Le Cinque Letture Flop del 2022

Buon lunedì e buon inizio settimana!

Come state in questo inizio settimana?

Una settimana speciale perché tra qualche giorno sarà finalmente Natale e io mi ritrovo sempre agli ultimi nel pubblicare tutto quello che volevo pubblicare, nuovo Natale, vecchi e soliti ritardi, evviva!

E’ il momento dell’anno in cui partono i bilanci delle letture e come sempre dobbiamo parlare delle letture flop e top del 2022, anche se ogni anno mi spezza il cuore dover inserire certi titoli nei flop perché ovviamente quando mi sono approcciata a questi avevo mille speranze e aspettative positive e a fine anno partono i flashback alla: “ahh com’era bella l’innocenza pre-lettura”, ma ahimè capita a tutti noi di incappare in titoli che alla fine non si rivelano così soddisfacenti.

Come sempre ci tengo anche a fare un piccolo disclaimer e a dire che ovviamente anche se a me questi titoli non sono piaciuti del tutto non vuol assolutamente dire che siano titoli terribili o provenienti dalle zone più calde dell’inferno, o che non possano piacere a voi, semplicemente sono libri che non mi hanno convinta o conquistata per una serie di motivi.

Partiremo dalla quinta posizione per arrivare alla prima, ho cercato di creare un ordine basato su un ulteriore livello di gradimento, quindi i titoli che sono qui presenti in automatico sono titoli che non mi hanno convinta, ma si sa, più si va in alto più si tocca l’apice, quindi le prime posizioni sono dedicate ai titoli che meno di tutti mi hanno convinta.

Iniziamo!

La Psichiatra – W. Dorn

Anno di Pubblicazione: 2009

Link all’acquisto: QUI

Non credere e nessuno. Non fidarti nemmeno di te stesso. Non cercare la verità. Sarà la verità a trovare te. Lavorare in un ospedale psichiatrico è difficile. Ogni giorno la dottoressa Ellen Roth si scontra con un’umanità reietta, con la sofferenza più indicibile, con il buio della mente. Tuttavia, a questo caso non era preparata: la stanza numero 7 è satura di terrore, la paziente rannicchiata ai suoi piedi è stata picchiata, seviziata. È chiusa in se stessa, mugola parole senza senso. Dice che l’Uomo Nero la sta cercando. La sua voce è raccapricciante, è la voce di una bambina in un corpo da donna: le sussurra che adesso prenderà anche lei, Ellen, perché nessuno può sfuggire all’Uomo Nero. E quando il giorno dopo la paziente scompare dall’ospedale senza lasciare traccia, per Ellen incomincia l’incubo. Nessuno l’ha vista uscire, nessuno l’aveva vista entrare. Ellen la vuole rintracciare a tutti i costi, ma viene coinvolta in un macabro gioco da cui non sa come uscire.

Questo è un testo decisamente amato nel panorama thriller ed è un libro con vari punti positivi a suo favore, per questo ho deciso di posizionarlo nella quinta posizione. E’ un libro che avevo in libreria in attesa di essere letto da anni e mi è capitato di sentire opinioni entusiaste di altre persone nel corso del tempo, soprattutto riguardanti il lato psicologico del romanzo che è presente ed è a mio avviso la parte migliore del testo, ma è una parte ristretta. E’ stata una lettura nella media, troppo prevedibile in alcuni punti con uno stile semplice che a brevi tratti ha fatto piccoli salti in alto per poi ricadere subito. Parliamo di un thriller con grandi plot twist, come dicevo prima alcuni prevedibili altri meno, anche perché alcune parti importanti della storia emergono effettivamente solo verso la fine quindi non si riesce a tenerne conto prima. So che l’autore ha scritto un altro testo che dovrebbe riprendere le vicende di questo dato che il finale de “La Psichiatra” lascia vari spiragli. Tra i titoli flop è quello che ho gradito di più e penso possa anche piacere molto a vari lettori, per qualcuno che non legge solitamente thriller potrebbe essere una lettura interessante, ma nel mio caso è stato un testo senza particolari punti forti che tiene agganciati fino alla fine sì, ma delude sotto molti aspetti.

