LiberTiAmo di Gennaio (2024)

Buongiorno, buon primo dell’anno e buon lunedì!

Come state? Come vi sentite in questo primo giorno dell’anno? Rinvigoriti/e, pieni/e di buoni propositi? Com’è l’aria di questa prima giornata del 2024?

Avete festeggiato salutando il vecchio 2023? Spero di sì!

Oggi, per inaugurare nel modo migliore il 2024, partiamo parlando subito di libri, in particolare del libro di gennaio per il gruppo di lettura LiberTiAmo, che trovate come sempre qui su Goodreads, in cui ogni mese leggiamo assieme un libro in massima libertà.

E allora via, scopriamo il primo libro dell’anno!

Una Questione Privata – Beppe Fenoglio

Anno di Pubblicazione: 1963

Link all’acquisto: QUI

Trama

Nelle Langhe, durante la guerra partigiana, Milton (quasi una controfigura di Fenoglio stesso) è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un’azione militare rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi del suo amore, rievocandone le vicende, viene a sapere che Fulvia si è innamorata di un suo amico, Giorgio: tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare il rivale, scoprendo che è stato catturato dai fascisti… Con parole precise e vere, con commozione e furia, Fenoglio fa risuonare la piú bella tra le storie d’amore possibili e impossibili.

Una questione privata è un romanzo di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nell’aprile del 1963, due mesi dopo la morte dell’autore.

Il libro tratta un tema caro a Fenoglio, ovverosia la guerra partigiana negli anni finali della seconda guerra mondiale.

Italo Calvino nella prefazione de “Il Sentiero dei Nidi di Ragno” disse de “La Questione Privata” di Fenoglio:
«Una questione privata […] è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione e la furia. […]»

Il libro sarà in lettura per tutto il mese di gennaio.

E voi? Avete mai letto “Una Questione Privata”? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

2024: Obbiettivi di Lettura, Reading Challenge e Recap 2023

Buon pomeriggio!

Come state? Come sono andate le feste natalizie? Avete trascorso un bel Natale? Festoso, emozionante, gradevole? Oppure no?

È arrivato quel momento dell’anno, quello in cui parliamo degli obbiettivi di lettura per l’anno prossimo, facciamo qualche considerazione sulle (povere) letture dell’anno che sta per finire e in generale discutiamo di varie challenge di lettura.

Come sempre adoro scrivere questo tipo di articolo anche se quest’anno non avremo molto da dire sulle letture fatte nel 2023, perché come già accennato quest’anno è stato poverissimo sotto questo punto di vista.

Quindi io direi di toglierci subito la parte legata al recap, confessando che quest’anno ho letto 14 libri che rispetto ai 65 dell’anno scorso hanno segnato un bel calo nelle mie letture.

Avevo impostato un obbiettivo di almeno 30 testi per il 2023 sapendo che con tutta probabilità sarebbe stato un anno pieno e impegnativo, ed infatti così stato, persino più del previsto.

L’anno è iniziato male con la lettura de “Il Cimitero di Praga” di Umberto Eco, libro che ho inserito a malincuore nei tre testi flop e che probabilmente ha dato un tono già alle letture dell’anno perché da lì in poi ho faticato a riprendermi. A parte qualche nota positiva come ad esempio “Vuoto D’amore” della Merini (che è stata però una rilettura), “Helter Skelter” o “The Silent Woman” non ci sono stati altri particolari testi degni di essere nominati.

Quindi l’anno è andato così, ma il 2024 andrà meglio sicuramente!

Parlando degli obbiettivi del 2024 infatti, il mio goal numerico sarà 35 confidando nel riuscire a superarlo ovviamente, ma si sa, meglio partire con umiltà da un numero più basso rispetto a quello che vorremmo raggiungere, anzi ho voluto aggiungere quel 5 in più come botta di auto-motivazione.

Non penso parteciperò a particolari challenge, ma come ogni anno butterò un occhio alla reading challenge di PopSugar tenendola in un angolino anche nei widget del blog, come sempre.

Più che altro ho messo assieme una specie di TBR molto abbozzata composta da libri che vorrei leggere nel 2024, ma anche testi da cui pescare quando non saprò dove sbattere la testa, quindi più delle pile di testi possibilmente da leggere diciamo, questi:

In più vorrei buttarmi su delle letture tematiche in alcuni momenti del 2024, ad esempio ho vari testi (alcuni recuperati ultimamente) sull’argomento “antica Roma” che voglio approfondire da mesi e io ho questi momenti in cui entro in un loop e leggo solo libri su un determinato tema o autore/autrice, come ho fatto con Sylvia Plath ad esempio.

Un altro tema su cui vorrei fare letture approfondite è quello del “fascismo“, che avrei voluto approfondire già nel 2023, ma è andata così.

Ah senza contare i testi che voglio leggere su/scritti da Alda Merini per il secondo appuntamento della rubrica #PoetProfile.

Qui vi ho proposto alcuni testi fra quelli che ho al momento in libreria su questi temi, ma non escludo di recuperarne altri che mi interessano.

Insomma, come sempre una valanga di testi fra i programmi di lettura.

Reading challenge! Allora come sempre parliamo di quella di PopSugar, che trovate anche qui sul sito ufficiale, ogni anno ne parliamo e vi riporto qui l’intero elenco tradotto, mi piace provare a seguirla, ma la verità è che con le reading challenge mi dimentico della loro esistenza a un mese dall’inizio dell’anno, però possono essere comunque un ottimo spunto creativo se si è in un momento in cui non si sa cosa leggere o per rimettersi in carreggiata e si vuole provare a seguire “un programma” o un qualcosa su cui basarsi diciamo.

Quindi me la tengo sempre da parte buona e proverò a seguirla anche solo in minima parte.

Guardiamo assieme i punti:

  1. Un libro con la parola “salto” nel titolo (vedere anche “anno bisestile” in inglese si dice “Leap year” appunto anno bisestile, la traduzione letterale di “leap” è salto)
  2. Un romanzo di formazione
  3. Un libro su un personaggio di 24 anni
  4. Un libro su un/una scrittore/scrittrice
  5. Un libro sul K-pop
  6. Un libro sui pirati
  7. Un libro sugli sport femminili/scritto da un’atleta donna
  8. Un libro di un/una autore/autrice non vedente o ipovedente
  9. Un libro di un/una autore/autrice non udente o con problemi di udito
  10. Un libro di un autore/autrice autopubblicato/a
  11. Un libro di un genere che solitamente eviti
  12. Un libro da un punto di vista di un animale
  13. Un libro originariamente pubblicato sotto pseudonimo
  14. Un libro consigliato da un libraio/libraia
  15. Un libro consigliato da un/una bibliotecario/bibliotecaria
  16. Un libro ambientato 24 anni prima della tua nascita
  17. Un libro ambientato in un luogo facente parte della tua lista di destinazioni da viaggio da visitare
  18. Un libro ambientato nello spazio
  19. Un libro ambientato nel futuro
  20. Un libro ambientato nella neve
  21. Un libro ambientato in un anno che termina con il “24”
  22. Un libro incentrato sui videogiochi
  23. Un libro con i draghi (o avere come protagonisti i draghi)
  24. Un libro che si svolge nel corso di 24 ore
  25. Un libro pubblicato 24 anni fa (nel 2000)
  26. Un libro che è diventato un musical
  27. Un libro in cui qualcuno muore nel primo capitolo
  28. Un libro con un/una protagonista che ha 42 anni
  29. Un libro con un/una protagonista neurodivergente
  30. Un libro con un titolo di una sola parola che hai dovuto cercare sul dizionario
  31. Un libro il cui titolo è una frase completa
  32. Un libro con una trama che segue il trope degli enemies to lovers (da nemici ad amanti)
  33. Un libro con un narratore inaffidabile
  34. Un libro con almeno 3 POV (o punti di vista)
  35. Un libro con del realismo magico
  36. Un libro scritto da una persona detenuta o detenuta in passato
  37. Un libro scritto durante il NaNoWriMo
  38. Un libro fantasy “accogliente” o cozy
  39. Un libro di narrativa di un/una autore transgender o non binario
  40. Un libro horror di un autore/autrice BIPOC (Black, Indigenous and People of Color rispettivamente neri, indigeni e persone di colore)
  41. Un memoir che esplora la queerness
  42. Un libro di saggistica sugli indigeni
  43. Una storia d’amore in cui si da una seconda possibilità
  44. L’autobiografia di una donna nel panorama del rock ‘n’ roll
  45. Un romanzo rosa/romance LGBTQ+

