PoetryTime

Un giorno

sarò albero e radice

sarò terra contesa.

Mi vorranno i vermi

i lombrichi le stelle

sarò cosa che cambia

chissà cosa diventerò.

Sarò fiore o montagna

o terra da cemento

per un buon palazzo

eppure un giorno ero vivo

e ho visto il mondo

eppure un giorno ero vivo

e ho visto il mondo.

(da Canzoniere della Morte)

Salvatore Toma

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PoetryTime

Incontrerò la grande sofferenza

nelle mani e in tutto il volto,

entrerò nel grande dolore

e davanti all’uscio piangerò,

prima che mi lascino passare,

che mi chiedano da dove sarò venuto

se oserei fermarmi lì, dove c’è solo neve,

o se continuassi fino ai castagni,

allora sarò sulla montagna

e abbraccerò tutte le ferite,

le mie e quelle del sangue altrui,

non ci sarà patimento in tutto questo,

solo alberi sterminati di conifere.

(da Tibet)

Roberto Carifi

PoetryTime

Senza nubi né pioggia, nebbia, foschia o vento,

sulla luna si spalancano orizzonti di gioia.

La perfezione della luce arriva intatta alla sabbia,

da distanze impensabili si distingue ogni sasso.

Nel cielo sempre nero della luna

il sole tramonta e sorge,

sorge tramonta la terra.

Terra nuova, terra piena, terra calante.

Quando tra le cose si vede chiaro

si procede leggeri, senza pesi, quasi lievitando.

Qui sì che si vede il mondo lontano,

è così facile prendere le distanze.

Basta trattenere un po’ il respiro

fino a non averne più bisogno

e si apprezza la bellezza dei mari senza onde,

senza pesci, senza vita della luna.

Essere sulla Luna

Annalisa Manstretta

PoetryTime

Solo la nudità alla fine ci raggiunge

esatta come la luna crescente nei capelli.

Esiste una gioia nella reticenza

e un riparo perfino in questo spazio

che ha un inizio e una fine.

Non voglio scrivere un’elegia della vecchiaia,

solo dire che spingere le braccia dentro il freddo 

è una prova che ha il senso di trovare il vero in una frase.

Senti come guadagni la via del corridoio.

Non è scontato il passo col respiro.

Conta i mattoni pensando ai ciottoli di fiume

all’acqua che ti fasciava il piede

ricorda quanta tenacia c’è voluta a decifrare 

le mappe dentro alle parole.

(da Salva con Nome)

Antonella Anedda

PoetryTime

Sii dolce con me. Sii gentile.

E’ breve il tempo che resta. Dopo

saremo scie luminosissime.

E quanta nostalgia avremo

dell’umano. Come ora ne

abbiamo dell’infinità.

Ma non avremo le mani. Non potremo

fare carezze con le mani.

E nemmeno guance da sfiorare

leggere.

Una nostalgia d’imperfetto

ci gonfierà i fotoni lucenti.

Sii dolce con me.

Maneggiami con cura.

Abbi la cautela dei cristalli

con me e anche con te.

Quello che siamo

è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei

e affettivo e fragile tiepido. La vita ha bisogno

di un corpo per essere e tu sii dolce

con ogni corpo. Tocca leggermente

leggermente poggia il tuo piede

e abbi cura

di ogni meccanismo di volo

di ogni guizzo e volteggio

e maturazione e radice

e scorrere d’acqua e scatto

e becchettio e schiudersi o

svanire di foglie

fino al fenomeno della fioritura,

fino al pezzo di carne sulla tavola

che è corpo mangiabile

per il tuo mio ardore d’essere qui.

Ringraziamo. Ogni tanto.

Sia placido questo nostro esserci –

questo essere corpi scelti

per l’incastro dei compagni

d’amore.