La Casa delle Belle Addormentate – Y. Kawabata

Anno di Pubblicazione: 1961

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“La casa delle belle addormentate” (seguito in questo volume dai romanzi brevi “Uccelli e altri animali” e “Il braccio”) è un raffinato racconto erotico centrato sulle visite del vecchio Eguchi a un inconsueto postribolo in cui gli ospiti possono passare la notte con giovanissime donne addormentate da un narcotico. Il regolamento vieta di svegliarle, esaltando il fascino quasi magico emanato dalle fanciulle, e permette a Eguchi, attraverso una delicata rapsodia di sensazioni e di ricordi, di riappacificarsi con se stesso in un viaggio tra i più misteriosi recessi della psiche, evocati con segni incredibilmente semplici, rarefatti e luminosi.

Abbiamo già parlato di questo libro in una recensione approfondita nel corso dell’anno (qui), di conseguenza non vi stupirà la sua posizione in questa classifica. In questo volume non c’è solo il racconto principale che da il nome alla raccolta, ma anche altri due racconti e io posso dire di non aver particolarmente apprezzato nessuno dei tre, ma come scritto anche nella recensione di certo c’è alla base di questa mia opinione finale anche un limite personale perché ho letto qualcosina di autori giapponesi, ma probabilmente non abbastanza da poter comprendere al meglio questi racconti e vari messaggi/riferimenti contenuti all’interno. Mi sono scoperta totalmente indifferente durante la lettura di questi racconti nei confronti dei personaggi, dei loro drammi personali, delle storie in generale, il mio approccio è rimasto piatto, non ho mai avvertito un minino di trasporto o pure interessamento. Come ho scritto anche nella recensione: “Sicuramente le tematiche trattate da Kawabata e alcune atmosfere presenti nei racconti, in particolare nel primo, meritano un livello di attenzione piuttosto buono perché sono interessanti e vale la pena soffermarcisi sopra, ma in generale non sono riuscita ad entrare mai veramente nella vicenda, per la mancanza di empatia con i personaggi o semplicemente per la vicenda che ad un certo punto sembra quasi trascinarsi. Il mio problema principale con questo libro è il non essere riuscita in nessun modo ad entrare nelle vicende, il mio livello di interesse è stato basso per tutto il tempo, anzi è più giusto dire che all’inizio ci ho provato in tutti i modi ad entrare nella vicenda, ma dopo poco il mio livello di interesse è sceso e non è più risalito.”

La Fortuna – V. Parrella

Anno di Pubblicazione: 2022

Link all’acquisto: QUI

Il prodigio viene dalla terra, e scuote aria e acqua. Dal cielo piovono pietre incandescenti e cenere, il mare è denso e la costa sembra viva, ogni mappa disegnata è stravolta, i punti di riferimento smarriti. Lucio ha solo diciassette anni e ha seguito l’ammiraglia di Plinio il Vecchio nel giorno dell’eruzione del Vesuvio, ma non può sospettare che il monte che conosce da sempre sia un vulcano. Per quel prodigio mancano le parole, non esiste memoria né storia a rassicurare. Nascosta dalla coltre rovente c’è Pompei, la città che ha visto nascere Lucio e i suoi sogni, dove ancora vivono sua madre, la balia, gli amici d’infanzia, dove ha imparato tutto ciò che gli serve, adesso, per far parte della flotta imperiale a dispetto del suo occhio cieco – anzi, proprio grazie a quello, che gli permette di vedere più degli altri, perché “un limite è un limite solo se uno lo sente come un limite, sennò non è niente”. E mentre Lucio tiene in mano, per quanto la Fortuna può concedere, il filo del suo destino, ecco che Pompei torna a lui presente e più che mai viva, nel momento in cui sembra persa per sempre, attraverso i giochi con le tessere dei mosaici, i pomeriggi trascorsi nei giardini o nelle palestre, le terme, il mercato, i tuffi in mare e le gite in campagna, le scorribande alla foce del fiume. La sua intera giovinezza gli corre incontro irrimediabilmente perduta, eppure – noi lo sappiamo – in qualche modo destinata a sopravvivere. Insieme a Lucio, una folla di personaggi, mercanti, banchieri, matrone, imperatori, schiavi, prostitute e divinità, si muove tra le pagine di un romanzo sorprendentemente attuale, in cui niente è già visto: piuttosto ciò che conoscevamo del mondo classico ci appare in un aspetto nuovo, moderno e intimo. Perché il desiderio è nascosto, si innalza dalla terra, è il cuore stesso della terra, e noi siamo terreni.


