.
Non si aggiunge molto sulla figura di Ebenezer, sappiamo che come Jacob da più valore ai soldi rispetto al resto, anche se qui la colpa di questa condotta viene attribuita a Jacob, è lui che ha corrotto Ebenezer nel pensare in un determinato modo.
Insomma il mio problema con il libro risiede principalmente in alcuni comportamenti di due personaggi, quelli principali, ovvero Clara e Jake, comportamenti troppo idealizzati e forzati, sembra che Jake debba essere per forza così quindi anche quando non c’è motivo lui sembra un uomo rude e egoista.
La motivazione per cui lui diventa così tra l’altro è piuttosto classica, ovvero per alcune vicende famigliari lui e la sorella si sono ritrovati poveri in canna a vivere per strada e lui ha promesso alla sorellina che per nulla al mondo accadrà mai più un fatto simile, ma questa trasformazione da ragazzino amorevole e dolce a brigante senza cuore attaccato solo ai soldi è piuttosto repentino.
Clara dal canto suo è l’accondiscendenza fatta a personaggio, certo era il 1800, certo era sua sorella, quindi non è un comportamento strambo, ma alla milionesima volta che perdona torti su torti e trattamenti inadatti suona anche qui come una forzatura.
Inoltre ci sono vari eventi che vogliono per forza secondo me commuovere il fatto, certo, è comunque un libro drammatico, ma questi eventi sono annunciati all’improvviso e verso il finale sono uno dietro l’altro.
Finale e Riferimenti
Il finale si attacca all’opera originaria e mette un punto alla vicenda di Clara, non lasciando dubbi. Non posso andare nei minimi dettagli per evitare spoiler, ma vi posso dire che alla fine l’autrice ha inserito un evidente massiccia citazione a Dickens, già il libro di per sé è “dedicato” a lui, ma in particolare alla fine c’è questo inserimento tipico de “Il Canto”.
L’autrice ha utilizzato ciò che già si sapeva su Jake cercando di ampliare il tutto aggiungendo nei buchi mancanti pezzi inventati, il tutto funziona abbastanza bene secondo me, i riferimenti sono fedeli e ciò che viene aggiunto cerca di essere possibile ai fini della trama con l’opera originaria.
Conclusioni
E’ una lettura tipicamente natalizia e piacevole da regalare magari a chi apprezza “Il Canto di Natale”, è una storia drammatica che va presa per quello che è senza troppe pretese.
Ma l’idea di base come dicevo è buona e ho apprezzato l’evidente cura e voglia di rimanere fedele all’opera classica dell’autrice, anche se come dicevo ho avuto dei problemi con i personaggi, con varie forzature evidenti e con alcune scene drammatiche che sembrano essere inserite specialmente alla fine per far soffrire il lettore.
Voto:
E voi? Avete mai letto “Il Segreto del Canto di Natale”? Vi è piaciuto? Sì? No? Fatemi sapere!
Non piangere sulla mia tomba, Non sono lì; non dormo. Sono mille venti che soffiano, Sono i riflessi del diamante sulla neve, Sono il sole sul grano maturo, Sono la dolce pioggia autunnale.
Quando ti svegli nel silenzio del mattino Sono la corsa rapida dei quieti uccelli Che si levano a cerchio in volo. Sono la morbida luce notturna delle stelle. Non piangere sulla mia tomba, Non sono lì; non sono morta.
Come state in questo venerdì? Si avvicina il weekend e si avvicina anche il natale dato che siamo già al 18.
Oggi, dato che si avvicina anche la fine della maratona mi sono resa conto di non aver ancora pubblicato un tag libroso natalizio come ogni anno, e voglio porre subito rimedio a tutto questo, per non dimenticarci che in primo luogo questa è una maratona natalizia.
Ho trovato questo adorabile tag da illettorecurioso e ho deciso immediatamente di volerlo portare qui sul blog!
E’ un tag libroso, tipicamente in tema natalizio e decisamente dolce, insomma oggi una botta di Natale via!
