Survivor – Chuck Palahniuk

Buon lunedì e ben ritrovatә!

Come state? Come procede il mese di maggio?

Oggi nuova recensione e parliamo di un libro scritto da un autore di cui io sognavo di leggere qualcosa da anni, e questo è Chuck Palahniuk.

Il mio primo Palahniuk quindi è stato “Survivor“, ho letto questo libro per primo perché anche se ho in libreria il famosissimo “Fight Club” e “Cavie“, questo mi attirava maggiormente.

E di certo un testo particolare per cui ci sarà molto da dire, iniziamo con la recensione!

Survivor – Chuck Palahniuk

Casa editrice: Mondadori

Pagine: 288

Genere: romanzo, satira, umorismo nero, narrativa psicologica

Prezzo di Copertina: € 13,00

Prezzo ebook: € 6,99

P. Pubblicazione: 1999

Link all’acquisto: QUI

Incipit

“Uno, due, tre. Prova. Uno, due, tre. Prova. Prova. Forse quest’affare funziona. Non lo so. Neanche so se riuscite a sentirmi. Ma se ci riuscite, ascoltate. E se state ascoltando, be’, allora quello che avete trovato è la storia di tutto ciò che è andato storto.”

Trama

Tender Branson, ultimo membro sopravvissuto di una setta, narra la storia della sua vita alla scatola nera di un aereo che sta precipitando al largo dell’Australia. In un crescendo delirante Tender racconta di quando viveva nella comunità della setta ignaro dell’esistenza di un mondo evoluto, e descrive i suoi lavori di maggiordomo, di suggeritore di galateo per “nouveaux riches” in difficoltà, di istigatore telefonico al suicidio. Le sue vicende raggiungono l’apice quando rimane l’unico superstite al suicidio di massa dei membri della setta e grazie alla cinica assistenza di un agente dello spettacolo. Ma le cose si mettono male quando emergono le prove che i suicidi della setta sono in realtà degli omicidi.

Recensione

Palahniuk è un autore americano piuttosto conosciuto e direi piuttosto prolifico, divenuto famoso soprattutto per il successo di “Fight Club” e grazie al film omonimo del 1999 diretto da David Fincher.

Scrive in uno stile in genere piuttosto minimalista e crudo, viene paragonato a tratti a Irvine Welsh.

Stile, Ritmo e Atmosfere

Lo stile dell’autore, come accennato anche sopra, è piuttosto crudo e diretto caratterizzato da frasi in generale brevi e coincise che vanno dritte al punto, ovviamente ci sono delle esclusioni, ad esempio ho notato che quando Palahniuk si sofferma sui pensieri e le opinioni del narratore il suo stile rimane diretto, ma tende a soffermarsi maggiormente su queste, con frasi più lunghe, descrizioni più approfondite e riflessioni più estese.

Il ritmo generale del testo è costante, nonostante lo stile infatti, che a primo acchito potrebbe far pensare ad un ritmo veloce, le vicende narrate hanno un ritmo equilibrato.

Le atmosfere sono direi quasi decadenti, il tema della morte torna con frequenza e tutto sembra ricoperto da un alone di tragedia annunciata.

In effetti sappiamo fin dall’inizio, dato che la storia non viene narrata dall’inizio ma dalla fine, che la vita di Tender sta per finire e noi leggiamo il suo racconto come la vicenda di un uomo che pian piano si è scavato la fossa in un certo senso.

Tra l’altro ho trovato piacevole la caratteristica delle pagine in ordine decrescente, infatti il libro non inizia a pagina 1, ma dall’ultima pagina e non dal capitolo 1, ma dal capitolo 47.

L’argomento “Sette” e il Tender che conosciamo noi

Percorriamo a ritroso la vita di Tender che lui ci racconta mentre è a bordo di un aereo che sta per crollare a picco, parla della sua infanzia e adolescenza in questa setta che è estinta, tutti (o quasi) i membri sono morti per quello che sembrava, fino ad un certo punto, un suicidio di massa.

Tra l’altro non ho trovato nulla a riguardo di questa teoria, ma leggendo il libro mi è venuto spontaneo pensare alla vicenda di Jonestown, forse l’autore si è ispirato anche in parte a questa terribile storia o ha voluto trattare il tema delle sette con un concept che ha preso da varie vicende legate alle sette.

Ma il culto Creedish, quello descritto nel libro, è esistito veramente ed la vicenda è avvenuta nel Nebraska.

La Chiesa Creedish viene fondata nel 1860, durante il Grande Risveglio, da un gruppo scissionista dei Milleriti. Quasi un secolo e mezzo più tardi, il consiglio degli anziani decreta la «chiamata del Signore», quando iniziano le indagini sulla comunità per frode fiscale. I suicidi sono oltre un migliaio e continuano per anni tra gli adepti sparsi in tutti gli Stati Uniti e in Canada.

In ogni caso le similitudini con Jonestown, ma anche con altri drammatici casi di suicidi nelle sette, sono varie, il suicidio/omicidio di massa, la rigidità delle regole presenti nella setta in cui Tender cresce, i misteri legati ad alcuni aspetti di questo suicidio e della vera vita all’interno di questo ambiente.

Palahniuk raffigura un individuo che sembra apatico nei confronti della società che lo circonda e nei confronti del proprio passato, non mostra segni emotivi particolari ripensando alla famiglia morta in questo suicidio, non sembra essere venuto a patti con quello che ha realmente vissuto da bambino, della vita nella setta ci rivela qualcosa, ma a tratti lo percepiamo come un narratore inaffidabile perché non tutto quello che racconta sembra vero ed è tutto velato da una patina di profondo cinismo.

