Ci Rileggiamo Presto

Buona Vigilia di Natale, buon Natale e buon Capodanno, insomma auguri di buone feste!

Ci tengo a farvi i miei più sinceri auguri dato che da oggi al 6 gennaio mi prenderò una vacanzina dal blog, se devo essere sincera il ritorno può essere anche più vicino del 6.

Diciamo solo che per questi giorni di feste vado un attimo in vacanza, ma potrei tornare anche il 3 o il 4, quest’anno non ho un giorno fisso.

Questa è stata una maratona intensa per me, ma è anche volata, mi sembra di essere ancora al primo di dicembre.

Ci tenevo a ringraziarvi per il supporto durante questa maratona, come ogni anno siamo arrivati alla fine e quando mi ritrovo qui a scrivere un articolo di questo tipo ripenso a tutti i giorni precedenti, alle feste che sono davanti a noi e di certo i pensieri sono parecchi.

Ma è un bene, perché dopo le feste questi pensieri sembrano essere stati svuotati e ci si sente più vuoti e malinconici.

Quindi riempiamoci di pensieri positivi, che amiate il Natale o che lo detestiate con tutte le intenzioni, non è importante ora, vi auguro delle feste da ricordare da qui a cinque/dieci anni, vi auguro delle feste serene, vi auguro delle feste che anche se sono iniziate in sordina migliorano in un giorno solo e svoltano la fine dell’anno.

Per il nuovo anno in particolare, sto già pensando a delle novità da introdurre qui sul blog, rubriche, modifiche, quindi nel 2020 ci sarà qualche cambiamento.

Spero di avervi tenuto compagnia in queste settimane dicembrine, e vi ringrazio per aver fatto lo stesso con me.

Che dire ragazzi/e, ci rileggiamo presto!

Buone feste!

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La Battaglia della Vita – Charles Dickens

Buon lunedì!

Il fatidico giorno si avvicina sempre più e domani termineremo questa maratona, ma non pensiamo a questo momento triste

Questa sarà con tutta probabilità l’ultima recensione del 2019, alla fine sono riuscita a rispettare il mio obbiettivo iniziale in parte, perché avevo pensato di leggere tutti i quattro racconti di Dickens natalizi rimanenti, ma sono riuscita a leggerne solo tre.

Sono comunque soddisfatta però, perché dati gli impegni di questi giorni, e tutte le questioni, e il fatto di aver iniziato a leggere (e avere avuto questa idea) in ritardo, tre su quattro è comunque un buon risultato.

Ciò significa che parleremo de “Il Patto col Fantasma” nella prossima maratona natalizia del 2020.

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La Battaglia della Vita – Charles Dickens

Casa editrice: Newton Compton

Genere: Classici

Pagine: 99

Prezzo di Copertina: € 7,89

Prezzo ebook: € 0,49

Anno di Pubblicazione: 1846

Link all’Acquisto: QUI

Trama 

Pur essendo La battaglia della vita il libro di Natale che ottenne più scarsi consensi di critica (1846), vi sono in esso elementi che lo rendono interessante a una sensibilità contemporanea: e sono proprio le falle messe a nudo dai recensori ottocenteschi (eccessi melodrammatici, assurdità psicologica) ad attrarre il lettore moderno. La scrittura cioè svela la presenza di un conflitto (la battaglia del titolo), ma non riesce ad averne ragione. La “Iove story” del sottotitolo, asessuata e scarsamente credibile, conduce a un lieto fine matrimoniale che il dipanarsi della storia non sembra giustificare: più coerente infatti sarebbe la morte della sorella “sedotta”. Ma la spiegazione e l’interesse del racconto sono altrove, nel difficile rapporto tra arte e vita che diviene il motore segreto del racconto; l’amore mai dimenticato di Dickens per la cognata morta a diciassette anni, che la scrittura può far rivivere e consente (castamente) di possedere.

“Una volta (poco importa quando) e nella forte Inghilterra (poco importa dove) si combattè un’aspra battaglia. Fu combattuta in una lunga giornata d’estate, quando l’erba che ondeggiava era verde. Più di un fiore selvatico, formato dalla mano dell’Onnipotente perché costituisse una coppa profumata per la rugiada, ebbe in quel giorno la sua tazza smaltata piena di sangue fino all’orlo e cadde con un brivido. […] Il fiume si colorò in rosso, il terreno calpestato si trasformo in una poltiglia, ove quel colore dominante nel passato rimaneva, sempre più fioco, nelle pozzanghere inerti formatesi nelle orme lasciate dai piedi degli uomini e dallo zoccolo dei cavalli e luccicava debolmente al sole.”

Recensione

Allora, parliamo del terzo racconto che ho letto in questo periodo natalizio di Dickens, in teoria “La Battaglia della Vita” è il quarto in linea cronologica e viene dopo “Il grillo del Focolare” e prima de “Il Patto col Fantasma“.

E’ più breve rispetto agli altri racconti, ma è stato decisamente il più lungo da leggere, rispetto agli altri mi ha convinta di meno sotto quasi ogni aspetto.

Perché non mi ha convinta?

Lo stile di Dickens qui sembra meno scorrevole, non è una di quelle storie/racconti dell’autore che catturano il lettore fin dalle prime pagine, tutto mi è sembrato più debole, dai personaggi, alla trama in generale, alla successione degli eventi.

Nono sono riuscita ad affezionarmi a nessun personaggio, tranne Clemency che è un personaggio piuttosto particolare, gli altri che sono per i Dickens i veri protagonisti mi sono sembrati poco delineati.

Questo racconto viene definito quasi una “love story” ed è vero, è tutto incentrato su più storie d’amore, ma queste coppie che nel corso de racconto si svilupperanno mi sono sembrate “buttate lì”, ad un certo punto troviamo coppie sposate ovunque e fino a qualche pagina prima non si poteva nemmeno lontanamente immaginare un’affinità fra questi.

