Le Cinque Letture Top del 2024

Buongiorno!

Come state? Come avete passato le precedenti giornate di festa? Anche voi come tutti gli anni vi siete abbuffati/e vostro malgrado nella bolgia delle cene e dei pranzi natalizi?

Comunque, parliamo di cose belle oggi, momenti e letture gradevoli, gioia e letizia, ovvero le cinque letture top del 2024. Abbiamo parlato delle letture semi-flop e ora è il momento dei libri migliori di quest’anno che si avvia alla fine, per fortuna oserei dire, dato che sono stati dodici mesi assai burrascosi in cui comunque, non so assolutamente come, sono riuscita a rispettare il mio obbiettivo di lettura stilato a inizio 2024, ma ne parleremo meglio nell’articolo dedicato agli obbiettivi per il 2025 e al recap del 2024.

Piccola postilla fatta anche nell’articolo precedente, dei libri di cui non abbiamo ancora parlato uscirà nelle prossime settimane/mesi una recensione dedicata, abbiamo tanti libri di cui parlare dato che dobbiamo recuperare varie recensioni.

Bene, iniziamo!

Circe – Madeline Miller

Anno di Pubblicazione: 2018

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Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.

Questo libro è famosissimo, come la sua autrice di cui io non avevo ancora letto nulla. Stiamo parlando di un retelling di un mito greco, anzi più miti perché comunque si accenna anche a molti altri miti che si intersecano con la storia di Circe o hanno comunque una loro funzione all’interno del testo. Le descrizioni di questo libro mi hanno colpita molto, sono evocative, vivide, intense, perché funzionano bene per il tono generale del libro. Ad esempio ricordo ancora con precisione una scena in cui Circe sporca di sangue si lava in questo lago sotto alla luce della luna, è un momento quasi magico, c’è qualcosa che la Miller riesce a costruire al meglio in tante scene di questo romanzo, un perfetto equilibrio tra vividezza delle descrizioni, ritmo narrativo ed intensità delle scene. Inoltre questo è un vero retelling, non una copia dei miti originali con una virgola fuori posto o un testo che non c’entra niente con il mito in questione, Circe è un testo fedele ai miti originali senza essere un copia-incolla. Madaline Miller ha fatto un ottimo lavoro di scrittura e struttura narrativa, seguiamo Circe attraverso diverse peripezie dall’infanzia nell’Olimpo all’esilio sull’isola di Eea, dal viaggio a Creta per aiutare la sorella Pasifae a far nascere il Minotauro all’incontro con Ulisse fino alla nascita di Telegono e alle vicende successive alla nascita del bambino. Ho adorato la rappresentazione del rapporto padre-figlia fra Circe e Elios, dio del Sole, burrascoso e problematico, sono tanti gli episodi in cui abbiamo modo di assistere a queste dinamiche ed emerge la sofferenza di Circe, ma soprattutto la delusione per un padre che credeva diverso e che invece si dimostra insensibile e indifferente ai figli, una figura egoista come la maggior parte degli dei rappresentati, se non tutti. Interessante anche la rappresentazione e le riflessioni di Circe infatti sull’Olimpo, sulla differenza fra umani e dei. Da questo testo emerge un quadro assai negativo delle divinità, rappresentate come esseri appunto egoisti, vanitosi, concentrati solo sul tornaconto personale, figure a cui importa solo del potere, esseri capricciosi, annoiati da un’esistenza immortale, figure per cui non c’è un valore negli altri, se una ninfa promessa sposa viene trasformata in un mostro, pazienza si passa alla prossima, il giorno successivo è già una notizia vecchia. Insomma, ne parleremo meglio nella recensione dedicata, ma questo testo mi ha stupita, capisco l’amore dei lettori nei suoi confronti.

Hidden Valley Road – Robert Kolker

Anno di Pubblicazione: 2022

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Stati Uniti, metà del secolo scorso. La famiglia Galvin è la personificazione del sogno americano: Don e Mimi mettono al mondo dodici figli – dieci maschi e due femmine – sani e intelligenti, campioni negli sport e nella musica. Ma le cose, con l’adolescenza, cominciano a non andare come dovrebbero. Uno dopo l’altro, sei dei ragazzi iniziano a mostrare comportamenti strani e aggressivi, in una spirale di allarme, violenze e angoscia che si conclude con una diagnosi di schizofrenia. In un’epoca in cui psicanalisti, genetisti e biologi si scontrano per affermare le proprie teorie sull’origine della malattia mentale, i Galvin si trovano protagonisti di una ricerca che a tutt’oggi non ha dato risposte precise, tra manicomi, misure contenitive, psicofarmaci ed elettroshock. Attraverso la loro vicenda, realmente accaduta, Robert Kolker offre un pungente, incredibile viaggio nella realtà della malattia mentale, e uno spaccato dei progressi scientifici che hanno tentato di far luce su uno dei mali più oscuri e universali dell’essere umano.

