Il Villaggio Perduto – Camilla Sten

Eccoci qui!

Rieccomi! Come state? Come sono andate le ferie? Vi siete rilassati? Spero di sì!

Dunque, andiamo avanti con la catasta di recensioni che dobbiamo recuperare di libri di cui ancora vi devo parlare, ebbene sì, ho anche qualche in mente qualche idea per nuove e succose rubriche ma prima di tuffarci in queste vorrei almeno affrontare qualche recensione che attende da ormai troppo tempo.

Oggi parliamo de “Il Villaggio Perduto” di Camilla Sten, lettura del 2024 per me, testo di cui forse vi ho già accennato qualcosa qua e là.

Direi di non dilungarci, iniziamo!

Il Villaggio Perduto – Camilla Sten

Casa editrice: Fazi

Genere: thriller, suspance, thriller psicologico

Prezzo di Copertina: € 19,50

Prezzo ebook: € 9,99

Prima Pubblicazione (ITA): 2024

Link all’acquisto: QUI

Incipit

“Era un pomeriggio di agosto talmente soffocante che nepриre l’aria che entrava dai finestrini abbassati riusciva a mitigare la calura dentro l’abitacolo. Albin si era tolto il berretto e lasciava penzolare il braccio all’esterno, attento a non sfiorare con la mano la carrozzeria bollente. «Quanto manca?», tornò a chiedere a Gustaf. Gustaf gli rispose con un grugnito. Albin lo interpretò come un invito a consultare la mappa, se ci teneva tanto a saperlo. L’aveva già fatto. Non era mai stato nella cittadina verso cui erano diretti, troppo piccola per ospitare un ospedale e perfino una stazione di polizia. Era poco più grande di un villaggio. Silvertjärn.

Trama

Alice Lindstedt è una giovane regista di documentari costretta a barcamenarsi con la precarietà. C’è una storia, nascosta da qualche parte nelle crepe del passato, che la ossessiona da sempre. Nell’estate del 1959 il piccolo villaggio minerario di Silvertjärn è stato teatro di un evento inspiegabile: i suoi novecento abitanti sono svaniti nel nulla, lasciandosi dietro soltanto una città fantasma, il cadavere di una donna lapidata nella piazza del paese e una neonata di pochi giorni abbandonata sui banchi della scuola. Nonostante le indagini e le perlustrazioni a tappeto della polizia, non si è mai trovata alcuna traccia dei residenti, né alcun indizio sul loro destino. La nonna di Alice viveva nel villaggio, e tutta la sua famiglia è scomparsa insieme a loro. Le domande senza risposta sono troppe, e Alice decide di realizzare un documentario per ricostruire ciò che è realmente accaduto. Insieme a una troupe di amici si reca sul posto per i primi sopralluoghi: ben presto capiranno che non sarà così facile tornare indietro.

Recensione

Camilla Stan è nata in Svezia nel 1992 è la figlia della famosa scrittrice di gialli Viveca Sten. Ha scritto libri per ragazzi esordendo nella narrativa per adulti proprio con “Il Villaggio Perduto” nel 2024. Nel 2025 è uscito anche “L’erede” altro testo di genere thriller.

Stile, Ritmo e Atmosfera

Dunque, lo stile di Camilla Stan è piuttosto godibile, direi assolutamente in linea con il genere a cui appartiene il libro. Riesce a creare questo clima generale di ansia e apprensione che funziona molto bene in un testo thriller che ti deve spingere avanti pagina dopo pagina. Non è ne troppo semplice nella scelta dei termini ne troppo aulico e complesso, c’è un buon mix, scorre bene e come dicevo, funziona.

Anche il ritmo è buono, non sempre lineare nel senso che è uno di quei testi in cui c’è un roller coaster di scene e rivelazioni/movimenti soprattutto nella parte finale in cui si salta un poco in giro su varie rivelazioni e dinamiche/scene. Ho apprezzato questo fattore che contribuisce a mio vedere a rendere il testo sempre attivo e entusiasmante per il lettore. Ovviamente ci sono momenti anche lenti, o meglio, in cui certe rivelazioni e collegamenti arrivano lentamente. È un sali-scendi a livello ritmico.