Anche di questo libro abbiamo recentemente parlato in una recensione (qui), e come scritto anche lì da appassionata di Pompei ero entusiasta per la lettura de “La Fortuna” che però si è rivelata una delusione. E’ un testo pieno di belle frasi inserite ad arte per colpire il lettore, ma alla base io non ho trovato delle buone fondamenta in quello che dovrebbe essere un romanzo di formazione che è però carente proprio in questo, perché non sentiamo mai davvero di conoscere Lucio, il protagonista. Ci vengono narrati degli spezzoni della sua vita, si salta continuamente da un frammento di ricordo all’altro e appena il lettore sente di avvertire qualcosa di simile all’empatia per Lucio, si salta immediatamente da un’altra parte e il Lucio che credevamo di conoscere torna ad essere un lontano ricordo. Lo stile diventa ad un certo punto forzato e ripetitivo nel suo voler essere sempre poetico e aulico. Insomma è un romanzo con vari problemi, dal protagonista, ai personaggi che gli ruotano attorno, dalla debolezza della trama, dalla vera natura del romanzo di formazione che a mio vedere qui non viene rispettata nel migliore dei modi perché risulta troppo debole, allo stile dell’autrice che a tratti sembra voler a tutti i costi esaltare queste frasi impostate e d’effetto. Poteva essere un ottimo romanzo anche perché quando si parla di Pompei si ha la disponibilità di una scenario e di una storia immense, ma ahimè purtroppo a mio vedere l’esperimento non è andato a buon fine. 

Il Bastardo – E. Caldwell

Anno di Pubblicazione: 1929

*libro fuori catalogo, ma facilmente reperibile usato*

La vicenda del Bastardo si snoda sullo sfondo del vecchio Sud degli Stati Uniti in un’atmosfera tesa e allucinante. Protagonista Gene Morgan, un uomo segnato fin dalla nascita da un destino avverso. Egli conduce un’esistenza randagia, costellata da violenze; costretto ad emigrare da un paese all’altro, braccato, coinvolto in situazioni torbide, conosce infine una ragazza che gli fa balenare col suo amore la possibilità di una condizione umana serena. 

Ho deciso di fermarmi qui con la trama, perché almeno nell’edizione che ho letto io (quella della foto) viene rivelato tutto il finale del libro e diciamo pure l’intera vicenda, quindi mi sono fermata al punto in cui si parla di questa ragazza che Gene incontra, perché in caso dovesse venirvi la voglia di recuperarlo non finirete per odiarmi per avervi spiattellato tutto il libro in poche righe. Dunque “Il Bastardo” è un testo sicuramente crudo e violento, in cui emerge un umanità egoista e crudele che vive ai margini della società, non facendosi particolari problemi ad infrangere la legge. E’ quindi un testo non leggero da leggere perché non emerge mai il lato positivo di nulla, seguiamo un personaggio negativo che per tutto il corso della vicenda compie azioni negative. Forse, tra l’altro, questo essere che nasce in condizioni così sfavorevoli e sembra quasi essere condannato dalla vita a vivere in questo modo può ricordare il protagonista de “Il Profumo” di Suskind ora che ci penso. Comunque, io ho letto in precedenza “Fermento di Luglio” di Caldwell che ho molto apprezzato e di cui abbiamo anche parlato in una passata recensione, ma a differenza di quel testo nel Bastardo non sembra mai esserci un vero e proprio motivo o ragione che segue le azioni non solo del protagonista, ma anche dei personaggi che gli ruotano attorno. Dobbiamo ovviamente pensare al contesto in cui si svolge la vicenda, quindi un contesto degradato in cui abbiamo a che fare con personaggi senza una morale, ma qui letteralmente non c’è mai una ragione. Accadono fatti molto gravi, omicidi improvvisati senza senso, tradimenti anche qui piovuti dal cielo, altri omicidi per ragioni assurde, insomma va bene il contesto ma avrei voluto capire almeno le motivazioni e soprattutto capire i personaggi, perché tutti si comportano in questo modo di conseguenza tutti si mischiano e un personaggio sembra uguale all’altro. In più il nostro Gene all’inizio del romanzo fugge dal luogo in cui abitava perché ha commesso, pensa un po’, un omicidio, quindi torna nella città natale della madre. Bene, quindi a mio vedere non ha particolare senso il fatto che un uomo fuggito dalla propria città per scappare alla legge finisca in una città dove non si fa nessunissimo problema ad uccidere, fare a botte, e avere il fiuto finissimo di ritrovarsi sempre nelle situazioni peggiori. Insomma, nulla di questo testo mi ha convinta, capisco il voler dipingere una fetta della società disagiata e violenta, senza freni inibitori e morale, ma qui tutto ciò che accade sembra improvvisato e piatto.