Babbo Natale – Un libro Perfetto da Regalare a Natale
Qui si apre una parentesi enorme, ne abbiamo parlato qualche settimana fa come ogni anno dei libri per me ottimi da regalare, ma se dovessi scegliere un libro su tutti perfetto solo per il Natale sceglierei un qualcosa di Dickens. Non solo “Il Canto di Natale”, ma anche ad esempio la raccolta dei racconti natalizi (abbiamo parlato di tutti qui sul blog) oppure qualche altra opera di Dickens, non so perché ma lui mi ricorda l’inverno e il Natale, sempre.
Albero di Natale – Un libro che Vorresti trovare Sotto l’albero
Ahh anche qui abbiamo una listona, ma per non riproporre quelli chi cui abbiamo già parlato nell’articolo della wishlist, dico “Paranoia” di Shirley Jackson. Vorrei arrivare a leggere tutto della Jackson in realtà. Da poco è uscito anche un nuovo testo dell’autrice edito Adelphi, “La luna di Miele di Mrs. Smith“.
Pacchetto Regalo – Il libro più Bello che Avete Ricevuto per Natale
Direi la raccolta di racconti di Poe, nella meravigliosa edizione Mondadori con le pagine nere, questa, un edizione splendida e finemente curata:
Pupazzo di Neve – Un libro da leggere in una Fredda Giornata d’Inverno
Se c’è bisogno di un libro gelido nel senso di freddura provata durante la lettura, “The Woman In Black” di Susan Hill può essere adatto, non mi ha fatta impazzire in tutto questo libro, ma di certo ha un ottima atmosfera. Se invece è quel libro “confortevole e piacevole” da leggere nel freddo direi “La Boutique del Mistero“, che è una meravigliosa raccolta di Buzzati appunti.
Pandoro vs Panettone – Un Libro Ambientato in Guerra
Il primo che mi viene in mente è 1984, in realtà vorrei approfondire la lettura con i romanzi ambientati in guerra o quelli che trattano delle ripercussioni della guerra.
Bastoncino di Zucchero – Il Personaggio più dolce che hai Trovato in un Libro
Penso a Marie de “Lo Schiaccianoci“.
Ovviamente questo tag è aperto a tutti, quindi se volete riportarlo sui vostri blog o partecipare in generale buttatevi pure! Grazie mille a Illettorecurioso per questo tag!
E voi? Qual’è il vostro libro per eccellenza natalizio? Quello che ricollegate sempre al Natale? Fatemi sapere!
Oggi voglio riproporre una tipologia di articolo che ho adorato scrivere l’anno scorso, sempre durante la maratona, ovvero quella dei libri che vorrei leggere prima di vedere il rispettivo film o serie tv tratti/o da esso.
Diciamo che è una specie di “obbiettivi di lettura parte 2” perché vorrei leggere questi libri nel 2020 se tutto va secondo i piani, per poi buttarmi nella visione dell’adattamento tratto, vorrei infatti portare più spesso sul blog le tipologie di articolo che ho portato quest’anno, ovvero l’articolo “film e libro”, in cui parliamo appunto sia del testo che del film tratto, ampliando il tutto magari alle serie/miniserie.
Ovviamente a questa lista vengono inseriti anche i libri che avrei voluto leggere prima del film dello scorso articolo.
The Terror (2018)
Parliamo in questo caso di una serie tv, che potete trovare su Amazon Prime Video e di cui io ho voluto rimandarne la visione convinta sempre di voler leggere prima il libro di Dan Simmons.
Ho ancora questa convinzione e sono certa del fatto che il 2021 sarà l’anno giusto per la lettura e la visione.
La storia è tratta da un fatto realmente accaduto, una nave della Marina Britannica intraprende un viaggio molto pericoloso alla ricerca del passaggio a Nord Ovest, ma incontrerà parecchie sventure sul cammino e la situazione metterà alla prova tutti i componenti dell’equipaggio.
