Buongiorno!
Come va? Come state? Come state affrontando questa fine di ottobre? E questo 31 del mese halloweenesco?
Oggi si torna con una nuova recensione, parliamo di un testo di cui (come al solito) desidero parlarvi da mesi, ovvero “Il Cielo è dei Violenti” di Flannery O’Connor.
Sono molto intrigata dalla O’Connor e ammetto di provare nei suoi confronti un senso generale di curiosità e ammirazione, questa è stata la mia prima lettura dell’autrice e devo dire che mi sono ritrovata davanti un libro molto diverso dalla aspettative.
Comunque, parliamone!

Il Cielo è dei Violenti – Flannery O’Connor
Casa editrice: Minimum Fax
Genere: narrativa contemporanea
Prezzo di Copertina: € 15,00
Prezzo ebook: € 8,99
Prima Pubblicazione (USA): 1960
Link all’acquisto: QUI
Incipit
Lo zio di Francis Marion Tarwater era morto da appena mezza giornata quando il ragazzo si ubriacò troppo per finire di sca- vargli la fossa, e così toccò a un negro di nome Buford Munson, che era venuto a farsi riempire una brocca, completare l’opera, trascinando il cadavere dal tavolo della colazione dov’era ancora seduto per dargli una degna e cristiana sepoltura, piantando le insegne del Salvatore in testa alla tomba e ricoprendola di una quantità di terra sufficiente a evitare che i cani lo disseppellissero. Buford era arrivato pressappoco a mezzogiorno e quando se ne andò, al tramonto, il ragazzo, Tarwater, non era ancora tornato dalla distilleria.
Trama
Francis Marion Tarwater è stato costretto a crescere fin dall’età di quattro anni con il prozio Mason, un fanatico religioso che vive come un eremita nei boschi, è convinto di essere un profeta e ha sottratto il bambino al nipote Ryber, un maestro elementare che vive seguendo i dettami della ragione e della scienza. Quando Mason muore, Francis, ormai quattordicenne, torna a casa di Ryber, ma con una missione da compiere. Deve battezzare a ogni costo Bishop, il figlio del maestro, che a detta del prozio è nato «deficiente» per grazia divina. Comincia così una guerra senza esclusione di colpi, nella quale Ryber cerca in ogni modo di riportare Francis alla ragione e alla «normalità», mentre nella mente del ragazzo continuano a risuonare gli insegnamenti di Mason, e il richiamo di una fede tanto brutale quanto potente e liberatoria. Riproposto da minimum fax in una nuova traduzione a sessant’anni dalla sua pubblicazione, nel 1960, Il cielo è dei violenti è considerato una pietra miliare della letteratura americana: un esempio della sensibilità gotica e della potenza satirica che convergono nell’opera di Flannery O’Connor.
Recensione
Flannery O’Connor fu la principale esponente del genere gotico sudista, nelle sue opere si avverte l’impatto della sua forte fede cattolica.
Tra le sue opere più famose ci sono “Il Cielo è dei Violenti” appunto e “La Saggezza nel Sangue”, ma anche i suoi racconti e diari.
Trama, ritmo e atmosfera
È difficile parlare di un testo come “Il Cielo è dei Violenti”. Il primo punto che vorrei sottolineare è quello riguardante il fatto che secondo me (e per me, per la mia personale esperienza di lettura) non è stato per la prima parte un testo semplice da leggere. Forse mi ero fatta idee sbagliate sullo stile dell’autrice o forse pensavo mi sarei trovata davanti ad un testo con un piglio diverso, sta di fatto che la prima parte è stata un poco complessa. Non ho trovato lo stile dell’autrice particolarmente scorrevole e non lo dico in modo negativo. Lo stile della O’Connor non scorre a mio vedere in modo fluido ma ci si abitua al suo stile appunto dopo la prima parte, e risulta certamente più digeribile. Non è uno stile negativo o impossibile, solo più arzigogolato rispetto alle aspettative e sicuramente crudo e violento.
Alla fine posso dire di aver apprezzato la voce della O’Connor nonostante la difficoltà iniziale, ha un stile certamente riconoscibile.
Devo dire inoltre che io ho letto il libro in italiano (edizione Minimum Fax) non saprei dire riguardo allo stile originale della O’Connor togliendo la traduzione.
Il ritmo del testo è nella norma, non è un libro con picchi veloci o lenti, segue un buon ritmo, una buona narrazione. Seguiamo il protagonista che si interfaccia a varie situazioni in un crescendo di eventi.
Parlando infine delle atmosfere, abbiamo di certo vari contesti, da quello urbano in cui si ritrova catapultato il protagonista a quello più rurale in cui è cresciuto. Le atmosfere generali sono (come per il ritmo) un crescendo, nel senso che seguiamo Francis nella sua missione di battezzare Bishop, il figlio di Ryber per seguire quelli che sono stati gli insegnamenti di Mason, il prozio morto e fanatico religioso. Francis continua quindi con le sue convinzioni e missioni e lo farà fino a portare il tutto al crescendo finale appunto.
