Furore – John Steinbeck

Buon giovedì!

Finalmente ci rileggiamo, sono oramai passate tre settimane dall’ultimo articolo, ma ci tengo a dire che questa assenza non era per nulla voluta.

Il 2021 è arrivato fin da subito con vari problemi e come sempre il tempo è passato e la mia assenza si è prolungata, ora è il momento di iniziare per davvero l’anno qui sul blog infatti voglio ripartire con una recensione, sì, la recensione del mio libro preferito fra le letture dell’anno scorso, ovvero “Furore” di John Steinbeck.

Come gesto di buon auspicio per tutti i prossimi articoli che verranno iniziamo in modo vero e proprio con una lettura top.

Ne abbiamo già un poco parlato a dire il vero in qualche articolo passato in cui ho citato il testo in questione, ma oggi ne parleremo nel dettaglio in una vera e propria recensione dedicata.

Iniziamo subito perché vi ho fatto attendere già abbastanza direi!

Furore – John Steinbeck

Casa Editrice: Bompiani

Pagine: 633

Prezzo di Copertina: € 14,00

Prezzo ebook: € 8,99

Anno di P. Pubblicazione: 1939

Link all’acquisto: QUI

Trama

Pietra miliare della letteratura americana, Furore è un romanzo mitico, pubblicato negli Stati Uniti nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino Bompiani l’anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell’opera di Steinbeck, che restituisce finalmente ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962. Nell’odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un’intera nazione. L’impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria “come un marchio d’infamia”. Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell’uomo contro l’ingiustizia, Furore è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi per la prima volta in tutta la sua bellezza.

Terribile è il tempo in cui l’Uomo non voglia soffrire o morire per un’idea, perché quest’unica qualità è fondamento dell’Uomo, e quest’unica qualità è l’uomo in sé, peculiare nell’universo.

Recensione

Furore è un capo stipite della letteratura americana, la prima pubblicazione in lingua originale risale al 1939, vincitore appena uscito col National Book Award e nel 1940 con il Premio Pulitzer, è senza dubbio il più noto romanzo dedicato alla grande depressione americana degli anni ’30.

E’ complesso parlare di “Furore”, come di ogni libro amato penso, più un libro piace più diventa complicato riuscire a dipingerne un quadro preciso.

Stile, Ritmo, Atmosfera

Di certo le atmosfere di “Furore” sono impregnate di amarezza e disagio, seguiamo una famiglia, quella dei Joad, che intraprende un viaggio verso la California come migliaia e migliaia di americani durante la grande depressione, li seguiamo nel corso di varie peripezie, dinamiche interne, sogni distrutti, fughe, momenti di calma apparente, assistiamo alla loro corsa verso il futuro.

Il ritmo si prende i suoi tempi, ma non risulta mai troppo lento o strascicato, ogni singolo evento che accade a questa famiglia sembra voler aggiungere un tassello alla vicenda, rendendo anche i personaggi più umani, più vividi.

Sono tanti i fatti che accadono all’interno di “Furore”, positivi e negativi, ma ognuno lascia un ricordo per una particolare frase e o emozione percepita dai personaggi e condivisa con il lettore, senza parlare del fatto che lo stile di Steinbeck riesce a dare vita ad ogni scena anche a quelle più brevi, per dettagli realistici, quali ad esempio il calore del sole, la paura provata da un personaggio che si trasforma in sudore, la rassegnazione di un altro che diventa silenziosa come le lacrime versate di nascosto.

Ma’ alzò gli occhi sul viso della ragazza. Gli occhi di Ma’ erano pazienti, ma sulla fronte c’erano rughe d’ansia. Ma’ continuava a smuovere l’aria, e il suo pezzo di cartone teneva a bada le mosche. “Quando sei giovane, Rosasharn, tutto quello che ti capita se ne sta per conto suo. Se ne sta tutto solo come un’isola. Lo so, me lo ricordo, Rosasharn.” Le sue labbra amavano il nome della figlia. “Tu avrai un figlio, Rosasharn, e ti sentirai sola come un’isola. Starai male, e sarà un male tutto solo, e credimi, Rosasharn, questa tenda qui è sola al mondo.”

