La Quinta Stagione – N.K. Jemisin

Buon mercoledì!

Come state? Come sta avanzando o per meglio dire “terminando” questo febbraio, dato che siamo già al 22 e io mi sento ancora al 2 di gennaio?

Sono sparita ultimamente perché la vita mi sta risucchiando in una spirale infinita di stanchezza e problemi vari da cui spero di uscire a breve o quantomeno di riemergere per poco, quindi se vi chiedete il perché della mia scarsa presenza sappiate che è da ricondurre ad un periodo particolarmente fastidioso, spero comunque di tornare il prima possibile ad essere più attiva.

Sono anche in una sottospecie di blocco del lettore, un po’ per scarsità di tempo e un po’ perché boh… vai a capire come funziona il mio cervello.

Oggi comunque parliamo finalmente di un libro di cui vi devo parlare da mesi e mesi, ho rimandato questo momento il più possibile, non per un motivo preciso, ma solo perché ho amato molto questo testo (che è anche comparso nella top five delle letture del 2022, qui) ed è un testo di cui non è facile anche perché per me non è stato quel tipo di amore folle e duraturo per tutto il tempo della lettura, ma ho dovuto raccogliere un poco le idee e comprendere meglio la mia esperienza di lettura.

Il testo in questione è La Quinta Stagione di N.K. Jemisin, il primo volume della trilogia della Terra Spezzata.

La Quinta Stagione – N.K. Jemisin

Casa editrice: Mondadori

Pagine: 469

Genere: fantasy, fantasy epico, fantascienza, narrativa apocalittica

Prezzo di Copertina: € 15,00

Prezzo ebook: € 7,99

P. Pubblicazione (ITA): 2019

Link all’acquisto: QUI

Incipit

Tu sei lei. Lei è te. Sei Essun. Ricordi? La donna cui è morto il figlio. Sei un’orogena che vive nell’insignificante cittadina di Tirimo da dieci anni. Solo tre persone sanno che cosa sei e due di loro le hai messe al mondo tu. Bene. Ne rimane una sola che sa, ora. Sono dieci anni che vivi la vita più ordinaria possibile. Sei arrivata a Tirimo da altrove, ma agli abitanti della città non importa da dove o perché. Era evidente che fossi istruita, così sei diventata un’insegnante del nido locale per i bambini dai dieci ai tredici anni. Non sei né la migliore né la peggiore insegnante: quando se ne vanno, i bambini si dimenticano di te, però imparano.

Trama

E iniziata la stagione della fine. Con un’enorme frattura che percorre l’Immoto, l’unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare. L’Immoto è da sempre abituato alle catastrofi, alle terribili Quinte Stagioni che ne sconquassano periodicamente le viscere provocando sismi e sconvolgimenti climatici.

Quelle Stagioni che gli orogeni sono in grado di prevedere, controllare, provocare. Per questo sono temuti e odiati più della lunga e fredda notte; per questo vengono perseguitati, nascosti, uccisi; o, se sono fortunati, sono presi fin da piccoli e messi sotto la tutela di un Custode, nel Fulcro, e costretti a usare il loro potere per il bene del mondo. E in questa terra spezzata che si trovano a vivere Damaya, Essun e Syenite, tre orogene legate da un unico destino.

Recensione

La quinta stagione è stato acclamato dalla critica, venendo candidato a diversi dei premi principali del settore e aggiudicandosene la maggior parte. Ha vinto il premio Hugo per il miglior romanzo al 74° Worldcon nel 2016, lo Sputnik Award ed è stato candidato inoltre al premio Nebula per il miglior romanzo e al World Fantasy Award.

Stile, Ritmo e Atmosfere

Le atmosfere di questo primo volume della trilogia sono miste, da un clima apocalittico, ad uno stile distopico, ci sono un misto di scenari diversi attraverso i quali seguiamo i vari personaggi, le tre voci principali, Essun, Syenite e Damaya.

La storia è ambientata in questa terra chiamata Immoto, l’unico continente del pianeta, luogo in costante e violento mutamento. Tutto il mondo infatti è vittima di costanti cataclismi che danno vita a quella che viene appunto chiamata “La Quinta Stagione”, un periodo di durata variabile in cui tutto rischia l’estinzione.

