Buon lunedì, buon inizio settimana e ben ritrovati sul blog!
Come state? Com’è iniziata la settimana? Spero come sempre nel migliore dei modi.
Oggi, per cercare di rimettermi in carreggiata, ma soprattutto cercare di riprendere il ritmo con gli articoli (ma ormai ci sono già fuori carreggiata), vi vorrei parlare di un libro che ho letto oramai qualche mesto fa, un classico greco che aspettavo di leggere da anni e che finalmente ho avuto l’occasione di leggere.
Sto parlando de “L’Assassina” di Alexandros Papadiamantis, un libro del 1903, scritto da uno dei maggiori scrittori greci del XIX secolo.
Parliamone!

L’Assassina – Alexandros Papadiamantis
Casa editrice: Elliot
Pagine: 138
Prezzo di copertina: originale € 16,50 attuale € 7,89 (disponibile anche in un’altra edizione edita Aiora)
Prezzo ebook: € 8,49
Anno di P. Pubblicazione: 1903
Link all’Acquisto: QUI
Incipit
Accoccolata vicino al camino, con gli occhi chiusi, la testa poggiata sullo stipite, la vecchia Chadula, chiamata da tutti Ianù la Franca, non dormiva ma sacrificava il sonno vicino al letto della nipotina malata, mentre la madre della neonata si era da poco addormentata nel suo giaciglio sul pavimento.
Trama
Chadula, contadina e vedova, si procura da vivere usando erbe e intrugli per guarire gli abitanti del suo paesino, situato su un’isola tutta pietre e cespugli. Intorno a lei c’è solo miseria. Molti dei suoi figli sono scappati all’estero, mentre le figlie sono rimaste – e con esse il fardello del loro mantenimento. Sull’isola, il destino delle donne è un destino di sofferenze e privazioni, e chi ha figlie femmine deve rassegnarsi al disastro economico quando, per maritarle, dovrà dar loro una dote, o quando, rimaste zitelle, dovrà continuare a mantenerle. Chadula, guidata da un folle istinto e convinta di agire per mano di Dio, proverà a porre fine alle sofferenze dei suoi compaesani. Considerato in patria il “santo” della letteratura greca moderna, Alexandros Papadiamantis concentrò nel suo capolavoro una storia di delitto e castigo ambientata nella terra povera e aspra che ben conosceva. Magistrale per penetrazione psicologica e tensione narrativa, Papadiamantis fa dell’isola il secondo protagonista del romanzo, con descrizioni di una natura di valli, pianure, montagne e mare, secondo una lunga tradizione greca che ha avuto nell’ekphrasis la sua più tipica manifestazione retorica.
Recensione
Non ci è arrivato molto qui in Italia di Alexandros Papadiamantis dal punto di vista delle traduzioni, infatti ad oggi il suo unico testo reperibile è proprio “L’Assassina”. Parliamo un poco dell’autore, nato il 4 marzo 1851 a Sciato, Grecia.
Proveniva da una famiglia numerosa e fu scrittore, poeta, giornalista, editorialista, studioso e traduttore. Aveva uno stile che rientrava a pieno nel realismo con punte di naturalismo, era affascinato dalla società rurale e i suoi eroi erano tipicamente reietti, emarginati e anticonformisti. Papadiamantis fu il primo a tradurre in greco “Delitto e Castigo” di Dostoevskij, “L’Assassina” il romanzo di cui parleremo oggi è considerata la sua opera principale.
Parlando di eroi controversi, Chadula, la protagonista di questo romanzo è senza dubbio una personalità particolare e complessa da analizzare. E’ un’assassina di bambini, più precisamente bambine femmine che secondo lei con la crescita diventeranno un peso per la famiglia che non potrebbe far altro che esserle riconoscente per questo suo sacrificio.
Stile, Ritmo e Atmosfere
Come dicevamo prima lo stile dell’autore è decisamente realistico e non si lascia andare a parentesi filosofeggianti o momenti che si distaccano dal senso fortemente realistico dell’opera e dello stile.
L’autore ha lottato nel corso della propria vita con la povertà e conosceva di persona le estreme difficoltà che questa porta con sé, il romanzo è infarcito di atmosfere pesanti, una quotidianità pesante e pressante che non lascia respirare la Chadula, il peso di un passato che porta a galla ricordi negativi, insomma emerge il senso di saggezza che si conquista con le esperienze vissute, anche se questa saggezza Chadula la utilizza nel modo più sbagliato.