Abbiamo qui un saggio/biografia che analizza il disfacimento di una famiglia americana all’apparenza perfetta, composta da quattordici membri in totale compresi i genitori, che pian piano inizia a sgretolarsi per varie problematiche legate a sei dei dodici figli, in realtà vedremo anche che questa famiglia ha altri problemi oltre a queste problematiche. Problematiche che all’inizio non vengono comprese, non si sa cosa abbiano di preciso i sei ragazzi, fino a quando non si scopre che soffrono di schizofrenia. Seguiamo quindi la famiglia Galvin attraverso un’epopea di drammi famigliari, cure sbagliate, violenze (fisiche, sessuali, psicologiche), incapacità di gestire la situazione anche per il tempo in cui ci troviamo e per la mancanza di progressi in quegli anni nei confronti di una cura o di un metodo realmente efficace per gestire la schizofrenia. Ovviamente parliamo di una vicenda realmente accaduta e sono tanti i personaggi da seguire, quindi è facile fare confusione, personalmente non mi ha convita del tutto la struttura di questo testo, dato il numero di figure si poteva impostare in un modo più preciso e ordinato, invece qui seguiamo un ordine diciamo temporale, ma saltiamo comunque da una figura all’altra e molti aspetti/eventi vengono ripetuti troppe volte senza aggiungere più di tanto. Ad esempio viene detto per l’ennesima volta che Peter (faccio un esempio) ha picchiato John, o che Michael ha picchiato Jim, ma non viene detto altro, a volte si scende nei dettagli di qualche evento drammatico famigliare, altre invece si menziona un fatto e basta, lo si fa in una frase sola che nel caso di queste risse troviamo molto spesso nel testo. Nel corso dei vari capitoli incentrati ogni volta su un personaggio diverso a rotazione più o meno, ci sono anche capitoli dedicati all’aspetto più scientifico e legati all”evoluzione medica nei confronti dello studio della schizofrenia, capitoli di pura saggistica. Allora, ho deciso di assegnare a questo libro la quarta posizione con una certa insicurezza, perché potrebbe anche essere considerato un quinto posto, come vi dicevo ciò che non mi ha convinta è la struttura e la ripetizione di vari concetti/eventi/ragionamenti che rendono il libro pesante a tratti, nonostante l’interesse per il tema e la scoperta di eventi interessanti non conosciuti. Inoltre i capitoli medici sono molto dettagliati, specialistici oserei dire ed è facile perdersi. Non è un libro che consiglio a tutti, vi deve interessare il tema altrimenti potrebbe risultare una lettura pesante e snervante. Ho deciso comunque di inserirlo nei libri top perché è stato un viaggio leggere questo testo e ho scoperto molti fatti interessanti, è stata una vera esperienza.

L’Acqua del Lago non è Mai Dolce – Giulia Caminito

Anno di Pubblicazione: 2021

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Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subito Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti.

Non mi dilungherò più di tanto perché abbiamo già parlato nello specifico di questo libro in una recensione approfondita (che vi lascio qui). Riconosco a questo testo anche il merito di avermi aiutata nello sbloccarmi a livello di letture perché nei primi sei mesi del 2024 ero ancora piuttosto bloccata come nel 2023 e dopo questa lettura si è aperta la diga. Come ho scritto nella recensione mi è piaciuto molto questo romanzo, unico neo lo stile in alcuni punti un poco ripetitivo e pesante. È stata una lettura coinvolgente e intensa, con momenti/scene che ricordo in modo molto vivido, in più il mood generale del testo ha qualcosa di affascinante, sembra davvero di essere immersi in un lago in cui si fatica a restare a galla, si prova la sensazione di avere le classiche “orecchie tappate” come quando si è sott’acqua, ci si sente intrappolati in un contesto/destino reale ma feroce e insensibile, crudo nel suo realismo.

