Buongiorno!
Come state? Come avete passato le precedenti giornate di festa? Anche voi come tutti gli anni vi siete abbuffati/e vostro malgrado nella bolgia delle cene e dei pranzi natalizi?
Comunque, parliamo di cose belle oggi, momenti e letture gradevoli, gioia e letizia, ovvero le cinque letture top del 2024. Abbiamo parlato delle letture semi-flop e ora è il momento dei libri migliori di quest’anno che si avvia alla fine, per fortuna oserei dire, dato che sono stati dodici mesi assai burrascosi in cui comunque, non so assolutamente come, sono riuscita a rispettare il mio obbiettivo di lettura stilato a inizio 2024, ma ne parleremo meglio nell’articolo dedicato agli obbiettivi per il 2025 e al recap del 2024.
Piccola postilla fatta anche nell’articolo precedente, dei libri di cui non abbiamo ancora parlato uscirà nelle prossime settimane/mesi una recensione dedicata, abbiamo tanti libri di cui parlare dato che dobbiamo recuperare varie recensioni.
Bene, iniziamo!


Circe – Madeline Miller
Anno di Pubblicazione: 2018
Link all’acquisto: QUI
Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.

Questo libro è famosissimo, come la sua autrice di cui io non avevo ancora letto nulla. Stiamo parlando di un retelling di un mito greco, anzi più miti perché comunque si accenna anche a molti altri miti che si intersecano con la storia di Circe o hanno comunque una loro funzione all’interno del testo. Le descrizioni di questo libro mi hanno colpita molto, sono evocative, vivide, intense, perché funzionano bene per il tono generale del libro. Ad esempio ricordo ancora con precisione una scena in cui Circe sporca di sangue si lava in questo lago sotto alla luce della luna, è un momento quasi magico, c’è qualcosa che la Miller riesce a costruire al meglio in tante scene di questo romanzo, un perfetto equilibrio tra vividezza delle descrizioni, ritmo narrativo ed intensità delle scene. Inoltre questo è un vero retelling, non una copia dei miti originali con una virgola fuori posto o un testo che non c’entra niente con il mito in questione, Circe è un testo fedele ai miti originali senza essere un copia-incolla. Madaline Miller ha fatto un ottimo lavoro di scrittura e struttura narrativa, seguiamo Circe attraverso diverse peripezie dall’infanzia nell’Olimpo all’esilio sull’isola di Eea, dal viaggio a Creta per aiutare la sorella Pasifae a far nascere il Minotauro all’incontro con Ulisse fino alla nascita di Telegono e alle vicende successive alla nascita del bambino. Ho adorato la rappresentazione del rapporto padre-figlia fra Circe e Elios, dio del Sole, burrascoso e problematico, sono tanti gli episodi in cui abbiamo modo di assistere a queste dinamiche ed emerge la sofferenza di Circe, ma soprattutto la delusione per un padre che credeva diverso e che invece si dimostra insensibile e indifferente ai figli, una figura egoista come la maggior parte degli dei rappresentati, se non tutti. Interessante anche la rappresentazione e le riflessioni di Circe infatti sull’Olimpo, sulla differenza fra umani e dei. Da questo testo emerge un quadro assai negativo delle divinità, rappresentate come esseri appunto egoisti, vanitosi, concentrati solo sul tornaconto personale, figure a cui importa solo del potere, esseri capricciosi, annoiati da un’esistenza immortale, figure per cui non c’è un valore negli altri, se una ninfa promessa sposa viene trasformata in un mostro, pazienza si passa alla prossima, il giorno successivo è già una notizia vecchia. Insomma, ne parleremo meglio nella recensione dedicata, ma questo testo mi ha stupita, capisco l’amore dei lettori nei suoi confronti.