Livello Avanzato

  1. Un libro in cui un personaggio dorme per più di 24 ore
  2. Un libro con 24 lettere nel titolo
  3. Una raccolta di almeno 24 poesie
  4. Il ventiquattresimo libro di un autore
  5. Un libro che inizia con la lettera “X”

Bene, quest’anno PopSugar ha scelto di innalzare l’asticella dato che i punti standard non sono 40, ma 45, più 5 punti avanzati.

Io direi di fermarmi qui con gli obbiettivi, perché altrimenti all’ultimo mi faccio prendere dall’entusiasmo e aggiungo più del dovuto.

Quindi, ricapitolando, l’obbiettivo del 2024 sarà minimo di 35 libri (ma quest’anno a differenza del 2023 sento di potercela fare e con tutta probabilità superare questo numero, anche se faremo i conti alla fine), punto sulla specie di TBR che vi ho mostrato e sul fare letture a tema su cui voglio assolutamente puntare, su minimo due temi, quelli citati prima.

Ah, e magari leggere un buon numero di raccolte di poesie, giusto!

E voi? Quali sono i vostri progetti di lettura per il 2024? Parteciperete a qualche challenge? Fatemi sapere!

Io vi saluto augurandovi una chiusura stupenda di questo 2023 faticoso e pesante sotto molti aspetti, ma ci leggeremo il primo di gennaio per l’annuncio del libro del mese per il gruppo.

E uno dei miei obbiettivi più importanti, oltre alla lettura, sarà sicuramente quello di tornare a pieno ritmo nel nuovo anno qui sul blog perché abbiamo tanto, anzi tantissimo di cui parlare!

Auguri cari/e, ci leggiamo presto!

Le Tre Letture Top del 2023

Eccoci qui per le letture top!

L’altro giorno abbiamo parlato dei libri che per me sono stati dei flop o letture diciamo più che altro deludenti in questo 2023, e oggi parliamo invece dei top, quindi nella breve lista dei testi letti in questo triste anno di lettura quelli che meglio si sono difesi e che ho più gradito.

Di alcuni di questi abbiamo parlato nelle rispettive recensioni nel corso dell’anno quindi non mi dilungherò più di tanto, ci tengo anche a dire che per la seconda posizione mi sono sentita di inserire un ulteriore titolo a parimerito quindi in totale sono quattro i testi nominati in questo articolo.

Ma iniziamo!

Racconti di Pietroburgo – Nikolaj Gogol’

Anno di Pubblicazione: 1842

Link all’acquisto: QUI

Pietroburgo non è una città: è un progetto, un sogno, un miraggio, un’allucinazione, o un incubo, se volete, ma non è una città. E non c’è un autore che meglio di Gogol’ abbia visto e reso tangibile la sua realtà. I suoi “Racconti di Pietroburgo” ci restituiscono l’essenza di questa città, che è la cultura che vi è germinata. Leggendo questi cinque smilzi racconti sarete in un attimo gogolianamente proiettati nel mondo di Puškin, di Dostoevskij, di Andrej Belyj, di Anna Achmatova e Andrej Bitov; grazie a queste cinque capriole gogoliane vi troverete in un istante imbevuti di cultura pietroburghese. E dunque: non mettete piede a Pietroburgo senza prima aver letto i racconti di Gogol’… non vedreste nulla, non capireste nulla…

Ero convintissima avessimo già parlato di questo libro e invece cercando di recuperare la recensione da inserire qui mi sono accorta del fatto che no, non esiste una recensione approfondita che ero convinta di aver scritto. Recupereremo nel 2024, sta di fatto che questo libro entra a pieno merito nei testi top del 2023 perché rappresenta una raccolta di racconti che ho decisamente gradito e apprezzato. Al suo interno ritroviamo cinque racconti di Gogol’ tra cui il famoso “Il Naso”, ma anche “Il Cappotto”, e da questi emerge un quadro fedele, a tratti critico e in altri magico, della Pietroburgo del diciannovesimo secolo. Probabilmente, a livello di personale esperienza di lettura “Il Naso” è il racconto che ho meno gradito, anche se viene spesso preso a modello come opera stilisticamente perfetta. Gli altri quattro mi sono piaciuti parecchio, con un occhio particolare a “Il Ritratto” e “Il Cappotto”. E’ interessante vedere come questi racconti, pubblicati appunto postumi e riuniti in una raccolta, abbiano in comune parecchie tematiche, come la follia, il tema degli “umiliati e degli offesi”, la contrapposizione fra austerità, rigore e serietà di luoghi o lavori di una certa autorità che sono sempre presenti o nominati nei racconti e temi/svolte della narrazione fantastici. Questa integrazione fra reale e irreale, che a volte vira sul fantastico a volte alla follia è un tratto che ho adorato e che è presente in tutto ciò che ho letto di Gogol fino ad ora (anche se mi manca Il Revisore e Le Anime Morte). Leggerò sicuramente altro di Gogol’.

Vuoto D’Amore – Alda Merini

Anno di Pubblicazione: 1991

Link all’Acquisto: QUI

La Merini scrive in momenti di una sua speciale lucidità benché i fantasmi che recitano da protagonisti nel teatro della mente provengano spesso da luoghi frequentati durante la follia. In altre parole, vi è una prima realtà tragica vissuta in modo allucinato e in cui lei è vinta; poi la stessa realtà irrompe nell’universo della memoria e viene proiettata in una visione poetica in cui è lei con la penna in mano a vincere.

Questa è stata una rilettura che come la prima volta, anzi forse persino di più della prima lettura, ho amato molto. E’ una raccolta di poesie della Merini io consiglio anche se volete magari approcciarvi alle opere della poetessa per la prima volta, ci sono riferimenti al poeta Giorgio Manganelli nella sezione che da il titolo all’opera ovvero “Vuoto d’Amore”, la sezione “Venti Ritratti” invece è un tributo a venti ritratti appunto a figure varie tra cui Sylvia Plath, Saffo, Emily Dickinson, Quasimodo e Montale. Insomma, per me resta una raccolta meravigliosa.