E’ un libro tutto sommato breve e il ritmo è costante, la narrazione diventa più oscura e concitata da un certo punto in poi, si avverte subito in realtà un senso di malsana oscurità nella figura di Chadula, è un madre di famiglia, nonna e paesana, ma attorno al suo personaggio aleggia un senso di pericolosità che emerge del tutto dopo poche pagine.
Le atmosfere e le ambientazioni sono fortemente rurali, tra l’altro queste sono uno dei punti forti del libro, si riesce ad entrare in luoghi che ricordano i panorami della Grecia, luoghi tipicamente collinari, ma a brevi tratti anche montuosi e ancora marittimi, abbiamo vari scenari insomma e ognuno di questi si integra alla perfezione nelle scene d’azione descritte.
Personaggi e Psicologia
Il personaggio principale è senza dubbio Chadula, incontriamo però anche i suoi figli nel corso della narrazione, è madre di una prole abbastanza numerosa e nel corso della lettura scopriamo vari aneddoti riguardanti i figli, disgrazie famigliari e esperienza che non hanno fatto altro che far accrescere l’amarezza in Chadula.
Chadula è una donna che crede di aver vissuto varie vite in una e aver sopportato disgrazie e batoste, tutto ciò per arrivare in un certo senso alla coscienza massima, crede di sapere cosa è meglio e di aver appreso nozioni importanti sulla vita e sulla sopravvivenza. E’ vero in parte tutto questo, perché Chadula crede che per le famiglie, le figlie femmine siano solo delle disgrazie, prole a cui è necessario dare una dote e ciò impoverisce i genitori, ciò che hanno faticosamente guadagnato infatti va perduto, o passato, alle figlie per il matrimonio.
Quindi Chadula con questa forte convinzione, si trasforma in un’infanticida, che sembra continuare nella sua scia di morte come per seguire una forte pulsione di ragione, sa di star commettendo un crimine, ma crede di essere nella ragione, pensa di farlo per aiutare le famiglie e che quando queste si ritroveranno anni dopo in povertà e senza il dovere di passare una dote la ringrazieranno.
Dopo questi eventi Chadula scappa, la seguiamo nelle sue fughe dalla legge fino al punto finale.
E’ un testo piuttosto crudo e diretto in alcune parti, insomma le scene principali sono piuttosto forti, Chadula l’ho percepita durante la lettura come una donna spezzata in due, da una parte c’è il suo io materno che si preoccupa per i figli e si riconosce nel rigido ruolo sociale del tempo di madre, dall’altra invece è una donna che sembra non riuscire a fermarsi nel seguire i suoi impulsi, che possono essere riconducibili anche a situazioni vissute in infanzia e adolescenza.
Conclusioni
Pensando anche all’anno in cui è stato pubblicato questo libro una protagonista simile è senza dubbio differente, particolare e controversa, all’inizio del ‘900 abbiamo una donna sessantenne e madre che è stata anche levatrice che diventa un’assassina.
Già il concept base è più che interessante, in più anche lo stile dell’autore è degno di essere scoperto. Mi è piaciuta come lettura soprattutto per gli spunti psicologici e le ambientazioni, è un libro che ricorderò per alcune scene ambientate in panorami cupi e aperti a picco sul nulla.
E’ comunque un libro non perfetto per me, si riesce ad avvicinarsi a Chadula, ma mai del tutto, l’autore sembra voler a tutti i costi far capire al lettore il perché dei gesti di Chadula e cosa l’ha portata a diventare la donna rigida che è, ma lei rimane sempre un estranea.
Alcuni punti del libro mi sono scivolati addosso, sono comunque felice di averlo letto, ma il personaggio di Chadula a volta risulta forte e ben costruito e altre volte debole e lontano dal lettore.
Voto

E voi? Avete mai letto “L’assassina”? Avete mai letto nulla di Papadiamantis? Sì? No? Fatemi sapere!
A presto!

sembra molto sulle mie corde
trama interessante
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