Sono comunque persone che si conoscono, ma da qui a sposarsi (nonostante il periodo)…

Accade inoltre un fatto che è il mistero dell’opera, verrà rivelato alla fine e ha un suo senso, ma non va decisamente incontro alla mie aspettative, il mistero riguarda Marion la figlia minore del dottor Jeddler che è promessa in sposa al giovane Alfred, prende una decisione improvvisa prima del ritorno di costui.

Sembra una fuga d’amore perché Marion sembra innamorata di Michael e noi scopriremo solo alla fine la natura dei sentimenti di Marion, il motivo della fuga, e il luogo in cui per anni la giovane è stata.

Non capisco se il problema è la brevità, che in questo caso può essere un problema, o è la successione degli eventi.

Non ho avvertito la solita cura e immersione di Dickens nei confronti dei personaggi, sono lasciati a loro stessi, non c’è un granché di background e a livello caratteriale li ho compresi fino ad un certo punto.

In più sembrano tutti vittima degli eventi, dopo questa partenza è quasi come se fosse accaduta una tragedia, mentre viene detto dopo che il dottor Jeddler (padre di Marion), conosce la verità e lui e la sorella della ragazza, Grace, hanno ricevuto negli anni lettere.

Non che questo riesca a tranquillizzare una famiglia, però tutti la credono praticamente morta e invece loro conoscono il suo stato di salute, c’è una corrispondenza insomma.

L’interesse poi durante la lettura si ridesta solo quando accade questo fatto della fuga di Marion e alla fine, è come se l’autore stesso volesse avvertire il lettore, forse perché cosciente del calo di interesse.

Dopo aver terminato la lettura sento di non aver assorbito nulla da questo racconto, è come leggere un libro che alla fine evapora nel cervello eliminando ogni tracci della sua esistenza.

E’ il racconto dei Dickens, fra i cinque natalizi, che ha riscosso meno successo rispetto agli altri e ne capisco il motivo.

E’ di certo diverso dagli altri anche per due elementi fondamentali, il fattore paranormale e il Natale, il testo è ambientato a Natale in una piccola parte, ma se l’autore non lo avesse specificato non avrei mai pensato a questo periodo leggendo la storia.

Il fattore paranormale qui manca, non è presente.

Un qualcosa che rende inquietante ed oscuro il racconto è il campo di battaglia, la proprietà dei protagonisti infatti si erge su questo terreno maledetto dove un tempo ci fu una terribile battaglia in cui molte vite umane furono sacrificate.

Comunque il fulcro della vicenda è Marion e suoi due pretendenti,

Cosa mi è piaciuto?

L’unico aspetto che vorrei salvare è proprio l’ambientazione, questo clima pesante dato il campo con un passato tremendo è suggestivo.

Un altro aspetto gradevole per me è stato il personaggio di Clemency, ragazza particolare e sbeffeggiata ripetutamente nel corso del racconto da altri personaggi, ha la reputazione di essere una giovane che non spicca per intelligenza.

Uno dei twist interessanti riguarda lei, ho preferito lei rispetto al personaggio di Marion o Grace.

Conclusioni

E’ di certo il racconto che ho gradito di meno fra i tre che ho letto in questo periodo, non mi è sembrato il solito Dickens, c’è da dire che il 1846 fu un anno impegnativo per l’autore e di ciò ne risente il testo.

Sembra che a volte Dickens abbia preferito perdersi in particolari non rilevanti invece di far entrare il lettore in confidenza con i personaggi, ero disinteressata nei confronti della vicenda, a tratti per delle piccole scintille l’interesse tornava ma spariva subito dopo.

Posso dire che questo è stato il primo scritto di Dickens che non mi ha soddisfatta.

Il racconto a volte non sembra nemmeno avere un motivo per il suo proseguimento, la ragione di questo è appunto la rivelazione finale che comunque non mi sembra degna di sorreggere lo scritto.

Voto:

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Il mio voto vacilla tra la stellina e mezzo e le due stelline, quindi avrei anche assegnato due stelline ma ho optato per questo voto ripensando alla lettura in generale, è stato un testo che non mi ha appassionata alla lettura.

E voi? Avete mai letto questo racconto? VI è piaciuto? Sì? No?

A domani!

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Pillole Letterarie/PoetryTime

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Voce di Carne e di Anima – Alda Merini (poesie 2000-2009)

Ed: Frassinelli

 

Confusioni di piani estatici, fissi,

di esistenze asimmetriche,

di polluzioni notturne,

di fiori dell’assenza dimenticata.

Ecco che cos’è la terra priva di diritti umani,

ecco che cos’è la terra del peccato.

Il sangue misto di due occasioni perdute,

un paradiso dimenticato.

Le mie mani hanno soffocato l’agnello,

il peccato mi ha spartita in due,

il senso ha agito sopra l’anima,

l’anima è morta nel senso.

Ma anche allora il demonio che si fa spirito

rompe le acque del sacrificio,

e l’urlo non è né umano né divino:

è l’urlo di raccapriccio

di colui che sente vicino il suo inferno.

Elettroshock

Per ogni passaggio di corrente

usciva una spiga di sangue

sul labbro del poeta

che forse avrebbe voluto ingioiare

quel grumo

e trasformalo in un bacio.

La luna non si apre più

come un ventaglio

come sopra il fosso del manicomio

dove venni sepolta viva.

La mia bocca

mangiò la terra

ma le mie labbra

divennero turgide

per coprirti di baci

durante la notte.

#piccolistralciletterari#

#libriconsigliati#

Libri che Voglio Leggere Prima di Vedere le Serie Tv/Film

Buon sabato e buon inizio weekend!

Oggi parliamo di un tema interessante, c’è una serie tv infatti uscita ieri che mi ha fatta pensare a questo argomento ovvero il leggere determinati libri prima di vedere le rispettive serie tv o film ad esso ispirati.