The Silent Woman – Janet Malcom

Anno di Pubblicazione: 1994

Link all’acquisto: QUI

Inserisco questo libro alla seconda posizione accanto a quello di Alda Merini perché parliamo sempre di poesia, o meglio di vite di poeti, perché questa non è una raccolta di poesie o una biografia, ma più un testo-indagine su come è stato gestito il patrimonio editoriale di Sylvia Plath dopo la di lei morte. È un argomento particolare ed è una lettura specifica fatta da me anche per la scrittura del famoso duo di articoli su Sylvia Plath (vi lascio qui e qui i link), ma è un testo che ho seguito con molto interesse e realizzato da Janet Malcom in modo secondo me sentito e umano, nel senso che l’autrice incontra una sfilza di persone che hanno avuto a che fare in un modo o nell’altro con la Plath, la sorella di Ted Hughes, il vicino di casa di Sylvia al momento della sua morte, amici e conoscenti. Parla con molte persone senza pregiudizi, semplicemente raccontando fatti e prove trovate durante le chiacchierate con altri, incontra ad esempio anche Anne Stevenson, autrice della biografia “Vita di Sylvia Plath”, testo che ricevette parecchie critiche soprattutto per la presa di posizione visibile secondo i lettori dell’autrice nei confronti di una difesa quasi esagerata per la famiglia Hughes. All’inizio in realtà Anne ebbe a che fare con Ted e Olwyn (sorella del poeta appunto) in un modo costruttivo e soddisfacente per entrambi, anche perché lei a differenza di molti altri biografi/e ebbe l’opportunità di raccontare la vita di Sylvia con il pieno intervento degli Hughes, scoprendo particolari inediti e ascoltando la storia dalla bocca di persone realmente presenti nella vita di Sylvia. Ma la Stevenson racconta che con il tempo Olwyn, in particolare, finì con l’obbligarla quasi a raccontare la vita di Sylvia nel modo in cui voleva lei (o loro), quindi tessendo le lodi degli Hughes. Tramite varie conversazioni noi, assieme a Malcom, scopriamo particolari poco conosciuti e molto interessanti riguardanti soprattutto lo svolgersi della vita degli altri dopo la morte di Sylvia e come dicevamo la gestione burrascosa e non apprezzata del tutto da molti del patrimonio letterario di Sylvia da parte della famiglia Hughes.

Helter Skelter – Vincent Bugliosi, Curt Gentry

Anno di Pubblicazione: 1974

Link all’acquisto: QUI

La storia di Charles Manson è forse il caso di omicidio satanico più famoso di tutti i tempi. Quella notte a Hollywood, era il 9 agosto deI 1969, morì una delle modelle più celebri del momento: Sharon Tate, incinta del marito Roman Polansky. In questo libro Vincent Bugliosi, il pubblico ministero nel processo contro Manson, racconta l’intero corso delle indagini che portarono alla condanna del diabolico Charles, con quello che è il più celebre e venduto libro di true crime di tutti i tempi. Di esso infatti sono state vendute sette milioni di copie e una copia è stata trovata persino nella stanza dei due autori della strage di Colombine.

Altro testo a cui mi sono approcciata per quella specie di progetto riguardante “Guida al Trattamento dei Vampiri per Casalinghe”, perché anche Helter Skelter è presente all’interno di quel romanzo e dato che io mi ero messa in testa di leggere tutti i testi presenti all’interno ho letto anche questo, che comunque avevo in libreria da tempo e desideravo leggere da parecchio. È un libro molto famoso, un testo di non-fiction che racconta la vicenda riguardante la The Family di Charles Manson dalle parole di Vincent Bugliosi, il pubblico ministero durante il processo alla Family. È un libro molto dettagliato, che io ho letto a passo d’uomo devo dire, non è una lettura leggera o veloce per quanto mi riguarda, ma alla fine è stata una esperienza che mi ha portato ad incoronarlo libro top fra i top nel 2023. È il testo più famoso riguardante la vicenda e quello su cui si fonda tutta la versione/teoria di Bugliosi contro la Family, ovvero quella riguardante la setta e non quella sul traffico di droga e la rivalità fra bande di motociclisti, Bugliosi dovette poggiare maggiormente sull’elemento setta per provare che i membri della Family avrebbero fatto di tutto per Manson, per poter arrivare ad una condanna durante il lungo processo. Qui troviamo il resoconto, durante la seconda parte del libro sul processo appunto, e quelle giornate, mentre nella prima parte leggiamo di tutti i fatti macabri e terribili riguardanti i crimini della Family, ovviamente l’assassinio di Sharon Tate e gli amici presenti quella tragica notte nella casa di Cielo Drive, ma anche molti altri fatti correlati, gli omicidi LaBianca, le sparizioni, altri crimini, insomma tutto. È un libro completo che io consiglio a chi vuole ovviamente leggere e entrare nella vicenda dagli occhi di una figura come Bugliosi, ma in generale a chi vuole scoprire di più su questo caso o è un’appassionato di true-crime.

E voi? Quali sono state le vostre letture top del 2023?

A presto, in caso non dovessimo leggerci prima di Natale con gli obbiettivi di lettura del 2024, il recap e le challenge varie, Buon Natale!

Le Tre Letture Flop del 2023

Buonasera!

Rieccomi su questi schermi a questo punto dell’anno per iniziare a tirare un poco le somme, diciamolo somme di un anno catastrofico a livello di letture e non solo. A parte l’essere sparita per la maggior parte del tempo qui sul blog, sono diventata semi latitante anche sui social collegati ovviamente al blog, e parlando di letture… ah, uno scenario apocalittico.

Però, nonostante tutto vorrei, come ogni anno, parlarvi dei libri che per me sono stati dei flop nel 2023 e successivamente quelli top. Non avendo letto molto non ci sarà una lista di cinque libri, ma bensì di tre.

Come sempre ci tengo a sottolineare che inserendo determinati libri in questa lista non voglio sottolineare il mio odio nei loro confronti o aprire una petizione per bandirli dal commercio, voglio solo dire che personalmente non ho gradito queste letture, per una serie di motivi, non ho nulla contro questi testi e se a voi sono piaciuti vi prego di non offendervi per questi inserimenti.

Dei tre presenti nella lista abbiamo parlato solo di uno nella recensione dedicata, il terzo, ovvero in teoria quello migliore fra i flop, come sempre per questa lista toccheremo man mano l’apice arrivando al primo che fra i flop e quello che ho gradito meno, nonostante siano tutti flop.

Via!

Teddy – Jason Rekulak

Anno di Pubblicazione: 2022

Link all’acquisto: QUI

Teddy è un dolce bambino di cinque anni, intelligente e curioso, che ama disegnare qualsiasi cosa: gli alberi, gli animali, i genitori e, occasionalmente, anche la sua amica immaginaria, Anya, che dorme sotto il suo letto e gioca con lui quando è da solo. Ma ora a occuparsi di lui per tutta l’estate c’è Mallory, la nuova babysitter. I due si sono piaciuti fin dal primo incontro, tanto che il signor Maxwell non ha potuto opporsi all’assunzione della ragazza, che nonostante la giovane età ha dei difficili trascorsi con la droga. All’apparenza tutto è perfetto: i Maxwell sono gentili e comprensivi, la loro casa sembra uscita direttamente dalla copertina di una rivista e le giornate sono scandite da una routine serena, che comprende giochi, pisolini e bagni in piscina. Fino a quando i disegni di Teddy cominciano a cambiare, diventano sempre più strani, cupi, quasi macabri e rivelano un tratto decisamente troppo complesso per un bambino di quell’età. Che cosa sta succedendo? Per Teddy è colpa di Anya, è lei a dirgli cosa rappresentare e a guidare la sua mano. Qualcosa non va e, anche se può sembrare una follia, solo Mallory può scoprire la verità prima che sia troppo tardi.