Il testo ha di certo atmosfere che non definirei leggere, si avverte sempre un sottofondo amaro, seguiamo questo ragazzino quattordicenne diviso fra la fede e la ragione, fra la razionalità e quella che è stata la sua vita fino a quel momento con il prozio morto. Si avverte il senso di confusione e perdita di Francis che sembra non saper dove andare nel mondo che lo circonda.
Temi
Il libro affronta varie tematiche, il conflitto fra la religione e la ragione, la violenza, la dannazione, ovviamente la crescita del protagonista in questo momento delicato e la perdita.
Perdita non tanto del prozio morto Mason, ma più degli insegnamenti conficcati a forza in Francis per anni, la perdita nel vedere questo ragazzino seguire dogmi che lo portano a determinati atti o scelte e da cui non riesce a distaccarsi.
Dobbiamo anche dire che la violenza è uno dei temi appunto del romanzo, simbolo di rinascita e salvezza ispirato a uno dei versetti del Vangelo.
Penso anche che questo sia un testo complesso da analizzare o interpretare, ognuno tende a dare la propria lettura anche in base alle proprie esperienze e idee forse sulla religione essendo questo un testo fortemente intriso di religione, non dimenticando appunto che la O’Connor era molto credente.
A parte il discorso religione comunque è un testo da cui si possono estrapolare mille e più interpretazioni non solo sulla religione ovviamente, si è portati a riflettere prima di tutto sul come si vive quando si seguono dogmi e dottrine così fortemente inculcate per anni da altri soprattutto in giovane età.
Il fatto che questo ragazzino, Francis, non riesca in nessuno modo a togliersi dalla testa la voce del prozio morto e i suoi insegnamenti nonostante la fatica compiuta dall’altro prozio Ryber, un insegnante elementare nipote del vecchio Mason è ciò che a mio vedere evoca questo senso di smarrimento e solitudine in Francis.
«Corrompeva ogni cosa che toccava», disse il maestro. «Ha vissuto una vita lunga e inutile ed è stato profondamente ingiusto con te. È un bene che sia morto, finalmente. Avresti potuto avere tutto e non hai avuto niente. Ora si cambia vita. Ora starai con qualcuno che saprà aiutarti e capirti». Aveva gli occhi lucenti di felicità. «Non è troppo tardi per fare di te un uomo!»
Il viso del ragazzo si incupì. La sua espressione diventò impenetrabile fino a trasformarsi in una fortezza eretta a protezione dei suoi pensieri; ma il maestro non notò alcun cambiamento. Guardò attraverso il ragazzo insignificante che aveva di fronte e vide ben chiaro nella sua mente, fin nei dettagli, quello che sarebbe diventato.
Flannery O’Connor per prima non amava molto coloro che criticavano o davano interpretazioni eccessive al testo, ad esempio scrisse questo ad un professore di inglese: “Un eccesso di interpretazione è senz’altro peggio che un difetto, e laddove manca la sensibilità per il racconto, non sarà certo la teoria a rimpiazzarla.”
A coloro che tendevano ad analizzare troppo o sostare eccessivamente sui suoi testi sentendo di non averli capiti diceva che lei sarebbe stata più contenta nel vederli leggere divertendosi e basta, senza farne ogni volta un problema, come scrisse ad una studentessa.
Francis
Francis è un protagonista dolceamaro, è normale dispiacersi per lui, un ragazzino cresciuto in questo modo rigido che non conosce una vita libera da determinati ragionamenti o ossessioni. Conosce Bishop, figlio down del prozio Ryber che sviluppa un attaccamento nei suoi confronti ma che lui in realtà vuole battezzare sempre secondo le credenze di Mason e lo farà alla fine, ma il tutto accadrà in modo tragico e amaro. Francis tornerà poi nel luogo che conosce e a cui ha dato fuoco.
“Il Cielo è dei Violenti” oltre alle battaglie che ritrae, bene e male, religione e scienza, violenza e non violenza è anche un testo sulla profonda solitudine dei personaggi presenti, soprattutto di Francis e Ryber, uomo che prova in tutti i modi a riportare Francis alla realtà ma che fallisce.
È un romanzo cupo, che mostra la disfatta di un uomo e di un ragazzino perso.
Conclusioni
Questo libro ha avuto un impatto su di me con il tempo, nei primi giorni dopo la lettura ho riflettuto parecchio anche perché il testo come dicevamo lascia spazio a molte riflessioni.
Non lo definirei un testo semplice ma forse come ha scritto anche l’autrice la via migliore per approcciarsi è leggerlo e basta senza riempirsi di riflessioni, analisi eccessive o altro, solo gustarsi la lettura.
Voto:

E voi? Avete letto “Il Cielo è dei Violenti”? Sì? No? Fatemi sapere!
A presto!





