Hidden Valley Road – Robert Kolker
Anno di Pubblicazione: 2022
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Stati Uniti, metà del secolo scorso. La famiglia Galvin è la personificazione del sogno americano: Don e Mimi mettono al mondo dodici figli – dieci maschi e due femmine – sani e intelligenti, campioni negli sport e nella musica. Ma le cose, con l’adolescenza, cominciano a non andare come dovrebbero. Uno dopo l’altro, sei dei ragazzi iniziano a mostrare comportamenti strani e aggressivi, in una spirale di allarme, violenze e angoscia che si conclude con una diagnosi di schizofrenia. In un’epoca in cui psicanalisti, genetisti e biologi si scontrano per affermare le proprie teorie sull’origine della malattia mentale, i Galvin si trovano protagonisti di una ricerca che a tutt’oggi non ha dato risposte precise, tra manicomi, misure contenitive, psicofarmaci ed elettroshock. Attraverso la loro vicenda, realmente accaduta, Robert Kolker offre un pungente, incredibile viaggio nella realtà della malattia mentale, e uno spaccato dei progressi scientifici che hanno tentato di far luce su uno dei mali più oscuri e universali dell’essere umano.

Abbiamo qui un saggio/biografia che analizza il disfacimento di una famiglia americana all’apparenza perfetta, composta da quattordici membri in totale compresi i genitori, che pian piano inizia a sgretolarsi per varie problematiche legate a sei dei dodici figli, in realtà vedremo anche che questa famiglia ha altri problemi oltre a queste problematiche. Problematiche che all’inizio non vengono comprese, non si sa cosa abbiano di preciso i sei ragazzi, fino a quando non si scopre che soffrono di schizofrenia. Seguiamo quindi la famiglia Galvin attraverso un’epopea di drammi famigliari, cure sbagliate, violenze (fisiche, sessuali, psicologiche), incapacità di gestire la situazione anche per il tempo in cui ci troviamo e per la mancanza di progressi in quegli anni nei confronti di una cura o di un metodo realmente efficace per gestire la schizofrenia. Ovviamente parliamo di una vicenda realmente accaduta e sono tanti i personaggi da seguire, quindi è facile fare confusione, personalmente non mi ha convita del tutto la struttura di questo testo, dato il numero di figure si poteva impostare in un modo più preciso e ordinato, invece qui seguiamo un ordine diciamo temporale, ma saltiamo comunque da una figura all’altra e molti aspetti/eventi vengono ripetuti troppe volte senza aggiungere più di tanto. Ad esempio viene detto per l’ennesima volta che Peter (faccio un esempio) ha picchiato John, o che Michael ha picchiato Jim, ma non viene detto altro, a volte si scende nei dettagli di qualche evento drammatico famigliare, altre invece si menziona un fatto e basta, lo si fa in una frase sola che nel caso di queste risse troviamo molto spesso nel testo. Nel corso dei vari capitoli incentrati ogni volta su un personaggio diverso a rotazione più o meno, ci sono anche capitoli dedicati all’aspetto più scientifico e legati all”evoluzione medica nei confronti dello studio della schizofrenia, capitoli di pura saggistica. Allora, ho deciso di assegnare a questo libro la quarta posizione con una certa insicurezza, perché potrebbe anche essere considerato un quinto posto, come vi dicevo ciò che non mi ha convinta è la struttura e la ripetizione di vari concetti/eventi/ragionamenti che rendono il libro pesante a tratti, nonostante l’interesse per il tema e la scoperta di eventi interessanti non conosciuti. Inoltre i capitoli medici sono molto dettagliati, specialistici oserei dire ed è facile perdersi. Non è un libro che consiglio a tutti, vi deve interessare il tema altrimenti potrebbe risultare una lettura pesante e snervante. Ho deciso comunque di inserirlo nei libri top perché è stato un viaggio leggere questo testo e ho scoperto molti fatti interessanti, è stata una vera esperienza.


L’Acqua del Lago non è Mai Dolce – Giulia Caminito
Anno di Pubblicazione: 2021
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Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subito Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti.