Abbiamo già parlato di questo libro, qui nella recensione dedicata quindi non mi dilungherò più di tanto. So che a moltissime persone questo testo è piaciuto e non fatico a capirne i motivi, è comunque scorrevole ed aiuta in uno sblocco del lettore ad esempio, si legge velocemente perché riesce ad intrigare il lettore. Ci sono elementi che funzionano in questo libro e altri che stridono, ad esempio penso al fatto che nonostante ci siano elemento soprannaturali, il/i villain della situazione sono intuibili fin dall’inizio e più si va avanti più diventa chiaro tutto questo. Come ho scritto anche nella recensione, che vi invito a spulciare perché lì vi ho parlato delle mie impressioni a fondo, ci sono diversi temi anche toccati dall’autore che a molti lettori hanno fatto storcere il naso per come sono stati trattati appunto. Abbiamo il razzismo, l’essere transgender, l’essere atei, insomma io non sono impazzita di gioia per come sono stati tratti tutti i temi, ma alcuni li ho vissuti come una esaltazione dell’autore nel voler enfatizzare un cliché riguardante un personaggio. Comunque a parte questo, è un testo che nell’arrivo verso il finale ha smorzato buona parte del mio entusiasmo, ci sono scene che a volte mancano di mordente, è tutto troppo, si arriva ad un punto in cui ci si chiede quale tema o cliché su un personaggio manchi per arrivare al pieno. Non è un testo illeggibile o che ho odiato, assolutamente, solo è una stata una delusione sotto certi punti di vista.

I Ponti di Madison County – Robert James Waller

Anno di Pubblicazione: 1992

Link all’acquisto: QUI

“I ponti di Madison County” è la storia di Robert Kincaid, fotografo di fama, e Francesca Johnson, moglie di un agricoltore. Kincaid, singolare, quasi mistico viaggiatore dei deserti asiatici, di fiumi lontani, di antiche città, è un uomo che quasi non appartiene al suo tempo. Francesca Johnson, un’italiana giunta in America come sposa di guerra, vive tra le colline dello Iowa meridionale e, di tanto in tanto, torna col pensiero ai suoi sogni di ragazza. Nessuno dei due ha mai cercato qualcosa di diverso da ciò che ha, ma quando Robert, in viaggio per un servizio, entra nel cortile di lei per chiedere un’informazione, il ritmo delle loro esistenze si spezza sotto la forza di un’emozione inesprimibile. L’incontro tra Robert e Francesca diventa rapidamente un legame profondo e ciò che accade durante pochi giorni di una torrida estate, presso i vecchi ponti coperti di Madison County, è per entrambi un’esperienza così intensa da trasfigurare i luoghi consueti e i gesti quotidiani. I momenti trascorsi insieme diventano un patrimonio raro e prezioso di sentimenti a cui attingere per il resto della vita e che sopravviverà a loro stessi.

Allora, di questo testo è molto famoso il film con Maryl Streep e Clint Eastwood del 1995, io ho voluto leggere il libro per una specie di sfida che mi ero messa in testa di portare a termine ovvero quella di leggere i libri menzionati all’interno de “Guida al Trattamento dei Vampiri per Casalinghe” che è stato il libro del mese di maggio per il gdl. Il problema è che i libri in totale se non sbaglio erano sette e anche se sono riuscita a leggerne 3/4, gli altri sono rimasti fuori e non sono riuscita nemmeno a portare a termine il libro principale, quello di Grady Hendrix, un altro fallimento nei piani di lettura in questo anno di flop vari. Comunque, avevo già in libreria questo testo, ereditato da una zia, quindi ne ho approfittato per leggerlo finalmente. Che dire, so che è un testo/film molto amato e molto criticato, è una storia d’amore fra due persone mature/adulte che si svolge in relativamente in poco tempo e si avverte questo nella narrazione perché è un testo che scorre molto velocemente. Non mi capita spesso di leggere libri focalizzati interamente su una storia d’amore, non ho amato granché i personaggi e alcune svolte di trama mi hanno delusa. Tutto sommato è una vicenda che anche qui intriga e si arriva ad un punto in cui si è sinceramente curiosi di vedere dove andrà a parare il tutto, ma il finale e in generale il modo in cui si sviluppa la storia da un certo punto in poi è stato deludente. In più ho letto un breve commento su Goodreads con cui mi trovo molto d’accordo e riguarda la serietà dei personaggi, il fatto che si prendano molto sul serio, lui ad esempio si proclama “l’ultimo cowboy” e una specie di pellegrino. Ed effettivamente è così, ho alzato un poco gli occhi al cielo, anche perché queste descrizioni vengono ripetute varie volte, è come se l’autore si fosse impegnato nel voler uscire da cliché, ma è entrato in altri.

Il Cimitero di Praga – Umberto Eco

Anno di Pubblicazione: 2010

Link all’acquisto: QUI

Lungo il XIX secolo, tra Torino, Palermo e Parigi, troviamo una satanista isterica, un abate che muore due volte, alcuni cadaveri in una fogna parigina, un garibaldino che si chiamava Ippolito Nievo, scomparso in mare nei pressi dello Stromboli, il falso bordereau di Dreyfus per l’ambasciata tedesca, la crescita di quella falsificazione nota come I protocolli dei Savi Anziani di Sion, che ispirerà a Hitler i campi di sterminio, gesuiti che tramano contro i massoni, massoni, carbonari e mazziniani che strangolano i preti con le loro stesse budella, un Garibaldi artritico dalle gambe storte, i piani dei servizi segreti piemontesi, francesi, prussiani e russi, le stragi in una Parigi della Comune dove si mangiano i topi, colpi di pugnale, orrendi e puteolenti ritrovi per criminali che tra i fumi dell’assenzio pianificano esplosioni e rivolte di piazza, barbe finte, falsi notai, testamenti mendaci, confraternite diaboliche e messe nere. Ottimo materiale per un romanzo d’appendice di stile ottocentesco, tra l’altro illustrato come i feuilletons di quel tempo. Ecco di che contentare il peggiore tra i lettori. Tranne un particolare. Eccetto il protagonista, tutti gli altri personaggi di questo romanzo sono realmente esistiti e hanno fatto quello che hanno fatto. E anche il protagonista fa cose che sono state veramente fatte, tranne che ne fa molte che probabilmente hanno avuto autori diversi. Ma chi lo sa, quando ci si muove tra servizi segreti, agenti doppi, ufficiali felloni ed ecclesiastici peccatori, può accadere di tutto. Anche che l’unico personaggio inventato di questa storia sia il più vero di tutti, e assomigli moltissimo ad altri che sono ancora tra noi.

Mi piange il cuore dover inserire un libro di Umberto Eco nei libri flop, anche perché avevo molte speranze per questo testo che è stata la prima lettura dell’anno per me. Purtroppo l’ho trovato eccessivamente lungo, è una vicenda che va avanti fra intrighi, misteri e segreti, ma questi non sono intriganti come dovrebbero. Se all’inizio c’è l’interesse, man mano sfuma e diventa solo un libro, mi rincresce molto dirlo, prolisso in cui ci sono eventi su eventi, critiche miste a satira, in questa narrazione in cui Eco inserisce di tutto. Diventa un polpettone di cose questo testo, molto di quello che ritroviamo è interessante, ma è troppo, anche la trama base che all’inizio sembra pulita e interessante diventa un sovrapporsi di situazioni in cui si ritrova il protagonista, luoghi, vicende losche. Ammetto di aver perso il filo ad un certo punto e di essermi aiutata anche con l’audiolibro. E’ un libro che parte bene e Eco inserisce fatti e aneddoti/curiosità basate su eventi storico interessanti, ma come dicevo vuole essere troppo tutto assieme. Peccato perché per me è stata un occasione mancata.

