I Miei Luoghi Oscuri – James Ellroy

Buon venerdì e buon quasi weekend!

Oggi siamo qui con una recensione che in un certo senso aleggiava nell’aria dall’ultimo articolo uscito, quello sui libri perfetti per l’autunno (che trovate qui), perché abbiamo parlato del libro di oggi in quell’articolo, ma questo è un testo che necessita di una recensione singola a lui completamente dedicata.

Mi è già scappato qualche dettaglio sul libro di cui parleremo oggi, ma vi assicuro che c’è ancora tanto da dire, quindi direi di iniziare subito!

I Miei Luoghi Oscuri – James Ellroy

Casa editrice: Bompiani

Pagine: 488

Genere: true crime, autobiografico, biografico, narrativa contemporanea

Prezzo di Copertina: € 14,00

Prezzo ebook: € 6,99

P. Pubblicazione: 1996

Link all’acquisto: QUI

Incipit

La trovarono dei ragazzini. Militavano nella Babe Ruth League e stavano andando al campo per fare quattro tiri. Dietro di loro camminavano tre allenatori, adulti. Gli adulti notarono alcune perle sparse sull’asfalto. I ragazzini videro una sagoma nella striscia di vegetazione poco oltre il cordolo. Un piccolo fremito telepatico serpeggiò nel gruppo. Clyde Warner e Dick Ginnold richiamarono indietro i ragazzini – per impedir loro di vedere da vicino. Kendall Nungesser adocchiò una cabina telefonica sull’altro lato della Tyler, accanto al chiosco dei gelati, e vi si diresse di corsa.

Trama

La madre di James Ellroy venne assassinata in una tragica notte a El Monte quando lo scrittore aveva appena dieci anni. La trovarono dei ragazzini, riversa sulla schiena. Il coroner stabilì che era morta per asfissia dovuta a strangolamento mediante lacci. La polizia non scoprì mai chi fosse l’autore di quel brutale omicidio. Trentasei anni dopo Ellroy riapre l’indagine. Presa visione del fascicolo della polizia relativo a quel caso insoluto, lui stesso diventa investigatore per scoprire l’assassino. Con le fotografie del cadavere della madre davanti agli occhi fa della sua autobiografia un romanzo di una forza sorprendente. Costruire storie, prima immaginarie, poi autobiografiche ha permesso a questo grande scrittore di sopportare una realtà cruda e impietosa, di riscrivere le regole del noir, di salvare la figura di sua madre e se stesso dai successi più oscuri della propria coscienza.

Recensione

Questo testo tratta dell’omicidio della madre di James Ellroy, avvenuto quando lui aveva dieci anni a El Monte, una città della contea di Los Angeles. Jean, questo il nome della madre, venne ritrovata da dei ragazzini, riversa sulla schiena, uccisa per strangolamento.

Stile, Ritmo e Atmosfere

Lo stile di Ellroy è soggetto a varie trasformazioni e modifiche nel corso del testo, infatti nella prima parte l’autore mantiene uno stile quasi da telecronista, descrive ciò che avvenne quella notte, quella fatidica del ritrovamento della madre, e ciò che avvenne anche nei giorni e nelle settimane successive, in generale come fu condotta l’indagine e quale strada scelsero di percorrere le forze dell’ordine.

In questa prima parte Ellroy descrive tutto in modo distaccato, come se andasse in ordine cronologico seguendo una specie di lista, quindi ha una penna e uno sguardo decisamente oggettivo e distante.

Nella seconda parte intitolata “Il Bambino nella Foto”, Ellroy parla di se stesso, qui lo stile cambia e diventa più personale e soggettivo. Parla della sua infanzia, del rapporto con il padre, degli eventi personali che seguirono quella tragica notte, in generale come si svolse la sua vita e come si sviluppò la sua infanzia e adolescenza dopo la morte della madre.

E’ la parte più autobiografica senza dubbio e quella che ci permette di vedere il processo di crescita di Ellroy e ci mostra anche come lui cercò, in un suo modo maldestro e scostante, di venire a patti con il trauma della morte della madre, che non affrontò mai veramente in quegli anni.

Nella terza parte invece conosciamo un personaggio che apparirà spesso nella quarta e ultima parte del libro, Bill Stoner, un sergente della sezione omicidi del dipartimento dello sceriffo. In questa parte conosciamo quest’uomo, la sua vita sia professionale che personale e apprenderemo informazioni varie su alcuni casi di cronaca nera su cui lavorò ai tempi Stoner, alcuni di questi lo tormentarono per anni.