(da Bestia di Gioia)

Mariangela Gualtieri

PoetryTime

Mattutino

Cos’è il mio cuore per te

che non vuoi smettere di forzarlo

come un coltivatore che prova

una nuova specie? Esercitati

su qualcos’altro: in che modo posso vivere

in colonie, come preferisci, se imponi

una quarantena di tormento, separandomi

dagli individui sani della

mia stessa tribù: non fai così

nel giardino, non segreghi

la rosa malata; lasci che agiti le sue amichevoli 

foglie infestate in

faccia alle altre rose, e le afidi minuscole

saltano di pianta in pianta, dimostrando ancora una volta

che io sono l’ultima delle tue creature, dopo

l’afide che prospera e la rosa rampicante – Padre,

in quanto produttore della mia solitudine, allevia

almeno il mio senso di colpa; toglimi

il marchio dell’isolamento, a meno 

che tu non intenda farmi 

di nuovo sana per sempre, come fui

sana e intera nell’infanzia ignara,

o se non allora, sotto il peso leggero

del cuore di mia madre, o se non allora,

in sogno, primo

essere che non sarebbe mai morto.

Louise Glück

PoetryTime

Noi, dinosauri

Nati così,

dentro a tutto questo

mentre facce di gesso sorridono

e la Signora Morte ride

e gli ascensori si guastano

e gli orizzonti politici si dissolvono

e il ragazzo che imbusta la spesa al supermercato ha

una laurea

e i pesci imbrattati di petrolio sputano le loro prede

imbrattate di petrolio

e il sole è mascherato

noi siamo

nati così

dentro a tutto questo

dentro a queste folli guerre calibrate

dentro quel che si vede da finestre rotte di fabbriche

desolate

dentro ai bar dove le persone non parlano più tra loro

dentro a scazzottate che finiscono a pistolettate e

coltellate

nati dentro a tutto questo

dentro a ospedali che sono così costosi che è più

conveniente morire

dentro un sistema con avvocati che costano così tanto

che è più conveniente dichiararsi colpevoli

dentro a una nazione con le prigioni piene e i manicomi

chiusi

dentro a un posto dove le masse elevano sciocchi a

ricchi eroi

nati dentro a tutto questo

camminiamo e viviamo attraverso tutto questo

moriamo a causa di questo

azzittiti a causa di questo

castrati

corrotti

diseredati

a causa di questo

coglionati da questo

usati da questo

smerdati da questo

resi pazzi e ammalati da questo

resi violenti

resi disumani

da questo

il cuore è incupito

le dita afferrano la gola

la pistola

il coltello

la bomba

le dita cercano un dio indifferente

le dita cercano la bottiglia

la pasticca

la bustina

siamo nati dentro a questa mortalità dolorosa

siamo nati dentro a un paese indebitatosi per 60 anni

che presto non sarà in grado neanche di pagare gli

interessi su quel debito

e le banche salteranno

il denaro sarà inutilizzabile

ci saranno omicidi alla luce del sole e impuniti per le

strade

ci saranno pistole e criminalità a zonzo

la terra sarà inutilizzabile

il cibo si ridurrà sempre più

l’energia nucleare sarà in mano alle masse

esplosioni faranno tremare di continuo la terra

uomini robotici radioattivi si daranno la caccia tra loro

i ricchi e gli eletti osserveranno da piattaforme spaziali

l’inferno di Dante sembrerà un parco giochi per

bambini

il sole non si vedrà più e sarà sempre notte

gli alberi moriranno

tutta la vegetazione morirà

uomini radioattivi mangeranno la carne di uomini

radioattivi

i mari saranno avvelenati

i laghi e i fiumi si estingueranno

la pioggia sarà di nuovo oro

i copri marci di uomini e animali puzzeranno nel vento funesto

i pochi ultimi sopravvissuti saranno abbattuti da nuove

e odiose

malattie

e le piattaforme spaziali saranno distrutte dall’attrito

ci sarà la fine delle scorte

l’effetto naturale del decadimento generale

e ci sarà il più bel silenzio mai udito

scaturito da tutto questo.

Il sole sempre nascosto lassù

nell’attesa del prossimo capitolo.

Charles Bukowski

PoetryTime

Non Piangere sulla Mia Tomba

Non piangere sulla mia tomba,
Non sono lì; non dormo.
Sono mille venti che soffiano,
Sono i riflessi del diamante sulla neve,
Sono il sole sul grano maturo,
Sono la dolce pioggia autunnale.
 