E voi? Quali sono state le vostre letture flop del 2023?

Ci leggiamo presto,

LiberTiAmo di Novembre (2023)

Buongiorno, buon mercoledì e buon Ognissanti!

Come state? Come avete trascorso l’ottobre appena terminato?

Lo so, già pensare al fatto di essere a novembre e di essere già arrivati a quota meno due mesi dalla fine dell’anno è incredibile… e inquietante oserei dire.

Come per gli scorsi mesi riappaio dal mio angolo oscuro per annunciare la lettura del mese di novembre del gruppo, purtroppo quest’anno e ultimamente sto fallendo nel mio intento di essere più presente, ma non mollo nel mio provare a trovare un giusto equilibrio e poter tornare in piena forma qui sul blog, spero di poterlo fare almeno entro la fine di questo burrascoso 2023.

Oggi comunque parliamo del libro di novembre per il gruppo di lettura, LiberTiAmo, che come sempre trovate qui, e come sempre ogni mese leggiamo assieme un libro scelto fra le proposte.

Io ho già letto questo testo qualche anno fa, ne abbiamo parlato in un articolo (qui) dedicato al libro e alla serie tv di Netflix, ma sarà un grande piacere per me rileggerlo.

A novembre leggeremo “L’incubo di Hill House” di Shirley Jackson, è il più celebre romanzo gotico dell’orrore della scrittrice statunitense. Finalista per il National Book Award, è considerata uno tra le migliori storie di fantasmi pubblicate del XX secolo.

L’incubo di Hill House – Shirley Jackson

Anno di Pubblicazione: 1959

Link all’acquisto: QUI

Trama

Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice – e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l’esperimento paranormale in cui l’ha coinvolta l’inquietante professor Montague. È la Casa – con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole – a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.

Il libro sarà in lettura dal 01/11 al 30/11, quindi per tutto il mese di novembre.

Ci leggiamo prestissimo!

LiberTiAmo di Ottobre (2023)

Buongiorno, buona domenica e buon primo del mese!

Come state? Come avete trascorso il mese di settembre? E’ stato un mese infinito, ma siamo arrivati alla fine ed ora è il momento di guardare ad ottobre!

Nello specifico ad il libro del gruppo di lettura per il mese di ottobre, ovvero Anima di W. Mouawad, che ha vinto il sondaggio il mese.

Prometto che man mano recupererò anche tutte le recensioni dei libri letti nei mesi precedenti di cui vi devo ancora parlare, recupereremo tutto.

Comunque, io come sempre vi ricordo che trovate il gruppo su Goodreads, esattamente qui, e la lettura sarà attiva per tutto il mese di ottobre.

Parliamo un poco del libro ottobre!

Anima – Wajdi Mouawad

Casa editrice: Fazi

Link all’acquisto: QUI

Trama

Una donna assassinata in una casa vuota, distesa in una pozza di sangue nel buio del salotto. Unico testimone, il gatto. È questa la scena agghiacciante che Wahhch Debch si trova davanti una sera, tornando dal lavoro. Quella casa è la sua, quella donna è sua moglie. Accecato dal dolore, assetato di vendetta ma soprattutto in cerca di risposte, l’uomo parte alla caccia del killer. Nel disperato tentativo di trovare una spiegazione al male, sprofonda nelle viscere di un mondo a sé stante, che vive appena sotto la pelle del mondo civile, abbandonato a mafie e traffici di ogni sorta, governato da leggi proprie. È un’esplorazione della natura umana nei suoi lati più oscuri, quella compiuta da Wahhch, un viaggio che lo porterà dalle gelide riserve indigene del Quebec, dove le più orribili bassezze si mescolano alla bellezza della cosmologia indiana, fino al Libano, dov’è sepolto il suo tragico segreto, un episodio brutale dell’infanzia che gli ha cambiato per sempre la vita. Sconvolgente odissea contemporanea, “Anima” è al tempo stesso un’ardita provocazione letteraria: capitolo dopo capitolo, il filo della narrazione è ripreso da una successione di mali, a partire dal gatto che racconta la scena iniziale. In un atipico bestiario, cani, gatti, topi, serpenti e insetti d’ogni genere si fanno testimoni dell’intera vicenda, immergendo il lettore nella loro percezione della realtà. La desolante verità che si delinea è una sola: “il cielo non ha visto niente di più bestiale dell’uomo”.

Mouawad è un autore libanese naturalizzato canadese.

Il testo ha ricevuto un segno successo dall’anno della pubblicazione, 2012, se ne è parlato molto e ancora oggi attrae un buon numero di lettori, descritto come, crudo e violento, promette di dipingere il lato oscuro dell’animo umano.

Ci leggiamo prestissimo!

Il Capitano Alatriste – Arturo Pérez-Reverte

Buon giovedì!

Come state? Come state trascorrendo questo settembre?

Spero bene comunque, nonostante il clima imprevedibile e le mille peripezie.

Eccomi qui con una recensione finalmente dopo mesi di vuoto, avevo già accennato un ritorno e come scritto nello scorso articolo sono stati mesi complessi a livello di gestione tra lavoro, vacanze strane e il resto, quindi sbuco solo ora.

Ad ogni modo sto cercando di trovare un sistema di organizzazione giusto ed equilibrato che mi aiuti a riprendere anche al meglio qui sul blog o anche su Instagram (altra terra desolata dalla quale sono sparita) e piano piano ci sto riuscendo nell’impresa, a piccoli passi.

Comunque, oggi riprendiamo a parlare di libri e in particolare del libro che è stato in lettura per tutto il mese di giugno sul gruppo (come trovate come sempre su Goodreads, proprio qui, esatto qui), ovvero “Il Capitano Alatriste” di Arturo Pérez-Reverte.

Il Capitano Alatriste – Arturo Pérez-Reverte

Casa editrice: Rizzoli

Pagine: 207

Genere: narrativa, narrativa storica, avventura

Prezzo di Copertina: € 12,00

Prezzo ebook: € 7,99

P. Pubblicazione: 2015

Link all’acquisto: QUI

Incipit

Non sarà forse stato l’uomo più onesto e neanche il più caritatevole della terra, ma era un uomo valoroso. Si chiamava Diego Alatriste y Tenorio e aveva combattuto come soldato nei vecchi battaglioni di fanteria durante le guerre delle Fiandre. Quando lo conobbi tirava a campare a Madrid, dove lo si poteva assoldare al prezzo di quattro maravedì per lavori di poco lustro, soprattutto come spadaccino per conto di chi non aveva l’abilità o il fegato necessari per risolvere da sé i propri contenziosi.

Trama

Diego Alatriste ha combattuto le guerre delle Fiandre e ora tira a campare come spadaccino al soldo nell’elegante e corrotta Madrid del Diciassettesimo secolo. I suoi nemici sono letali e numerosi, come l’inquisitore Bocanegra e l’assassino Malatesta. Un personaggio freddo e solitario, dal carattere rude e sbrigativo, lunghi silenzi affogati nel vino, una disperazione profonda, così come un cuore impavido e fiero. Le sue avventure trascinano il lettore tra gli intrighi della corte di Spagna, tra i viottoli bui dove scintillano spade sguainate e sogni di grandezza.

