Ehi ehi, eccoci qui!
Finalmente è arrivato il momento di parlare di “Circe” di Madeline Miller, era ora! Ma prima di tutto, come state? Come sta andando questo marzo strano?
Abbiamo parlato in parte di “Circe” perché è stato nominato nella top five delle mie letture del 2024, ma abbiamo giusto spolverato la superficie, abbiamo toccato solo l’involucro esterno di questo pacchetto, non ci siamo addentrati in profondità nel contenuto, ma oggi è il giorno giusto per farlo!
“Circe” di Madeline Miller è un libro del 2018 che ha riscosso un enorme successo, si è parlato molto delle opere di questa autrice, in particolare di “Circe” appunto e de “La Canzone di Achille”, per mesi e mesi sono stati una presenza costante sui social e non solo, e devo dire che anche ora vengono citati ogni tanto.
Comunque, bando alle ciance, iniziamo con la recensione!

Circe – Madeline Miller
Casa editrice: Sonzogno/Feltrinelli
Genere: mitologia, fantasy
Prezzo di Copertina: € 18,90 (Ed. Feltrinelli: € 13,30)
Prezzo ebook: € 8,99
Prima pubblicazione: 2018
Link all’acquisto: QUI
Incipit
Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l’estensione e l’ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa.
Trama
Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia e nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare. Poggiando su una solida conoscenza delle fonti e su una profonda comprensione dello spirito greco, Madeline Miller fa rivivere una delle figure più conturbanti del mito e ci regala uno sguardo originale sulle grandi storie dell’antichità.
Recensione
Circe è il secondo libro di Madeline Miller ed è stato pubblicato il 10 aprile 2018 in lingua originale inglese, il libro è stato tradotto in altre sei lingue tra cui l’italiano e ha avuto buoni riscontri da parte della critica, tanto da essere stato finalista per il Women’s Prize for Fiction.
Come dicevamo ha riscontrato un grande successo, soprattutto in America e Inghilterra dove per settimane si è guadagnato i primi posti delle classifiche.
Stile, Ritmo e Atmosfera
Lo stile dell’autrice è assolutamente godibile, ben equilibrato, evocativo, si adatta al meglio alla vicenda e ai fatti narrati, insomma funziona bene e non ho particolari appunti o critiche da smuovere. La scrittura della Miller non risulta mai pesante o frastagliata o troppo arzigogolata, come dicevo è ben equilibrata, ovviamente ci sono momenti più lenti nella narrazione, ma lo stile resta piacevole e anzi in alcune scene l’autrice riesce secondo me, per un connubio di termini, sinuosità della prosa, immagini scelte, a creare istanti decisamente vividi in cui la narrazione sembra sospesa e ci si ritrova in questa bolla ad ammirare la scena descritta.
È di certo un romanzo in cui ci si gode la sequenza, le avventure, ci si imbarca in un viaggio e anche per questo ci sono momenti in cui il ritmo è più concitato e altri in cui è più rilassato e lento, anche se guardando in toto il romanzo direi che il ritmo è piuttosto disteso per la maggior parte delle vicende. La Miller si prende il tempo per la descrizione di alcune scene significative, ma non diventa mai pedante o eccessiva.
L’atmosfera generale è quella di un mondo sospeso, Circe nasce e cresce nell’Olimpo assieme a divinità, ninfe e titani, ma è evidente che quello non è il suo mondo, non riesce ad incastrarsi lì in mezzo a quelle creature che ci appaiono come egoiste ed egocentriche. Viene poi a contatto con gli esseri umani e successivamente esiliata sull’isola di Eea. Circe si muove nel mondo, ma personalmente ho avvertito sempre questo senso di sospensione dato dall’incertezza per il futuro di Circe e dalla sua difficoltà nell’entrare a pieno nel mondo, che sia quello divino o quello umano, che comunque le va più a genio. Leggendo il testo sembra di navigare assieme a Circe in un mondo sconosciuto, incerti nei confronti del futuro, provando questo senso di sospensione prima della tempesta.
Lo stile dell’autrice riesce a delineare davanti agli occhi del lettore le immagini, le atmosfere e le scene tipiche del mondo degli dèi per come ci viene descritto e di quello umano che a tratti tocca il divino.