Quando ti svegli nel silenzio del mattino
Sono la corsa rapida dei quieti uccelli
Che si levano a cerchio in volo.
Sono la morbida luce notturna delle stelle.
Non piangere sulla mia tomba,
Non sono lì; non sono morta.

Mary Elizabeth Frye

*Versione in lingua che vi consiglio di ascoltare

PoetryTime

Il Pianeta degli Alberi di Natale

Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
presto, presto adunata, si va
sul Pianeta degli alberi di natale,
io so dove sta. Che strano, beato Pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’e’ il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
Ti fa l’inchino e dice: ’Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…’  Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è. Un bel Pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
A dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste, esisterà:
che differenza fa?

Gianni Rodari

5 Libri da Leggere Quando non Si ha Voglia di Leggere

Buon lunedì e buon inizio settimana!

Oggi una nuova lista, non vi preoccupate tra poco mi metto calma con queste liste, questa non ha nulla a che fare con il Natale, anzi è una lista di libri che io personalmente consiglio se state attraversando un periodo in cui non avete voglia di leggere o un periodo particolarmente impegnativo e sentite di non riuscire a seguire come vorreste un titolo particolarmente intricato o lungo.

Beh, questi sono 5 libri che secondo me potrebbero essere giusti per un periodo del genere, si sa anche ora con le feste e i doveri vari potremmo avere poco tempo per la lettura, non sono proprio libri a tema con il periodo ma sono adatti a momenti del genere.

Iniziamo!

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Un Polpo alla Gola – Zerocalcare

Pagine: 192

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Dopo lo straordinario successo de La profezia dell’armadillo, Zerocalcare torna con un romanzo grafico lungo e tutto nuovo. Tre capitoli. Tre stagioni della vita del giovane Calcare; le amicizie, le rivalità, i piccoli misteri dell’impresa che è crescere, raccontati nell’impareggiabile stile di Zerocalcare, in un crescendo sincopato di risate e singhiozzi. Un romanzo grafico scanzonato, ma profondo, ironico e amaro come solo la vita guardata da vicino sa essere.

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Secondo me “un polpo alla gola” è perfetto per un periodo così, perchè è piuttosto breve ma è piacevole ma sopratutto si legge tutto d’un fiato, se non avete mai letto Zerocalcare e siete proprio in un momento del genere potrebbe essere la buona volta per iniziare!

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Incubi e Deliri – Stephen King

Pagine: 854

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Un dito che emerge da uno scarico del lavandino, giocattoli che si trasformano in micidiali strumenti di morte, mosche che si annidano in un vecchio paio di scarpe da tennis, il deserto del Nevada che inghiotte una Cadillac… La leggenda di Castle Rock ritorna per ammaliare l’attonito lettore. La fertilissima immaginazione di Stephen King e la potenza della sua vena narrativa non sono mai state così efficaci, e terrificanti, come in questa sorprendente antologia.

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Allora, ci sono varie raccolte di King, come “quattro dopo mezzanotte” o “notte buia, niente stelle” ma ho deciso di proporvi questa perché trovo riesca a trasportare di più il lettore, “quattro dopo mezzanotte” non l’ho letta interamente ma non mi ha catturata pienamente, stesso discorso per “notte buia, niente stelle” a parte il primo racconto da cui è nato anche un film di cui abbiamo parlato tempo fa. Penso anche che i racconti siano molto, molto utili per situazioni di non voglia nei confronti della lettura o scarso tempo a disposizione, stesso discorso per i libri brevi, questo non è breve ma sono comunque racconti che durante la lettura ti rapiscono e le pagine volano.

 

Cedi La Strada Agli Alberi – Franco Arminio

Pagine: 149

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Franco Arminio ha raccolto qui una parte della sua sterminata produzione in versi. Ma questa non è un’antologia, è un’opera antica e nuova, raffinata e popolare, un calibrato intreccio di passioni intime e passioni civili. La prima sezione è un omaggio al paesaggio e ai paesi che Arminio racconta da anni nei suoi libri in prosa. La seconda ci presenta una serie di poesie amorose in cui spicca il suo acuto senso del corpo femminile. Dopo i testi intensi dedicati agli affetti familiari, le conclusioni sono affidate a una serie di riflessioni sulla poesia al tempo della Rete. I versi di Arminio sono lavorati a oltranza, con puntiglio e cura, con l’obiettivo di arrivare a una poesia semplice, diretta, senza aloni e commerci col mistero. La sua scrittura è una serena obiezione alle astrazioni e al gioco linguistico, una forma di attenzione a quello che c’è fuori, a partire dal corpo dell’autore, osservato come se fosse un corpo estraneo. L’azione cruciale è quella del guardare: “Io sono la parte invisibile / del mio sguardo”.