Nel cast della serie tv troviamo Jared Harris, Tobias Menzies, Paul Ready, Adam Negaitis e molti altri, la serie al momento è alla seconda stagione, è una serie americana.
Rebecca (1940)
Ci tengo particolarmente a vedere la versione del ’40 di Hitchcock, perché non l’ho mai vista per intero, ma ultimamente è uscito un nuovo adattamento su Netflix con Lily James, anche se ho sentito in giro pareri non troppo entusiasmi.
Avevo iniziato a leggere il libro a novembre, dato che a vinto il sondaggio per il gdl, ma è stato spodestato da altre letture purtroppo, anche se il tutto è solo rimandato, quindi vorrei riprendere la lettura l’anno prossimo.
Ho scoperto la Du Maurier quest’anno e me ne sono innamorata, quindi voglio assolutamente approfondire con questo che è uno dei suoi più grandi successi.
La trama è incentrata su questa donna che si sposa con Maxim de Winter, un ambito vedovo, ma la giovane si ritrova a vivere in una casa che riporta in ogni angolo il ricordo della precedente moglie del signor de Winter, il romanzo vira molto sull’aspetto psicologico e giallo.
Dune (1984/2021)
Ho accennato a Dune in qualche articolo fa, non ho mai visto il film dell’84 e so che nel 2021 uscirà un nuovo film tratto dalla saga di Herbert con Timothée Chalamet diretto da Denis Villeneuve.
Devo dire anche che fra me e la fantascienza c’è un universo che ci separa, non per mia scelta, non evito la fantascienza perché non mi piace, semplicemente non mi sono mai avvicinata del tutto al genere e vorrei rimediare.
Questa saga parla in particolare (la trama è parecchio vasta quindi cerco di riassumerla al meglio delle mie possibilità) di un pianeta inospitale che sembra in ogni modo cercare di uccidere chiunque metta piede sulla sua superficie, ma su questo pianeta cresce il melange, una sostanza molto potente. In seguito ad ardue scelte l’equilibrio fra i mondi si sflalderà dando il via ad un tempo di battaglie, conflitti, giochi di potere scontri cosmici in cui il pianeta più inospitale giocherà un ruolo fondamentale.
Vorrei vedere di certo prima quello dell’84 e successivamente quello del 2021 che era in realtà atteso per quest’anno, ma a causa della pandemia è stato rimandato.
Apocalypse Now (1979)
Sì, non ho mai visto “Apocalypse Now“, lo so, e non ho vissuto in una grotta giuro. Il film è stato liberamente ispirato al classico di Conrad, “Cuore di Tenebra“.
Il film è diretto da Francis Ford Coppola, con Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Frederic Forrest, Harrison Ford, e altri.
E’ considerato il film più famoso sulla guerra del Vietnam, è una rappresentazione vivida del dramma della guerra, in cui personalità molto diverse fra loro si scontrano rappresentando anche le due fazioni delle personalità presenti in un conflitto simile. E’ una pellicola incentrata su tematiche quali la scelta fra il bene e il male, la follia, ovviamente la violenza, la ribellione e la ragione.
Come dicevo il film è “liberamente” ispirato a “Cuore di Tenebra” quindi prende spunto per alcuni analisi e tematiche, ma non è un fedele adattamento.
Devo dire che in generale vorrei approfondire Conrad da anni, ho sempre rimandato, ma direi che è il momento.
Pastorale Americana (2016)
Pastorale Americana di Roth è ormai diventato un classico contemporaneo, pubblicato nel ’97, il film è uscito nel 2016 per la regia di Ewan McGregor che è anche l’attore principale assieme a Jennifer Connelly e Dakota Fannig.
Anche qui abbiamo la tematica del Vietnam, siamo di fronte ad una normale famiglia americana che vuole in un certo modo vivere secondo la visione del sogno americano sognando di appartenere ad una società piena di pace, prosperità, ordine rifiutando di vedere quello che è quel sogno in verità, eliminando l’ipocrisia e la falsità nascoste dietro.
