Le Ricette della Signora Tokue – Durian Sukegawa

Buon venerdì, buon quasi weekend e ben ritrovat*!

Oggi partiamo a bomba, subito, così, d’emblée, siamo qui con una nuova recensione, finalmente parliamo di questo testo che è stato il libro di qualche mese fa sul gruppo di lettura tra l’altro, ovvero “Le Ricette della Signora Tokue” di Durian Sukegawa.

Un testo da cui è stato anche tratto un film nel 2015, e un testo che ha ricevuto anche un buon successo, che dire, parliamone!

Le Ricette della Signora Tokue – Durian Sukegawa

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 173

Genere: narrativa contemporanea

Prezzo di Copertina: € 12,00

Prezzo ebook: € 7,99

P. Pubblicazione: 2013

Link all’acquisto: QUI

Incipit

Doraharu vendeva dorayaki. Sentaro passava tutto il giorno alla piastra di cottura. La bottega era al fondo di un vicolo dietro la ferrovia, in una via commerciale chiamata Sakuradori, via dei Ciliegi. Più che i ciliegi piantati qua e là, ciò che saltava maggiormente all’occhio nella via erano le numerose saracinesche abbassate. Ma l’andirivieni pareva aumentare lievemente in quella stagione, forse perché gli alberi in fiore bastavano a richiamare i passanti.

Trama

Sentarō è un uomo di mezza età, ombroso e solitario. Pasticciere senza vocazione, è costretto a lavorare da Doraharu, una piccola bottega di dolciumi nei sobborghi di Tōkyō, per ripagare un debito contratto anni prima con il proprietario. Da mattina a sera Sentarō confeziona dorayaki – dolci tipici giapponesi a base di pandispagna e an, una confettura di fagioli azuki – e li serve a una clientela modesta ma fedele, composta principalmente da studentesse chiassose che si ritrovano lì dopo la scuola. Da loro si discosta Wakana, un’adolescente introversa, vittima di un contesto familiare complicato. Il pasticciere infelice lavora solo il minimo indispensabile: appena può abbassa la saracinesca e affoga i suoi dispiaceri nel sakè, contando i giorni che lo separano dal momento in cui salderà il suo debito e riacquisterà la libertà. Finché all’improvviso tutto cambia: sotto il ciliegio in fiore davanti a Doraharu compare un’anziana signora dai capelli bianchi e dalle mani nodose e deformi. La settantaseienne Tokue si offre come aiuto pasticciera a fronte di una paga ridicola. Inizialmente riluttante, Sentarō si convince ad assumerla dopo aver assaggiato la sua confettura an. Sublime. Niente a che vedere con il preparato industriale che ha sempre utilizzato. Nel giro di poco tempo, le vendite raddoppiano e Doraharu vive la stagione più gloriosa che Sentarō ricordi. Ma qual è la ricetta segreta della signora Tokue? Con amorevole perseveranza, l’anziana signora insegna a Sentarō i lenti e minuziosi passaggi grazie ai quali si compie la magia: «Si tratta di osservare bene l’aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi». Come madeleine proustiane, i dolcetti giapponesi diventano un pretesto per i viaggi interiori di Sentarō e Tokue, fra i quali si instaura un legame profondo che lascia emergere segreti ben più nascosti e ferite insanabili. Con l’autunno, però, un’ombra cala sulla piccola bottega sotto al ciliegio: quando il segreto di Tokue viene alla luce, la clientela del negozio si dirada e la donna, costretta a misurarsi di nuovo con il pregiudizio e l’ostracismo sociale che l’ha perseguitata per tutta la vita, impartirà a Sentarō e Wakana la lezione pù preziosa di tutte. “Le ricette della signora Tokue” è una favola moderna sull’amicizia, la libertà e la resilienza. Un’ode alla vita di palpabile sensualità che ci insegna a trovare la grazia nell’inaspettato e la felicità nelle piccole cose.

Recensione

Io personalmente non ho mai visto il film, ma so che ha delle recensioni tutto sommato positive, lo potete trovare su Prime Video.

Stile, Ritmo e Atmosfera

Lo stile di Sukegawa è assolutamente scorrevole e godibile, anche il ritmo è costante e a mio vedere ben equilibrato perché l’autore si prende in alcune scene un momento in più per analizzare certi pensieri, dubbi, o piccole paure dei personaggi che a primo acchito possono sembrare irrilevanti, ma invece aiutano il lettore a comprendere la personalità di questi.

E’ un testo piuttosto breve, che si legge tra l’altro velocemente perché Sukegawa ha il dono di riuscire ad attirare il lettore e tenerlo inchiodato alle pagine, diciamo che anche i personaggi sono individui con cui secondo me è facile entrare subito in contatto, empatizzare ed interessarsi sinceramente alle loro vite/vicende.

Pensando all’atmosfera la mia mente torna sempre agli alberi di ciliegio che sono una costante in questo libro e donano ad ogni scena un tocco di delicatezza, tutto il libro è pervaso da un senso di delicatezza direi, anche quando ci sono rivelazioni dolorose o scene amare, c’è sempre questo sentore di gentilezza e eleganza, questo aspetto c’è anche da dire che può essere, a mio modesto parere, ricondotto allo stile di vari autori giapponesi, ma in generale asiatici che hanno il dono di scrivere con uno stile armonico e delicato, creano scene in cui i colori, i profumi, anche il tono di voce dei personaggi sembra sempre raffinato o intimo.

