Ehilà, come state?
Finalmente sono tornate le recensioni su questo blog, ebbene sì, non vi ho avvisato di ciò perchè non mi piace ammetterlo, ma credo di essere caduta in una crisi del lettore.
Credo sia proprio per questo, che in questi mesi ho letto così poco, ma comunque ora la crisi è passata e il mio animo da lettrice è tornato a farsi sentire ancora più pimpante di prima!
Comunque!
Oggi sono qui per recensirvi appunto “Trilogia di New York” di Paul Auster, quindi non perdiamo altro tempo e addentriamoci in questo libro!
Editore: Einaudi
Pagine: 314
Prezzo di Copertina (Ed. Cartacea): € 12,00
Prezzo e-book: € 6,99
Anni della Prima Pubblicazione: Tra il 1985 e il 1987
Link all’acquisto: QUI
Trama
I tre romanzi che compongono questa “Trilogia” sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. “Città di vetro” è la storia di uno scrittore di gialli che “accetta” l’errore del caso e fingendosi un’altra persona cerca di risolvere un mistero. “Fantasmi” narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. “La stanza chiusa” racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.
Le cose muoiono quando noi moriamo, e in verità moriamo tutti i giorni.
Recensione
Dunque, questo è il primo libro di Paul Auster che ho avuto il piacere di leggere (per ora), è un autore abbastanza prolifico e senza alcun dubbio leggerò altro di suo perché mi ha davvero stupita, questo autore inoltre è conosciuto anche con i seguenti pseudonimi: Paul Queen e Paul Benjamin.
I miei pareri, prima di leggere quest’opera, erano discordanti su quest’autore ma ora devo ammettere che il suo stile è davvero superbo (sempre secondo una mia opinione personale s’intende) e questa trilogia racchiude tre romanzi degni di essere letti.
Partiamo con il primo, Città Di Vetro.
Dunque, in questo primo romanzo incontriamo il personaggio di Daniel Queen, uno scrittore che oramai non utilizza più il suo vero nome per scrivere, ma dalla morte della moglie e del figlio scrive solo sotto pseudonimo (William Wilson) una “saga” di romanzi che hanno come punto forte quello di narrare le vicende del protagonista di nome Max Work.
Dopo aver subito un lutto così importante e difficile da superare, Queen è un uomo che non riconosce più la sua vera identità, all’inizio quando lo conosciamo sa bene chi è ma capitolo dopo capitolo inizieremo a vedere come tutto quello che costituisce l’identità di un uomo possa essere messa in discussione e persa in altre identità.
E’ molto difficile descrivere questo primo romanzo, perché ancora adesso quando mi capita di ripensarci mi chiedo come siano in realtà andate le cose.
E’ come se ogni volta in qui ci rendiamo conto che Queen sta perdendo il suo Io anche noi perdiamo un poco di chiarezza e vediamo sempre meno la realtà per quella che è, questo romanzo riesce a intrappolare la mente una serie di dubbi e perplessità, e nel momento in cui ti sembra di essere venuto a capo della faccenda tutto si fa ancora più nebuloso.
Queen finirà per lavorare sotto le mentite spoglie di Paul Auster, che nel romanzo è descritto all’inizio come un detective per colpa di una serie di fatti ambigui.
Il protagonista si vedrà diviso fra più identità, quella di Paul Auster, Max Work, William Wilson e alla fine assisteremo al suo più totale declino.
Lo definirei un giallo-psicologico.
Andiamo avanti parliamo del secondo romanzo contenuto all’interno di questo libro, ovvero Fantasmi.
Fantasmi è quello che rispetto agli altri due romanzi ho trovato meno coinvolgente.
Ci sono alcuni momenti di tensione ma guardandolo nel suo totale è di una qualità inferiore agli altri due.
Qui abbiamo un protagonista di nome Blue e altri due personaggi importanti di nome Black e White (sì esatto in Fantasmi i nomi sono colori, interessante eh?).
Blue è un detective che viene assoldato da White per sorvegliare un certo Black, Blue non sa nulla di White non sa perchè deve tenere d’occhio Black sa solo che l’uomo che lo ha assoldato lo ha fatto trasferire in un appartamento proprio di fronte a quello di Black per avere maggiore possibilità di seguire il suo uomo in ogni più piccola azione.
Da qui si dipaneranno alcuni ragionamenti di Blue che ci aiuteranno a capire o a fantasticare sulla figura di Black.