Ho in libreria questo testo da leggere da parecchi anni e penso che il 2021 sarà l’anno giusto anche per buttarmi alla scoperta di Roth.
E voi? Quali libri volete leggere prima di vedere il film o la serie tv tratti da esso? Fatemi sapere!
Come sta proseguendo la settimana, mancano ben 9 giorni a Natale e che dire… non riesco a capacitarmene.
Oggi, parliamo di un libro a tema Natalizio, anche se questo testo lo definirei comunque particolare e non proprio il classico libro libro di Natale, parliamo di “Uno Stupido Angelo” di Christopher Moore.
Natale sta arrivando e gli abitanti del piccolo villaggio di Pine Cove in California sono impegnatissimi a far acquisti, impacchettare regali, decorare la casa e inghirlandare alberi, immersi nello spirito gioioso della festa. Ma non tutti hanno il cuore lieto e, fra questi, c’è il piccolo Joshua. A rattristare il bambino è la convinzione che quest’anno non riceverà regali, dal momento che ha visto con i suoi occhi Babbo Natale ricevere un colpo di pala e stramazzare a terra. Per questo, da quel momento, la sua unica preghiera è: “Ti prego, Babbo Natale, torna dal regno dei morti!”. E si sa, per quanto impossibili, a volte i desideri dei bambini vengono accolti in paradiso; in questo caso quello di Joshua viene intercettato dall’arcangelo Raziel, che non è certo l’angelo più sveglio nel regno dei cieli. Spinto dall’euforia per la missione che deve compiere, l’arcangelo dà inizio a una serie di eventi che getteranno i residenti di Pine Cove dritti nel caos, culminante nella festa di Natale più esilarante e terrorizzante che la città abbia mai visto.
Recensione
Allora, questo libro volevo leggerlo da anni, penso anche di averlo nominato parlando di libri natalizi anni fa.
Ne ho sempre sentito parlare al meglio, inoltre l’autore è lo stesso de “Il Vangelo secondo Biff“, che vorrei leggere un domani, ma purtroppo questo libro non mi ha convinta, andiamo con ordine.
Stile, Ritmo e Atmosfere
Lo stile di Moore è senza dubbio carico dal punto di vista dei riferimenti, delle “citazioni” e delle note alla società americana contemporanea, ci sono molti riferimenti a cibi, personaggi, eventi, modi di dire tipici americani, molto pop.
Questo però a mio vedere non appesantisce troppo la lettura, magari da modo anche di scoprire cose nuove e fare ricerche, anche se ad un certo punto hanno iniziato un poco ad annoiarmi questi contui riferimenti.
Il ritmo penso sia a tratti non così tanto equilibrato, ci sono alcune scene in cui l’autore si sofferma maggiormente sulle descrizioni senza particolare bisogno secondo me, mentre in altre scene in cui c’era il bisogno di una maggiore descrizione degli ambienti e del vibe, va piuttosto veloce.
E’ complesso parlare delle atmosfere di questo libro, perché è un libro che vuole essere di base comedy, quindi l’atmosfera punta ad essere leggera, invernale, natalizia, e ancora leggera.
Ci sono momenti di tensione dati dall’apparizione in particolare di morti viventi (sì, è tutto normale), perché c’è un po’ di tutto qui, ma nonostante la preoccupazione di quegli attimi il tono rimane comunque scorrevole e leggero.
Personaggi
I personaggi sono vari, seguiamo un agente di polizia che ha giurato alle moglie, una ex attrice fallita con vari problemi psicologici, di non fumare più marijuana, che nel corso del romanzo si ritrova in una situazione assurda dopo l’altra.
Seguiamo poi una ragazza che ha un matrimonio alle spalle con un imprenditore malvagio, che incontra un pilota con un amico molto particolare, un pipistrello della frutta, che lo segue ovunque, i due si riveleranno molto importanti ai fini della trama.
Questi sono forse quelli principali tra i personaggi, ma ne incontreremo molti altri, ognuno di loro sarà piuttosto particolare e strambo a modo suo, ricordano appunto le personalità di un opera comica comunque, su questo non ci piove.