Infatti questa famigerata “Quinta Stagione” da origine ad una serie di fenomeni più o meno distruttivi per la terra e gli esseri che ovviamente la popolano, eventi quali eruzioni vulcaniche, scosse sismiche, fenomeni atmosferici e altro tutti di una portata decisamente pesante, queste eruzioni vulcaniche ad esempio possono anche produrre quantità di ceneri tale da oscurare il sole per anni, e da tutto questo provengono stragi, epidemie, carestie e in generale una decimazione degli esseri umani.

Nel corso della storia si sono susseguite varie “Stagioni” e a causa di ciò il mondo è stato costretto a ricominciare molte volte da zero, o quasi da zero, ad esempio molto delle civiltà precedenti è andato distrutto, tranne alcune vestigia ancora presenti e visibili, come ad esempio questi giganti obelischi fluttuanti, che si spostano per i cieli e di cui nessuno conosce bene del tutto il funzionamento.

Questo per illustrarvi un poco il clima generale che si respira una volta che ci si immerge nella storia e in questo mondo, uno scenario che senza dubbio ci fa pensare anche al nostro mondo a cui viene trapiantato uno scenario apocalittico, quella di Jemisin è anche ad una critica rivolta ai problemi ambientali, ma anche alla discriminazione, alle classi sociali e in generale ad un mondo egoista che ha inaridito la Terra e la sua popolazione.

Le atmosfere in alcuni scenari sono senza dubbio pesanti, aride, manca umanità e stabilità in una terra in subbuglio.

Lo stile di Jemisin è decisamente godibile, è una autrice che sa scrivere senza dubbio, lo stile è accattivante, ma allo stesso tempo Jemisin sa scavare nei meandri della psiche umana e mette sotto i riflettori anche quei minimi gesti che ci fanno comprendere meglio un personaggio e un contesto. E’ uno stile che sa essere profondamente doloroso, come un coltello che scava nella carne, ma anche armonioso.

Il ritmo generale del testo non è sempre costante, c’è stato un punto, circa dopo la metà in cui ho faticato un poco, non saprei dire se per un breve distacco mio o per un rallentamento del ritmo che mi ha portato per alcuni istanti ad avvertire un certo peso durante la lettura, ma a parte questo punto mi sono goduta senza dubbio il testo.

La Distopia e le tre voci principali

Al centro dell’Immoto risiede la città di Yumenes, capitale di un vasto impero che è riuscito a sopravvivere per secoli alle Quinte Stagioni. Ci ritroviamo però all’interno di un impero basato su un severo regime assolutista, dittatoriale e intransigente, in cui l’individuo è completamente al servizio della comunità e vive per alimentare questa comunità servendola e rispettando le sue regole. All’interno di questa si sono create delle caste che dividono le persone basandosi sulla loro utilità.

L’impero ha anche numerose Com (comunità), che vanno dai piccoli villaggi a città, protette da mura e sempre pronte a chiudersi al mondo esterno per tentare di sopravvivere a un’eventuale Stagione. In questo mondo si segue fedelmente la Litodottrina, una vera e propria dottrina appunto, da seguire in caso di cataclisma che indica come ci si deve preparare e come ci si deve comportare in caso di Stagione.

In questo mondo ci sono sia esseri umani che orogeni, individui in grado di percepire i movimenti tellurici della crosta terrestre e hanno il potere di controllarli, capaci di prendere dall’ambiente l’energia sufficiente per controllare e placare determinati fenomeni, o all’opposto scatenarli. Gli orogeni potenti possono essere o un grande dono e un grande aiuto nella gestione di questi fenomeni o al contrario essere causa di enorme distruzione e devastazione perché possono letteralmente controllare il terreno.

Tra questi orogeni troviamo le protagoniste di questo libro, Essun, orogena che si finge una persona normale in un piccolo villaggio, il cui mondo piomba nella distruzione quando rincasando, trova il corpo esanime del proprio figlio ucciso dal padre, che ha intuito la natura orogena del figlio.

Non faccio spoiler perché questo accade davvero nelle prime pagine, da questo evento Essun inizia un lungo viaggio alla ricerca del compagno e assassino del figlio per vendicarsi, ma anche per ritrovare la figlia sparita, pensa rapita dal padre.

Damaya è una bambina che si è appena rivelata orogena e che viene salvata da un Guardiano (praticamente delle specie di controllori o carcerieri degli orogeni) che la porterà via dalla propria famiglia per portarla al Fulcro ed educarla come un orogena.