Il vero potere di Circe
Nell’immaginario collettivo Circe è la maga Circe, ovvero colei che nell’Odissea trasforma in maiali i membri dell’equipaggio di Ulisse.
Circe in realtà ha una storia molto più ampia ed interessante che viene esplorata in questo testo, la seguiamo infatti dalla nascita all’età adulta, anche se stiamo comunque parlando di una figura immortale, che ha però un suo preciso processo di crescita ed è chiara la sua evoluzione attraverso le esperienze che vive e che la forgiano in un modo o nell’altro.
La sua infanzia è burrascosa nell’Olimpo, figlia del Titano Elios (dio del sole) e della ninfa Perseide, è sorella di Perse, Eete e Pasifae. Circe viene derisa dalla madre e dai fratelli per la sua apparente mancanza di un vero dono e per il suo non riuscire ad integrarsi nell’Olimpo, Circe infatti non riuscirà mai ad entrare pienamente nella mentalità degli dèi e delle ninfe che abitano questo luogo. Il padre sembra mal sopportarla, ma è l’unica figura con cui in giovane età Circe sembra avvicinarsi per cercare protezione fino alla nascita di Eete, fratello ripudiato dalla madre Perseide che Circe cresce da sola più come un figlio che come un fratello.
Parleremo meglio della dinamica fra Circe e il padre Elios a breve, prima vorrei concentrarmi sull’evoluzione di Circe e sul come questa venga rappresentata al meglio nel corso del volume.
Circe cresce fra una mancanza e l’altra e una delle prime esperienze che cambiano il suo modo di vedere il mondo è l’incontro con il Titano Prometeo, colui che rubò il fuoco dall’Olimpo per donarlo agli esseri umani e che venne punito da Zeus con un castigo eterno. Questo incontro proibito lascia spazio ad un dialogo fra lei e Prometeo che inizia a seminare il germe della curiosità e della fascinazione di Circe verso gli umani.
La ninfa finirà per innamorarsi di un umano infatti e farà di tutto per trasformarlo in dio, peccato che gli eventi non seguiranno il corso sperato da Circe e questo una volta diventato dio, gli preferirà un’altra ninfa. Circe distrutta dal dolore e dalla rabbia trasformerà la ninfa in mostro, passato alle leggende con il nome di Scilla.
Circe inizia quindi a comprendere di avere dei poteri che avrà modo di coltivare una volta esiliata sull’isola di Eea dopo un duro scontro con il padre che segna la rottura definitiva fra i due.
Qui Circe vive varie avventure, tra cui anche l’incontro con Ulisse da cui nascerà il figlio Telegono.
La Circe che incontriamo all’inizio è molto diversa da quella che ci lasciamo alle spalle una volta terminata la lettura, Circe da ninfa sperduta, rinnegata e smarrita diventa una strega/maga molto potente, madre di un figlio, una donna che ha avuto modo di conoscere gli esseri umani e di preferirli agli dèi. Nonostante il castigo e l’esilio Circe riesce comunque a scoprire almeno una parte di mondo e a costruire legami importanti.
Circe conquista la maturità necessaria per affrontare finalmente il padre e per sistemare gli errori commessi come la trasformazione di Scilla da ninfa bellissima a mostro spietato. Anche il suo atteggiamento nei confronti della vita e del rapporto con gli umani cambia drasticamente nel corso del romanzo.
“Le donne umiliate mi sembrano il passatempo preferito dei poeti. Quasi non possa esistere storia senza che noi strisciamo o piangiamo.”
Insomma l’autrice è riuscita a pieno nel rappresentare l’evoluzione di un personaggio sotto tutti i suoi aspetti, quello caratteriale, quello legato all’evoluzione dei propri poteri e quello legato al suo approccio nei confronti del mondo e di se stessa.
Questi dèi spocchiosi sono ovunque
Ah, parliamo di un tema presente nel romanzo su cui l’autrice sicuramente insiste molto e che io ho personalmente apprezzato. Ovvero la critica al mondo dell’Olimpo e il rapporto fra Circe e la sua famiglia.
