In Sintesi – Sylvia Plath. Le Api sono tutte Donne di Antonella Grandicelli

Buongiorno!

Come state? Sentite anche voi il freddo gelido che inizia ad insinuarsi ovunque? Beh, d’altronde siamo quasi a dicembre… si avvicina il gelo spietato.

Oggi recensione, o meglio recensione sintetizzata per la nuova rubrica “in sintesi”. Parliamo di un libro che ho letto qualche mese fa, sempre per la serie infinita legata a Sylvia Plath, biografie/biografie romanzate/testi di analisi poetica e affini, insomma non è primo libro di cui parliamo scritto su di lei e non sarà l’ultimo. Se siete degli habitué di questo spazio saprete che sono un’amante della Plath e mi piace leggere tutto (o quasi tutto) su di lei.

Quindi anche in futuro parleremo sicuramente di altri testi che ho in programma di leggere che la riguardano.

Di questo libro vi parlo in un episodio di questa rubrica perché per quanto io lo abbia apprezzato, non ho particolari punti da sottolineare o particolari riflessioni da analizzare.

Ma andiamo con ordine.

Sylvia Plath. Le Api sono tutte Donne – Antonella Grandicelli

Anno di Pubblicazione: 2022

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Trama

Un grandissimo talento, una favolosa bellezza, un’intelligenza acuta e sensibile. Nata a Boston nel 1932, Sylvia Plath mostra segni della sua eccezionalità fin da bambina e sembra destinata a una vita di soddisfazioni e successi. Pubblica la prima poesia a dieci anni, a diciotto vince una borsa di studio per il più prestigioso college femminile della East Coast americana, a ventitré va a terminare gli studi a Cambridge grazie a una borsa Fulbright. Qui incontra l’uomo della sua vita, Ted Hughes, giovane poeta dal brillante futuro, di cui si innamora perdutamente e che sposa. Belli e talentuosi, vivono tra le due coste dell’Atlantico, dedicandosi pienamente alla loro poesia e ai due figli. Una favola perfetta? All’alba dell’11 febbraio 1963, a trent’anni, Sylvia Plath si toglie la vita. Dietro di sé lascia incredibili poesie e un triste interrogativo su questa drammatica scelta. Attraverso la sua voce, ascoltiamo la storia di una delle più grandi poetesse del Novecento, la dolorosa lotta tra le sue luci e le sue ombre, l’ascesa e la caduta. La divina fragilità di un’anima.

Recensione

Dunque, questa è una biografia su Sylvia Plath, sicuramente non la più completa in commercio, alla fine parliamo di un testo di 200 pagine circa, ma io l’ho trovata una buona infarinatura per chi magari si vuole approcciare alla vita di Sylvia Plath.

Ci si gode maggiormente la lettura quando si ha già una base ma anche come primo approccio può funzionare. Ci sono due aspetti che io ho trovato molto interessati e nuovi, mai visti in altre biografie sulla Plath che ho letto negli anni.

Il primo riguarda l’ordine in cui i fatti vengono raccontati, nel senso che l’autrice parte dal momento della morte di Sylvia, dal momento in cui lei si sta suicidando e la sua testa è nel forno fino a tornare piano piano al giorno della sua nascita, quindi va a ritroso raccontando nel mentre i momenti salienti della sua vita, fino ad arrivare alla sua nascita.

Mi è piaciuta questa scelta e devo dire che funziona molto bene, è anche un qualcosa che getta, se possibile, un ulteriore velo di amarezza sulla vita della Plath perché quando arriviamo alla fine e questa bambina nasce, sappiamo a cosa andrà incontro (lo abbiamo appena letto).

Inoltre mi ricollego a quello che ho scritto prima, non è una biografia completa ed esaustiva al 100% anche perché racconta soprattutto gli episodi più importanti e lo fa mettendosi nei panni della Plath, questo è l’altro aspetto interessante, la Grandicelli adotta uno stile molto poetico che a me ha ricordato quello della Plath e non vi posso dire con certezza assoluta che questa sia stata una scelta certamente elaborata e mirata, perché non ho letto altro della Grandicelli, ma secondo me l’autrice simula, abbraccia lo stile della Plath.

