Buon giovedì!
Ben ritrovati/e, come procede la settimana?
Oggi parliamo di quello che è stato il libro di marzo per il gruppo di lettura (LiberTiAmo), questo mese riesco ad essere quasi puntuale, quasi… si fa per dire.
Comunque, il libro di oggi è “La Casa delle Belle Addormentate” di Kawabata, un libro mini raccolta di racconti dato che contiene al suo interno tre racconti, di cui il primo è quello principale.
Parliamone!

La Casa delle Belle Addormentate – Y. Kawabata
Casa editrice: Mondadori
Genere: letteratura erotica, narrativa
Pagine: 203
Prezzo di Copertina: € 12,00
Prezzo ebook: € 6,99
P. Pubblicazione: 1961
Link all’acquisto: QUI
Incipit
“Scherzi di cattivo genere, non fatene: non sta bene neppure infilare le dita nella bocca delle ragazze che dormono” raccomandò la donna della locanda al vecchio Eguchi. Al piano superiore probabilmente non c’erano che la stanza di otto tatami, in cui Eguchi stava parlando con la donna, e quella da letto attigua: da quanto aveva visto, al pianterreno non c’era salotto né altro, e dunque non si poteva parlare di locanda.
Trama
“La casa delle belle addormentate” (seguito in questo volume dai romanzi brevi “Uccelli e altri animali” e “Il braccio”) è un raffinato racconto erotico centrato sulle visite del vecchio Eguchi a un inconsueto postribolo in cui gli ospiti possono passare la notte con giovanissime donne addormentate da un narcotico. Il regolamento vieta di svegliarle, esaltando il fascino quasi magico emanato dalle fanciulle, e permette a Eguchi, attraverso una delicata rapsodia di sensazioni e di ricordi, di riappacificarsi con se stesso in un viaggio tra i più misteriosi recessi della psiche, evocati con segni incredibilmente semplici, rarefatti e luminosi.
Recensione
Dunque, Kawabata è un autore premio Nobel per la letteratura, premio assegnatogli nel 1968. Il testo è stato tradotto in italiano nel 1972, nel volume omonimo, che contiene anche altri due racconti.
La casa delle belle addormentate trasporta il lettore in dimensioni distanti dall’esperienza comune, che inducono a una inquietudine senza scampo: definito da Goffredo Parise “capolavoro della vecchiaia”.
Il romanzo fu originariamente pubblicato in Giappone sul mensile “Shinchō” in sei puntate da gennaio a giugno 1960, e poi ancora in undici puntate da gennaio a novembre 1961.
Stile, Ritmo, Atmosfere e Personaggi
Lo stile di Kawabata è piuttosto lineare, in sé scorrevole anche perché per quanto riguarda le scene di “azione”, intese come movimento dei personaggi o trama che avanza in seguito a degli eventi, è abbastanza diretto e non lascia in ballo il lettore, narra ciò che accade senza fronzoli.
Analizza invece con più minuzia di particolari e con più introspezione, portando ad un rallentamento nel ritmo della vicenda, i ricordi dei personaggi o le parentesi legate alla sfera emotiva e introspettiva.
Accade spesso che alcuni personaggi che agiscono in un certo modo vengano rappresentati nella loro psiche in modo molto diverso, il ché è certamente umano, ma devo essere sincera molte volte mi balzava agli occhi più la parentesi legata alle azioni rispetto a quella emotiva/interna.
Questo è stato forse uno dei motivi per cui mi è risultato difficile empatizzare con i personaggi o anche solo preoccuparmi un minimo per loro, il mio atteggiamento è rimasto piatto per tutto il corso della lettura, di tutti e tre i racconti.
Di conseguenza quando non c’è un trasporto o un minimo di interessamento penso sia normale, con l’avanzare delle pagine, finire con l’avvertire un senso di noia o voglia di terminare un libro il prima possibile e questo è proprio quello che è accaduto a me.
Sicuramente le tematiche trattate da Kawabata e alcune atmosfere presenti nei racconti, in particolare nel primo, meritano un livello di attenzione piuttosto buono perché sono interessanti e vale la pena soffermarcisi sopra, ma in generale non sono riuscita ad entrare mai veramente nella vicenda, per la mancanza di empatia con i personaggi o semplicemente per la vicenda che ad un certo punto sembra quasi trascinarsi.