Non mi dilungherò più di tanto perché abbiamo già parlato nello specifico di questo libro in una recensione approfondita (che vi lascio qui). Riconosco a questo testo anche il merito di avermi aiutata nello sbloccarmi a livello di letture perché nei primi sei mesi del 2024 ero ancora piuttosto bloccata come nel 2023 e dopo questa lettura si è aperta la diga. Come ho scritto nella recensione mi è piaciuto molto questo romanzo, unico neo lo stile in alcuni punti un poco ripetitivo e pesante. È stata una lettura coinvolgente e intensa, con momenti/scene che ricordo in modo molto vivido, in più il mood generale del testo ha qualcosa di affascinante, sembra davvero di essere immersi in un lago in cui si fatica a restare a galla, si prova la sensazione di avere le classiche “orecchie tappate” come quando si è sott’acqua, ci si sente intrappolati in un contesto/destino reale ma feroce e insensibile, crudo nel suo realismo.


Il Miglio Verde – Stephen King
Anno di Pubblicazione: 1996
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Nel penitenziario di Cold Mountain, lungo lo stretto corridoio di celle noto come Il Miglio Verde, i detenuti come lo psicopatico Billy the Kid Wharton o il demoniaco Eduard Delacroix aspettano di morire sulla sedia elettrica, sorvegliati a vista dalle guardie. Ma nessuno riesce a decifrare l’enigmatico sguardo di John Coffey, un nero gigantesco condannato a morte per aver violentato e ucciso due bambine. Coffey è un mostro dalle sembianze umane o un essere in qualche modo diverso da tutti gli altri?

Beh, che dire, io sapevo pochissimo di questo testo prima di iniziare la lettura, non avevo mai visto il film ne approfondito in un qualche modo la trama, anche per mia volontà, volevo l’effetto sorpresa al momento della lettura. È uno dei romanzi più amati e conosciuti di King per un motivo, seguiamo Paul, supervisore all’interno del braccio della morte nel penitenziario di Cold Mountain, che deve gestire l’arrivo di diverse figure come Billy the kid Wharton, un violento psicopatico, Eduard Delacroix, strambo e diabolico e infine John Coffey, un afroamericano alto e possente condannato a morte per un crimine su cui ci sono dei dubbi. È un libro con forti tratti di realismo magico, uno di quei libri che ti portano mano nella mano attraverso una vicenda enorme, che ingloba molte più parentesi e personaggi rispetto a ciò che si può vedere ad un primo sguardo. Abbiamo la rappresentazione della pena di morte, quella mistica legata ai poteri di Coffey, un essere che ci appare come innocente, puro, condannato però ad una pena crudele ed ingiusta, un essere sofferente, martoriato nello spirito. Ci sono anche diversi parallelismi importanti nel testo, simboli ricorrenti, dato che seguiamo Paul dall’età adulta, nella sua esperienza come supervisore appunto, fino al trasferimento in un ospizio abbiamo modo di ricollegare molti punti cruciali della sua vita, che lui ci racconta, molti legati alle sue esperienze a Cold Mountain. È un libro pieno di collegamenti, significati evidenti o meno, simbolismi, tematiche importanti, si prova la sensazione a fine lettura di aver vissuto la stessa vita vissuta dal protagonista assieme a lui, avete presente il sentirsi addosso quei 50/60 anni in più che si sente di aver vissuto, ma in realtà siamo semplicemente entrati così tanto nella narrazione e nella vita del personaggio in questione da sentirci cuciti addosso a lui? Potente, vivo, splendido.