Il Miglio Verde – Stephen King

Anno di Pubblicazione: 1996

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Nel penitenziario di Cold Mountain, lungo lo stretto corridoio di celle noto come Il Miglio Verde, i detenuti come lo psicopatico Billy the Kid Wharton o il demoniaco Eduard Delacroix aspettano di morire sulla sedia elettrica, sorvegliati a vista dalle guardie. Ma nessuno riesce a decifrare l’enigmatico sguardo di John Coffey, un nero gigantesco condannato a morte per aver violentato e ucciso due bambine. Coffey è un mostro dalle sembianze umane o un essere in qualche modo diverso da tutti gli altri?

Beh, che dire, io sapevo pochissimo di questo testo prima di iniziare la lettura, non avevo mai visto il film ne approfondito in un qualche modo la trama, anche per mia volontà, volevo l’effetto sorpresa al momento della lettura. È uno dei romanzi più amati e conosciuti di King per un motivo, seguiamo Paul, supervisore all’interno del braccio della morte nel penitenziario di Cold Mountain, che deve gestire l’arrivo di diverse figure come Billy the kid Wharton, un violento psicopatico, Eduard Delacroix, strambo e diabolico e infine John Coffey, un afroamericano alto e possente condannato a morte per un crimine su cui ci sono dei dubbi. È un libro con forti tratti di realismo magico, uno di quei libri che ti portano mano nella mano attraverso una vicenda enorme, che ingloba molte più parentesi e personaggi rispetto a ciò che si può vedere ad un primo sguardo. Abbiamo la rappresentazione della pena di morte, quella mistica legata ai poteri di Coffey, un essere che ci appare come innocente, puro, condannato però ad una pena crudele ed ingiusta, un essere sofferente, martoriato nello spirito. Ci sono anche diversi parallelismi importanti nel testo, simboli ricorrenti, dato che seguiamo Paul dall’età adulta, nella sua esperienza come supervisore appunto, fino al trasferimento in un ospizio abbiamo modo di ricollegare molti punti cruciali della sua vita, che lui ci racconta, molti legati alle sue esperienze a Cold Mountain. È un libro pieno di collegamenti, significati evidenti o meno, simbolismi, tematiche importanti, si prova la sensazione a fine lettura di aver vissuto la stessa vita vissuta dal protagonista assieme a lui, avete presente il sentirsi addosso quei 50/60 anni in più che si sente di aver vissuto, ma in realtà siamo semplicemente entrati così tanto nella narrazione e nella vita del personaggio in questione da sentirci cuciti addosso a lui? Potente, vivo, splendido.

Cadavere Squisito – Agustina Bazterrica

Anno di Pubblicazione (ITA): 2024

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Marcos lavora nel mercato della carne da sempre, è un’attività di famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, in modo radicale e irreversibile. Un virus ha attaccato gli animali, sia domestici che selvatici, per cui sono stati tutti sistematicamente abbattuti e la loro carne non può assolutamente essere consumata. Ora la carne che tratta è diversa, speciale, perché i governi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la situazione e hanno deciso di rendere legale l’allevamento, la produzione, la macellazione e la lavorazione della carne umana. Marcos si è dovuto adattare, cerca di non pensare a cosa fa per vivere, e fa del suo meglio per stare dietro a fornitori, clienti, ordini e consegne, perché deve pagare la casa di riposo in cui vive suo padre. E ora che sua moglie lo ha lasciato deve pensare a tutto da solo.

Wow, quanto mi è piaciuto questo libro. L’ho letto questa estate, durante le ferie e l’ho divorato, non vedevo l’ora di liberami da qualunque cosa per tornare alla lettura. Anche qui sono stata parecchio indecisa se assegnare il primo o il secondo posto, e lo considero quasi un ex aequo. È un libro particolare di cui parleremo assolutamente in una recensione specifica perché c’è tanto da dire, ma anche questo è un testo che non so se consigliare a tutti perché è davvero crudele, cattivo come libro oserei dire e molto crudo. Siamo in una distopia in cui gli umani vengono macellati e lavorati come gli animali, è un mondo in cui per colpa di un virus che ha attaccato gli animali questi sono stati abbattuti tutti e non è più possibile mangiare carne se non quella umana, per cui sono nati dei veri e propri allevamenti di umani e anche un vero e proprio traffico di umani, esseri privati di tutto anche della parola dato che sono state tagliate loro le corde vocali, umani che non sono più umani. È un testo brutale, inquietante, violento, feroce, e inumano perché in questo mondo non c’è più umanità. Questo è anche uno dei temi principali del romanzo e uno di quelli che io trovo più affascinanti, ovvero la mancanza di umanità, cosa ci rende umani, cosa vuol dire essere umani e cosa accade quando questa umanità viene a mancare. È una una critica anche al capitalismo, ad un sistema malato, ad un mondo disumanizzato e disumanizzante. Il protagonista si presenta come diverso, nel corso della narrazione sembra volersi convincere e convincere il lettore di non essere “come gli altri”, di saper ancora distinguere ciò che ci rende umani da ciò che ci priva di identità, ma in realtà in questa distopia tutto è diventato così malato, tutti sono così anestetizzati al mondo, agli altri a loro stessi, da portarci a pensare che non c’è più speranza. È una rappresentazione crudele, un mondo perso.