Il ritmo è costante, ci sono momenti però in cui rallenta o accelera, ad esempio al termine del primo racconto in cui assistiamo ad una conclusione abbastanza improvvisa.
Come dicevo prima però, alcune atmosfere sono interessanti, mi sono rimaste impresse alcune scene provenienti dal primo racconto in cui entriamo in questa stanza dove dorme la ragazza di turno e ci sono queste tende di velluto cremisi, che sembrano colorare la scena davanti agli occhi del lettore, assieme ad altri particolari, ad esempio il suono del mare, la coperta termica per riscaldare la ragazza dormiente… insomma, Kawabata riesce a dare tono e calore ad alcune scene che arrivano in modo vivido.
“Quando giacevano sfiorati dalla nuda pelle delle giovani donne addormentate, a insorgere dal fondo del loro animo non era forse soltanto il terrore della morte che si avvicinava, l’inalienabile tristezza della gioventù perduta; era forse il rimorso per le immoralità da loro stessi commesse e – come capita spesso agli uomini che hanno raggiunto il successo – l’infelicità familiare.”
Tornando un secondo ai personaggi, che vedremo meglio parlando di ogni racconto nello specifico a breve, trovo che ci sia una permanente dualità in ogni personaggio, come dicevo si comportano in un modo, ma emotivamente reagiscono in modo diverso, uno dei temi della raccolta è la repressione del desiderio che sia sessuale, sentimentale o desiderio di altro tipo. I personaggi finiscono per agire in modo deplorevole a volte nascondendo la vera ragione per cui lo fanno o perché non ne sono a conoscenza loro in primis o perché non vogliono ammetterlo a loro stessi o agli altri.
Nel secondo racconto ad esempio, intitolato “Uccelli e altri Animali”, il protagonista diventa una specie di collezionista di animali perché è quasi ossessionato dall’avere in casa sempre tanti uccelli o altri animali in generale, tra l’altro in questo racconto ci sono anche scene di violenza sugli animali (trigger warning), e questo desiderio/ossessione sembra nascondere altro, un oggetto del desiderio più ambito.
Alla fine questo uomo incontra la donna che ammirava e amava anni prima che secondo lui aveva perso quasi la retta via, perché aveva deciso di sposarsi con un altro uomo, lasciar perdere la danza e dedicarsi alla famiglia.
Ecco tutto sembra essere una proiezione quasi della mancata soddisfazione passata dell’avere questa donna, certo questa può essere una delle interpretazioni.
La Casa delle Belle Addormentate
Parliamo del primo racconto, il principale, che parla di un uomo di nome Eguchi che si reca in questa casa, gestita a quanto pare da una donna con cui ogni volta si intratterrà in conversazioni varie, in cui si può giacere con le ragazze addormentate.
Sono ragazze molto giovani, alcune probabilmente minorenni, e i clienti di questa casa sono tutti uomini anziani da ciò che possiamo capire.
Eguchi quindi ogni volta dormirà con una ragazza diversa e sdraiato sul letto si troverà a ripensare a vari eventi della propria vita.
Il racconto è pregno di tematiche come la morte, il distacco fra giovinezza e vecchiaia, la nostalgia della giovinezza, il senso di colpa dato dal ripensare ai fatti della propria vita e pentirsi di alcune scene o azioni, la sensualità ecc. ecc.
Dunque, è senza dubbio un racconto particolare oserei dire, per il modo in cui consegna queste tematiche al lettore, di certo ha anche al suo interno una nota sgradevole e disturbante, perché parliamo comunque di ragazze molto giovani, nude e addormentate in balìa degli uomini che si trovano accanto.
Il mio problema, a parte il completo distacco con i personaggi, è stata la sensazione di leggere una storia in cui tutte queste tematiche citate non sono ben amalgamate assieme, forse era il mio livello di interesse basso, forse il disorientamento che ho provato costantemente, forse un mix di tutto, ma ho mal sopportato questo racconto e il suo protagonista.