“Perché io credo che qualsiasi siano i nostri sogni, prima o poi troveremo per forza ciò che cerchiamo, grazie alla voce che ci guida. La vita di un essere umano non è mai uniforme: ci sono momenti in cui il colore cambia di colpo. Io mi trovo nella fase finale della mia esistenza. E’ per questo che so certe cose.”

I personaggi sono il punto forte

In questo libro il vero fulcro sono i personaggi, le loro vite, i loro obbiettivi, il modo in cui hanno vissuto e stanno vivendo la loro vita.

Troviamo Sentarō, un uomo che lavora in una bottega che cucina dorayaki, ma lo spirito e la voglia con cui quest’uomo si reca ogni mattina al lavoro e si mette alla piastra è pari a zero, lavora in questo luogo perché deve ripagare un debito alla proprietaria della bottega e nonostante non ami particolarmente i dolci è obbligato a rimanere lì.

Tokue invece è una signora anziana che si offre di lavorare nella bottega di Sentarō in cambio di una paga decisamente modesta e all’inizio l’uomo è titubante, ma dopo poco si convince e assume Tokue che in poco tempo innalza la fama della bottega per la bontà raggiunta da questi nuovi dorayaki preparati da lei, rispetto a quelli precedenti di Sentarō, preparati diciamo non al meglio…

Infine il terzo personaggio più importante della vicenda è questa ragazza di nome Wakana, che instaura un adorabile rapporto con Tokue e successivamente anche con Sentarō.

Penso sia affascinante vedere come questi tre personaggi, all’apparenza lontani e diversi l’uno dall’altro riescano ad instaurare un legame profondo e reale, il modo in cui l’autore riesce a costruire i pezzi del loro rapporto è ottimo e si riesce ad avvertire il sincero affetto che è alla base di questo legame.

Tokue è una donna all’inizio piuttosto misteriosa, è una signora dolce e gentile, severa con Sentarō a tratti, ma si avverte chiaramente un’ombra su di lei, c’è qualcosa che ha paura di rivelare, ma è un qualcosa che alla fine verrà a galla e avrà un impatto sul resto della vicenda.

Questo qualcosa penso che assieme al legame tra i personaggi sia quasi il secondo fulcro della vicenda, perché apre questo vaso di Pandora su un fatto storico realmente accaduto purtroppo, non solo in Giappone, ma anche in altre zone del mondo, però senza dubbio in Giappone ebbe delle gravi conseguenze che perdurarono fino al 1996 per quanto riguarda le persone vittime di questo fatto.

Come noterete ci giro attorno perché non voglio fare spoiler, ma al tempo stesso desidero parlare di questo aspetto del personaggio di Tokue perché non riguarda solo lei e come dicevo è una tematica che non si trova spesso nei libri di narrativa ed è un secondo fulcro del libro.

Questo libro ci porta ad interrogarci anche sui pregiudizi, sul perché è così difficile scrostarsi di dosso un qualcosa che ci è accaduto per cui gli altri ci vedono in un determinato modo, sui diversi modi che hanno le persone di affrontare una disgrazia come quella accaduta a Tokue e sul come si può accettare tutto questo arrivati/e all’età di Tokue.

Tokue e Sentarō sembrano completarsi a vicenda, perché mentre Tokue si sente sola e ha voglia di vivere arrivata alla sua età, Sentarō si sente completamente bloccato nella sua vita e il suo desiderio di agire e rincorrere ciò che desidera si è spento, quindi Tokue alla fine del loro viaggio riesce a lasciare una impronta enorme su Sentarō che si ritrova quasi ripulito e vuoto, come se dovesse iniziare da capo, mentre Tokue, beh è arrivata ad una fase di accettazione e perdono che solo qualcuno con una grande saggezza e un grande trascorso di dolore può raggiungere.

“A quel punto Sentarō si sentì soffocare. Sì, colui che le sussurrava senza sosta: “Avresti fatto meglio a non nascere”… Colui che aveva condotto i giochi… era Dio. “Soffrirai per tutta la vita”, aveva sentenziato. Quando Tokue aveva capito tutto ciò, come aveva percepito la propria esistenza? Che idea si era fatta della vita? Una ragazzina di quattordici anni che piangeva soffocando i singhiozzi. Incapace di avvicinarsi oltre, Sentarō si voltò e tornò indietro sul sentiero nel bosco.”

Conclusioni

E’ complicato parlare di questo libro perché è un testo che “si sente” molto durante la lettura, ma successivamente è complesso riuscire a descriverlo in modo oggettivo, posso solo dire che questa è la storia di una grande amicizia, di due persone che si accompagnano a vicenda in una nuova fase della vita e si insegnano a vicenda qualcosa di importante, ma è anche una storia da cui traspare un grande dolore e un livello di sofferenza e isolamento tali difficili da comprendere per tante persone che possono finire con il limitarsi solo ad escludere a priori senza provare a capire, o immedesimarsi un minimo.

“Le ricette della Signora Tokue” è un libro dolce e amaro, morbido e ruvido, una storia di comprensione e accettazione.

E’ un libro che vi farà piangere? Può essere, io di sicuro le mie lacrime le ho versate.

Voto:

E voi? Avete mai letto “Le Ricette della Signora Tokue”? Vi è piaciuto? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

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