Salve ragazzi/e!
Ormai manca poco alla fine di febbraio, diciamocelo, un mese che è arrivato ed è andato proprio.
Comunque, parliamo di cose serie, voi come state? Siete scampati/e alla solita influenza che gira ancora a piede libero?
Spero di sì, oggi nuova recensione della categoria #sonoindipendente, quindi parliamo di un’autrice esordiente che il 22 febbraio ha pubblicato una raccolta di poesie.
Ho conosciuto questa ragazza grazie a Valeria Franco, giovane autrice che ho avuto modo di conoscere meglio dopo la pubblicazione e la recensione del suo libro di cui vi avevo parlato sempre qui qualche settimana fa.
Tra l’altro sul blog di Valeria trovate un’intervista a Giorgia Colucci, l’autrice del libro di cui parleremo oggi, vi lascio il link dell’intervista all’autrice, QUI.
Andiamo a parlare meglio di questa raccolta!
Vorrei Mettere il Mondo in Carta – Giorgia Colucci
Casa Editrice: I Quaderni del Bardo
Tipologia: Raccolta di Poesie
Pagine: 48
Prezzo ebook: € 2,99
Anno di Pubblicazione: 2019
Link all’Acquisto: QUI*
Trama
“Cerco rime/ per sfuggire/ alla banalità/ (e nulla è più banale che dirlo)”, così scrive Giorgia Colucci nella poesia che dà il titolo alla sua prima raccolta poetica. Una scrittura matura quella di Colucci, tesa alla ricerca della rima. La rima come punto di fuga alla contemporaneità in cui i sogni fuggono in avanti per non essere ingabbiati da menti vecchie. In Giochi di parole scrive: “Non siate versi/ tronfi e vanitosi/ che si declamano/ da soli/ a platee dormienti./ Dite quel che vi pare”. Una riflessione sulla scrittura, sul suo ruolo salvifico e consolatorio, ancora in Ad Amarante: “Prendo la penna in mano,/ rendo impermeabile l’inchiostro, la carta/ che cola in rivoli nella testa,/ senza connessione./ A fiume,/ oppongo fiume/ in una scialuppa di fiume”. Una scrittura che rimanda al classicismo, ma che vive il suo presente attraverso le tematiche che affronta, da quelle dei migranti, come in Madina, fino alle riflessioni sul ruolo femminile. La giovane autrice afferma i suoi valori nelle poesie dedicate alla famiglia, ai nonni, alla madre. Le sue poesie hanno una struttura solida, ma ricercata nel linguaggio che si proietta dal passato al futuro con l’uso dell’apocope, come in Atroce attesa: “Atroce attesa,/ pigiati nelle carni/ ce ne stiam/ senza difesa./ Respiro su respiro/ Mischiam le ossa,/ volti estranei/ condividono la fossa.” (Elisa Longo)
[…]Vorrei nascondervi ma siete scossi, dentro al mio mare, i figli rossi di un cuore morto, nell’annegare.
Recensione
Allora, ovviamente vorrei iniziare facendo la solita premessa che mi piace fare quando parliamo di poesia.
Posso valutare fino ad un certo punto il lato soggettivo di queste perché cambia per tutti per questo preferisco concentrami sul lato oggettivo e più tecnico, anche il caso di oggi è particolare, vedremo dopo.
Allora la raccolta di compone di 24 poesie, che sfiorano diversi argomenti, come ad esempio i nonni, vari luoghi (ci sono poesie dedicate ad Atene, Amarante, la Manica), le stagioni, fatti e persone del quotidiano e esperienze anche giornaliere.
Io in genere adoro le poesie che parlano di una situazione o un momento della giornata che tutti viviamo in modo simile, come ad esempio un tramonto o la notte, tutti ci ritroviamo prima o poi a riflettere in questi momenti.
Posso essere considerate poesie del quotidiano e inni al mondo per come lo conosciamo, insomma sono il mio genere.
Sopratutto nell’ultima parte di questo libricino ci sono poesie di questo tipo che ho apprezzato.
