Buon venerdì e ben ritrovatə!
Partiamo oggi con la prima recensione del 2023, finalmente! E’ stato un inizio anno bello intenso e avrei voluto parlarvi già mesi fa di questo testo, che ho letto appunto nel 2022, ma l’importante è essere comunque qui con la nostra prima recensione dedicata ad un testo e poter finalmente parlare di questo acclamatissimo romanzo, sono felice di poter tornare a pieno ritmo.
E per voi, come sono state queste prime settimane del 2023?
Dunque, oggi parliamo de “Le Sette Morti di Evelyn Hardcastle” di Stuart Turton, un romanzo di cui si è parlato parecchio, in tutti i luoghi e in tutti i laghi, e fiumi e torrenti, ovunque insomma.
La prima volta che ho affrontato questo testo mi sono ritrovata nel pieno fallimento e costretta al momentaneo abbandono, ma l’anno scorso mi sono convinta a riprenderlo in mano e dopo un poco di fatica iniziale sono riuscita a portarlo a termine.
Parliamone!

Le Sette Morti di Evelyn Hardcastle – S. Turton
Casa editrice: Neri Pozza
Pagine: 523
Genere: mystery, thriller, narrativa
Prezzo di Copertina: € 18,00
Prezzo ebook: € 9,99
P. Pubblicazione: 2019
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Incipit
Dimentico tutto tra un passo e l’altro. “Anna!” mi ritrovo a gridare, per poi chiudere la bocca di scatto, sorpreso. Ho il vuoto nel cervello. Non so chi sia Anna, né perché stia chiamando il suo nome. Non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare qui. Sono in un bosco, e mi proteggo gli occhi dalla pioggia sottile. Sento il cuore che batte all’impazzata. Puzzo di sudore e mi tremano le gambe. Devo aver corso, ma non ricordo perché. “Come ho…” mi interrompo nel vedere l’aspetto delle mie mani. Sono ossute e brutte. Le mani di un estraneo. Non le riconosco.
Trama
Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle. Gli ospiti sono membri dell’alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle. Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino. Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d’artificio. Alle undici della sera, tuttavia, la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House. Nell’attimo in cui esplodono nell’aria i preannunciati fuochi d’artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell’acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa. Morta, per un colpo di pistola al ventre. Un tragico decesso che non pone fine alle crudeli sorprese della festa. L’invito al ballo si rivela un gioco spietato, una trappola inaspettata per i convenuti a Blackheath House e per uno di loro in particolare: Aiden Bishop. Evelyn Hardcastle non morirà, infatti, una volta sola. Finché Aiden non risolverà il mistero della sua morte, la scena della caduta nell’acqua si ripeterà, incessantemente, giorno dopo giorno. E ogni volta si concluderà con il fatidico colpo di pistola. La sola via per porre fine a questo tragico gioco è identificare l’assassino. Ma, al sorgere di ogni nuovo giorno, Aiden si sveglia nel corpo di un ospite differente. E qualcuno è determinato a impedirgli di fuggire da Blackheath House…
Recensione
Se si esclude la componente fantastica, il romanzo ha caratteristiche christiane, con indizi precisi sparsi in (quasi) tutti i capitoli e un assassino da individuare; all’inizio è presente una dettagliata pianta della villa e dei terreni attorno ad essa; è inoltre presente l’elenco di tutti i personaggi. È strutturato in sessanta capitoli; quando l’identità del protagonista cambia, all’inizio del capitolo vi è appuntato il giorno in cui esso si svolge.

Stie, Ritmo e Atmosfere
Dunque, lo stile di Turton è piuttosto godibile a livello generale, certamente non è la caratteristica che spicca in questo testo e in alcuni segmenti l’ho trovato un poco prolisso, sopratutto nella parte iniziale del testo che penso sia quella più ostica proprio perché si può avere qualche difficoltà ad ingranare, e a tratti il ritmo sembra rallentare ed una conseguenza può essere appunto quella di perdere per un tot di pagine la concentrazione o l’interesse almeno per vari aspetti della vicenda.