E voi? Quali sono state le vostre letture top del 2024?

Ci leggiamo presto per il recap del 2024 e gli obbiettivi di lettura del 2025, massimo nei primi giorni del 2025, quindi in caso non dovessimo leggerci prima dell’anno nuovo, buon Capodanno, buon anno nuovo!

A prestissimo!

Le Cinque Letture Semi-Flop del 2024

Buonasera!

Come state? Come vi sentite in questi giorni pre-natalizi? Vi siete organizzati al meglio o come la sottoscritta (e come ogni anno oserei dire) siete nel pieno caos?

Oggi parliamo dei libri flop o semi-flop in questo caso del 2024, uno dei classici tre articoli che ci tengo sempre a portare nell’ultimo mese dell’anno sul blog. Ovviamente ne uscirà anche uno sui libri top e uno sui progetti di lettura per il 2025/recappone degli obbiettivi del 2024, spero per questi due articoli di riuscire nella pubblicazione entro la fine dell’anno (soprattutto per quello che riguarda i libri top), in caso contrario usciranno di certo nei primi giorni del 2025 o negli ultimi giorni dell’anno.

Allora, ora parliamo dell’articolo di oggi! Perché “semi-flop” e non “flop” come tutti gli anni? Perché quest’anno non ho letto libri al 100% flop, devo essere sincera con voi quando dico che in linea di massima ho letto dei bei libri quest’anno, non tutti testi da amare per la vita, da cinque stelle piene o per cui strapparsi i capelli certo, ma tutto sommato belle letture.

Tra questi ci sono stati testi che mi hanno convinta di meno e che mi sono piaciuti di meno, ma non ho trovato testi da criticare aspramente in toto, o da etichettare come “brutte letture”, semplicemente tra i libri letti alcuni non mi hanno convinta.

Come sempre ci tengo a sottolineare che inserendo determinati libri in questa lista non voglio sottolineare il mio odio nei loro confronti o aprire una petizione per bandirli dal commercio, voglio solo dire che personalmente non ho gradito più di tanto queste letture, per una serie di motivi, non ho nulla contro questi testi e se a voi sono piaciuti vi prego di non offendervi per questi inserimenti.

Ci sono tra l’altro testi piuttosto “caldi” e amati generalmente da molti lettori, anche per questo vi chiedo di non offendervi, ma anzi di dirmi (se vi è piaciuto molto un testo fra quelli presenti) il vostro parere, che sono curiosissima di leggere!

Ah ultima cosa, partiremo dal quinto posto (quindi in teoria il “meno flop” tra i semi-flop) per arrivare al primo che per la mia personalissima opinione è il libro che mi ha convinta meno fra le letture di quest’anno. Dei testi di cui manca la recensione completa sul blog, sappiate che uscirà nei prossimi mesi/settimane, detto ciò iniziamo!

L’ età Fragile – Donatella di Pietrantonio

Anno di Pubblicazione: 2023

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Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c’è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c’è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite.

Ho letto questo testo a settembre e lo ritengo un libro altalenante, ci sono momenti interessanti soprattutto all’inizio e momenti calanti, e arrivata alla fine ho avvertito la sensazione di non avere “nulla in mano”, mi è rimasto poco di questa lettura. Il testo sembra unire due storie in cui la protagonista è presente, ma queste non si legano e se la seconda forse viene approfondita maggiormente, la prima che riguarda il presente di Lucia non arriva da nessuna parte. L’ autrice inserisce diverse tematiche, il rapporto madre-figlia, la difficoltà di affacciarsi alla vita accademica in una città nuova, il fallimento, il divorzio, il trauma, l’insicurezza, ma non arriva ad analizzare nessuna di queste nel profondo. L’ho trovato un testo poco approfondito, c’è del potenziale alla base perché il libro ha una buona partenza e lo stile di Donatella di Pietrantonio è godibile, ma si perde troppo, ad un certo punto la vicenda viene quasi sintetizzata, ristretta all’osso, molte parentesi vengono lasciate aperte, il che può non essere un tratto negativo se si riesce comunque ad analizzare una parentesi e ad arrivare al fondo di questa senza per forza chiuderla, ma qui tutto sembra lasciato aperto, sospeso, perso nell’aria.