Tender non ha rimorsi nei confronti delle persone che lo chiamano, su questo numero che lui ha scritto in dei bigliettini che ha lasciato in giro per la città, in cerca di aiuto, persone che vogliono tentare alla loro vita e pensano al suicidio, o persone che si ritrovano a vivere un periodo di estrema depressione o crisi.

Anzi, Tender le sprona al suicidio come fa con il fratello di Fertility Hollis, giovane ragazza chiaroveggente che si mantiene proponendosi come utero in affitto anche se è sterile.

Fertility è sempre un passo avanti a Tender, grazie al suo dono, e nulla le può essere nascosto. La sua presenza circonda il testo di un forte alone di disperata malinconia, tutta la sua persona sembra vivere senza entusiasmo o possibilità, specialmente dopo la perdita del fratello.

Anche lei affoga in un atteggiamento cinico e distaccato, come molti altri personaggi facenti parte di questo libro, forse quello più umano e aperto alle reazioni infervorate è Adam, il fratello di Tender.

Ci sarebbe molto da dire su di lui, Adam è di certo la miccia che infiamma la vicenda ed è un personaggio più importante del previsto anche in funzione di Tender, sembra essere lui infatti a risvegliare qualcosa nel nostro protagonista, che per anni si è limitato a vivere nella libera società ancora secondo le leggi del culto Creedish, regole basate sull’abnegazione, il lavoro umile e il totale asservimento agli altri.

Tender infatti vive per lavorare, si occupa delle pulizie (e non solo) di questa coppia che lo utilizza come se fosse un oggetto o una macchina più che un essere umano e lui lavora per loro pensando di avere qualche piccola soddisfazione quando questi gli chiedono quali posate utilizzare per la cena a base di aragosta.

La decadenza di Tender e le critiche alla società

Tender dopo aver scoperto di essere l’unico sopravvissuto della chiesa Creedish diventa una celebrità e si abbandona ad un mondo dello spettacolo descritto in modo sicuramente poco lusinghiero, fatto di droghe, ipocrisia, tattiche per arrivare sempre in cima a dispetto di ogni altro e abbandono nei confronti di se stessi.

Tender affronta tutto questo con il solito cinismo, si abbandona e lascia andare il suo corpo e la sua identità, diventa uno strumento, si lascia utilizzare come ha fatto per tutta la sua vita in fin dei conti, fa il gioco degli altri anche questa volta.

Alla fine però scopriamo un Tender molto diverso, un Tender che deve arrivare a patti con quello che ha vissuto da bambino e qui esce anche la verità riguardo ai fatti visti e vissuti nella setta, per la prima volta in tutto il romanzo il cinismo lascia il posto alla consapevolezza e al dolore seguito dall’accettazione per ciò che è stato e per ciò che Tender è diventato.

“Surviror” è un libro che smuove forti critiche a vari mondi, quello dello spettacolo, quello dell’industria farmaceutica, quello della sanità e più nello specifico a quello della cura psichiatrica, tutte queste critiche sono rappresentate da situazioni e personaggi che Tender vive e incontra.

Questo è forse l’aspetto che ho preferito, la sagacia di Palahniuk nell’inserire questi esempi di decadenza e abbattimento dell’essere umano come tale per sacrificarlo ad una società che pensa solo al guadagno o ad apparire sempre al meglio, mi ha piacevolmente colpita.

Inoltre l’atteggiamento di Tender, nonostante il cinismo, è da comprendere ripensando alla sua storia, al modo in cui è stato cresciuto e al fatto che non ha mai potuto fare affidamento o avere anche solo qualcuno al suo fianco, come genitore, fratello, amico o altro. Erano presenti queste persone nella sua vita, ma ha sempre avvertito una spaccatura profonda con loro, imposta anche dalle regole vigenti in questo credo che lo hanno accompagnato fino ad un buon punto della sua vita.

Non giustifico il comportamento di Tender, ma il giro che fa Palahniuk delineando un personaggio come lui, dai traumi infantili e adolescenziali, all’allontanamento dalla setta, agli anni di lavoro in solitaria in una situazione di estremo servizio, e infine il successo seguito dall’abbandono per se stesso e alla caduta, tutto delinea un cerchio perfetto per un personaggio che anche per il modo (unico modo) in cui ha sempre e solo conosciuto il mondo finisce per piegarsi alle regole, agli altri, alla società, annulla se stesso sempre e anche quando è sulla cresta dell’onda risulta apatico e distaccato nei confronti della vita.

Conclusioni

Sicuramente leggerò altro dell’autore, ci sono aspetti di questo libro che ho gradito molto, ad esempio le critiche che smuove, il modo in cui è costruito il personaggio di Tender, la sensazione permanente di decadenza e tragedia.

In generale però non sono rimasta del tutto conquistata dallo stile e questo è un libro in cui c’è tanto, di tutto, e a lungo andare questo ha finito per pesarmi un poco.

Ma, tutto sommato ho gradito questa lettura, è stato un libro piacevole da leggere senza essere però un libro per cui strapparsi i capelli dalla bellezza, sono curiosa di approfondire con l’autore, questo è sicuro.

Voto:

E voi? Avete mai letto nulla di Palahniuk? Sì? No? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!

A presto!

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