In questo mystery c’è quell’aspetto legato alla parte iniziale in discesa/stallo rispetto al resto, nel senso che la partenza è intrigante ma man mano che si va avanti ci si immerge in un ritmo che rallenta un poco, però una volta ripreso il ritmo di certo torna l’interesse legato alla risoluzione finale e al mistero che è alla base del libro, ma in alcuni punti l’autore si prende il suo tempo, è un testo che procede con un ritmo tutto sommato lento, anche perché abbiamo molti personaggi e ci sono parecchi dettagli ed eventi da incastrare.
Le atmosfere del volume sono legate ad un senso più o meno costante di pericolo, fino alla fine il nostro protagonista che cambia ogni giorno corpo e identità è minacciato da fattori vari di ogni tipo, interni ed esterni, legati al corpo cui è legato in quel momento o alle persone che lo circondano e in tutto questo ha solo otto giorni di tempo per risolvere un mistero piuttosto intricato, senza contare il fatto che si gioca la libertà con altri individui.
Oltre al pericolo ci si sente costantemente intrappolati in una specie di ciclo infinito da cui non si sa come uscire, insomma queste atmosfere funzionano bene, ovviamente non sono sempre presenti, ma ci sono momenti in cui diventano parecchio intense, è un testo con uno sfondo claustrofobico.
I punti forti
Sicuramente uno dei punti di forza di questo romanzo è la struttura stessa e l’idea alla base di questa, il fatto che il nostro narratore salti ogni giorno da un corpo e un carattere all’altro, perché prende anche le caratteristiche caratteriali del personaggio di cui si “impossessa” e questo continuo salto sia effettivamente ben gestito dall’autore e non è un qualcosa di semplice anche perché i personaggi non sono pochi.
La struttura a primo acchito può sembrare parecchio intricata e complessa da imparare, perché il nostro narratore si risveglia il primo giorno in cui lo incontriamo nei panni di un certo Sebastian Bell, un dottore che sembra gestire traffici strani, questo Sebastian sembra non ricordare nulla di sé, del luogo in cui si trova e del perché si preoccupi di una certa Anna. Successivamente le cose inizieranno ad assumere contorni più definiti quando Bell incontrerà un certo individuo vestito da medico della peste, costui gli comunicherà le regole di questa specie di mistero/gioco in cui il narratore è uno dei tre individui che partecipano a questa sfida presenti in questo luogo, Blackheath House appunto, in cui è accaduto un fatto tragico ovvero un omicidio, quello di Evelyn Hardcastle.
Il narratore si ritroverà a vivere per otto giorni, in otto corpi diversi quello che di base è sempre lo stesso giorno, quello dell’omicidio. La vincita finale a questo gioco è la libertà del narratore che sembra appunto intrappolato in questo luogo in un loop senza fine.
Un altro aspetto interessante è il fatto che se una incarnazione per qualche motivo finisce fuori gioco, magari sviene, gli viene fatto del male o è momentaneamente non “disponibile” come corpo da abitare, la narrazione va comunque avanti e si passa all’incarnazione successiva, c’è questo continuo salto e a volte ad esempio al giorno sei viene ripresa l’incarnazione del giorno tre, perché magari quel personaggio era svenuto al giorno tre. So che può sembrare complessa come struttura, ma una volta che ci si prende la mano può scorrere più fluida.
Abbiamo quindi otto personaggi diversi per caratteristiche varie legate al fisico, alla personalità, alla posizione ecc. ecc. L’autore fa un gran bel lavoro sotto questo punto di vista perché riesce a dare ad ogni personaggio delle caratteristiche ben precise tenendo sempre quel qualcosa riconducibile al vero narratore che si nasconde sotto le spoglie del personaggio del giorno. Ognuno ha una sua voce e dei tratti distintivi precisi, ad esempio all’ottavo giorno incontriamo Gold che è un artista e nonostante arrivati a questo punto del libro il vero narratore sia in uno stato particolare, si riesce comunque a farsi una idea di Gold staccata dalla figura del narratore, come se avesse una sua personalità e non fosse solo un corpo e uno strumento che viene utilizzato.
Anche perché un’altra sfida del narratore è quella di rimanere fedele in un certo senso a i pochi ricordi che gli restano e non farsi trascinare dalle varie personalità di cui si impossessa.
Quindi la struttura e i personaggi sono di certo punti che vanno a favore dell’autore, sono a mio vedere ben riusciti.