La serie tv di cui parlo è The Witcher, uscita ieri su Netflix, attendevo questa serie dall’annuncio praticamente, conoscevo infatti questa saga non per i libri ma per il videogioco che è diverso dalla storia originale, quindi l’idea che ho di tutto il regno, il background dei personaggi e le fondamenta della serie non sono del tutto veritiere essendo basate sul videogioco.

Prima di guardare la serie però vorrei leggere la saga e questa voglia mi ha fatto pensare a questo articolo, anche perché ci saranno varie serie in uscita nel 2020 ispirate a libri, parecchie inerenti a titoli di Stephen King e mi piacerebbe assieme a voi parlare dei libri da leggere/recuperare prima di vedere la serie o film.

Non tutte quelle di cui parleremo saranno in uscita nel 2020, alcune sono già uscite.

The Witcher (2019)

 

La serie tv è disponibile da ieri (20 dicembre) su Netflix, se ne è parlato parecchio nelle scorse settimane, io non mi sento però di dire nulla prima di aver letto la saga o aver visto la serie. I libri sono in totale sette, due raccolte di racconti e cinque romanzi veri e propri che costituiscono la saga.

Ne vedete otto nella foto perché ad oggi sono in effetti otto, ma i libri originari sono sette, l’ultimo “La Stagione delle Tempeste” è stato pubblicato nel 2013 e fa parte della saga, ma non è un continuo delle vicende narrate nei testi precedenti.

Vorrei a breve dedicarmi a pieno a questa saga.

The Stand (2020)

Nel 2020 uscirà una serie tv di 10 puntate prodotta da CBS sul famoso romanzo post-apocalittico di Stephen King, “L’ombra dello Scorpione“.

Non sappiamo quando arriverà in Italia, ma possiedo da anni questo titolo e non mi sono ancora buttata nella lettura, quindi ci sono varie ragioni per le quali vorrei leggere questo libro, la serie tv, l’importanza di questo romanzo fra le pubblicazioni di King, e semplicemente la voglia di levarlo dai libri “in attesa”.

Queste Oscure Materie (2019)

Serie tv del 2019, già uscita che si basa sulla famosa trilogia di Philip Pullman e prende alcuni elementi anche da “Il Libro della Polvere“.

Trasmessa dalla BBC in questo momento, probabilmente arriverà in Italia nel 2020.

E’ un trilogia famosissima per ragazzi che io non ho mai letto (che vergogna), punto a recuperarlo prima di vedere la serie tv, a dire il vero ho sempre voluto leggere questa trilogia, ma ho sempre rimandato e questo è il momento giusto per recuperare.

E’ un trilogia fantasy, pubblicata tra il 1995 e il 2000.

The Dark Tower (2020)

Sempre proveniente da un’opera/e di Stephen King (caro Stephen che non si ferma mai), la serie tv della Torre Nera nasce dalla saga omonima, composta da otto libri.

La serie sarà disponibile nel 2020 su Amazon Prime Video, è al momento in produzione.

E’ una saga di genere western, fantasy e horror, molti dei romanzi di King sono collegati a tratti a questa serie, è di sicuro una fetta importante della produzione di King.

Ho sentito varie opinioni a riguardo, mi piacerebbe iniziare a leggere il primo volume e farmi un’idea sul continuare oppure no.

Good Omens (2019)

Serie disponibile su Amazon Prime Video, ha riscosso un gran successo, ed è tratta dal romanzo “Buona Apocalisse a Tutti!” di Terry Pratchett e Neil Gaiman.

Conosco Neil Gaiman per varie opere che ho letto durante gli anni e lo apprezzo come autore, conosco meno Terry Pratchett perché sto leggendo il primo volume di MondoDisco ma non in modo continuo.

Comunque, è di genere umoristico, fantastico e apocalittico, è un romanzo del 1990.

L’Altra Grace (2017)

Serie di qualche anno fa disponibile su Netflix, tratta dal romanzo omonimo di Margaret Atwood.

La serie è composta da sei episodi, lessi uno o due anni fa “Il Racconto dell’Ancella” della stessa autrice e mi piacque decisamente.

E’ una serie tv che desidero vedere dall’uscita, ma non senza aver prima letto il libro, è di genere drammatico, biografico e storico.

Mia Cugina Rachele (2017)

Qui parliamo di un film del 2017, diretto da Roger Michell, un adattamento appunto dell’omonimo romanzo scritto da Daphne Du Murier.

Non ho mai letto nulla di questa autrice, vorrei recuperare il prima possibile, c’è anche un altro adattamento cinematografico del testo del 1952.

Il Silenzio degli Innocenti (1991)

Pilastro del cinema, e pienamente nel mio genere dovrebbe già essere fra i miei libri letti, ma non è così.

E’ legato alla serie di Hannibal Lecter, il film è del 1991 mentre il libro è del 1988, il film è vincitore di diversi premi Oscar ed è ricordato come uno dei picchi nella recitazione di Jodi Foster e Anthony Hopkins.

 

Ci sono parecchi testi che hanno ispirato riadattamenti che vorrei leggere ma questi sono forse i più “urgenti”, quelli che desidero recuperare il prima possibile.

E voi? Quali libri che hanno ispirato serie o film vorreste leggere a breve? Fatemi sapere!

A domani!

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Come Ritrovare lo Spirito Natalizio Perduto (Parecchio Perduto)

Buon venerdì!

Come va? Non avevo in programma questo articolo, in più stamattina è stata una di quelle rare mattinate in cui vedevo tutto rosa e fiori, sapete quelle mattine in cui vi svegliate e pensate “non importa quello che accadrà nè oggi, nè domani, tutto si risolverà comunque per il meglio”, ecco, forse il destino ha voluto schiaffeggiarmi e ricordarmi di non essere così positiva.