Infine nella quarta e ultima parte del libro indaghiamo la vita di Jean o Geneva Hilliker, la madre appunto di Ellroy, conosceremo la sua infanzia e adolescenza in base anche a ciò che apprese nel corso degli anni l’autore e a ciò che gli permise di conoscere davvero sua madre per una bambina, ragazza e donna con una propria personalità e vita, prima di diventare la madre che lui ricordava in modo distante e sconnesso.

Il ritmo del testo non è costante, segue alti e bassi, anche il focus del libro cambia spesso, infatti in questo testo non si parla “solo” di Ellroy, dell’omicidio della madre e di alcuni personaggi e fatti che gravitano attorno a tutto questo, ma seguiamo anche molti altri casi di cronaca nera che vengono menzionati da Ellroy, ad esempio il caso della “Dalia Nera” che formò profondamente l’autore e lo avvicinò per sempre a questo mondo, o ad esempio anche il caso di O.J. Simpson, e in generale molti altri casi famosi e non.

Quindi ci sono queste lunghe divagazioni su altri casi di cronaca, fatti personali di Ellroy che hanno in un qualche modo contribuito al suo processo di crescita, rivelazioni e scoperte sui propri genitori, ideali che si spezzano, convinzioni che vengono modificate, insomma in questo testo accade tutto ciò che può accadere nella vita di un essere umano in cui ci sono momenti dove accadono fatti che sembrano spostare la nostra visuale su altro, per poi tornare alla base ed essere di nuovo distratti/e da altri eventi.

Ellroy è un pilastro del noir americano, quindi le atmosfere anche di questo testo, nonostante non sia uno dei suoi famosi romanzi ma più un testo autobiografico seguono qualche criterio tipico del noir, si intravede insomma il tratto distintivo della sua penna.

Quindi abbiamo atmosfere per la maggior parte cupe, ci ritroviamo ad affrontare il lato oscuro della società.

Sei pronta alla fuga. Hai dalla tua sia il tempo sia il temperamento. Il tempo aiuta i fuggiaschi. Le loro tracce scompaiono; non si riesce a capire dove si siano nascosti prima di svanire. Tu non vuoi che io sappia. La tua vita segreta era concepita per chiudere fuori determinati uomini. Fuggivi da uomini e verso uomini, e ti sei ridotta al nulla. Possedevi l’astuzia del fuggiasco e indossavi gli abiti del fuggiasco. La tua passione per la fuga ti ha uccisa. Non puoi fuggire da me. Troppo a lungo io sono fuggito da te. Ecco che pretendo un confronto di fuggiaschi. Ora tocca a noi.

La Vita Vera

Quando penso a questo libro e alla mia personale esperienza nella lettura di questo avverto immediatamente il peso di ciò che è contenuto in questo testo, perché qui c’è la vita vera di vari esseri umani certo, ma in particolare di quella dell’autore, James Ellroy.

Non saprei come descrivere al meglio quest’opera se non dicendo che leggendola si sentono gli anni di vita, i luoghi visitati da Ellroy e che lo hanno formato come individuo, quelle scoperte che si possono fare solo da adulti perché da bambini tendiamo a vedere in modo decisamente idealizzato i nostri genitori, ma visitiamo anche il lato malfamato e senza freni della società, vediamo per quanto poco si può arrivare ad uccidere qualcuno, ci rendiamo conto di quanto poco basta per cambiare la vita di una persona per sempre.

Tramite fatti di cronaca e pezzi di vita personale l’autore riesce in quasi 500 pagine a dare vita ad un libro-vita che va fino in fondo al rapporto anche tra Ellroy e la madre, una figura con cui lui intratteneva un rapporto di amore e odio, influenzato di certo dai discorsi tossici del padre che mirava solo ad ottenere l’affidamento e distruggere la ex moglie.

Il trauma subito dalla morte della madre e la consapevolezza di questo è arrivata con gli anni, l’autore si è reso conto ad un certo punto della sua esistenza di avere un trauma irrisolto che si è manifestato senza dubbio in varie forme sempre piuttosto negative.