Se c’è qualche stereotipo in questi personaggi penso sia assolutamente voluto e in ogni caso mi ha infastidito particolarmente durante la lettura.
Genere
Questo libro come dicevo è comico, senza dubbio, e per tutto il corso della lettura l’autore si prepara a giochi, battute e situazioni ironiche varie, la comicità di tutto ciò consiste appunto nell’immaginarsi scene simili nella vita reale.
Purtroppo, non sono riuscita a ridere nemmeno una volta leggendo questo libro, ho solo sorriso per la stupidità a tratti dei personaggi, ma la comicità che c’è qui su di me non ha fatto effetto, penso di aver riso molto di più per libri non comici.
Non capisco sinceramente se è un problema mio, o del tipo di comicità inserita all’interno del libro, che verte su battute secondo me non così tanto riuscite, anche su tematiche tipo le tette, il sesso, la droga e altro.
Non che queste tematiche con le giuste battute non facciano ridere, assolutamente, ma ci vuole la battuta giusta che io qui non ho trovato.
Questo è stato per me un grosso problema, dato che tutto il libro si basa su questo, quindi sul lato comico.
E’ una lettura che ad un certo punto ho deciso di terminare solo perché mi ero affezionata ai personaggi e volevo scoprire il destino di questi, ma ho avvertito un senso di poco interesse per il resto, e sono arrivata al punto finale senza nessun entusiasmo.
Ci sono inoltre all’interno riferimenti alla scienza, agli esperimenti sugli animali, all’uso di droghe, all’omicidio e al sesso nei cimiteri.
Conclusioni
Purtroppo questo libro non mi ha convinta, soprattutto per il lato comico del libro, che su di me non ha avuto per nulla effetto. Mi sono affezionata ai personaggi e penso ci sia una buona caratterizzazione, ma avrei gradito qualcosa di più.
La storia è piuttosto arzigogolata, ha molte sfaccettature, ci sono molti eventi contenuti all’interno del libro e vari di questi si potevano evitare.
E’ la classica storia con 800 fatti all’interno inseriti per creare dinamiche varie che si spengono dopo poco, insomma desideravo un approfondimento maggiore.
Voto:
Di questo libro salvo i personaggi a cui mi sono sinceramente affezionata, ma purtroppo a tratti lo stile non mi ha convita e purtroppo l’umorismo contenuto qui su di me non ha avuto molto effetto.
E voi? Avete mai letto “Uno Stupido Angelo”? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!
Oggi, dopo l’articolo di domenica, parliamo dei libri per me peggiori del 2020 fra quelli che ho letto, andremo in ordine come abbiamo fatto per l’articolo dei top five, quindi in quinto sarà quello meno peggio diciamo e via via fino al primo che per me è quello di certo meno gradito.
Faccio la stessa premessa fatta per l’articolo fratello di questo, ovvero che di alcuni di questi libri abbiamo già parlato, mentre di altri no, ma non temete perché arriveranno prossimamente le recensioni, dato che io recensisco sia i libri che non mi sono piaciuti sia quelli che non mi sono piaciuti.
Detto ciò, iniziamo!
La Bambina che Amava troppo i Fiammiferi – Gaétan Soucy
Un castello in rovina in mezzo al bosco. Due fratelli vittime di un padre folle, cresciuti isolati, in un mondo fittizio. Un mondo di ossessioni, violenze, angherie. Un mattino, al risveglio, i fratelli si accorgono che il padre si è impiccato in camera sua. Ora, per la prima volta, sono liberi: attraversano il bosco, raggiungono il villaggio, affrontano la realtà. Dove si scopre che chi si credeva un uomo è invece una donna; chi si credeva povero è invece ricco sfondato; due fratelli sono in realtà due sorelle e un fratello. Fino alla rivelazione di un segreto morboso, cruento, ripugnante. E l’origine di tutto, la tragedia che ha condotto il padre alla follia. Tutta colpa di una bambina che non la smetteva di giocare con i fiammiferi. Un romanzo in cui sublime e terribile, comico e passionale, remoto ed eterno si intrecciano e si intersecano continuamente.