Ve lo dico, quest’anno sono a rischio con lo spirito natalizio, il 2019 non è stato un’anno che definirei pessimo, anzi mi ha portato delle soddisfazioni, ma a quanto pare tutti i fatti spiacevoli si sono centrati in queste settimane prima della fine dell’anno.

Quindi il mio umore come il mio spirito natalizio al momento stanno strisciando ai miei piedi, mezzi stecchiti.

Ho pensato allora di scrivere un articolo per farmi (e per farvi spero) tornare il buonumore e magari anche lo spirito natalizio.

E’ un articolo leggero e chiacchiericcio, non punto a dare consigli, ma a ripassare quelle cose tipiche delle festività che fanno tornare il sorriso.

Come ritrovare lo spirito natalizio perduto?

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Qualcuno può affermare che quando lo spirito natalizio non c’è, non c’è e basta, non esiste un modo per recuperarlo, dato che io però vedo sempre il bicchiere mezzo pieno insisto su questa possibilità.

Quindi vi parlo della mia procedura di emergenza per sentirmi subito più natalizia, dalla testa ai piedi.

Ascoltare melodie natalizie

Può sembrare ovvio, ma non lo è, ogni anno quando decoro la casa (in ritardo, da tradizione), accendo ogni cassa/cellulare/stereo/pc possibile e lo sintonizzo su una playlist di Youtube o di Spotify con musiche natalizie, Frank Sinatra o Michael Bublé sono consigliati.

E’ consigliabile lasciarsi andare a queste musiche magari durante il consueto processo di decorazione della casa o (se lo avete già fatto dato il giorno), durante la preparazione dei regali, o durante un momento di relax meritato sorseggiando un qualcosa di caldo.

Farsi un Giretto

Ora, questo punto è opzionale, perché se non amate i luoghi affollati questo consiglio potete fare finta di non averlo mai letto, se invece non avete problemi andare magari con una persona cara a farsi un giretto per negozi o per le stradine adornate con luci, decorazioni e vari oggettini natalizi è una buona idea.

Se non avete l’ansia di dover recuperare i vari regali è ancora meglio.

Stare in Famiglia

Se avete una famiglia che non vorreste cacciare fuori da casa ogni due per tre è un buon consiglio, io personalmente non impazzisco di gioia ogni anno all’idea di stare in famiglia a Natale, ma quando mi ritrovo a cena immersa nella classica atmosfera calda della famiglia e del Natale mi ricredo.

Leggere un testo Natalizio in compagnia e/o soli

Ci sono vari volumi che potrei consigliare, di molti ne abbiamo anche parlato assieme nel corso degli anni, ci sono i vari racconti di Dickens (di cui stiamo parlando in questi giorni), il classico “Lettere da Babbo Natale” di Tolkien, ma anche parecchie raccolte di racconti sia per bambini che per adulti.

Se avete dei bambini piccoli leggere raccolte come questa con loro è un’ottima idea:

Una scena: la poltrona, la tazza di tè bollente magari non troppo, la musica di sottofondo natalizia, un bel panno caldo nulle ginocchia, il libro fra le mani e l’albero accanto, magari anche un biscottino appena sfornato.

Fare una buona Azione

Lo so, ora starete pensando “eh sì Elisa, tutti luoghi comuni proprio”, in realtà non dimentichiamoci che il Natale è forse la festività che più di tutte ci sprona ad essere gentili e disponibili verso il prossimo, ed è gratificante farlo, poche cose trasmettono questo senso di gratitudine.

Ovviamente facciamo lo stesso discorso di San Valentino, non è che la buona azione la si deve fare solo a Natale perché è Natale, però se vi capita di non aver fretta al supermercato e pensate di far passare avanti qualcuno, magari è il momento buono per farlo.

So che questo è un luogo comune, ma il compiere buone azioni e il senso che deriva da queste è il senso stesso del Natale, se durante l’anno corriamo a destra e a manca e non pensiamo a questo, almeno per Natale fermiamoci a riconsiderare questo punto.

Buttati nei Film Natalizi

I classici “Miracolo della 34° strada“, “Canto di Natale“, “Night Before Christmas“, “Mamma ho perso l’aereo“, “Polar Express” ecc. ecc.

Quando trasmettono questi film in tv ti rendi davvero conto del periodo in cui siamo, e non è così scontato perché io non mi sento di essere al 20 di dicembre.

Andare a Farsi un giro in Montagna

Se ne avete la possibilità andare a buttarsi nella neve in montagna è il picco più natalizio di quasi tutti i punti precedenti, fare anche un bel pupazzo di neve è l’ideale.

Vai con i dolci Natalizi

Fatti a mano, ricevuti in regalo, acquistati in pasticceria o da altre parti, i dolci natalizi oltre che a farvi rientrare nell’atmosfera, vi inchioderanno alla tavola e vi costringeranno ai dialoghi in famiglia, sono famosi per essere la botta finale del pranzo di Natale, ma sono anche un pilastro.

I biscotti stanno bene sempre, tronchetti, torroni, casette di marzapane, tortellini fritti, panettone, pandoro e chi più ne ha più ne metta.

Giochi da Tavolo

E infine, parliamo dei giochi da tavolo, che Natale è senza giochi da tavolo? Lo stesso, ma manca qualcosa.

Se siete fortunati e avete una famiglia/amici a cui piacciono i giochi da tavolo siete a cavallo, in caso contrario (caso mio) cercate di circuire quel cugino o zio simpatico che di solito è l’unico ad accettare di giocare.

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E voi? Cosa fate per ritrovare lo spirito natalizio?

A domani!

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Il Grillo del Focolare – Charles Dickens

Buon giovedì! 

Stiamo per arrivare al termine di questa settimana, e il Natale si avvicina sempre più, il che per me è un problema, da buona ritardataria quale sono.

Non pensiamoci, nascondiamo l’elefante nella stanza, oggi recensione, parliamo del secondo racconto di Charles Dickens che ho voluto leggere da quando mi è venuta l’idea di recensire tutti i 4 racconti rimanenti prima dl 24.