Come dicevo dalla lettura emerge un quadro piuttosto negativo del mondo degli dèi, Circe è circondata da esseri egocentrici ed egoisti, a cui importa solo di essere più forti di altri dèi, per loro tutto è volatile, sono creature immortali che hanno già visto tutto quello che c’era da vedere e lo faranno per sempre, quindi sono annoiati, rinchiusi in una prigione di arroganza, una notizia nuova di cui parlare è già vecchia il giorno dopo, sono creature che non danno realmente peso alle tragedie che provocano.
Un tempo pensavo che gli dèi fossero opposti alla morte, ma adesso vedo che sono più morti che altro, perché sono immutabili, e non possono trattenere nulla nelle mani.
E così appare anche il padre di Circe, Elios, una figura che all’inizio sembra supportare Circe rispetto agli altri membri della famiglia, ma egli si rivela ben presto un’essere a cui importa solo di dimostrare agli altri il proprio potere e non sembra né comprensivo, né tollerante nei confronti di una figlia che sbaglia e che non sembra avere doni o poteri.
Il rapporto fra Circe e Elios è uno dei temi più interessanti del romanzo, questa dinamica di odio e amore o meglio dire ammirazione e rifiuto che si ripresenta in varie fasi del testo è fonte di riflessione e crescita per Circe. Elios punisce la figlia in modo doloroso ed umiliante, la lascia sola nel suo castigo (anche se Circe sa che la guarda) e l’abbandona.
Stessa cosa vale per gli altri membri della famiglia, la madre Perseide non la considera nemmeno sua figlia e l’abbandona come il padre, il fratello Perse non ha molto a che fare con Circe, la sorella Pasifae, moglie di Minosse, invece la chiamerà in aiuto al momento del parto del Minotauro, evento in cui Circe farà la conoscenza di Dedalo con cui darà vita ad un rapporto. In questa occasione infatti Circe dal suo esilio si reca a Creta e oltre ad assistere la sorella, che sembra essere stata costretta dalle circostanze alla chiamata, incontra per la prima volta anche la nipote Arianna, colei che si innamorerà di Teseo.
Ho apprezzato particolarmente questa avventura a Creta di Circe, le scene che dipinge Madeline Miller, i dialoghi, l’ambientazione, senza parlare del fatto che il tutto è particolarmente evocativo ed intenso in queste scene. C’è anche una scena in cui Circe di notte si immerge in questo lago sotto ad una montagna, è sporca di sangue e ferita dopo aver aiutato Pasifae a partorire e decide di fare il bagno in questo lago, alla luce della luna, con i suoni della notte, una scena meravigliosa.
Parlando dell’ultimo fratello invece, colui che Circe cresce come un figlio e con cui ha il legame più forte a livello famigliare, diciamo che la vicenda ci mostra un Eete molto diverso da quel fratello che giocava con Circe nell’Olimpo e che la ninfa amava profondamente.
Conclusioni
Circe è un libro che vi consiglio, sia che siate amanti della mitologia greca sia che siate lontani da tutto ciò che ha a che fare con un retelling di un mito greco. Abbiamo l’atmosfera dell’Olimpo, degli dèi, dei mostri, il concetto di divino e di eternità certo, ma abbiamo anche un discorso universale e umano, quello della crescita e della trasformazione, del dolore, dell’essere in grado di risollevarsi e trovare la propria natura, ma anche quello dell’amore.
Circe è personaggio che all’inizio soffre molto ed emerge questo senso di sofferenza e odio per l’ambiente in cui si trova e per il suo sentirsi inadatta, ma con il tempo conquista ciò che è suo e trova la sua forza.
I personaggi che arriviamo a conoscere sono ben caratterizzati e funzionano bene nel quadro generale del romanzo.
Se devo muovere una piccola critica, o comunque sottolineare un aspetto che non mi ha convinta, è la parte centrale del romanzo che in brevi tratti rallenta e perde un poco di vigore rispetto al resto del testo. In più non ho amato molto la parentesi legata all’amore fra Circe e Ulisse, ma anche nel mito originale non sono mai stata entusiasta o particolarmente attratta da questa coppia, qui ho trovato le scene in cui Ulisse resta su Eea con la ninfa un poco pedanti a tratti.
Voto:

E voi? Avete mai letto “Circe”? Sì? Vi è piaciuto? No? Perché? Fatemi sapere!
A presto!