Penso che in concept di questo libro sia molto interessante, di certo è originale per lo stile, infatti il libro è scritto con vari errori verbali o con parole inventate appositamente per imitare lo stile di una ragazza che ha vissuto una vita da semi-reclusa con il padre e il fratello, una vita senza o con una istruzione molto carente. Purtroppo però la lettura non mi ha entusiasmata, non ho trovato molto mordente in questa storia, per il ritmo, per la voluta forse poca chiarezza che però ad un certo punto diventa limitante.
Una notte, un uomo trova una ragazzina chiusa in un sacco, nella neve. È squarciata dalle coltellate, ma respira ancora. L’uomo si chiama Nile Nightingale e sta scappando, anche se non sa bene da cosa. Forse dalla serie di fallimenti che ha costellato la sua vita, dalla dipendenza da droghe, alcol e antidepressivi. Rifugiarsi tra le montagne del Canada è il suo modo di sparire dal mondo. La ragazzina è Celeste, una quattordicenne nerd che ha ingaggiato una solitaria lotta contro la caccia e il maltrattamento degli animali selvatici. Nile salva rocambolescamente Celeste, dando inizio a una strana amicizia e a un piano di vendetta contro i bracconieri che stanno distruggendo l’ambiente naturale del Quebec. “La società degli animali estinti” è una scioccante cronaca dello sfruttamento animale, e insieme una commovente black comedy sul rapporto tra un uomo che ha perso tutto e un’adolescente fragile e spericolata.
Ne abbiamo parlato qualche articolo fa, in questo libro si mischiano 800 cose e poche sono ben riuscite, di comedy c’è veramente poco e i personaggi sembrano etichettati velocemente senza peso. Penso non siano incastrati bene nemmeno alcuni eventi e dinamiche che vengono tirate per tutto il libro con una risoluzione finale molto approssimativa.
La incontriamo in un piovoso mattino d’aprile, nel bugigattolo dove legge l’aura a signore fragili di nervi, dispensando loro consigli e previsioni. Di lei non conosciamo il nome, sappiamo solo che è una giovane donna intraprendente, scaltra, cresciuta da una madre bizzarra e spesso assente, e che fin da bambina è stata abituata a vivere di espedienti, a escogitare ogni giorno un modo per tirare avanti. Quando nel piccolo locale entra Susan Burke, bionda, bella, occhi azzurri e ben vestita, da una analisi veloce la nostra «sensitiva» si convince che si tratta dell’ennesima signora benestante e infelice, in cerca di emozioni forti. In realtà Susan è lì per chiedere aiuto: nella vecchia casa dove vive con la famiglia si verificano fatti inquietanti. Fiutato l’affare, la truffatrice si propone per una «purificazione» dell’ambiente domestico a base di spargimenti di sale, erbe da bruciare e formule pseudomagiche. Nel varcare la soglia della sinistra casa vittoriana, però, si rende conto che qualcosa davvero non va, e l’incontro con il figliastro di Susan non fa che confermare le sue impressioni. Miles è un quindicenne indecifrabile, dal comportamento disturbato e violento, capace con le sue storie di creare nuove realtà. Ma sono davvero soltanto storie, le sue? In presenza di Miles nulla è come sembra, verità e invenzione si sovrappongono e si mescolano fino a confondersi.
Questo racconto ve lo mostro con la copertina inglese perché l’ho letto appunto in inglese, a esiste anche in italiano con il titolo “Un buon Presagio”. Gillian Flynn è famosa soprattutto per “L’Amore Bugiardo”, questo racconto è stato il mio primo approccio con l’autrice, ma purtroppo non mi ha convinta. E’ un testo che si legge davvero in poco tempo e ha dei riferimenti a “Il Giro di Vite” di James, classico che già di mio non ho amato. E’ una storia che sì, si divora, ma non lascia nulla, il personaggi non sono quasi per nulla caratterizzati, il twist finale da una parte è originale, dall’altra invece finisce per essere un qualcosa di poco sensato. La protagonista si comporta in modo poco probabile, vuole dare l’impressione di essere una temprata dalla vita e la wonder woman della situazione mentre invece cade in trappole piuttosto semplici.