Pazza idea.

Il prossimo che sto già leggendo sarà “La Battaglia della Vita“, ma oggi parliamo de “Il Grillo del Focolare“.

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Il Grillo del Focolare – Charles Dickens

Casa Editrice: Newton Compton

Genere: Classico

Pagine: 130

Prezzo di Copertina: € 11,90

Prezzo ebook: € 0,49

Anno della Prima Pubblicazione: 1845

Link all’Acquisto: QUI

Trama

John Peerybingle vive felicemente con la moglie Piccina, chiamata affettuosamente così perché molto più giovane di lui, quando il vecchio Tackleton mette in dubbio la fedeltà della sua giovane sposa. Insinuazione che sembra trovare conferma in un’immagine fugace e inaspettata che John ha di Piccina in colloquio intimo con un bel giovane. La storia sembra volgere in tragedia, ma interviene il grillo del focolare, nume tutelare della casa, simbolo della felicità domestica. Un racconto sul perdono, sulla fiducia, sull’amore coniugale e filiale, dove anche gli inganni a fin di bene causano un oscillante e ansioso stato d’animo tanto nei protagonisti quanto nei lettori.

“Se il piccolo falciatore fosse stato armato della più tagliente delle falci, e ogni colpo di questa fosse penetrato nel cuore del procaccia, non avrebbe potuto lacerarlo e ferirlo come Dot aveva fatto. Era un cuore così pieno di amore per lei, così legato e tenuto insieme di innumerevoli fili di dolci ricordi, filati dal lavoro quotidiano delle molte qualità che la rendevano simpatica; un cuore del quale essa aveva fatto per se stessa un così gentile e così intimo tabernacolo, un cuore così onesto e così profondamente sincero, così forte nel bene e così debole nel male, da essere incapace, sulle prime, di albergare né collera né vendetta, da esser capace soltanto di conservare l’immagine infranta del suo idolo.”

Recensione

Questo è in successione il terzo racconto dei cinque di Dickens incentrati sul periodo natalizio.

Questi racconti hanno elementi in comune fra loro, nella recensione precedente (quella riguardante “Le Campane“), avevamo parlato dei vari punti in comune con “Il Canto di Natale“, qui troviamo un fulcro diverso ma alcuni elementi soprannaturali che ritornano, abbiamo le fate ad esempio che assomigliano all’elemento inserito ne “Le Campane”.

Quali sono i temi principali?

Parliamo di amore, tradimento, differenza di età, purezza dei sentimenti e vendetta. Non i soliti argomenti di Dickens quindi, il fulcro del racconto dovrebbe essere il tradimento in una coppia, ma questo elemento emerge solo verso metà racconto, viene fatto intuire un qualcosa prima, ma è tutto molto vago.

Noi seguiamo John il protagonista che è accompagnato ad una donna più giovane di lui, e dato il periodo in cui è ambientata ed è stata scritta la storia, ciò veniva visto come un tradimento quasi certo da parte della figura femminile come se due persone con età differenti non potessero stare assieme felicemente.

Dickens però è un autore piuttosto rivoluzionario e sopratutto dalla mentalità aperta nonostante appunto il periodo, per il messaggio profondo e insito nella storia e per la risoluzione finale.

E’ un racconto con cui ho fatto un tantino di fatica ad entrare in confidenza all’inizio, non avendo nemmeno letto la trama, non sapevo quasi nulla e devo ammettere che non è semplice comprendere il legame fra i personaggi per le prime venti pagine.

Forse avrei solo dovuto leggere la trama, ma ultimamente non lo faccio mai.

Comunque, è un racconto in linea con gli altri nel senso che si risolve sempre al meglio, per tutta la narrazione Dickens turba il lettore e lo riempie di preoccupazioni perché la risoluzione è incerta, per poi alla fine risolvere tutto con un twist.

Dopotutto è un racconto di Natale, dovrà pur riscaldare i cuori?

E’ un racconto interamente centrato sull’amore, quello sincero, quello che si attende per anni, quello che arriva inaspettato, quello fra persone completamente diverse, l’amore anche per la famiglia, per i propri figli, assistiamo ad un genitore protettivo che fa di tutto per nascondere la durezza del mondo alla figlia cieca.

Quest’uomo è cosciente di essere un bugiardo perché mente alla figlia raccontando scenari idilliaci mentre nella realtà le scene sono ben diverse, ma è un uomo buono che mira solo al colorare un poco l’oscurità che ha assorbito la vita della sua amata figlia.

Come dicevo il protagonista è John, un uomo buono, allegro, che ha sempre una parola positiva e un regalo per chiunque, John ama Dot, sua compagna da anni più giovane appunto di lui, la ama di quell’amore puro e sincero, è la sua spalla, la donna sulla quale può contare, sempre.

Purtroppo John farà una scoperta terribile, che lo distruggerà, ma non tutto è ciò che sembra.

Alcune considerazioni

Devo dire che in questo racconto ho trovato l’inserimento dell’elemento paranormale un poco inutile, è vero che questo elemento interviene in un momento topico in cui John sta per compiere un’atto terribile, ma non mi ha convinta del tutto.

Fra i tre racconti che ho letto fin’ora (compreso “Il Canto di Natale”) è quello che mi ha convinta di meno, non per il tema del racconto che è meraviglioso, ma più per appunto questa poca utilità dell’elemento paranormale e per questa difficoltà nell’immersione del testo all’inizio.

Non mi sento di dire nulla in merito al finale positivo che sembra piombare un po’ dal nulla perché è un racconto, quindi l’autore non ha avuto tutto il tempo e le pagine per narrare il cambiamento nei minimi dettagli e in più come ho scritto prima questi brevi testi di Dickens ambientati a Natale mirano a riportare gioia.