E le riesce bene a mio vedere, è uno di quei rari casi in cui l’autrice di una biografia (o biografia romanzata) riesce a simulare la voce dell’autrice protagonista in modo credibile senza calcare troppo la mano o senza perdere il filo. Ad esempio io qualche tempo fa ho letto “Euforia” di Elin Cullhed, di cui abbiamo parlato qui, e come scrissi ai tempi Cullhed forza un pochino troppo la mano, la voce che lei associa alla Plath io l’ho trovata personalmente eccessiva in vari tratti e perde quindi di credibilità.

Ovviamente noi abbiamo fonti come i diari della Plath se vogliamo basarci su un qualcosa scritto effettivamente da lei e non possiamo sapere come la Plath avrebbe personalmente scritto determinati episodi della sua vita ad oggi (presenti e non nei diari), ma ovviamente siamo davanti ad una rielaborazione, una biografia romanzata (o autobiografia romanzata dato che la Plath della Grandicelli parla in prima persona).

Però conoscendo lo stile della poetessa ci si può immergere in questa lettura in modo piuttosto coerente con lo stile puro della Plath.

Centoquattro. Un numero, uno stupido numero. Stupidissimo e crudele. Il numero delle volte che lo avevo interrotto mentre lavorava. Ted le aveva contate. Tutte. Come colla, la nebbia si era di nuovo riversata su di me e mi era entrata giù per la gola.

In questo testo si nota indubbiamente il rispetto e la delicatezza con cui la Grandicelli si approccia a Sylvia Plath, narra delle sue vicende in prima persona mantenendo sempre però un buon equilibrio. L’ autrice fa senza dubbio emergere il lato sensibile e distruttivo di Sylvia, ma lo fa senza mai esagerare, senza estremizzare, seguiamo quello che sembra a tutti gli effetti un racconto, quello di una vita sofferta.

Piangevo. Per non farlo avrei dovuto essere priva di una parte del cervello, quella che ti fa ricordare chi sei.

Insomma, la scrittura della Grandicelli riesci davvero a rendere la Plath reale, il modo in cui l’autrice dipinge le sue emozioni tramite una Sylvia che si racconta è davvero riuscito.

Ripeto che ovviamente è una biografia romanzata, nel senso che la Grandicelli segue fatti realmente accaduti nella vita della poetessa ma immagina il contorno di questi fatti, li edulcora e soprattutto parla appunto con la voce di Sylvia.

Voto:

E voi? Avete mai letto qualcosa della Grandicelli? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!

In Sintesi – Quando Eravamo i Padroni del Mondo di Aldo Cazzullo

Buongiorno!

Oggi sono qui con una nuova rubrica, “In Sintesi”. E che cos’è? È semplicemente una rubrica di recensioni di libri dove finiranno tutti i testi da me letti e di cui desidero parlarvi ma per cui non ho materiale sufficiente, quindi invece di pubblicare una delle solite recensioni classiche dove mi prendo tutto lo spazio per parlarvi di un testo in modo approfondito con varie opinioni e tutto, pubblicherò una recensione più stringata, sintetizzata insomma.

Preferisco dividere le due sezioni, quella delle recensioni classiche e questa relativa a quelle più brevi, perché di solito mi piace prendermi tutto lo spazio e il tempo per parlarvi di una lettura, mi piace scrivere una bella recensione lunga, ma per certi libri o non ho materiale sufficiente nel senso che non ho molto da dire o il libro non mi ha fornito un granché a livello di spunti/riflessioni. Capita di leggere quei testi che non ci danno molto o dopo poco si cancellano nella nostra mente oppure semplicemente sono testi graditi ma per cui non abbiamo grandi commenti o riflessioni.

Ecco, io di questi testi fatico a parlarvi perché non posso scriverci sopra una recensione classica e o li inserisco in un articolo in cui riunisco varie letture oppure non ne parlo proprio.

Tutto ciò per dire che “in sintesi” è una nuova rubrica di recensioni ma invece di essere quelle solite lunghe e belle rilassate, sarà una rubrica di recensioni più stringate.

Benissimo! E come primo libro per inaugurare questa rubrica ho deciso di parlarvi di “Quando Eravamo i Padroni del Mondo” di Aldo Cazzullo, testo che ho letto tempo fa e di cui non ho portato la recensione classica proprio perché i miei commenti non erano sufficienti.