Cadavere Squisito – Agustina Bazterrica
Anno di Pubblicazione (ITA): 2024
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Marcos lavora nel mercato della carne da sempre, è un’attività di famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, in modo radicale e irreversibile. Un virus ha attaccato gli animali, sia domestici che selvatici, per cui sono stati tutti sistematicamente abbattuti e la loro carne non può assolutamente essere consumata. Ora la carne che tratta è diversa, speciale, perché i governi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la situazione e hanno deciso di rendere legale l’allevamento, la produzione, la macellazione e la lavorazione della carne umana. Marcos si è dovuto adattare, cerca di non pensare a cosa fa per vivere, e fa del suo meglio per stare dietro a fornitori, clienti, ordini e consegne, perché deve pagare la casa di riposo in cui vive suo padre. E ora che sua moglie lo ha lasciato deve pensare a tutto da solo.

Wow, quanto mi è piaciuto questo libro. L’ho letto questa estate, durante le ferie e l’ho divorato, non vedevo l’ora di liberami da qualunque cosa per tornare alla lettura. Anche qui sono stata parecchio indecisa se assegnare il primo o il secondo posto, e lo considero quasi un ex aequo. È un libro particolare di cui parleremo assolutamente in una recensione specifica perché c’è tanto da dire, ma anche questo è un testo che non so se consigliare a tutti perché è davvero crudele, cattivo come libro oserei dire e molto crudo. Siamo in una distopia in cui gli umani vengono macellati e lavorati come gli animali, è un mondo in cui per colpa di un virus che ha attaccato gli animali questi sono stati abbattuti tutti e non è più possibile mangiare carne se non quella umana, per cui sono nati dei veri e propri allevamenti di umani e anche un vero e proprio traffico di umani, esseri privati di tutto anche della parola dato che sono state tagliate loro le corde vocali, umani che non sono più umani. È un testo brutale, inquietante, violento, feroce, e inumano perché in questo mondo non c’è più umanità. Questo è anche uno dei temi principali del romanzo e uno di quelli che io trovo più affascinanti, ovvero la mancanza di umanità, cosa ci rende umani, cosa vuol dire essere umani e cosa accade quando questa umanità viene a mancare. È una una critica anche al capitalismo, ad un sistema malato, ad un mondo disumanizzato e disumanizzante. Il protagonista si presenta come diverso, nel corso della narrazione sembra volersi convincere e convincere il lettore di non essere “come gli altri”, di saper ancora distinguere ciò che ci rende umani da ciò che ci priva di identità, ma in realtà in questa distopia tutto è diventato così malato, tutti sono così anestetizzati al mondo, agli altri a loro stessi, da portarci a pensare che non c’è più speranza. È una rappresentazione crudele, un mondo perso.
E voi? Quali sono state le vostre letture top del 2024?
Ci leggiamo presto per il recap del 2024 e gli obbiettivi di lettura del 2025, massimo nei primi giorni del 2025, quindi in caso non dovessimo leggerci prima dell’anno nuovo, buon Capodanno, buon anno nuovo!
A prestissimo!


Non me le ricordo 😂
Farò la mia lista a gennaio, per fortuna tengo il conto grazie al mio secondo blog
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Ciao Eli, scusa l’off-topic: sai dirmi come si inseriscono i blog che segui nella barra laterale? Non riesco a trovare il widget e volevo implementarlo sul mio blog. Grazie e scusami ancora 🙂
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Ciao, figurati! Ho fatto una prova e ho visto che ai tempi io avevo inserito questo widget tramite il widget legacy che ti propone nel menu a tendina tutta una serie di widget e questo si chiama proprio “Blog che Seguo”, in questa prova fatta ora ho provato a togliere il widget e reinserirlo per vedere di riuscire a ritrovarlo e in questo menu non compare più. L’ho ricercato nei vari widget ma non so se è stato rimosso o non è al momento disponibile per qualche motivo. Ho evitato di salvare per non farlo scomparire, ma in questo widget che ne contiene altri (il widget legacy appunto) non l’ho trovato, molto strano…
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Allora dev’essere capitata la stessa cosa anche a me, davvero molto strano 😕
Grazie infinite per la disponibilità
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