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Qui volevo consigliarvi un libro di poesie però me ne sono venuti in mente due e quindi li ho inseriti entrambi, vi avevo già accennato qualcosa su questo testo, quando posso invogliare a leggere poesia lo faccio sempre con estremo piacere. Questa è una raccolta perfetta per un lettore con poco tempo a disposizione perché sono poesie non intricate, veloci, e alcune mi hanno lasciato effettivamente qualcosa.

 

Amore a Prima Vista – Wislawa Szymborska

Pagine: 122

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Si parla molto di amore nelle poesie di Wisława Szymborska: ma se ne parla con una così impavida sicurezza di tocco e tonalità così sorprendenti che anche un tema sin troppo frequentato ci appare miracolosamente nuovo. «Sentite come ridono – è un insulto» scrive di due amanti felici. «È difficile immaginare dove si finirebbe / se il loro esempio fosse imitabile» – e ad ogni modo «Il tatto e la ragione impongono di tacerne / come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita». Anche parlando d’amore la voce della Szymborska sa dunque essere irresistibilmente ironica: non a caso Adam Zagajewski diceva di lei che «sembrava appena uscita da uno dei salotti parigini del Settecento». Ma sa anche essere, dietro lo schermo della colloquiale naturalezza e dell’ingannevole semplicità, grave e trafiggente, come quando affida a un panorama divenuto ormai intollerabile il compito di proclamare l’assenza («Non mi fa soffrire / che gli isolotti di ontani sull’acqua / abbiano di nuovo con che stormire») o all’amore a prima vista quello, ancor più temerario, di smascherare il caso-destino che ci governa: «Vorrei chiedere loro / se non ricordano – / una volta un faccia a faccia / in qualche porta girevole? / uno “scusi” nella ressa? / un “ha sbagliato numero” nella cornetta? / – ma conosco la risposta. / No, non ricordano».

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Altro libro di questo genere, se vi volete anche avvicinare alla poesia vi consiglio caldamente questo testo, inoltre se si parla di una situazione come quella del titolo dell’articolo vi potrei consigliare anche l’haiku, la poesia giapponese, questo testo in particolare.

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Fahrenheit 451 – Ray Bradbury

Pagine: 177

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Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall’incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.

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Io non posso smettere di consigliare questo libro, un classico moderno, tra l’altro in questo periodo sto giocando a Detroit Become Human e mi ha riportata alla memoria Fahreinheit 451, anche se l’argomento è diverso certo e non c’entrano i libri bruciati. Comunque questo è un libro incredibilmente scorrevole che affronta un tema affascinante in uno scenario distopico, ve ne consiglio la lettura in ogni caso.

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Racconti – F. Dostoevskij

Pagine: 352

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I primi quattro racconti di questa raccolta furono scritti negli anni immediatamente precedenti l’arresto e la condanna ai lavori forzati; tra il 1846 e il 1848. Ne sono protagonisti umili impiegati schiavi delle proprie frenesie o piegati dall’arroganza del sistema, giovani sognatori in bilico tra incubo e impossibilità di appagare i propri desideri, personaggi che si muovono nel solco della tradizionale narrativa russa, da Gogol’ a Puškin.

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E infine, una raccolta di racconti di Dostoevskij, non è facilissima da reperire, ma nel link che vi ho inserito in alto è disponibile. Ho scelto questo titolo per lo stile dell’autore principalmente che è frizzante e scorrevole, trovo che uno stile come il suo renda ogni opera interessante e immersiva.

Bene!

Prometto di calmarmi con le liste, ma l’idea di questo articolo mi ronzava in testa da un po’, spero che questi suggerimenti vi siano piaciuti! Avete letto qualcuno dei libri qui elencati? Sì? Fatemi sapere!

A domani!

Elisa