Recensione

Dunque, avevo sentito parlare di Arturo P. Reverte, ma non avevo ancora mai letto nulla di suo, l’autore è famoso per testi quali “Il Codice dello Scorpione”, “Il Club Dumas” e “L’Italiano”.

Il Capitano Alatriste è stato pubblicato nel 1996 ed è il primo volume di una serie composta da ben sette volumi, pubblicati negli anni da case editrici quali Salani e Tropea. Di certo questo primo volume è il più famoso, ma si trovano ancora buona parte degli altri sei magari con qualche ricerca in più.

Stile, Ritmo e Amotsfera

Allora, devo dire che lo stile di Reverte è godibile, piacevole alla lettura e crea scenari e atmosfere interessanti a tratti, ma in buona parte del testo l’ho trovato esageratamente prolisso soprattutto quando si parla di pensieri, opinioni e idee di altri personaggi esterni ad Alatriste.

La storia è narrata da questo uomo che ai tempi delle vicende trattate era un bambino ed era il pupillo di Diego Alatriste, divenuto pupillo in seguito alla morte del proprio padre che era amico di Diego e ai tempi della morte chiese a Diego di prendersi cura di lui o comunque di prenderlo sotto la sua ala.

Ebbene, ho trovato questo narratore a tratti esagerato nel perdersi in divagazioni non solo su Diego, ma anche sugli altri personaggi presenti nel libro e se da una parte queste divagazioni sono piacevoli ed interessanti a livello storico, altre sono forse esagerate.

Consideriamo sempre il fatto che è il primo libro di una serie quindi è normale che a tratti possa essere più prolisso, ma certe informazioni potevano anche essere inserite nel volume seguente anche per attirare il lettore nell’andare avanti con la serie.

Il ritmo generale del testo è costellato da alti e bassi, ci sono capitoli in cui sembra prendere il volo ed accelerare e altri in cui magari l’azione sembra bloccata da dialoghi o scene a mio vedere eccessivamente tirate per le lunghe, non l’ho trovato personalmente soddisfacente come testo a livello di ritmo della vicenda narrata, sembra quasi che proprio nei momenti in cui necessita di azione e ritmo l’autore preferisca invece buttarsi su riflessioni varie.

Ripeto è un testo scritto comunque in modo godibile nel senso che per me nonostante questi aspetti che a volte stancano la lettura, lo stile di Reverte resta comunque scorrevole di per sé.

Le atmosfere generali sono quelle storiche di una Madrid del Settecento, forse l’autore avrebbe potuto spendere più inchiostro nel provare a far immergere il lettore in queste atmosfere che sì, sono presenti, ma a volte ci si dimentica del tempo in cui ci si trova, avrei preferito con descrizione storica in più rispetto a dialoghi o riflessioni prolisse sul carattere dei personaggi.

Questo testo può piacere secondo me a chi apprezza i romanzi storici, in alcune brevissime scene mi ha dato delle vibes stile “I Tre Moschettieri”, ma è comunque molto diverso per vari aspetti e non dona quell’immersione storica a mio vedere.

… beh è stata un’esperienza

Questa lettura per me è stata nella media, a settimane di distanza come nell’immediato non mi ha lasciato particolari ricordi o emozioni degne di nota.

Sapete quanto leggete un libro e quello non è né un libro “odiato” o altamente problematico/criticabile nel senso di stile, vicende narrate, temi e tutto ciò che compone una storia, ma non è nemmeno un libro che vi è alla fine avete gradito, semplicemente finisce in quel limbo rappresentato dai libri considerati nella media, poi tra questi magari ci sono quelli non elettrizzanti ma che comunque vi hanno lasciato qualcosa e altri che invece non vi hanno lasciato nulla, avete letto quel libro, chiuso l’ultima pagina, lo avete riposto in libreria (o dato via in un qualche modo) e si è auto-cancellato dalla vostra memoria.

Ecco per me “Il Capitano Alatriste” è caduto dritto dritto in quel limbo, non è un libro scritto male o con una trama becera, con problemi vari riguardanti le tematiche o i personaggi, o tutti i vari problemi criticabili che un testo può avere, ma al tempo stesso per me non ha punti che lo fanno risaltare.

I personaggi sono interessanti, si perde troppo tempo volendo creare quasi subito una tela già finita per le caratteristiche di questi volendo inquadrare subito tutti i loro aspetti, però come prima opera mette in campo dei personaggi comunque apprezzabili sotto certi punti di vista, per cui il lettore può di certo provare curiosità.

La trama base ruota attorno ad un lavoro di Diego che ora, dopo la guerra, lavora su commissione diciamo come assassino o regolatore di conti nella maggior parte dei casi, ad esempio lui in caso di lotte fra amanti ha il ruolo di intimidire il rivale amoroso ecc.

Durante uno di questi lavori, svolto con un compagno che successivamente diverrà suo rivale, deve uccidere due giovani e diciamo che (senza voler fare troppi spoiler) questo lavoro diventerà più complicato del previsto anche per quando riguarda la sopravvivenza di Diego.

La trama non è malamente costruita, il problema è che tutto si risolve a pizza e fichi, una vicenda all’apparenza intricata si risolve velocemente con decisamente meno danni del previsto, durante la lettura è stato tutto così veloce che quasi non me ne sono accorta.

Il finale invece è il tipico finale di un primo libro, aperto a nuovi orizzonti.

Conclusioni

Insomma, è stata una lettura tutto sommato gradevole, ma come dicevo nella media, non ho trovato particolari aspetti di questo libro degni di nota o apprezzabili oltre al normale o almeno degni di essere citati come pregi, ma come dicevo non è nemmeno un testo spiacevole.

La vicenda centrale ha una sua risoluzione, ma questo libro sembra il primo capitolo di un libro con trenta e più capitoli, un primo approccio ad una vicenda più ampia.

Per me il voto generale è di tre stelline su cinque, perché di base è un buon testo a livello di personaggi e stile, a livello tecnico funziona, a livello di risoluzione, coinvolgimento e impatto sul lettore su di me non ha funzionato.

Voto:

E voi? Avete mai letto qualcosa di Reverte? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

LiberTiAmo di Settembre (2023)

Buon venerdì e buon primo di settembre!

Come state? Come avete trascorso l’assolato e caloroso mese di agosto, vi siete rilassat*? Vi siete goduti una bella vacanza o avete lavorato anche il mese scorso, o vi siete goduti il freschino delle mura di casa?

Io riemergo dalle tenebre, dopo essere sparita per ben due mesi perché tra lavoro, ferie e impegni vari purtroppo non sono riuscita nelle settimane precedenti a gestire nel migliore dei modi il blog, sono stati periodi impegnativi e intensi.

Ma ora siamo a settembre e dopo il delirio dell’estate dovrei riuscire ad essere più presente e soprattutto tornare con una certa costanza (so che lo dico sempre, ma settembre è sempre un mese in cui bene o male riesco a realizzare i miei propositi quindi spero di farcela).

Per molte persone settembre è come l’inizio di un anno nuovo e di certo si ritrova sempre una nuova energia e vigore, si riparte insomma.

E noi oggi ripartiamo nel migliore dei modi, ovvero parlando del libro che sarà in lettura nel mese di settembre sul gruppo di lettura, LiberTiAmo, che come sempre trovate qui, e come sempre ogni mese leggiamo assieme un libro scelto fra le proposte.