Uccelli e altri Animali
In questo racconto invece seguiamo quest’uomo, che ha la mania di comprare sempre animali nuovi, soprattutto uccelli (dico comprare perché lui ha una specie di fidato proprietario di un negozio di animali che gliene porta sempre di nuovi, e lui si rifiuta di adottare animali che sono stati di altre persone).
Quest’uomo quando lo conosciamo noi, si sta recando a teatro, per vedere una sua vecchia fiamma e in questo tragitto parte tutto il racconto legato ai suoi animali, a quelli che sono morti, incidenti vari ecc.
Anche qui abbiamo un personaggio con cui non è facile entrare in sintonia, anzi, c’è la dualità di cui parlavo prima, è un uomo attaccato ai suoi animali, ma non sembra scandalizzarsi più di tanto quando scopre che un suo cliente ha riempito di botte una cagna perché è rimasta incinta, si arrabbia, ma per altri motivi.
E’ un racconto che ho letto quasi con una irritazione di fondo, per l’atteggiamento di questo e i suoi comportamenti in generale.
Credo che Kawabata volesse criticare chi si approfitta degli animali o esercita violenza su di loro, o ancora chi è ossessionato da questi, ma non sembra davvero in grado di donare a loro amore e prendersene cura al meglio.
Ci sono però anche altre tematiche, come l’isolamento, l’amore perduto e in generale l’eccessiva idealizzazione.
Il Braccio
Oh, arriviamo all’ultimo racconto che è quello, a mio vedere, almeno a primo acchito meno comprensibile.
La storia parla di questo ragazzo che prende in prestito il braccio di una ragazza, ma attenzione non è una protesi, è proprio il suo braccio. Se lo porta a casa, se lo tiene vicino mentre dorme e ad un certo punto decide di fare un qualcosa di molto strano… non in un senso sessualmente strano.
Dunque, io all’inizio sono riuscita a decifrare ben poco di questo racconto, non lo avevo capito anche perché ti lascia sempre con quel senso di straniamento e confusione degli altri.
Secondo la mia modesta interpretazione le tematiche del racconto sono l’amore come forma di intrusione nel proprio corpo di qualcun altro. Quindi portare con sé qualcosa di così importante di un’altra persona e attaccarselo al proprio corpo come se fosse nostro, come simbolo dell’amore rappresentato da un altro individuo che diventa parte di noi.
O almeno, credo di aver capito questo.
Ma questa presenza “estranea”, sempre per ricollegarci ai desideri repressi presenti in tutti e tre i racconti, diventa un qualcosa che ci spaventa e da cui vogliamo fuggire.
Anche qui abbiamo un racconto piuttosto particolare, è una immagine di certo d’effetto quella del prestare un braccio a qualcuno quasi come pegno d’amore, anche se di fatto i personaggi della storia si conoscono molto poco, ma in questo caso invece di provocare confusione o irritazione, il protagonista di questo racconto mi è sembrato ancora più estraneo degli altri.
Conclusioni
Allora, non credo di aver scritto questo piccolo avviso, ma ci tengo a dire che queste sono le mie semplici e pure opinioni, quindi se voi avete amato questo libro vi prego di non sentirvi offesi/e dalla mia recensione/opinione finale.
Kawabata è un autore importantissimo, premio Nobel, amato e onorato, quindi anche io in primis ho faticato ad accettare il fatto di non aver apprezzato alla fine questa lettura, anche perché ero entusiasta per questo libro.
Non sono una esperta di cultura e letteratura giapponese, diciamo che sto ancora esplorando, quindi questo può assolutamente essere un mio limite.
Comunque, concludendo la recensione il mio problema principale con questo libro è il non essere riuscita in nessun modo ad entrare nelle vicende, il mio livello di interesse è stato basso per tutto il tempo, anzi è più giusto dire che all’inizio ci ho provato in tutti i modi ad entrare nella vicenda, ma dopo poco il mio livello di interesse è sceso e non è più risalito.
Belle alcune atmosfere, personaggi detestabili e scene a volte, a mio vedere, piatte.
Voto:

E voi? Avete mai letto nulla di Kawabata? Sì? No? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!
A presto!