E’ interessante notare come all’inizio del libro e nella seconda parte, quella riguardante personalmente l’autore, Ellroy abbia una immagine quasi astratta e lontana della madre, la vede come una donna a tratti rigida che viene però raccontata sempre in forme diverse dagli amici e dai conoscenti, forme che a volte non coincidono con i suoi ricordi.

Nell’ultima parte invece l’autore scava a fondo nella vita della madre e scopre i suoi segreti e finalmente riesce a vederla come una persona a sé, distaccandola dalle eccessive idealizzazioni, dai ricordi d’infanzia, dal suo omicidio e dalle foto che lui stesso ha dovuto revisionare del corpo di lei.

E qui torna il discorso di prima, ovvero che quando siamo bambini tendiamo ad idealizzare i nostri genitori che diventano quasi eroi o anti-eroi ai nostri occhi e finiamo per vederli solo come figure legate a noi per come le abbiamo sempre conosciute, senza pensare che prima di essere nostri genitori erano uomini o donne con un passato, un infanzia, un’adolescenza, un pre-genitorialità.

In questo libro Ellroy pensando ai genitori e a sé stesso riconosce colpe e ammette errori, ad esempio riconosce una parte di verità in ciò che gli diceva sempre la madre nei confronti del padre, verità che lui non voleva vedere dai suoi occhi di bambino da cui la figura del padre brillava come un diamante.

Parlando un poco del lato true crime del libro, come scritto prima si citano fatti di cronaca nera e ci si sofferma parecchio su alcuni di questi, a tratti Ellroy ha una narrazione frenetica, si citano nomi, luoghi, eventi, collegamenti e può risultare complesso riuscire a seguire la vicenda.

Per alcuni casi Ellroy fa emergere in parte la sua opinione a riguardo, non lo fa in modo diretto, ma alcune vicende terribili e crudeli le condanna con un occhio rigido e critico. Ad esempio nella quarta parte ci si focalizza su un caso poco conosciuto, quello che coinvolge un padre e un figlio (Robbie e Daddy Beckett, nomigliolo utilizzato da Ellroy) che si sono macchiati di vari crimini tra cui anche lo stupro e l’omicidio di una ragazza di nome Tracy Stewart. Per anni questi sono sfuggiti alla giustizia in un modo o nell’altro e nella parte finale del libro vediamo come si conclude il processo e come si chiude dopo anni e anni questo caso in cui i due si sono salvati e incolpati a vicenda innumerevoli volte.

Ellroy non si lascia andare nel corso dell’intera opera a manifestazioni intime o pareri troppo personali in modo diretto come dicevamo, capiamo fra le righe la sua opinione e il suo livello di comprensione nei confronti di vari episodi, personali e non, soprattutto nel dialogo immaginario che ha con la madre si lascia andare a brevi tratti a frasi intime, ma in generale rimane sempre alzata questa facciata piuttosto neutra o rigida, racconta fatti terribili cercando di non sprofondarci dentro a livello empatico.

Ma per il caso Stewart ho notato un maggiore coinvolgimento, a differenza di altri casi citati secondo me l’autore si è focalizzato maggiormente su questo anche per il livello intrinseco di crudeltà e assoluto annullamento di empatia e rispetto nei confronti della vita altrui, del totale narcisismo e della più completa noncuranza nei confronti delle persone vittime di questi individui.

E’ di certo uno dei casi più complessi da affrontare in questo libro.

Conclusioni

“I miei luoghi oscuri” è un libro autobiografico decisamente duro e doloroso a tratti da affrontare, un libro che ci mostra gli aspetti più traumatici, violenti e crudeli che si possono incontrare quando ci si muove nel mondo della cronaca nera e si cercano di analizzare alcune vicende.

Ma è anche un libro che ci mostra pagina dopo pagina un percorso lungo e faticoso compiuto da un figlio per riconoscere davvero la propria madre venuta a mancare per un omicidio violento senza ancora un colpevole.

E infine è anche un testo che ci mette davanti all’aspetto più duro e complesso della vita, l’affrontare traumi, dipendenze, luoghi oscuri appunto che si è costretti in un modo o nell’altro a visitare, è un libro a livello di contenuto immenso che dona il profondo senso di aver compiuto un viaggio lungo e tumultuoso alla fine, come se anche il lettore avesse immerso il corpo in quei luoghi oscuri. Meraviglioso.

Voto:

E voi? Avete mai letto qualcosa di Ellroy? Vi è piaciuto? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

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