Syenite infine è un’orogena del Fulcro inviata in missione sotto la supervisione di Alabaster, un orogeno estremamente potente e dalla psiche piuttosto labile.

C’è un grande colpo di scena che ha a che fare con ognuna di queste voci, un “segreto” che si può iniziare ad intuire man mano che si avanza nel testo perché spuntano vari indizi, trovo comunque che questo incastro e questo tipo di struttura funzioni benissimo e sia gestita alla perfezione da Jemisin che con Essun infrange anche la quarta parete usando la seconda persona singolare.

In questo libro vengono trattati un’infinità di temi, che si legano ad ognuno di questi personaggi e ad altre figure che ruotano attorno a loro, potrei davvero compilare una lista infinita di tematiche che ritroviamo ne “La Quinta Stagione”, da quelle più evidenti come la morte e la distruzione a quelle che spuntano durante la lettura come il labile rapporto fra gli esseri umani in un mondo che vive costantemente sull’orlo della fine, e su come si affaccino gli esseri l’uno all’altro.

E’ un libro difficile da digerire, oscuro e pesante, con vari eventi traumatici per i personaggi che rimbalzano sul lettore, è uno di quei testi che vi da quella sensazione di aver vissuto mano nella mano con i personaggi durante tutti questi eventi negativi, di averli accompagnati e di aver quasi sentito il passaggio del tempo sulla vostra pelle.

Ci troviamo proiettati in tempi diversi, scenari diversi, un’alternanza di momenti traumatici a momenti quasi di pace in cui le persone si avvicinano e spunta quella scintilla di umanità che in questo mondo sembra quasi del tutto spenta.

Conclusioni

“La Quinta Stagione” è un testo massiccio, non tanto a livello di pagine, ma a livello di eventi, conoscenze e evoluzioni che viviamo assieme ai personaggi, ci ritroviamo con loro in questa specie di viaggio che si snoda in tempi diversi, ma sembra sempre proiettato ad un futuro incerto verso cui si avverte una speranza che però è molto flebile.

E’ un testo affascinante per la struttura, per i personaggi, per le tematiche, per il mondo che Jemisin ha creato e per il modo in cui riesce ad immergere e gestire tutto questo.

I personaggi sono veri, reali e non si fatica ad entrare in contatto con loro in modo profondo e sentito.

Devo darmi una mossa a leggere il secondo volume, perché inutile dirvi che il primo termina con quel classico finale tranciato che lascia parecchio in ballo.

Voto:

E voi? Avete mai letto “La Quinta Stagione”? Vi è piaciuto? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

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Piranesi – Susanna Clarke

Buon martedì!

Come state? Come avete trascorso questi primi giorni di febbraio?

Oggi parliamo di un libro che ho citato anche nei top five dei libri più belli del 2022 per me, ovvero Piranesi di Susanna Clarke. Una parte di me era convinta di aver già pubblicato una recensione a riguardo, ma questa parte era in errore perché cercandola nei meandri del blog non c’è, quindi nulla, era una convinzione falsa e tendeziosa.

E’ stata una pubblicazione del 2021 che io ho recuperato subito, appena uscita, perché mi attraeva molto dalla trama e ho sempre sentito tessere le lodi di Susanna Clarke, di cui in libreria ho anche Jonathan Strange e il Signor Norrell, ma ho aspettato il 2022 per leggerlo quando ormai era già esploso il fenomeno “Piranesi”, dato che di questo libro si è parlato molto e sempre bene da quello che ricordo.

Ma io direi di iniziare a parlarne subito, è giunto il suo momento!

Piranesi – Susanna Clarke

Casa editrice: Fazi

Pagine: 267

Genere: fantasy, realismo magico

Prezzo di Copertina: € 16,50

Prezzo ebook: € 4,99

P. Pubblicazione (ITA): 2021

Link all’acquisto: QUI

Incipit

Quando la Luna è sorta nel Terzo Salone Settentrionale sono andato nel Nono Vestibolo. ANNOTAZIONE PER IL PRIMO GIORNO DEL QUINTO MESE DELL’ANNO IN CUI L’ALBATROS E’ ARRIVATO NEI SALONI SUD-OCCIDENTALI. Quando la Luna è sorta nel Terzo Salone Settentrionale sono andato nel Nono Vestibolo per assistere alla congiunzione di tre Maree. E’ un evento che accade soltanto una volta ogni otto anni. Il Nono Vestibolo è un luogo straordinario per le tre grandi Scalinate che contiene. Lungo le sue Pareti corrono file di Statue di marmo, centinaia di Statue che si innalzano, un Livello dopo l’altro, fino a raggiungere vette lontanissime.