Gli Ultimi Giorni di Smokey Nelson – K. Mavrikakis

Anno di Pubblicazione: 2016

Link all’acquisto: QUI

1989. Una famiglia è massacrata nella stanza di un albergo di Atlanta. Smokey Nelson, l’assassino, viene condannato alla pena capitale. Passa vent’anni nel braccio della morte in attesa dell’esecuzione della sentenza. Molte cose sono accadute dopo la sua carcerazione: guerre, altri crimini, la devastazione provocata dall’uragano Katrina e, a parte un nome su un documento dell’amministrazione penitenziaria, Smokey Nelson non significa più nulla per nessuno. Eppure ci sono persone che non hanno dimenticato.

Sono stata molto indecisa per il primo posto fra “Il Bastardo” e “Gli Ultimi giorni di Smokey Nelson” appunto perché entrambi sono da primo posto, ma per motivi diversi e forse per “Gli Ultimi giorni di Smokey Nelson” pesa anche l’estrema delusione che ho provato a fine lettura. Questo testo mi aspettava sugli scaffali da anni e finalmente negli scorsi mesi ho preso il coraggio e la volontà a due mani e l’ho affrontato. Ricordo di averlo comprato in libreria soprattutto per la tematica base che dovrebbe essere quella della pena di morte, ma una volta letto posso dire che in questo romanzo sono altre le tematiche principali. Sì, si accenna alla pena di morte perché seguiamo soprattutto tre personaggi che in un modo o nell’altro hanno subìto le conseguenze di ciò che ha fatto questo Smokey Nelson, un uomo che nel 1989 in un albergo di Atlanta ha massacrato una famiglia. Seguiamo una donna che incontrò proprio la mattina del massacro Smokey nel parcheggio dell’albergo, poi seguiamo quello che all’epoca fu un sospettato e venne incarcerato per un breve lasso di tempo al posto di Smokey e infine seguiamo il padre della donna che venne uccisa da Smokey quel fatidico giorno. Parleremo meglio e in modo più approfondito di questo romanzo il prima possibile in una recensione, ma nulla viene detto chiaramente in questo libro, non si da una spiegazione alle azioni di Smokey, non si approfondisce il tema della pena di morte e del perché un ragazzo una mattina decide di sterminare una famiglia. Sì, viene più che sottilmente accennata una motivazione, ma vi posso dire che è veramente debole ed è condensata in una mezza frase di una riga. In più ho trovato questo testo deludente e forzato nelle parentesi riguardanti i personaggi che ruotano attorno a Smokey, che in realtà non lo incontrano mai nel presente, riflettono su di lui accennando al passato e parlando della loro vita attuale. Il modo in cui si concludono le parentesi dei personaggi è secondo me forzato e assolutamente manipolato a favore di una specie di sincronicità che si poteva evitare, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Pearl, la donna che all’epoca aveva incontrato Smokey nel parcheggio. Ho letto in un commento che questo è un testo chiaramente contro la pena di morte, ma io non sono del tutto d’accordo, proprio perché si accenna solo all’idea che gli altri personaggi hanno della pena di morte, ma sono commenti da una riga, quel classico commento da chiacchiera da bar insomma, non c’è una vera presa di posizione o un dialogo/ragionamento più esteso su questa tematica. Direi che è un libro che si concentra soprattutto sul tema delle conseguenze, ciò che ha fatto quest’uomo pesa, ha pesato e peserà per sempre sulle vite di molte altre persone e credo che molte volte non ci si soffermi mai abbastanza su questo, sul fatto che un evento simile (ma anche altri tipi di aventi) cambia la vita di una buona quantità di individui in modi diversi. Rimane per me una lettura piuttosto deludente, che avrebbe potuto dare molto di più.

E voi? Quali sono state le vostre letture flop del 2022? Quali libri vi hanno deluso? Fatemi sapere!

Di tutti i libri comparsi qui di cui non abbiamo ancora parlato non temete perché ne parleremo di certo il prima possibile in modo più approfondito.

A presto!

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3 pensieri riguardo “Le Cinque Letture Flop del 2022

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