Le atmosfere secondo me sono il punto forte, l’aspetto più coinvolgente del testo. Anche perché siamo in un villaggio abbandonato, molte scene del libro si svolgono in una chiesa che sembra quasi maledetta e oscura, giriamo nelle abitazioni e nei luoghi lasciati a loro stessi e aleggia sempre questa nebbia di oscurità mista a mistero perché non sappiamo (come i personaggi) cosa è davvero accaduto in questo luogo.

Sappiamo solo che anni prima è stato esplorato questo villaggio in cui è stata trovata solo una donna lapidata nella piazza del paese e una neonata abbandonata, e basta. Nessuna traccia delle altre persone scomparse, nessun segno.

Quindi sono molto forti le vibes misteriose e oscure come dicevamo, anche perché ovviamente andando avanti con la lettura inizieranno ad emergere rivelazioni e punti ambigui della vita in questo villaggio poco prima della sparizione dei suoi abitanti.

Finale e Rivelazione

Ovviamente non parleremo nel dettaglio del finale, vorrei evitare spoiler anche se a volte non riesco a controllarmi e qualcosa mi sfugge. Ma perché dedico una sezione di questa recensione al finale e alla rivelazione? Perché è forse uno dei pochi punti che non mi hanno convinta del tutto, so che è stato criticato il finale e la risoluzione del mistero. Io ho apprezzato comunque la rivelazione, certo forse ci si poteva arrivare e mi rendo conto che non sia un colpo di scena di quelli che ti fanno ripensare alla tua intera esistenza, ma è coerente con la trama e con gli indizi che vengono presentati e per certi versi può stare in piedi, magari scricchiolando un pochino, ma può funzionare.

Ci sono però alcune scene nel finale che hanno fatto storcere il naso ad alcuni lettori di questo testo e anche a me, nonostante mi sia indubbiamente piaciuto e nonostante io senta di poter passare sopra a queste piccole “incongruenze/dinamiche un poco forzate”, sono comunque presenti e hanno a che fare con il fatto che alla fine quando il tutto viene rivelato scopriamo il volto dietro a certi atti e questa persona compie azioni non del tutto coerenti con alcune sue caratteristiche. Non posso dire altro senza fare spoiler, ma alcune scene pensando alle dinamiche sono forse un poco forzate

I personaggi e l’atmosfera

A mio avviso l’utilizzo di un luogo simile con una storia simile come scenario di un libro funziona a meraviglia, non si sbaglia con un luogo abbandonato, avrà sempre quel fascino decadente e tetro che piace, ed è come dicevo uno dei punti forti perché oltre al luogo capiamo presto che in questo villaggio sembra muoversi una (o più) presenza oscura, accadono fatti che hanno del paranormale e infatti fino ad un certo punto del volume si può anche vagliare questa opzione. Quindi sappiamo che i personaggi sono soli, isolati, in un luogo strano e cupo in cui si muove un qualcosa di sconosciuto.

Inoltre alcuni personaggi hanno un rapporto teso, dinamiche interne problematiche e questo accresce il livello di tensione. Abbiamo un gruppo di amici che si reca appunto in questo luogo per girare un documentario, il problema è che piano piano la situazione inizia a peggiorare, per problematiche varie e il gruppo si ritrova appunto isolato.

I personaggio a mio vedere sono ben costruiti, abbiamo chiare le loro dinamiche e sono figure che è facile seguire con interesse, non sono quelle macchiette di cui non ci importa nulla insomma.

Inoltre uno dei luoghi più inquietanti del villaggio è proprio la chiesa, che ha un ruolo molto importante anche nel comprendere il mistero, e dopo mesi di lettura nel mio cervello è rimasta impressa la descrizione del Cristo presente in questa chiesa che viene presentato non come una figura rassicurante o benevola, ma come una figura minacciosa, truce, con questi occhi quasi cattivi e torvi. Tra l’altro la chiesa diventerà proprio il campo base, il rifugio del gruppo che non si sente più sicuro ad un certo punto a dormire all’esterno.