A settembre leggeremo “In Fondo alla Palude” di J.R. Lansdale, il romanzo è stato pubblicato nel 2000, Lansdale è autore di numerosi romanzi, racconti, fumetti e sceneggiature, tra questi è presente la famosa “Trilogia del Drive-In” e la serie di Hap e Leonard.

In Fondo alla Palude – Joe R. Lansdale

Anno di Pubblicazione: 2000

Link all’acquisto: QUI

Trama

Harry ha undici anni e passa gran parte delle giornate, come tutti i ragazzini di quell’età, a pescare sulle rive del fiume Sabine e a scorrazzare per i boschi insieme all’amato cane Toby e la sorella Tom. Sono tempi duri, c’è la Depressione, ma a lui non serve molto altro per essere felice. La sua vita però cambia quando scopre il cadavere martoriato di una donna nera nelle acque della palude. Inizia cosí la grande avventura che lo porterà a varcare per sempre il confine che segna la fine di ogni infanzia, quel punto oltre il quale il mondo smette di essere abitato dai mostri e inizia a riempirsi dei fantasmi che tormentano le esistenze degli adulti.

Il libro sarà in lettura per tutto il mese di settembre.

Ci leggiamo prestissimo!

LiberTiAmo di Luglio (2023)

Buon sabato e buon primo di luglio!

Eccoci qui per parlare un poco del libro che sarà in lettura durante il mese di luglio sul gruppo di lettura, e giugno è stato talmente pieno e turbolento che oggi non sembra nemmeno il primo di luglio, ma dettagli.

Il libro di questo mese sarà l’ultimo prima della pausa estiva perché ad agosto non ci sarà nessun testo in lettura, ma ehi potremmo comunque parlare di letture ovviamente e ci saranno le proposte e il sondaggio per il libro di settembre.

Comunque, il libro di luglio è La Vergogna di A. Ernaux, vi ricordo che come sempre trovate il gruppo su Goodreads e che il libro in questione sarà in lettura per tutto il mese e potrete iniziare la lettura in qualunque momento.

La Vergogna – Annie Ernaux

Casa editrice: L’Orma

Link all’acquisto: QUI

Trama

Yvetot, giugno 1952. L’universo del bar-alimentari dell’infanzia di Ernaux viene sconvolto da un episodio spartiacque, terrificante: durante una lite il padre cerca di uccidere la madre, salvata forse solo dal provvidenziale intervento della figlia dodicenne. Attraverso il quotidiano confronto con le compagne di scuola, tutte borghesi, il rapporto con il mondo di provenienza – violento, contadino, operaio, non istruito – adesso si incrina. Lo «sguardo degli altri» si fa d’un tratto macigno, capace di schiacciare ogni slancio e condizionare ogni gesto. E’ il libro in cui, come non mai, Ernaux affronta di petto l’indicibile: il trauma e la vergogna che hanno acceso in lei il desiderio di ribellarsi e di scrivere.

Annie Ernaux, è una scrittrice francese, autrice del romanzo Gli anni, vincitrice dei premi Marguerite Duras, François Mauriac, del Prix de la langue française, del Premio Strega europeo 2016 e del Premio Nobel per la Letteratura 2022.

Il libro sarà in lettura per tutto il mese di luglio.

E voi? Avete mai letto qualcosa della Ernaux? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

Euforia – Elin Cullhed

Buon mercoledì!

Come state? Come avanza questo strambo giugno?

Oggi torniamo a parlare, per via del libro attorno al quale ruota la recensione di oggi, di una poetessa e autrice di cui abbiamo già parlato su questi schermi, una figura amata dalla sottoscritta che torna ogni tot di tempo a farci visita qui, ovvero Sylvia Plath! Esatto, proprio lei.

Ne abbiamo parlato qualche mese fa con il famoso duo di articoli-biografia che potete trovare qui o nella sezione #PoetProfile.

Non ho mai pubblicato recensioni di testi letti per la preparazione di questi articoli o testi comunque inerenti a Sylvia Plath, ma Euforia non è una biografia, né un saggio, bensì un romanzo che mira a narrare la storia dell’ultimo anno di vita della Plath.

E’ stato un testo candidato al Premio Strega Europeo del 2022 e in generale ha avuto un successo direi medio, nel senso che è sbucato da qualche parte e se ne è parlato, ma di certo non è stato un testo che è esploso o è diventato “virale”.

Bene, parliamone!

Euforia – Elin Cullhed

Casa editrice: Mondadori

Pagine: 300

Genere: narrativa, narrativa biografica

Prezzo di Copertina: € 19,50

Prezzo ebook: € 9,99

P. Pubblicazione: 2022

Link all’acquisto: QUI

Incipit

Era la mia vita, il testo. Erano il mio corpo, la mia pelle, i miei polsi di un bianco luminoso a portarmi in bicicletta per il Devon. Quando incontravo qualcuno che conoscevo rabbrividivo, era come se i miei nervi e le mie vene formassero una rete sotto intorno al mio corpo, e il cuore era la mia bocca, era il cuore a parlare, lasciando uscire un “Salve!” se incrociavo la vicina (la moglie del direttore di banca) alla quale piaceva studiarmi per capire se ero normale. Il cuore batteva al centro di me stessa. La mia bocca. La mia bocca rossa. Ero io l’argomento, il motivo stesso, e allora come potevo allungarmi fuori di me e creare proprio quel motivo? Come potevo collocarmi lontano dal fulcro del motivo?

Trama

“Euforia” racconta l’ultimo anno di Sylvia Plath regalandoci l’indimenticabile ritratto di una mente brillante impegnata in una battaglia con il mondo, con le persone che ama e con se stessa. Quando il romanzo si apre, Sylvia, incinta del secondo figlio, è entusiasta all’idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell’arrivo dei bambini Ted era il suo compagno in ogni cosa: da intellettuali vivevano intensamente la vita e ne prendevano ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere mentre Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sarà la sua immortalità? Nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted la abbandona definitivamente per andare dalla sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l’arte a cui darà vita nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome.

Recensione

Dunque, come dicevo su questo blog abbiamo parlato ampiamente di Sylvia Plath e devo anche ammettere che io in primis sono probabilmente un poco rigida quando leggo romanzi basati sulla vita dell’autrice/rielaborazioni o esperimenti letterari di vario tipo che hanno comunque a che fare con la Plath, anche perché sono una grande estimatrice e ad oggi ho letto molti testi realmente scritti dalla Plath quindi realmente autobiografici (mi riferisco ai diari e alla sua corrispondenza) o scritti comunque da saggisti, biografi, persone vicine all’autrice nei suoi anni di vita.

Faccio questo discorso un poco delicato perché quando si parla della vita della Plath la prima cosa che può venire in mente è il fatto che l’autrice abbia vissuto una vita tragica per vari aspetti che sono sicuramente trapelati quando abbiamo parlato di lei nei due famosi articoli, quindi trovo che a volte si carichi molto questo aspetto (parlo sempre di testi ovviamente romanzati o reinterpretazioni), non voglio dire che Sylvia non abbia vissuto una esistenza tragica sotto molti aspetti, l’ha vissuta, ma secondo me quando si leggono testi romanzati su di lei è un attimo crollare nell’esagerazione o in un testo che comunque si focalizza solo su questo.

