Salve guys!
Oggi sono qui con la recensione del primo (in assoluto) libro letto assieme nel gruppo di lettura.
Vi lascio come sempre qui il link se volete partecipare anche voi al gruppo su Goodreads e vi ricordo che non sono sola in questo gruppo ma assieme a me c’è Tiziana, fedele compagnia che gestisce con me il gruppo.
Ma io direi di procedere subito visto che con tutta probabilità ci sarà parecchio da dire.
Il primo libro del gruppo di lettura era Il Buio Oltre la Siepe, opera di Harper Lee, vincitrice nel 1960 del Premio Pulitzer.
Editore: Feltrinelli
Pagine: 304
Prezzo di Copertina (Ed. Cartacea): € 8,00
Prezzo ebook: € 5,99
Anno di Pubblicazione: 1960
Link all’acquisto: QUI
“Se vuoi capire una persona, devi provare a metterti nei suoi panni e riflettere un poco.”
Trama
In una cittadina del “profondo” Sud degli Stati Uniti l’onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d’ufficio di un “negro” accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l’innocenza, ma l’uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l’episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell’infanzia che è un po’ di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.
Recensione
Avevo paura di affrontare questo libro, quando si parla di titoli così importanti credo sia normale essere intimoriti da tutto quello che è in questo caso To Kill A Mockingbird.
Nel corso della lettura ho compreso davvero il significato di questo titolo, ovvero Uccidere un Usignolo, un animale indifeso e innocente.
Più volte tra l’altro nel corso della lettura si fa riferimento all’uccidere uccelli come merli o usignoli, si fa anche riferimento però alla traduzione italiana del titolo, Il Buio Oltre la Siepe appunto, metafora della paura di quello che ci è sconosciuto un qualcosa che non conosciamo, che crediamo forse di conoscere ma sbagliando.
Insomma la metafora che sta dietro ad entrambe le “versioni” del titolo è affascinante.
Dopo aver terminato questo libro nella mia mente è comparsa una frase che penso possa racchiudere quasi del tutto questa opera.
La frase che ho pensato è stata: “Certo che il pregiudizio fa sbagliare tutto.“
Ultimamente la mia mente non riesce a partorire frasi molto profonde, lo so.
Vi racconto brevemente la trama di questo libro dal mio punto di vista.
Le vicende sono narrate da Scout, una bambina con un carattere piuttosto forte, Scout ha un fratello di nome Jem con cui all’inizio del romanzo va molto d’accordo ma più vanno avanti i mesi e più il cambiamento di Jem avanza sotto i nostri occhi.
Il padre di questi due vivaci bambini è Atticus un avvocato rispettato e ben voluto da tutti, almeno nella prima parte del romanzo.
Questa famiglia abita a Maycomb, un’immaginaria cittadina nel Sud dell’Alabama degli anni ’30 dove la segregazione razziale è un tema molto reale.
La vita dei due ragazzini procede con i suoi alti e bassi fra cambiamenti ormonali e crisi infantili sino a quando un giorno la nostra Scout viene derisa da un bambino che chiama Atticus con un termine che ricorrerà spesso nel corso del libro.
Questo termine viene utilizzato per disprezzare quello che sta facendo Atticus a favore di un uomo di colore chiamato Tom Robinson.
In quegli anni la segregazione razziale era una realtà molto forte e vedere un uomo bianco prendere le difese di un uomo di colore non era un’azione vista con buon occhio dalla popolazione.
Atticus farà capire a tutti quanti la verità, ovvero che Tom è un uomo innocente accusato ingiustamente di un’azione terribile mai commessa.
Nonostante questo, però, le cose non andranno nel migliore dei modi.
La prima cosa che mi è saltata all’occhio durante la lettura e l’infinita abilità della Lee nel descrivere paesaggi, emozioni, crescite interiori e personaggi.
Ci sono passaggi in questo libro davvero intensi, come il ragionamento di Scout sulla lettura nella prima parte del libro o la vicenda della signora Dubose, un’anziana e malata signora che si scontrerà molte volte con i ragazzi lasciando però intendere che sotto la sua dura scorza batteva un cuore saggio e affettuoso.
Potrei passare tutto il giorno ad elencare i miei passaggi che ho preferito in questo libro.
Dopo averlo concluso, ho avvertito una sensazione strana che ho provato solo per pochissimi titoli fin’ora, ho sentito una forte mancanza.
E’ stato come se in quel momento avessi perso un caro amico,è stato come se girando quell’ultima pagina gli avessi detto addio.
Come succede con i libri migliori ho e sto passando i giorni seguenti (dopo il termine) a ripensare ad “Il Buio Oltre la Siepe”, sto riflettendo sul significato del pregiudizio sopratutto e mi sto pentendo forse un poco di non averlo letto prima perché avrei capito molte cose.
Ma meglio tardi che mai no?
Non ho nessuna critica da fare a questo libro, anche sforzandomi di pensare a qualcosa di negativo non riesco proprio a smuovergli una critica di nessun genere, qui ricorre il discorso dell’amico, se hai detto addio ad una persona che ti ha lasciato solo buoni ricordi sarà difficile trovare qualcosa di negativo in lei.
Lo stesso vale per “Il Buio Oltre la Siepe“.
Questo libro ti fa aprire gli occhi, ti fa stare in pena per le preoccupazioni dei personaggi, ti fa vedere quanto l’innocenza di un bambino a volte valga il prezzo di una vita umana.
Un libro forte, duro, che ti fa rendere conto di quanto possa essere pericoloso il pregiudizio.
Una lettura che rifarei senza pensarci due volte, se non l’avete ancora letto bhè vi invidio perché potete ancora godere in modo “inedito” della parabola che è questo libro.
Voto:
Cinque stelline piene per una lettura illuminante e profonda.
Noi ragazzi ci sentiamo presto e mi raccomando date un’occhiata anche alla recensione di Tiziana che spero abbia amato questo libro tanto quanto l’ho amato io!!
Elisa