Lo stile di Steinbeck dal punto di vista lessicale è scorrevole, parlando per personaggi che esprimono con un lessico piuttosto semplice e a tratti ridotto, la sua interpretazione e lo stile adottato è perfettamente in sincronia con il tutto.

La narrazione viene inframmezzata a tratti con capitoli che seguono i protagonisti, la famiglia Joad appunto, e capitoli che si concentrano su una visione più generale del periodo storico narrato, una specie di riflessione dell’autore che dipinge un quadro di varie immagini che rappresentano quegli anni. Ad esempio in un capitolo Steinbeck parla delle concessionarie di auto usate, che cercano in ogni modo di spillare soldi nello specifico alle persone disperate in piena povertà impegnate in questa transumanza.

Personaggi

I personaggi principali sono quelli della famiglia Joad, una numerosa famiglia che noi impariamo a conoscere pian piano, ci tengo molto in questo caso a focalizzarmi sui personaggi perché sono senza dubbio uno dei punti forti di “Furore”.

Il primo membro che ci viene presentato è Tom, che conosciamo nelle prime pagine, è un ragazzo appena uscito dalla prigione che tenta di ricongiungersi alla famiglia, è di certo uno dei personaggi a cui viene più spontaneo affezionarsi, anche perché lui è il primo carattere che conosciamo e che troveremo famigliare nel corso del testo, ma ogni membro della famiglia ha una caratteristica propria e alla fine nel leggere le loro vicende sembra proprio di stare in famiglia.

Tom ha un carattere di base “buono” come viene descritto dagli altri, ma di certo può diventare molto violento, è finito in carcere proprio per questo, per un omicidio, questo viene rivelato nelle prime pagine più o meno quindi non lo considero così tanto spoiler. Diventa il maschio alpha della situazione anche se non in modo sempre diretto.

Assieme a Tom facciamo la conoscenza di un personaggio che non fa parte della famiglia, ma diventerà nel corso delle pagine un membro aggiunto ovvero Casy, un ex predicatore che ha perso la fede, o meglio pensa di non essere più il tramite giusto di Dio e per il corso del romanzo si perderà in riflessioni che arriveranno a tormentarlo, sulla vita, la morte, la fede e il futuro. E’ un personaggio decisamente importante, a tratti enigmatico.

Man mano conosciamo tutti, la madre e il padre di Tom, denominati Ma‘ e Pa‘ nel corso di tutto il testo e i nonni, chiamati solo Nonno e Nonna.

Tra queste quattro figure quella diventa un vero e proprio pilastro del romanzo è senza dubbio Ma‘, la madre di questi figli che è il motore che continua a trascinare questa famiglia fino al punto di destinazione e non perde occasione per spronare tutti, ma soprattutto fa sempre il possibile per tenere assieme la famiglia, nel bene e nel male.

Sembrava sapere che sei lei avesse vacillato, l’intera famiglia avrebbe tremato, e che se un giorno si fosse trovata a cedere o a disperare davvero, l’intera famiglia sarebbe crollata, avrebbe smarrito ogni volontà di funzionare.

Il personaggio di Ma‘ e di una potenza estrema ed è l’emblema della resistenza e dell’importanza della famiglia, la sua motivazione nel corso di tutto il testo nel proteggere tutti e nel non scollare mai la famiglia è immensa.

Il rapporto che ha inoltre con Rosasharn, Rose semplificando è di certo complesso da capire in un primo momento, lei è l’unica figlia femmina dei Joad e il comportamento di Ma’ in un primo momento può sembrare freddo, rigido e distaccato, ma è motivato dal sapere che in caso dovesse essere troppo morbida o accondiscendente con lei probabilmente la figlia si disperderebbe per lasciarsi andare.

Assieme a Rose infatti conosciamo Connie, che è il fidanzato, i due aspettano un bambino e quando incontriamo Rose per la prima volta lei è in dolce attesa. Il personaggio di Connie non viene più di tanto approfondito, diciamo che può diventare un cliché nella mente del lettore, per il modo in cui si comporta.

Ci tengo a dire che da metà libro in poi le scene con Rose sono sempre piuttosto potenti ed intime, dotate di una certa femminilità e comprensione, questa soprattutto nel finale.