La chiesa è presente anche in copertina ed è un collegamento alla trama base perché scopriremo solo in fase di lettura la sua importanza nel passato e nel presente.

Conclusioni

Questo thriller lo considero un testo assolutamente godibile, con una trama che tiene il lettore sul filo e in generale uno di quei testi che ti costringono a mangiare una pagina dopo l’altra. A parte qualche piccolo punto debole (come quello legato ad alcune scene nel finale) resta un testo perfetto per una lettura che riesce ad unire mistero, atmosfere tetre e rivelazioni oscure.

Lo consiglio assolutamente soprattutto se avete voglia di un libro carico di atmosfera e intrighi.

Voto:

E voi? Avete mai letto qualcosa di Camilla Sten? Sì? No? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!

A prestissimo!

7 pensieri riguardo “Il Villaggio Perduto – Camilla Sten

  1. La storia, le atmosfere ( villaggio sperduto, isolamento, cupezza, miniera, il pastore, Birgitta, la chiesa etc…), la costruzione del racconto tra presente e passato, sono sicuramente i punti di forza e rendono il libro comunque coinvolgente. Però ci sono varie ingenuità, incongruenze e cose poco credibili tra cui ( SPOILER) :

    I 4 amici si barricano in chiesa temendo Tone che è sola e con una gamba slogata? Ayna molto anziana riesce a uccidere Emmy e Max e a portare nel bosco e poi nella miniera tre giovani, armata di un coltello? E poi sarebbe rimasta 60 anni ad aspettare nel villaggio? L’ “impazzimento” stesso di Ayna, la trasformazione in un essere malvagio in modo così definitivo, non è inverosimile?

    E ce ne sarebbero altre…

    E infine,mangiano sardine in scatola di 60 anni prima?

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    1. Ciao! Anche io ho trovato il testo sicuramente immersivo, le atmosfere funzionano bene, il luogo, varie svolte. Certo, come dicevo, alcune dinamiche storpiano il tutto. Pensando alla parte finale mi riferivo proprio alla scena fra Anya e i ragazzi. Insomma, una donna così anziana come può muoversi in questo modo? Ci sono sicuramente punti che non tornano e non si incastrano bene. Peccato perché secondo me l’atmosfera è pazzesca

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      1. Beh si, varie ingenuità o pecche abbastanza gravi in un intreccio, trattandosi anche di un thriller

        E poi quella principale: scompaiono tutte insieme 900 persone vicino a una miniera che doveva essere collassata …Ma ci sarebbe voluto tanto per collegare le due cose?

        Che hanno fatto in tutti quegli anni polizia e investigatori? E tutti i parenti degli scomparsi?

        Comunque a breve dovrebbe uscire la serie su Netflix e spero riesca a rendere l’atmosfera del libro

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      2. Uhhh non sapevo nulla della serie! Lo spero anche io. La parentesi legata ai parenti delle vittime/scomparsi viene parecchio tralasciata, se ricordo bene (perché comunque l’ho letto l’anno scorso) la protagonista sottolinea il fatto che in famiglia non se ne sia mai parlato più di tanto o comunque che la madre abbia eclissato la vicenda quindi resta tutto un po’ misterioso e nebuloso, non viene approfondito questo aspetto. Tra l’altro parlando di Camilla secondo me il suo punto forte sono proprio le atmosfere, ad esempio io ne “Il Villaggio Perduto” mi sono immersa così tanto da tralasciare vari particolari a cui ho pensato solo alla fine, ma l’esperienza durante la lettura è stata molto forte. Stessa cosa non la direi per “L’Erede” che per me è stato un thriller senza mordente.

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      3. Troppe cose e psicologie non approfondite e situazioni inverosimili … Staremmo ore a rilevarle ( per dire, 900 persone vittime in blocco del carisma malefico di padre Mattias, l’intero villaggio, nessuno che si ribelli o ne parli all’esterno, mah .. ) Aspettiamo la serie 🙂

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