L’Uomo di Calcutta – Abir Mukherjee

Buon lunedì e buon inizio settimana!

Come state trascorrendo questo freddo lunedì? Spero nel migliore dei modi.

Oggi parliamo assieme di un libro, vi avevo in un certo senso preannunciato questa recensione, avevo citato questo titolo in un tag se non erro uscito qualche giorno fa dicendo che lo avevo in lettura, ebbene l’ho terminato e sono pronta per una recensione.

Arriverà a breve anche la recensione del volume successivo a questo, dato che stiamo parlando di una trilogia, anche se ad oggi sono stati pubblicati sono i primi due volumi, si presume che il prossimo e ultimo testo uscirà l’anno prossimo.

Ho già letto il volume che segue questo, ma ne parleremo, adesso concentriamoci sul primo testo di questa trilogia con “L’Uomo di Calcutta“.

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L’uomo di Calcutta – Abir Mukherjee

Casa Editrice: SEM (società editrice milanese)

Genere: Giallo Storico

Pagine: 345

Prezzo di Copertina: € 17,00

Prezzo ebook: compreso con l’acquisto della versione cartacea

Anno di Pubblicazione: 2018

Link all’Acquisto: QUI*

Trama

Calcutta, 1919. Non sono neanche le nove di mattina e la calura bagna la camicia di Sam Wyndham, giovane veterano britannico della Grande Guerra con un passato doloroso, arrivato a Calcutta per unirsi alla polizia e iniziare una nuova vita. Di fronte a lui, in un vicolo cieco e buio, c’è un corpo contorto in maniera innaturale e mezzo affondato in una fogna a cielo aperto. Il cadavere è quello di un alto funzionario britannico. L’hanno trovato così, con la gola tagliata, un occhio strappato dai corvi e in bocca un biglietto che intima agli inglesi di lasciare l’India. I suoi superiori credono che si tratti di un omicidio politico commesso dagli attivisti che si battono per l’indipendenza dell’India. Nel frattempo le notizie sul massacro di Amritsar, perpetrato dall’esercito di Sua Maestà, fomentano disordini tra la popolazione. È a rischio la stabilità dell’impero e il capitano Wyndham si trova coinvolto non solo in un’indagine impegnativa, che lo porta dai salotti dei ricchi imprenditori alle fumerie d’oppio dei quartieri malfamati, ma anche nelle lotte intestine dei suoi compatrioti. Deve risolvere il caso in fretta, ma qualcuno fa di tutto per impedirglielo.

“Ecco… non si amalgamava, diciamo così. Non fraintendermi, sono certo che fosse in gamba nel suo lavoro, che tenesse al loro posto, gli indiani e tutto, ma non era… uno di noi. Mi hanno detto che suo padre era un minatore, in una miniera di carbone.”

Lo disse come se ai suoi occhi questo lo rendesse inferiore. “E il suo amico Buchan?” chiesi “Lo conosci?”

Digby riflettè prima di parlare. “Non bene. L’ho incontrato un paio di volte a delle serate, ma nient’altro.”

“E di lui diresti che è uno di noi?”

Rise. “E’ milionario. Può essere uno di noi quando gli pare. Ora, se non ti dispiace, vecchio mio, è meglio che mi metta all’opera.”

Recensione

Vorrei iniziare con il dire che non ho visto molto in giro questo titolo e questa trilogia in generale, come avevo accennato anche in un articolo qualche giorno fa, dovete sapere che io ho iniziato a leggere questi testi dal secondo ovvero “Un Male Necessario“, che mi ha rapita in un attimo e oramai posare giù il libro era impossibile, quindi quando ho scoperto che non era il primo era troppo tardi.

Dopo aver finito in un giorno e mezzo quasi “Un Male Necessario“, sono corsa in libreria per cercare “L’uomo di Calcutta” e per pura fortuna l’ho trovato, l’unica copia disponibile, ogni tanto una botta di fortuna dai.

Comunque, iniziamo a parlare del libro.

Stile di scrittura e ritmo

Lo stile dell’autore non si perde in particolari fronzoli, non è uno stile descrittivo, ma non è nemmeno uno stile da romanzo d’azione che procede spedito, diciamo che è una via di mezzo, ci sono vari riferimenti a termini indiani che vengono ripetuti per tutto il testo, come “sahib“, “pukka“, “thana” e altri, quando si inizia a leggere si rimane spaesati con questi termini, ma man mano se ne apprende il significato.

In questo primo volume l’autore si sforza maggiormente di descrivere persone, luoghi, riferimenti storici, eventi, sopratutto nella prima parte procede ad un ritmo moderato, non direi lento, ma di certo si ha la sensazione che l’autore voglia delineare i personaggi, il loro passato e la città di Calcutta.

Come stile l’ho trovato comunque molto piacevole, è stata un’interessante scoperta anzi, perché Mukherjee possiede la giusta misura, non troppo nè troppo poco.