Abbiamo poi il fratello di Pa’, lo zio John, un uomo che si incolpa per tutto il libro per un incidente grave capitato alla precedente moglie, lui diventa un anima in pena in cerca di redenzione, che vaga come un fantasma per tutto il testo, la sua presenza a tratti è trasparente, è un uomo che si autocondanna e si perde nell’alcool, nel senso di colpa e nella dannazione.

Parlando dei fratelli di Tom e dei figli rimanenti, abbiamo Noah, un giovane “diverso” rispetto agli altri, viene definito quello più strambo di tutti per il carattere e il padre non smette di incolparsi perché pensa sia colpa sua.

Al, invece, è anche lui un personaggio che vediamo spesso, molte volte assieme a Tom, è più giovane del fratello, ma non esita mai a mettersi in mostra e a volersi proporre per qualunque attività.

Ruthie e Winfield infine sono i più piccoli della famiglia Joad, i due fratellini, sorella e fratello che non la smettono per il corso di tutto il libro di combinare marachelle, girovagare ed esplorare.

Quando un membro della famiglia o un personaggio secondario se ne vanno, e capita con varie figure, è come avvertire un pezzo di un insieme perfetto a cui viene tolto un pezzo, chiusa l’ultima pagina di “Furore” le vicende vissute dai personaggi sono diventate le nostre, la famiglia la nostra, la fatica che provano per tutto il testo la nostra, e quando si arriva alla fine il lasciarli in balia di un futuro incerto ci rende insicuri e agitati.

Critica

Oltre ai personaggi sono vari i punti di forza di “Furore”, di certo l’aspra critica a quel tempo duro e affamato per l’America salta in primo piano e come ogni critica la visione si sposta anche sul futuro, l’occhio di Steinbeck infatti sembra vedere il lettore invitandolo a riflettere sulla propria di epoca.

La critica a figure avide e senza scrupoli che hanno rappresentato anche quel clima ricollegato alla Grande Depressione è evidente, critica rivolta a chi obbligava i disperati in cerca di soldi e cibo o di un alloggio a spostamenti di chilometri e chilometri solo per pochi centesimi, a chi obbligava queste persone a lavorare tutto il giorno abbassando sempre più la paga convinti che là fuori ci fosse sempre una fila immensa di gente disposta a lavorare in queste condizioni.

Steinbeck dipinge un periodo nero, disperato per l’America in un quadro vivido e sembra spingere il lettore a guardare in faccia la realtà.

Conclusioni

Di certo “Furore” è un libro che non lascia scampo, come i suoi personaggi, diventa spontaneo affezionarsi a loro, vivere le loro peripezie come se fossero le nostre.

Non credo sia una lettura semplice, ma di certo è una lettura formativa e difficile da dimenticare, quel classico libro a cui ripenserete sempre sentendovi grati per averlo letto.

Ci tengo a dire inoltre che girare l’ultima pagine e sapere di dover dire addio a tutti loro è stato un momento triste, i Joad conserveranno sempre un angolo nei miei ricordi.

Voto:

E voi? Avete mai letto “Furore”? Sì? Vi è piaciuto? No? Fatemi sapere!

A presto!

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4 pensieri riguardo “Furore – John Steinbeck

  1. L’ho letto, a tratti con angoscia, perché la disperazione dei personaggi la provi sulla tua pelle leggendo. Sicuramente è un libro che rappresenta bene un periodo buio dell’America, ma che in fin dei conti può definirsi simbolo dei periodi di crisi in generale, economica e di valori. È un po’ un decadimento dell’essere umano, e forse è proprio questo che fa empatizzare con i protagonisti dalla nostra posizione 🙂

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    1. Assolutamente, di certo è un libro che si focalizza sul quel tempo, ed è importante come rappresentazione appunto di quel tempo, ma è un libro può rappresentare epoche, personalità e situazioni sempre universali. Penso che Steinbeck sotto questo punto di vista, ma anche molti altri, abbia fatto un lavoro superbo in quanto testi simili a volte possono finire per diventare troppo rappresentativi solo di un periodo, qui invece si allarga e finisce per rappresentare l’umanità in generale diciamo 🙂

      Piace a 1 persona

    1. Ti capisco benissimo, diciamo che per me l’ispirazione è arrivata davvero dal nulla, un giorno l’ho guardato lì in libreria e mi sono detta “ora vado”… ma succede piuttosto raramente ahaha

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