Dickens stesso definì il racconto “calmo e domestico…innocente e carino”, sono d’accordo con questa definizione, non lo definirei uno dei migliori racconti mai letti ma durante la lettura mi ha trasmesso un senso di profondo calore, che si parli di casa, amore, Natale, non cambia il fatto che l’autore riesca a catturare sempre il lettore, che è sempre curioso/a di scoprire la risoluzione della vicenda.

Facendo quale ricerca per scrivere questa recensione mi sono imbattuta in una frase di Stevenson su Dickens e su questi racconti di Natale:

“Hai letto i Libri di Natale di Dickens? Io ne ho letti due, e ho pianto come un bambino, ho fatto uno sforzo impossibile per smettere. Quanto è vero Dio, sono tanto belli – e mi sento così bene dopo averli letti. Voglio uscire a fare del bene a qualcuno […]. Oh, come è bello che un uomo abbia potuto scrivere libri come questi riempendo di compassione il cuore della gente!”

E’ esattamente questa la sensazione che Dickens è in grado di trasmettere, lui trasmette il senso vero e proprio del Natale, leggendo questi racconti si può sentire (in ogni senso) il calore amorevole del Natale, anche se non siete amanti di questa festività o non lo festeggiate da anni, riuscite ad assaporare tutto quello che di accogliente c’è nella parola Natale.

Voto:

Progetto senza titolo (48)

Ne consiglierei comunque sempre la lettura, sopratutto in questi giorni prima di sbarcare in senso vero e proprio nelle festività interessate.

Ora si avanza con “La Battaglia della Vita“!

E voi? Avete mai letto questi racconti? Fatemi sapere!

A domani!

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PoetryTime

Il Pianeta degli Alberi di Natale

Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
presto, presto adunata, si va
sul Pianeta degli alberi di natale,
io so dove sta. Che strano, beato Pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’e’ il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
Ti fa l’inchino e dice: ’Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…’  Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è. Un bel Pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
A dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste, esisterà:
che differenza fa?

Gianni Rodari

I Problemi del Lettore – book tag

Buon martedì, come procede la settimana?

Siamo solo a martedì, è ancora presto per capire il mood della settimana, anche se “il buongiorno si vede dal mattino”, e già che ci siamo “cielo a pecorelle, acqua a catinelle”, così tanto per gradire.

Oggi mi sento particolarmente simpatica, il che è un bene dato il tipo di articolo di oggi, infatti questo sarà l’ultimo tag del 2019.

Ho visto questo tag qualche settimana e me lo sono salvata perché mi piace parecchio, l’ho visto da Martina Belli, una youtuber che seguo con molto piacere.

So che questo è comunque un tag che circola da anni anche se io l’ho scoperto solo poco tempo fa.

Come sempre è un tag che lascio aperto a tutti, se avete intenzione di scriverlo e pubblicarlo, fatemi un fischio perché sono curiosa di leggere le vostre risposte!

Iniziamo con il tag, che è tutto incentrato su dubbi “esistenziali” del lettore, ogni domanda ci pone davanti ad una scelta, via!

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Hai 20.000 libri nella tua tbr. Come diavolo decidi cosa leggere dopo?

Scelta difficile, anche perché io sono una cima nello scegliere, sono una perenne indecisa nella vita in generale. Ho provato in passato a ideare delle tbr (siete a conoscenza dei miei fallimenti precedenti) e appunto è sempre stato un fiasco, perché non mi piace auto-impormi qualcosa, se finisco per costringere me stessa a fare qualcosa poi non lo faccio. Per rispondere alla domanda comunque, vado a sensazioni, quello che mi ispira di più sarà in lettura.

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Sei a metà di un libro e non lo ami. Abbandoni o ti impegni?

Dipende dal libro, ci sono casi diversi. Se sono già a metà cerco di andare avanti, in rari casi lo mollo se sono già a metà dell’opera, se fossimo ad un punto precedente tipo un terzo del libro ci penserei di più e forse mollerei, ma a metà mi sforzerei di proseguire. Tranne in casi particolari provo a resistere.

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La fine dell’anno sta arrivando ma sei così lontano nella tua sfida di lettura di Goodreads. Cerchi di recuperare e come?

No, semplicemente accetto il fatto di non aver raggiunto l’obbiettivo, non mi riduco alla parte finale dell’anno per raggiungere un obbiettivo di questo tipo, se durante l’anno non sono riuscita a rispettarlo non succede nulla. Sono dell’idea anche che non contano i numeri, mi sono imposta questi obbiettivi e lo farò anche nel 2020, ma è più una cosa che faccio per auto-spronarmi e perché mi piace, ma in caso di fallimento non succede nulla.

Sarò soddisfatta sia in entrambi i casi.

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Le copertine di una serie che ami fare non matchano. Come affronti?

Non m’importa, potrei chiuderla qui. Non ho mai fatto molto caso a questi dettagli, ho trilogie o serie che non matchano nemmeno per il formato, un volume è in brossura, uno in copertina rigida, uno magari lo posseggo solo in digitale (anche se di solito quando un libro mi piace lo recupero subito dopo in cartaceo), insomma non do importanza a queste cose.

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Praticamente tutti adorano un libro che a te non è piaciuto per niente. Come ti comporti?

Prima di tutto provo a capire il perché di base, perché a tante persone è piaciuto? Perché a me no? Cosa non mi è piaciuto e cosa invece agli altri è piaciuto? Dopodiché di solito scrivo una recensione in cui esprimo sinceramente la mia opinione, cerco di essere precisa e specificare cosa mi è piaciuto e cosa no, non mi faccio particolari problemi, lo analizzo come analizzo tutti i testi.

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Stai leggendo un libro e stai per iniziare a piangere in pubblico. Come gestisci la cosa?

Non mi è mai successo, non di piangere per un libro, ma di farlo in pubblico. Dipende sempre il luogo, nel senso che se sono in un sedile isolato del tram o del treno potrei lasciarmi scappare qualche lacrimuccia, se invece sono letteralmente circondata da persone che magari mi stanno anche fissando cerco di trattenermi.