I punti deboli
Ora, nei punti deboli vi dico subito che sarò molto generica purtroppo perché non volendo fare spoiler non posso dirvi quali sono gli aspetti precisi che non mi hanno convinta, perché sono punti molto specifici legati ad eventi importanti che si legano gli uni agli altri all’interno del testo e parlarne nel dettaglio vorrebbe dire spoilerare, quindi cercherò di prenderla alla larga.
Ci sono quei classici eventi in cui i personaggi si comportano in un modo che alla fine, conoscendo la risoluzione, scoprendo l’arcano mistero e guardando il quadro generale, non ha così senso.
Ad esempio c’è un personaggio che si muove in modo ravvicinato nei confronti di un altro personaggio che si nasconde sotto mentite spoglie, e questo non lo riconosce minimamente o comunque non nota nulla di diverso nonostante sia molto vicino a questo.
Oppure ancora, non si spiega perché guardando la spiegazione finale a queste specie di loop si tenta a favorire un personaggio rispetto ad un altro, quando entrambi sono persone pericolose.
Più generica di così non posso essere, me ne rendo conto.
Questo è un romanzo che da anche la possibilità alla fine di una libera interpretazione per quanto riguarda il genere, perché può cadere in un testo onirico/fantastico o in un distopico/fantascientifico, ci sono delle domande a cui non viene data nessuna risposta e certo questa è una scelta dell’autore per lasciare anche questa libera interpretazione, però io avrei gradito quanto meno qualche risposta in più.
Ho creduto per tutto il tempo ad un universo terreno, quindi pensavo fossimo in un luogo sulla Terra in cui (per un non ben specificato motivo) accade questo strano fatto del loop degli otto giorni fino alla risoluzione, ma in realtà il testo verso la fine (in un particolare dialogo che speravo fosse più esaustivo) apre un mondo anche ad altre possibilità non così legate alla realtà se vogliamo o ad un qualcosa di terreno e contemporaneo.
Il libro lascia il lettore con molte domande a cui si può provare a rispondere vagando con la fantasia, ma dopo 526 pagine, intrighi su intrighi, persone che sembrano essere realmente esistite (almeno nella realtà del romanzo), una vicenda che si pensa reale e su cui si attendono chiarimenti, io mi aspettavo qualche certezza in più, è forse troppo comodo alla fine sfregarsi le mani e dire: “Ok, adesso pensaci tu lettore e incastra le cose come vuoi”.
Conclusioni
E’ un testo che mi ha suscitato emozioni contrastanti perché se da una parte sono stata soddisfatta di essere finalmente riuscita a completare questa lettura, dall’altra parte mi sono ritrovata delusa per questo vuoto che ho avvertito nel finale e queste “scaglie” di eventi che alla fine non hanno senso nel quadro generale, anche se sono ben poca cosa rispetto a questa risoluzione traballante.
Ci sono stati dei momenti in cui ero decisamente dentro alla narrazione e verso la fine mi sono ritrovata a divorare il testo, leggendo le ultime 150 pagine alla velocità della luce, ma ci sono anche stati momenti tiepidi e deludenti.
Devo dire che la mia valutazione finale vaga tra le tre stelle e le tre stelle e mezzo.
Voto:

E voi? Avete mai letto “Le Sette Morti di Evelyn Hardcastle”? Sì? No? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!
A presto!

Parto dicendo che l’ho divorato. La premessa mi è piaciuta moltissimo, l’arricchirsi del puzzle man mano che si andava avanti anche.
Poi è arrivata la risoluzione finale e credo che l’autore abbia voluto aggiungere un livello di troppo alla stratificazione del romanzo. Perché? mi chiedo. Funzionava anche senza quell’aggiunta lì (sto generica pure io, non voglio fare spoiler nei commenti).
Concordo con le 3stelline e mezzo; peccato perché il potenziale iniziale poteva portare ad altre vette.
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Sono assolutamente d’accordo! Secondo me la deriva che c’è stata nel finale ha portato il tutto in una direzione che si poteva evitare di prendere. E’ un romanzo che per certe caratteristiche rimane sicuramente ben costruito e scritto, ha dei lati molto positivi, però il finale ha puntato su un qualcosa che non mi ha convinta, peccato davvero.
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