E’ da apprezzare anche secondo me la concentrazione che l’autore ha voluto dedicare nel descrivere fatti storici realmente accaduti ovviamente, si intravedono le ricerche compiute per delineare uno scenario storico pregno di riferimenti ben inseriti.

L’autore si dilunga giustamente sul razzismo che dilagava in quegli anni tra inglesi e nativi indiani, e parecchie volte nel corso del testo ci ritroviamo davanti ad eventi che mettono in risalto questo razzismo latente, in quanto gli inglesi puntano non tanto ad una superiorità numerica ma ad una superiorità morale.

Personaggi

Noi seguiamo le vicende di Sam Wyndham, trasferitosi a Calcutta dopo un passato burrascoso, è un capitano della polizia e si ritrova in quel trafficato paese dopo aver accettato una proposta, lui inglese fatica a capire una città così piena di tradizioni diverse da quelle di Londra.

Lui è il nostro protagonista, dopo la guerra e delle gravi perdite soffre di semi-dipendenza da oppio e morfina, lui non la chiama dipendenza, ma diciamo che a volte non può farne a meno.

Un altro personaggio fondamentale è Surrender-not (così soprannominato dagli inglesi), indiano che ha studiato per diversi anni in Inghilterra, a Cambridge, divenuto sergente della polizia è la spalla di Sam.

Surrender- not è il mio personaggio preferito, è goffo con le donne, timido fino ad arrossire ad ogni errore compiuto volontariamente o meno e brillante.

Infine l’ultimo personaggio che vediamo decisamente di meno rispetto a quelli precedenti (ma che tornerà anche nel secondo volume e io presumo anche nel terzo, quindi è un personaggio fisso), è la signorina Green, Annie Green.

La conosciamo in questo volume come segretaria della vittima, infatti il testo si apre con un’omicidio, quello di un’uomo piuttosto potente, non nativo, questo omicidio sconvolge la popolazione e tutto il romanzo ruota attorno alla risoluzione di questo, Annie è una donna per metà inglese e per metà indiana, è affascinante e molto intelligente.

Fra Annie e Sam inizierà una frequentazione da questo romanzo che però non sarà lineare per nulla.

Il romanzo si concentra ovviamente su Sam, essendo il protagonista, e non è uno di quei personaggi ben delineati nella mia mente, non saprei descriverlo, è un uomo di buone intenzioni, che ne ha passate tante, è forte di carattere e a volte fa battute di cui si pente, ma è un protagonista positivo che non cede a questa mentalità razzista che dilaga.

In cosa consiste questo titolo?

E’ appunto un giallo piuttosto classico direi, questa prima indagine è intricata e leggendo ovviamente il lettore fa dei pronostici, i miei si sono rivelati veri in parte, non sono riuscita a scovare chi si nascondeva dietro all’omicidio che apre il libro e ad altre piccole vicende.

Conosciamo diversi personaggi che si insinuano in un caso che preme sulla polizia per la sua importanza, e nessuno di loro sembra essere capace di un’atto simile, neanche quando sembra di aver acciuffato il killer questo sembra probabile, è una continua ricerca ed una volta raggiunto il finale si comprende quanto tutto fosse più evidente.

E’ uno di quei gialli che ti “apre gli occhi” alla fine e come un fulmine a ciel sereno ti rivela la verità, ma senza essere precipitoso, si prende i suoi tempi e ti fa ipotizzare di chiunque.

E’ comunque piuttosto ingarbugliata come vicenda, si inizia a ipotizzare di qualcuno in particolare da 100 pagine dalla fine più o meno, come dicevo prima è storico come testo, ma quello storico che approfondisce sopratutto questo razzismo e questa spaccatura tra inglesi e nativi, si citano anche alcune divinità indiane, divisioni tra la città bianca e quella nera ecc.

Conclusioni

E’ un libro da leggere tutto d’un fiato, anche perché nonostante la mole la vicenda si svolge nell’arco di pochi giorni, i capitoli hanno una lunghezza giusta, a parte qualcuno di 10/15 pagine massimo gli altri sono brevi di 5/6 pagine.

Se vi affascina anche l’ambientazione indiana è l’ideale, questa viene di solito descritta dal punto di vista di Sam che non sopporta di corvi che gracchiano ala mattino presto e il caldo asfissiante di Calcutta.

E’ un testo che mi ha anche strappato un risolino ogni tanto, c’è qualche battuta divertente che alleggerisce il tono a volte, in rari casi.

Voto:

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Quattro stelle per me è un voto giusto, mi è piaciuta come lettura anche se è un giallo è adatta a periodi di relax perché rimane un libro che fila liscio. Assegno 4 stelle per il fatto che parte un poco a rilento e nonostante alcune botte di azione nel corso del testo non mi sento di assegnare un voto pieno.

E voi? Avete mai letto “L’uomo di Calcutta”? Lo conoscevate? Fatemi sapere!

A domani!

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