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Un sequel di un libro che amavi è appena uscito, ma hai dimenticato molto dal romanzo precedente. Rileggerai il libro? Salti il sequel? Provi a trovare una sinossi su Goodreads? Piangi frustrato?

Mmm, di solito provo ad iniziarlo e se leggendolo capisco di aver dimenticato proprio tutto e non c’è speranza di recupero, torno al libro precedente, perché se è una duologia o trilogia o ancora saga alla quale tengo non voglio perdermi nulla.

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Non vuoi che nessuno prenda in prestito i tuoi libri. Come dici educatamente alla gente di no quando lo chiedono?

In realtà io non sono così possessiva con i miei libri, anche se dipende dal libro, non presterei mai un’edizione incredibile di uno dei miei libri preferiti, semmai (e questo può sembrare strano) ne comprerei una da regalare a quella persona, non che io sia Briatore, ma se siamo vicino magari ad una festa ne approfitto. Anche perché se un libro mi piace a dei livelli alti scatta un meccanismo ambiguo nella mia testa per cui devo regalare quel libro a tutti perché tutti lo devono leggere. Quindi se mi chiedono in prestito un testo che non è tra i miei preferiti o che magari devo ancora leggere lo presto senza problemi, in caso contrario mi invento delle scuse dicendo che al momento proprio quel libro è in lettura… mi sono inventata scuse assurde negli anni.

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Hai raccolto e messo giù 5 libri nell’ultimo mese. Come superare la crisi della lettura?

Ah questa è una bella domanda, per tutto il 2019 ho cercato il rimedio, direi che la risposta è “trova il libro giusto”. Ma non è per niente facile, alla fine del 2019 grazie ad alcuni titoli mi sono sbloccata, ma sono titoli che non avevo programmato di leggere o altro semplicemente sono capitati lì. Quindi provare a sperimentare e leggere un qualcosa che non è nelle proprie corde potrebbe essere un bene, al massimo si può sempre riposare giù.

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Ci sono così tanti libri nuovi che stai morendo dalla voglia di leggere! Quanti ne acquisti effettivamente?

Troppi, la risposta è sempre questa. Non so dare un numero, però se siamo vicino alle feste come ora me li faccio regalare o approfitto di qualche sconto.

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Dopo aver acquistato i nuovi libri sui quali non vedevi l’ora di mettere le mani sopra, per quanto tempo rimangono sullo scaffale prima di leggerli?

Dipende da libro a libro, ovviamente non posso leggerli tutti assieme, vorrei ma non posso. Quelli per cui ho più smania saranno i primi e gli altri piano piano cercherò di smaltirli, tutto dipende dalla voglia, se ho già poca voglia di leggerli appena acquistati/regalati è un brutto segno.

E voi? Quali sono le vostre abitudini? E come rispondereste a questi dubbi? Fatemi sapere!

A domani!

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Un Male Necessario – Abir Mukherjee

Buon lunedì e buon inizio settimana!

Abbiamo appena messo piede nella settimana che precede il Natale, sentite il profumo della festa nell’aria?

Io non tanto, sono sincera, quest’anno il mio spirito natalizio si è scaricato.

Allora, per riprendere la tradizione della scorsa settimana, oggi finiamo di parlare della trilogia di Abir Mukherjee, per ora perché il terzo volume non è ancora uscito, con il secondo testo ovvero “Un Male Necessario“.

Parleremo del terzo e ultimo volume della trilogia, probabilmente l’anno prossimo, dato che uscirà negli ultimi mesi del 2020.

Iniziamo!

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Un Male Necessario – Abir Mukherjee

Casa Editrice: SEM (società editrice milanese)

Genere: Giallo Storico

Pagine: 344

Prezzo di Copertina: € 17,00

Prezzo ebook: compreso con l’edizione cartacea

Anno di Pubblicazione: 2019

Link all’Acquisto: QUI*

Trama

Calcutta, 1920. Nello splendido giardino della Government House si ritrovano venti principi del regno del Raj. Il governo britannico li ha convocati per avviare dei negoziati, necessari a creare una Camera dei Principi che possa accontentare le crescenti richieste di indipendenza. Tra nobili convenuti c’è il figlio del maharaja, il principe Adhir, che recentemente ha ricevuto delle minacce di morte. Per questo motivo ha invitato all’incontro il sergente “Surrender-not” Banerjee, suo amico e compagno di studi, insieme al Capitano Sam Wyndham, poliziotto che abbiamo già conosciuto nel fortunato esordio di Mukherjee, L’uomo di Calcutta. Il giovane maharaja li invita a spostarsi nel Grand Hotel dove alloggia per discutere la delicatissima questione dei biglietti minatori che ha trovato sotto il suo cuscino e nella tasca di un vestito. La Rolls-Royce su cui viaggiano viene fermata da un uomo vestito da prete induista che esplode tre colpi di pistola uccidendo il principe. Il capitano Wyndham lo insegue, ma l’assassino riesce a scappare tra i vicoli, scomparendo in mezzo alla folla di una parata religiosa. Indagando Wyndham e Surrender-not si accorgono di quanto il regno sia teatro di tumulti e sommosse. Il principe Adhir era infatti mal sopportato da alcuni gruppi religiosi e il suo fratello minore, nuovo successore al trono, è solo un playboy buono a nulla. Mentre i due poliziotti uniscono le forze per tentare di risolvere il mistero, rimangono coinvolti in una fitta rete di segreti e minacce all’interno di un mondo pericoloso e senza pietà. Sta a loro trovare il killer, prima che sia lui a scovarli.

Recensione

Parto subito con il dire che ho preferito questo secondo volume rispetto al primo, non che il primo sia il male reincarnato perché come scritto nella precedente recensione mi era piaciuto, ma questo è migliore sotto certi aspetti per me.

