Buongiorno cari compari e buon sabato!
Come anticipato nello scorso articolo eccoci qui, io e Tiziana, con la recensione de “La Signora Dalloway” di Virginia Woolf, che è stato il libro di febbraio del GDL.
Dunque, a essere sincera non pensavo nemmeno di riuscire a scriverlo questo articolo visto che fino al 20 febbraio non ho degnato di uno sguardo questo libro, per tre motivi principalmente.
Non pensavo fosse il momento giusto per la Woolf, con questa autrice c’è poco da fare bisogna applicarsi, ci vuole sempre un buon livello di concentrazione quando si legge.
Secondo, l’ho iniziato abbastanza tardi verso la seconda/terza settimana del mese… non ricordo, comunque tardi.
Terzo, ho voluto dare la precedenza ad altre letture quindi l’ho leggermente scansato.
Con queste meravigliose pseudo-premesse direi di iniziare!
La Signora Dalloway – Virginia Woolf
Editore: Einaudi
Pagine: 194
Prezzo di Copertina (Ed. Cartacea): € 9,00
Prezzo ebook: € 2,99
Anno della Prima Pubblicazione: 1925
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Trama
13 giugno 1923. Clarissa Dalloway, una signora dell’alta borghesia londinese, esce a comprare i fiori per la festa che sta organizzando per la sera. Passeggia per le strade di Londra, sfiora la vita di tanti sconosciuti, ma non ha il fare allegro di chi si prepara a qualcosa di lieto, il suo incedere è incerto e continuamente ostacolato da pensieri che le affollano la mente, da ricordi che si intrecciano con la nostalgia di ciò che è sfuggito e mai potrà tornare. Desideri, angosce e paure della solitudine, della morte ma anche della vita, si rincorrono in un flusso incessante di parole che aprono ad altre parole.
“Strano, pensò, sostando sul pianerottolo, e assumendo quella forma di diamante, quella persona intera, strano come una padrona di casa conosce il momento preciso, il vero carattere della sua casa!”
Recensione
Come vi dicevo in alto, la Woolf risulta piuttosto complessa come scrittrice se l’affrontate per la prima volta, erano mesi che non leggevo qualcosa di questa immensa autrice e ritrovarmi catapultata nel suo stile così arzigogolato, sempre in movimento, sempre così meravigliosamente contorto mi ha riportato alla memoria la prima volta in cui l’affrontai, cosa che feci anni fa con “Una Stanza Tutta per Se'”.
Vorrei mettermi a scrivere paragrafi di considerazioni sulla Woolf ma non penso, ad ora, di avere una conoscenza abbastanza approfondita dell’autrice per potermelo permettere.
Magari dopo aver letto più opere sue un domani farò un articolo dedicato solo a quella grandissima donna e scrittrice che era la Woolf, ma ne riparleremo in un futuro prossimo.
Dunque, avendo solo letto sono una sua opera prima di questa lettura mi sentivo leggermente titubante, perché il titolo che avevo letto era un saggio mentre questo è un vero e proprio romanzo.
Tutto il testo usa il “meccanismo” del flusso di coscienza o monologo interiore ovvero quella complicata tecnica letteraria per cui se sei Virginia Woolf viene fuori qualcosa di meraviglioso.
Essendo un romanzo del 1925, scritto sotto “flusso di coscienza” so cosa state pensando i meno amanti dei classici di voi, “ho capito va, chissà che pesantezza”, no.
Assolutamente no, a parte la difficoltà iniziale che con la Woolf per quanto mi riguarda c’è sempre, il resto del libro scorre piacevolmente ed è lento ma mai pesante.
L’elemento che più ho adorato, anzi ho letteralmente amato in questo libro è la capacità della Woolf di descrivere, paesaggi, emozioni, paure, amori, pensieri dei personaggi.
Le sue descrizioni sono qualcosa di paradisiaco e non sto esagerando, sembrano quasi poesia si potrebbero rileggere all’infinito e dentro, sono fortemente convinta, si troverebbe ancora del significato profondo ogni volta.
Ma parliamo della trama di per se, dunque è piuttosto semplice, il testo segue le vicende di Clarissa Dalloway durante il corso di una sola giornata.
Clarissa è una donna piuttosto snob come l’Inghilterra descritta dall’autrice, è moglie di Richard un uomo benestante, dai modi gentili e raffinati.
Poi c’è Septimus, un personaggio che rappresenta l’alter-ego della Woolf nel libro, è un uomo scampato alla guerra, che a visto morire davanti ai suoi occhi Evans un suo caro amico e da quel momento si sente vuoto, sente di non provare più nulla.
Clarissa è il personaggio principale mentre Septimus è il coprotagonista.
Si avverte perfettamente lo stacco fra i due come se ogni che si passa dalla signora Dalloway allo sconsolato Septimus il libro si dividesse in due parti completamente diverse.
Da un lato l’amore per la vita, per lo sfarzo, per l’apparenza, dall’altro il peso del passato che schiaccia la mente poco stabile di un uomo convinto di voler sfuggire dalla natura umana.
Altro personaggio da ritenere piuttosto importante è Peter Walsh, innamorato in giovane età di Clarissa ha sempre ceduto ad amori sbagliati, quando lo incontriamo noi all’inizio del libro è di ritorno da un lungo viaggio in India.
Il mio personaggio preferito, personalmente, è Septimus per il suo animo tormentato, la sua follia, in lui c’è molto altro rispetto alla “mancanza di proporzione” in lui ho letto qualcosa di profondamente vero e profondo.
I punti di forza di questo romanzo sono i personaggi e lo stile, impareggiabile, della Woolf.
Nonostante l’affetto spontaneo che ho provato nei confronti di Septimus (nome meraviglioso tra l’altro), la parte principale della mia concentrazione andava alle descrizioni.
Non posso farci niente, mi è sembrato di leggere una lunghissima poesia che nel mio cervello scorreva fra petali di rosa, stoffe soffici di abiti appena confezionati e rintocchi rumorosi che trafiggono le ore.
E’ stata una lettura che mi ha alleggerito, mi ha trasmesso una serenità finale che ho poche volte ho provato, mi sono sentita soddisfatta e felice di essermi lasciata trasportare dalla penna della Woolf.
Non vedo l’ora di leggere altro di suo, vorrei un domani poter dire di aver assaporato ogni sua opera.
Un libro del genere ti fa venire voglia di rivalutare le leggerezze della vita, di vedere poesia ovunque, nei piccoli gesti, nelle parole pronunciate velocemente.
In tutto.
Mi ha fatto bene questa lettura, nonostante non succedano cose piacevoli (sopratutto al mio cocco, ovvero Septimus) il modo i cui l’autrice narra le vicende non ti fa provare dolore, tutto è come alleggerito.
Sono felice di averlo letto, ora capisco perché era inserito fra i 1001 libri da leggere prima di morire.
Voto:
Non appena mi sentirò pronta affronterò un altra avventura Woolfiana, non vedo l’ora!
Lo consiglio a tutti, a prescindere che vi piacciano i classici o che da anni li ripudiate, bellissimo!
E voi? L’avete letto? Vi piace la Woolf? Cosa ne pensate?
Noi ci leggiamo prestissimo!
Elisa