Natale sta arrivando e gli abitanti del piccolo villaggio di Pine Cove in California sono impegnatissimi a far acquisti, impacchettare regali, decorare la casa e inghirlandare alberi, immersi nello spirito gioioso della festa. Ma non tutti hanno il cuore lieto e, fra questi, c’è il piccolo Joshua. A rattristare il bambino è la convinzione che quest’anno non riceverà regali, dal momento che ha visto con i suoi occhi Babbo Natale ricevere un colpo di pala e stramazzare a terra. Per questo, da quel momento, la sua unica preghiera è: “Ti prego, Babbo Natale, torna dal regno dei morti!”. E si sa, per quanto impossibili, a volte i desideri dei bambini vengono accolti in paradiso; in questo caso quello di Joshua viene intercettato dall’arcangelo Raziel, che non è certo l’angelo più sveglio nel regno dei cieli. Spinto dall’euforia per la missione che deve compiere, l’arcangelo dà inizio a una serie di eventi che getteranno i residenti di Pine Cove dritti nel caos, culminante nella festa di Natale più esilarante e terrorizzante che la città abbia mai visto.
Di questo libro parleremo nei prossimi giorni, l’ho letto per la maratona ed è un testo che desideravo leggere da anni, mi ha parecchio delusa purtroppo. Non mi ha mai fatta ridere, il che per un libro comico penso sia un problema, mi sono affezionata ai personaggi per le loro stramberie questo sì, e alcune situazioni sono bizzarre, ma non mi è mai scattata la risata durante la lettura, anche l’atmosfera che si assapora in questo libro cambia ogni due per tre e non sono riuscita a sentirmi bene leggendolo.
Venticinque milioni di dollari in lingotti d’oro appartenuti a Pablo Escobar sono sepolti in una grande e misteriosa villa nella baia di Miami Beach. Il bottino fa gola a molti, gente senza scrupoli che tiene d’occhio la casa. Primo tra tutti Hans-Peter Schneider, un uomo perverso e pericoloso che vive delle fantasie malate di altri uomini ricchi. Cari Mora è una ragazza colombiana di venticinque anni con un passato drammatico, scampata alla violenza del suo paese. È l’unica persona ad aver accettato di fare la custode di quella villa; la sola a non temere le voci inquietanti che circolano su quel luogo. Bella e coraggiosa, è la preda perfetta per Hans-Peter, che nel frattempo ha affittato la villa per cercare di mettere le mani sul tesoro di Escobar. E sulla ragazza. Ma Cari Mora ha doti sorprendenti, un’intelligenza fuori dal comune e innanzitutto è una sopravvissuta.
Ci sono così tanti problemi in questo libro, non so da dove iniziare. Anche qui ne parleremo meglio in una recensione approfondita. Avevo voglia di un bel romanzo d’azione e questo aveva una trama intrigante, in più nel 2021 vorrei leggere la quadrilogia di Hannibal sempre di Harris quindi mi sono detta: “ok, due piccioni con una fava”, ma che fave e fave, zero caratterizzazione (che si basa solo sugli eventi peggiori che possano accadere ad un essere umano, devi amare quel personaggio perché ha vissuto 8000 traumi), i cattivoni che si fissano su persone a caso, dinamiche strane, il villan di turno che sembra un pazzo esaurito e stupido… Insomma, leggero di certo comunque la quadrilogia di Hannibal, ma pensavo a qualcosa di meglio.
E voi? Quali sono le vostre letture peggiori del 2020? Fatemi sapere!
"We’re all scared most of the time. Life would be lifeless if we weren’t. Be scared, and then jump into that fear. Again and again. Just remember to hold on to yourself while you do it.”
"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."