Dico che a mio avviso Fantasmi è uno scalino in basso rispetto agli altri perché qui si inizia a capire troppo tardi il vero punto del romanzo, quindi il fatto che il pedinatore sarà quello che viene pedinato in realtà, i capisce verso i 2/3 del romanzo e avrei preferito personalmente iniziare prima a poter cogliere questi indizi.
La prima parte di Fantasmi l’ho trovato leggermente noiosa, c’è giusto qualche picco narrativo sparso in giro per tirare su l’attenzione ma niente che faccia saltare in piedi per l’emozione insomma.
Il finale anche qui come in fantasmi è tragico e enigmatico ma non so per qualche motivo l’ho sentito buttato lì a caso forse, perchè ogni buon finale deve avere una motivazione e io qui non l’ho vista (o forse c’è e io non l’ho colta), ma comunque non mi convince questo finale.
Infine, passiamo a La Stanza Chiusa, romanzo in cui alcuni personaggi precedenti ritornano in scena.
All’inizio della lettura di questo romanzo ho sentito molto coinvolgimento e l’esperienza di lettura, dato il fatto che mi stavo piacendo molto, stava anche procedendo a passo spedito finchè ad un certo punto tutto si è rallentato.
Dunque, ora, ci sono tre opzioni esistenti che possono fornire una motivazione a tutto ciò.
Ho sbagliato io a leggere i tre romanzi di seguito senza intervallarli con altro.
Dopo un certo punto il questo romanzo, i personaggi che all’inizio sono piacevoli, diventano scostanti.
Dopo un certo punto tutto è rallentato improvvisamente.
Insomma ho fatto più fatica a terminare il terzo che a leggere i primi due.
In “La Stanza Chiusa”, il nostro protagonista riceve una richiesta dalla moglie di quello che era il suo amico d’infanzia che gli domanda di incontrarsi. Gli comunica che il suo amico e marito è scomparso lasciandola con un figlio piccolo, da lì si scoprirà che l’uomo scomparso (Fanshawe) era uno scrittore che ha lasciato alcune opere mai pubblicate in mano alla moglie ed il nostro protagonista si innamorerà della signora Fanshawe adottando di conseguenza anche il bambino.
Ovviamente Fanshawe non sarà una presenza invisibile, anzi, si potrebbe dire che la sua figura assomiglia più a quella di un secondo protagonista.
Ho già detto troppo.
All’inizio ho empatizzato molto con il nostro protagonista, non so dirvi il motivo, ma provavo simpatia per lui ed era facile sentirsi vicino a quest’ultimo.
Verso la metà però, il protagonista prende decisioni che io non condivido e che trovo non del tutto motivate quindi la maggior parte della mia simpatia è sparita.
Detto ciò!
Questo libro tutto sommato mi è piaciuto molto, per la scrittura che a mio avviso è davvero ammirevole, per la profondità dei personaggi, per il modo in cui questo libro ti fa ripensare a lui anche dopo aver terminato la sua lettura da giorni…
Insomma è un libro molto profondo e intenso che mischia detective-stories e romanzo psicologico.
Assolutamente consigliato ed ovviamente se non avete mai letto nulla di Paul Auster, iniziate, iniziate ora!
Voto:
Ebbene sì, quattro stelline!
Sono rimasta davvero incantata dallo stile di questo scrittore è uno degli stili di scrittura che mi sono rimasti più impressi perché è a mio avviso singolare e ricco.
Mi sono dilungata non poco, quindi, io vi saluto e ci leggiamo prossimamente gente!!
E voi? Avete mai letto qualcosa di questo autore? Vi è piaciuto? No, perchè?
A presto!
Elisa
Mi hai messo su una gran voglia di leggere questa trilogia! 🙂
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Mi fa mooolto piacere, era il mio piano malefico iniziale… Comunque non te ne pentirai è una lettura davvero valida! 😉
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Ahahah, blogger diabolica! XD
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😈😈
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Di Auster ho letto e apprezzato molto Follie di Brooklyn. Ho la Trilogia in lista da un bel po’, ma non riesco a convincermi a leggerlo.. arriverà il momento giusto prima o poi!
Concordo con te sullo stile di scrittura 😉
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Io non vedo assolutamente l’ora di leggere qualcos’altro di suo, magari proprio Follie di Brooklyn! Il suo stile mi ha davvero stupita, non mi aspettavo qualcosa di simile, è iniziato un grande amore…
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Follie di Brooklyn è anche una bella storia oltre ad essere ben scritta, ma ti confesso che io lo comprai principalmente per la copertina!
A me Auster è piaciuto, ma non al punto da innamorarmene.. dovrei leggere altro per vedere se scatta la scintilla 😉
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