In questo testo l’autrice narra dell’ultimo anno di vita di Sylvia che è stato di certo costellato da delusioni, traumi e il ritorno anche della depressione, e il finale suicidio, ma leggendo questo libro di certo molto doloroso perché sentiamo la Sylvia Plath della Cullhed in un continuo stato di turbamento, rabbia, frustrazione e in generale direi inquietudine a tratti mi sono sentita un poco bombardata da questa voce reinterpretata dall’autrice di una grande poetessa come la Plath.

Parleremo meglio di questo aspetto nel corso della recensione, so che a molte persone questa caratteristica non ha dato particolare fastidio e va benissimo così, questa ovviamente è una mia opinione personale, però a tratti ho avvertito il voler cavalcare eccessivamente la parentesi legata all’instabilità anche psichica di Sylvia. Lei parla in prima persona in questo romanzo ed è un testo confessionale in cui si lascia andare a molti dubbi, insicurezze e ragionamenti sulla sua vita e su ciò che inizia ad incrinarsi piano fino ad esplodere.

Faccio questo discorso iniziale perché qui alla fine parliamo di questo, ovvero di un romanzo scritto modificando alcuni eventi essendo appunto un romanzo, in cui non sempre l’autrice è fedele, diciamo che aggiunge a volte una sua versione dei fatti e in questo non c’è nulla di male facendo parte del genere, ma come dicevo queste aggiunte sembrano sempre spingere sugli stessi punti, comunque ci arriveremo.

Stile, Ritmo e Atmosfere

L’autrice secondo me si butta in un esperimento, ovvero dare la voce a Sylvia cercando di entrare nella mente di questa e scrivere/esprimersi come si esprimerebbe (secondo l’autrice) Sylvia Plath, esperimento che una buona parte degli autori che scrivono biografie romanzate o simili tentano, ecco, la voce che emerge qui per alcuni tratti del romanzo può assomigliare a quella di Sylvia, non tanto in ciò che dice, ma per quanto riguarda la sfera mentale, quindi i pensieri che trapelano da questa Sylvia e il suo modo di vedere la realtà.

Ovviamente la Cullhed interpreta, come faccio anche io basandomi su ciò che ho letto della Plath e su una mia idea della sua personalità parlando di lei, comunque in altri tratti la voce di questa Sylvia mi è sembrata eccessiva come se l’autrice fosse entrata troppo dentro ad una sua idea della personalità di Sylvia.

E’ un discorso un poco complesso da fare, ma come dicevo è stata una lettura altalenante per me a livello sia di gradimento che di immersione nella voce di questa Plath.

Lo stile comunque dell’autrice è godibile, diretto direi perché Sylvia si esprime e pensa in modo diretto, anche a livello sessuale, ma la vera Plath era comunque una donna che rifletteva sulla sessualità, nei diari furono anche censurate varie pagine in cui parlava di sesso o fantasticava su questo.

Ci sono degli spunti interessanti nella scrittura della Cullhed, immagini suggestive ed evocative, sensazioni e modi di esprimere queste degni di nota.

Il ritmo generale del romanzo è medio, nel senso che essendo una biografia romanzata si prende i suoi tempi a tratti per arrivare ad eventi che segnarono irrimediabilmente la vita di Sylvia e il suo ultimo anno, quindi a tratti il libro diventa una spirale psichica autodistruttiva in cui la Plath pensa in modo ossessivo ad eventi o analizza sue paure che diventano un macigno e piano piano si va avanti con gli eventi.

Le atmosfere generali invece sono pesanti, ci sono anche momenti più rilassati e tranquilli in cui sembra di trovarsi con Sylvia in una giornata pacifica nel Devon però sono davvero parti minime, il romanzo si focalizza più che altro su l’ossessività dei pensieri di Sylvia che si ritrova in una realtà pesante da vivere e questo senso come dicevo, di pesantezza traspare parecchio dalle pagine, non saprei dire se è voluto dall’autrice oppure no.

“Ero straniera in quel paese, non avevano accolto molto bene le mie poesie, ma chi se ne importa, peggio per loro, avevo pensato, ho comunque la mia America.”

Un tassello in più?

Ero esaltata per la lettura di questo romanzo, anche perché ogni volta che esce un libro sulla Plath io in genere lo recupero sempre e questo sembrava davvero interessante. Tra l’altro da ciò che traspare finora da questa recensione sembra che io non abbia gradito questo romanzo, ma non è così, mi è piaciuto per certe caratteristiche e si vede che l’autrice ha fatto di tutto per entrare al suo meglio nella psiche di Sylvia e di immedesimarsi in lei e nella sua realtà, voglio credere anche per omaggiarla in primis.

Tra l’altro il fatto di aver omesso l’ultimo breve periodo di vita e il suicidio secondo me è stato un gesto di rispetto della Cullhed nei confronti di Sylvia, il non aver descritto il suo ultimo atto e in generale le ultime dure settimane della sua vita sono state scelte precise a mio vedere.

Il libro è questo quindi, un’altra versione secondo un’altra autrice di una parte della vita della poetessa, cosa aggiunge “Euforia” rispetto agli altri romanzi su di lei? Beh di sicuro va un poco di più nei dettagli e nei pensieri di questa Sylvia e aggiunge pezzetti qua e là inventati dall’autrice basandosi sempre comunque su fatti reali, diciamo che ci sono delle aggiunte ma non è nulla di deturpante.

Per il resto non aggiunge molto altro, è un romanzo che io consiglierei a chi magari sa già qualcosa sulla vita della poetessa, ma so che si sono molte persone che hanno letto questo romanzo senza conoscere bene la Plath e lo hanno gradito molto, quindi è adatto a tutti, ovvio se conoscete già la sua vita saprete distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è e ciò che sembra una esagerazione romanzata da ciò che probabilmente si avvicina di più alla realtà e a ciò che è stato.

Non è un compito facile scrivere un romanzo sulla Plath perché si rischia di parlare sempre degli stessi argomenti perché di libri sulla Plath ne sono usciti a bizzeffe e dobbiamo accettare il fatto che non sappiamo e non sapremo mai nella realtà cosa è accaduto davvero in alcuni momenti precisi della vita della poetessa, possiamo romanzare e ipotizzare, ma alcuni eventi restano e resteranno un mistero.

Quindi apprezzo il tentativo della Cullhed che di certo si salva, è un romanzo nella media secondo me, che fa riflettere anche su vari temi della vita che ha dovuto affrontare Sylvia, ma come lei molt* altr*, e affronta anche temi tabù oserei dire che non si vedono di solito in testi su di lei o in media in altri testi. Si fa leva soprattutto sulla sfera mentale che filtra tutto ciò che vive Sylvia in un modo a tratti ossessivo e man mano che si va avanti nel romanzo e si arriva ai suoi ultimi mesi, anche molto problematico e parecchio dispersivo.

Conclusioni

Tutto sommato a parte l’esagerazione di alcuni punti e il fatto che a lungo andare diventa un romanzo ripetitivo in cui l’autrice ha aggiunto eventi che danno un tocco di esagerazione in più su quella già presente, è un testo godibile che va nel profondo di una psiche che affronta eventi traumatici e crolli nella sua vita fino ad esplodere.

Il modo in cui viviamo assieme a Sylvia questi mesi di continuo stress e certezze che crollano è devastante, ma allo stesso tempo interessante per come l’autrice riesce a dipingere questo crescendo di crisi.

Tutto sommato è un romanzo che sono felice di aver letto.

Voto

E voi? Avete mai letto “Euforia”? Sì? No? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!

A presto!