Trama

Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori.
Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo.
Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancoratroppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.

Recensione

Il libro contiene numerosi riferimenti all’arte e alla letteratura. Il nome del protagonista è un omaggio a Giovanni Battista Piranesi, autore di una serie di incisioni immaginifiche dal titolo Carceri d’invenzione. L’aspetto della Casa è ispirato alle sue opere.

Stile, Ritmo e Atmosfere

Io partirei parlando delle atmosfere presenti in Piranesi, che sono sicuramente uno degli aspetti più affascinanti ed unici del romanzo. Infatti ci troviamo in questa casa enorme, che sembra ricoprire la superficie intera del mondo, da come viene descritta da Piranesi, sembra che il mondo sia questa casa, anzi Casa con la maiuscola dato che per il nostro protagonista è come se fosse una vera e propria entità.

Questo ambiente enorme, senza fine, viene descritto in parte da Piranesi che con il passare del tempo ha costruito una specie di cartina dei luoghi e dei saloni che si trovano in questa casa. Ogni salone è diverso e ha delle sue caratteristiche precise, ma in molti di questi luoghi sono presenti statue di diverso tipo, alcune raffiguranti animali e altre esseri mitologici, altre ancora esseri umani ecc. ecc.

L’ambiente che Susanna Clarke riesce a rappresentare sembra bianco, asettico, con queste statue eteree che sembrano le uniche presenze fisse in questo luogo assieme a Piranesi, come se fossero esseri che in un certo modo tengono compagnia ad un individuo solo.

Anche se scopriamo presto che in realtà Piranesi non è solo del tutto in questo luogo, ma ci arriveremo.

Tornando alle atmosfere questo è un romanzo di una bellezza surreale, sotto questo aspetto, se amate molto ad esempio immergervi in quello stile estetico che ricorda quasi un museo per la struttura dei luoghi, amerete queste atmosfere, con questi enormi saloni, queste maree che arrivano e inondano ogni volta i saloni situati al primo piano, mentre in altri a volte c’è nebbia o pioggia, proprio come se questa casa fosse strutturata in piani talmente vasti ed enormi da avere al loro interno fenomeni atmosferici come appunto la pioggia o la nebbia.

Ci sono però luoghi in questa casa che Piranesi non conosce anche perché per viaggiare da un salone all’altro a volte ci vogliono ore o giorni.

Il ritmo generale del romanzo è un crescendo, all’inizio seguiamo un individuo che sembra rinchiuso in uno schema dentro cui vive in modo piuttosto rigido ed è talmente abituato a seguire questo schema da non farsi nemmeno domande o da non avere dubbi quando inizia ad essere chiaro il fatto che ci sono molti misteri che si nascondono nella casa e che Piranesi all’inizio sembra voler intenzionalmente ignorare.

Andando avanti però Piranesi si rende sempre più conto del fatto che non può continuare ad ignorare aspetti della sua vita e della casa che non tornano, punti oscuri su cui bisogna indagare, quindi il ritmo iniziare ad essere costante fino a questa esplosione finale, per poi distendersi di nuovo. Penso sia un testo che ci mette un poco ad ingranare anche per farci entrare del tutto prima nel mondo di Piranesi e per portarci vicino a questo personaggio che dal mio punto di vista all’inizio fa di tutto per non scostarsi dalla sua vita di tutti i giorni.

Lo stile di Susanna Clarke è godibilissimo, è uno stile che fa avvicinare il lettore al protagonista perché capiamo le sue paure, avvertiamo il suo timori, ne comprendiamo la psiche, insomma è uno stile che ci accompagna anche in questo viaggio alla scoperta di Piranesi oltre che alla scoperta della casa e dei vari misteri.