Quando Eravamo i Padroni del Mondo – Aldo Cazzullo

Anno di Pubblicazione: 2023

Link all’acquisto: QUI

Trama

L’Impero romano non è mai caduto. Tutti gli imperi della storia si sono presentati come eredi degli antichi romani: l’Impero romano d’Oriente; il Sacro Romano Impero di Carlo Magno; Mosca, la terza Roma. E poi l’Impero napoleonico e quello britannico. I regimi fascista e nazista. L’impero americano e quello virtuale di Mark Zuckerberg, grande ammiratore di Augusto: il primo uomo a guidare una comunità multietnica di persone che non si conoscevano tra loro ma condividevano lingua, immagini, divinità, cultura. Roma vive. In tutto il mondo le parole della politica vengono dal latino: popolo, re, Senato, Repubblica, pace, legge, giustizia. Kaiser e Zar derivano da Cesare. I romani hanno dato i nomi ai giorni e ai mesi. Hanno ispirato poeti e artisti in ogni tempo, da Dante a Hollywood. Hanno dettato le regole della guerra, dell’architettura, del diritto che vigono ancora oggi. Hanno affrontato questioni che sono le stesse della nostra quotidianità, il razzismo e l’integrazione, la schiavitù e la cittadinanza: si poteva diventare romani senza badare al colore della pelle, al dio che si pregava, al posto da cui si veniva. A noi italiani in particolare i romani hanno dato le strade, la lingua, lo stile, l’orgoglio, e il primo embrione di nazione. Il libro racconta la fondazione mitica di Roma, dal mito letterario di Enea a quello di Romolo. L’età repubblicana, con gli eroi – tra cui molte donne – disposti a morire per la patria. L’avventura di golpisti come Catilina e di rivoluzionari come Spartaco, lo schiavo che ha ispirato ribelli di ogni epoca. La straordinaria storia di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto, due tra i più grandi uomini mai esistiti. E la vicenda di Costantino: perché se oggi l’Occidente è cristiano, se preghiamo Gesù, se il Papa è a Roma, è perché l’impero divenne cristiano

Recensione

Vi avevo citato da qualche parte questo libro, forse negli obbiettivi di lettura per il 2024 riguardo alle letture a tema “antica Roma”. Comunque, fa parte di una lista di testi in parte già letti e altri da leggere che mi sono fatta proprio in tema.

Inizio con il dire che io di Cazzullo non avevo mai letto nulla, seguo la sua trasmissione su La7 al mercoledì e lo conosco per il suo essere giornalista, ma questo è stato il mio primo testo scritto da lui.

Penso sia un testo assolutamente di contorno, una lettura adatta a chi sa poco o nulla della storia dell’antica Roma o della fondazione di Roma/declino dell’impero romano, è una specie di riassunto sulla storia di Roma, dalle origini ai giorni nostri con in mezzo qualche riflessione di Cazzullo ma se avete letto altri testi di questo tipo o siete già a conoscenza della storia di Roma questo libro non aggiunge assolutamente nulla.

È letteralmente un riassunto, godibile certo, scorrevole e adatto a chi si approccia al tema o a chi ha bisogno di un recap perché magari sente di aver perso pezzi.

Non lo valuto in modo negativo, ma è un libro per me neutro, non ha aggiunto o tolto nulla.

Lo stile dell’autore è approcciabile, assolutamente fluido e direi semplice, senza particolari fronzoli.

Il libro risulta secondo me più apprezzabile in particolare quando ripercorre la storia di Roma e il declino dell’impero romano, la parte in cui si citano film/opere/cultura pop sul tema e con ambientazione romana non mi ha fatta impazzire.

È un libro neutro, una zona grigia, un volume che può avere un utilità per ripassare in generale la storia dell’antica Roma, dalle origini al declino, c’è qualche riflessione di Cazzullo come dicevo ma non è particolarmente originale o nuova.

Voto:

E voi? Avete mai letto “Quando Eravamo i Padroni del Mondo”? Che ne pensate?

Spero che questa nuova rubrica vi piaccia, noi ci leggiamo prestissimo!