Dunque lo stile dell’autrice mi è piaciuto in generale, quasi per tutta la durata della raccolta, devo dire (e questo ho avuto modo di dirlo anche a lei) che l’uso dell’epifora non l’ho apprezzato più di tanto ma questo è anche un fattore soggettivo, personalmente non mi piace più di tanto questa figura retorica insomma.
A dire il vero l’epifora non è molto utilizzata tranne che in rare poesie come ad esempio questo passaggio di Amarante:
A fiume, oppongo fiume, in una scialuppa di fiume.
Ma a parte questo non ho altri particolari appunti, si usa spesso la figura di Morfeo e l’immagine di un qualcosa di rossiccio o rosso, si usa spesso questo colore insomma ma è giusto un appunto che faccio perché leggendo le poesie ho notato questo fatto.
Per alcuni brevissimi tratti ho notato un piglio romanzato nelle poesie ma è un fatto che apprezzo.
Il principale punto forte di questa raccolta sono le esperienze e i ricordi che arrivano dall’autrice ai giovani sopratutto, io e l’autrice siamo praticamente coetanee e questo l’ho avvertito molto nella lettura, alcune esperienze legate alla famiglia o alle emozioni che si avvertono le ho sentite simili se non uguali a quelle che provavo io.
E’ una raccolta fortemente indirizzata ai giovani, per le esperienze contenute all’interno, ovviamente tutti la possono leggere anche perché tutti (indipendentemente dall’età) abbiamo provato queste emozioni, ma le ho avvertite rivolte ai giovani di oggi in particolare.
Le mie due poesie preferite che mi hanno ricollegata alla mia infanzia e ad un momento particolare di questa sono “I dolci della Nonna” e “Ricordo di Mia Madre“.
Vi scrivo qui un estratto di entrambe in ordine di “nomina”:
Erano di una penombra natalizia e farinosa. Erano dei pomeriggi, esuli e interminabili, delle attese profumate. Erano dolci sotto la pelle irruvidita, dal forno e dal lavoro. I tuoi borbottii se li portavano sotto al mattarello e nel cacao, i tuoi malumori di fatiche.
–
E’ così che ti ho vista piangente, le lacrime ti solcavano il viso inconsolabili, come io non avevo mai visto. Solo nel lutto tu, donna forte, eri giaciuta sotto le macerie del pianto, solo allora, l’immonda spada dell’annientamento ti aveva colpito.
Alcuni componimenti mi hanno decisamente riportata ad istanti del passato, o meglio, mi hanno riportata a delle determinate sensazioni che in passato mi è capitato di provare.
Quando questo succede con le poesie è sempre una vittoria per queste secondo me, a livello emozionale suscitare questo fatto per le poesie è più complicato e mirato, con un testo di narrativa si ha a disposizione più pagine e uno stile diverso.
Come ho detto anche con l’autrice, la lunghezza di questa raccolta è piuttosto breve e avrei desiderato più pagine, come accade in ogni raccolta alcuni componimenti sono più riusciti di altri ma lo stile in generale mi è piaciuto, l’ho voluta rileggere una seconda volta per apprezzare meglio quelle che la prima volta non mi avevano colpita più di tanto, come ad esempio “Le Donne in Treno“;
Non parlano d’amore le mie donne, nei viaggi d’ore, seguiti d’una notte insonne. Non parlano nemmeno di dolore, celati in seno son tutti graffi del loro cuore. Carezzano anche quelli come figli, germogli belli da custodire tra i lor grovigli.
Insomma, sono felice di aver letto questa raccolta per le emozioni che mi hanno fatta riscoprire e per lo stile fresco dell’autrice, non ho apprezzato in toto l’opera e avrei desiderato altre pagine ma in ogni caso è stata un’ottima lettura.
Voto:
Sono certa del fatto che per ciò che ho letto l’autrice avrà un degno futuro nel mondo della scrittura.
Bene!
E voi gente? Qual’è la vostra raccolta di poesie preferita?
A prestissimo!
Un pensiero riguardo “#sonoindipendente – Vorrei Mettere il Mondo in Carta – Giorgia Colucci”