“Allora te lo dirò. E’ cominciato quando ero giovane, sai. Sono sempre stato molto più brillante dei miei pari. La mia prima grande intuizione è stata quando mi sono reso conto di quanto il genere umano avesse perso. Una volta, uomini e donne erano capaci di trasformarsi in aquile e volare su distanze immense. Erano in comunione spirituale con i fiumi e le montagne e da loro ricevevano saggezza. Percepivano l’orbita delle stelle all’interno delle loro menti. I miei contemporanei non lo capivano. Tutti erano ammaliati dall’idea del progresso e credevano che qualsiasi cosa nuova dovesse essere superiore a ciò che era vecchio. Come se il merito fosse una funzione della cronologia! Ma secondo me la saggezza degli antichi non poteva essere semplicemente svanita. Niente svanisce e basta.[…]”

Un Personaggio e una Casa Indimenticabili

Ho amato tanto il personaggio di Piranesi, che di certo all’inizio può infastidire per questo suo voler vivere a tutti i costi ignorando aspetti che sembrano impossibile da ignorare, ma l’ho trovato un essere innocente, profondamente fragile in questo suo guscio di ruotine che si è creato, un individuo che si aggrappa a ciò che sa per non impazzire perché intorno a lui è nulla è certo.

All’interno della Casa comunque vive anche un altro individuo chiamato da Piranesi appunto “L’Altro”, un uomo che lui incontra ogni martedì e venerdì e al lettore è chiaro fin da subito che quest’uomo di approfitta in un certo di Piranesi e che senza dubbio sa molto di più rispetto a ciò che gli racconta. Ad un certo punto del romanzo Piranesi trova dei messaggi sparsi in giro per la casa e all’inizio crede che sia la casa stessa a voler comunicare con lui, ma ben presto diventa chiaro il fatto che potrebbe esserci anche un altro individuo nella casa e potrebbe non avere delle buone intenzioni.

Anche qui come per la recensione de “Le Sette Morti di Evelyn Hardcastle” mi trovo costretta a frenare i polpastrelli per evitare di fare spoiler, ma tutto ciò che ho scritto si trova anche nella trama quindi non ho superato il confine.

Sta di fatto che andando avanti nel testo iniziano a palesarsi una serie di elementi che piano piano ci porteranno alla scoperto di un mistero che in parte, in una minima parte, si può intuire soprattutto per l’aspetto legato all’ambiente, ma per me è stata solo una piccola intuizione perché è senza dubbio un romanzo con un grande colpo di scena.

E’ un testo che contiene molti riferimenti artistici, mitologici, letterari, è un testo con atmosfere potenti e un protagonista assolutamente umano.

Una parte di me vorrebbe avere la possibilità di cancellare dalla mente il ricordo di aver letto questo romanzo, per poterlo rileggere come se fosse la prima volta e poter visitare questi luoghi da zero.

Sicuramente la casa è anche un luogo che esprime una certa solitudine, soprattutto all’inizio quando incontriamo Piranesi, ma sembra quasi un ambiente al di là del tempo e dello spazio, fin da subito, un luogo in cui tutto è imprigionato in una bolla in mezzo a queste statue, a questi ambienti pieni di arte e ricoperti da un velo di silenzio dove in sottofondo si sente lo scorrere dell’acqua ai piani inferiori… stupendo.

Ci sono di certo vari aspetti che arrivano ad intersecarsi in questo testo, abbiamo una parte mystery che si va ad unire a quella fantasy, c’è il mistero di questo famoso “Altro”, il mistero di questo universo/Casa, quello legato alla vera identità di Piranesi e alla sua storia e infine quello riguardante vari scheletri che Piranesi ha trovato in vari in luoghi della casa e a cui porta cibo e acqua.

Alla fine si può arrivare a apprezzare di più certi aspetti del romanzo rispetto ad altri, ma secondo me tutti arrivano a unirsi per creare un quadro finale perfettamente costruito.

Conclusioni

E’ un testo che ho inserito al secondo posto fra i libri preferiti del 2022 e mi sento di dire che potrebbe tranquillamente rientrare in una lista dei libri migliori degli ultimi anni, è già mirabile il fatto che nonostante siano passati vari mesi dalla lettura io ricordi ancora alla perfezione le sensazioni che ho provato in questi luoghi.

E’ un romanzo che all’inizio, al primissimo approccio, può avere un ritmo un poco lento, ma una volta avviato vi rapisce e non vi lascia più.

Voto:

E voi? Avete mai letto “Piranesi”? Vi è piaciuto? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!