Cos’ha in comune con il primo?

Ovviamente incontriamo gli stessi personaggi quindi Surrender-not, Sam, la signorina Green, che non è un personaggio principale è di certo più importante rispetto ad altri individui presentati, ma i protagonisti rimangono i primi due.

Vengono introdotti molti altri personaggi in questo volume allo scopo di alimentare il giallo presente in questo secondo testo, qua infatti seguiamo sempre l’assassinio di una figura di spicco, un principe, il suo omicidio sarà il primo di una lunga catena.

Qui la narrazione si sposta a Sambalpore, un regno sempre in India e siamo nel 1920, quindi un anno dopo “L’Uomo di Calcutta“.

Qui di certo il legame fra i due personaggi si intensifica, li vediamo come un duo più unito, una collaborazione più fluida e anche Surrender-not prende più iniziative, mentre Sam è sempre un uomo che a volte somiglia a un cane arruffato, perché si perde nelle proprie riflessioni, nelle proprie memorie, nel proprio passato complicato, e arriva alle realizzazioni con dei colpi di genio improvvisi.

Forse l’avevo detta anche nella precedente recensione questa cosa, ma Sam a volte arriva a comprendere dei misteri a mò di fulmine a ciel sereno, a me non disturba particolarmente questa cosa, ma ci ho fatto caso.

E’ come se all’improvviso fissando il cielo dicesse: “Ah! Ho capito chi è il killer!”.

Rimane comunque un giallo storico quindi siamo nei tempi di Gandhi qui, ritroviamo sempre le tensioni fra l’India e il popolo britannico, ora, qui ci sono meno riferimenti storici rispetto al primo e arrivano le differenze.

Cos’ha di diverso rispetto al primo?

La narrazione l’ho trovata più veloce, non ci troviamo a leggere tutta l’introduzione dei personaggi o del periodo storico, qua l’autore salta subito nel vivo degli eventi, quindi ci sono meno descrizioni storiche.

Nella trama c’è scritto “vivida ambientazione storica”, non condivido a pieno con questa descrizione, sono più certi eventi sporadici e alcuni dettagli a ricordare al lettore sempre il periodo storico e il luogo in cui ci troviamo non tanto le descrizioni dell’autore.

Ho apprezzato di più il caso rispetto al primo capitolo della trilogia, là si parlava di una figura inglese/scozzese che veniva uccisa, qui invece c’è un principe, ma non solo, questo costringe Sam a spostarsi nel regno di provenienza di questo principe quindi Sambalpore dove indagherà sotto copertura.

Entriamo nella tradizione indiana del 1920, quindi in mezzo agli harem, ai re, i discendenti, le guardie, un ambientazione di questo tipo.

Non ci sono come dicevo tante descrizioni, quindi l’autore punta più sull’azione stavolta e si percepisce bene, è una vicenda sempre intricata in cui si finisce sempre per sospettare di tutti.

Stavolta però ci si può arrivare alla figura misteriosa che si nasconde dietro a tutto, io non ci sono arrivata, ma con il senno di poi una volta scoperta sembra evidente, è uno di quei casi in cui vi schiaffeggiate la fronte e dite “ma certo, ovvio!”.

Questo è quel tipo di romanzo che una volta iniziato ti rapisce fino all’ultima pagina, non ho notato grandi momenti di arresto, anzi in due giorni l’ho divorato perché lo stile dell’autore rimane sempre molto scorrevole, semplice e vola via veloce la narrazione.

Serve leggere il primo?

Come scritto l’altra volta io ho letto prima questo e successivamente il primo, con il senno di poi lo rifarei, ma tenete conto del fatto che alcuni dettagli che si ripetono qui partono dal primo quindi vi perdete qualcosa.

Non che sia impossibile seguire la narrazione senza aver letto il primo, ma ritroviamo tanti elementi come la dipendenza di Sam dall’oppio, una visione completa della relazione tra Sam e Annie, e quella tra Sam e Surrender-not, una visione completa dei personaggi in generale e una comprensione generale del periodo storico in cui ci troviamo, e le varie tensioni che qui non sono presenti come nel libro.

C’è sempre un occhio di riguardo per il razzismo tra nativi e inglesi ma non tanto quanto nell’ “Uomo di Calcutta“.

E’ un libro complicato da descrivere senza fare spoiler, perché seguiamo varie piste con Sam, la maggior parte di queste non porterà a nulla, incontriamo varie fazioni, una nuova cultura anche perché la popolazione di Sambalpore ha una cultura tutta sua.

Altro appunto, in questo volume l’autore spinge di più sull’aspetto love-story tra Sam e Annie e sopratutto sulla sofferenza di Sam.

Conclusioni

Ho preferito questo libro per il fattore “azione”, è un giallo storico d’azione anche perché gli eventi sono veloci e lasciano il lettore senza fiato.

Voto:

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E’ una lettura che consiglio sempre se volete qualcosa di leggero, ma comunque ben costruito, non dico leggero nel senso che è un titolo “senza lode e senza infamia”, no, è un libro scritto bene, ben strutturato e con una trama e una narrazione costruita bene, un giallo avvincente, che può essere letto anche in un periodo magari pieno in cui non avete molto tempo da dedicare alle letture, consigliato!

E voi? Avete mai letto “Un Male Necessario”? Fatemi sapere!

A domani!

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CitaTime

“Posai il piede sulla terra dei miei padri, ma su quella terra sentii di essere uno straniero.”

“Lo spirito che più di tutti tormenta questa regione incantata, e sembra essere il comandante in capo di tutte le forze dell’aria, è il fantasma di un cavaliere con il capo mozzato. Si dice sia lo spettro di un soldato della cavalleria assiana, che finì decapitato da una palla di cannone durante una delle tante battaglie della guerra di indipendenza, e che i contadini vedono spesso galoppare a spron battuto nel buio della notte come trasportato sulle ali del vento.”

Washington Irving