L’ Animale Morente – Philip Roth

Anno di Pubblicazione: 2001

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Da trent’anni, da quando la rivoluzione sessuale ha bussato alla sua porta, il professor David Kepesh tiene fede al suo giuramento: non avere mai una relazione stabile con una donna. Ma un giorno, nell’aula del suo corso di critica letteraria all’università, entra Consuela Castillo, ventiquattrenne di una bellezza conturbante, una ragazza cubana alta e affascinante che scatena il desiderio e la gelosia del maturo professore.

Questo è stato il mio primo approccio con Roth, non ho fatto calcoli particolari per scegliere il primo testo da affrontare, semplicemente ho scelto questo per curiosità. Il libro ha qualcosa di interessante, di speciale nella narrazione. Il narratore non è certo un personaggio piacevole, ma alcuni passaggi e ragionamenti sono interessanti, il problema è che anche qui questo testo non mi ha lasciato nulla, ricordo pochissimo il che di solito non è mai un buon segno nel mio caso, perché generalmente ho una memoria molto buona anche per le letture. Certi discorsi del narratore diventano ripetitivi, si cade sempre negli stessi temi e a volte si aprono queste considerazioni infinite che vanno sempre a parare nella stessa direzione. È uno di quei libri in cui si deve accettare la natura/personalità del narratore (o comunque sospendere un proprio giudizio) per poter apprezzare la vicenda e vi dirò, anche dopo averlo fatto risulta comunque pesante e ripetitivo in alcuni punti. È un libro in cui i ragionamenti interessanti sono nascosti dietro ad uno strato di sessualizzazione continua, ascoltiamo quest’uomo che non fa altro che ventarsi delle sue esperienze sessuali con le studentesse, di libertà sessuale, di ossessione sessuale, ma questo rientra comunque nella tipologia di personaggio con cui abbiamo a che fare fin dall’inizio, il problema è che a lungo andare diventa stancante questa ripetitività.

L’Ultimo Uomo Bianco – Mohsin Hamid

Anno di Pubblicazione: 2023

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Un mattino, Gregor Samsa, commesso viaggiatore, si sveglia da sogni inquieti e si ritrova trasformato in un immane insetto; anni dopo, Anders, personal trainer in un’anonima palestra di una città indefinita, si sveglia e scopre di essere diventato di un innegabile marrone scuro. L’incredulità presto cede il passo alla furia omicida: Anders si sente vittima di un crimine, «un crimine che gli aveva portato via ogni cosa, che gli aveva portato via se stesso», si scaglia contro la propria immagine allo specchio, si rimette a letto sperando che quell’uomo scuro se ne vada, chiama al lavoro per dire che è malato, molto malato, piú di quanto immaginasse, si aggira per la città e scopre che «le persone che lo conoscevano non lo conoscevano piú», e infine telefona a Oona. Oona, giovane insegnante di yoga, sta provando a prendersi cura di sua madre – e di se stessa – dopo la morte del fratello gemello; fra lei e Anders si è da poco riaccesa un’attrazione nata fra i banchi di scuola, ma quando Oona passa da lui dopo il lavoro, rimane di stucco di fronte all’uomo che le apre la porta, e sulle prime fatica a riconoscerlo. Ciò che Oona e Anders ancora non sanno è che la trasformazione sta prendendo piede ovunque: tutte le persone bianche stanno diventando scure, e la tensione sociale continuerà a crescere, sfociando in risse, sparatorie, suicidi e sommosse, finché «l’ultimo uomo bianco» verrà sepolto e la bianchezza non sarà che un ricordo. Hamid, in un vortice di frasi che, come i personaggi che le abitano, sembrano sorrette da un disperato bisogno di stabilità identitaria, confeziona un romanzo di commovente lucidità sulla perdita del privilegio, un’opera in cui frustrazione e violenza si trasformano nella promessa di futuro: «a volte sembrava che la città fosse una città in lutto, e il Paese un Paese in lutto, e questo si addiceva a Anders, e si addiceva a Oona, dato che collimava con i loro sentimenti, ma altre volte sembrava il contrario, che stesse nascendo qualcosa di nuovo, e abbastanza stranamente anche questo si addiceva loro».

Di Mohsin Hamid ho letto anni fa “Exit West” che mi era piaciuto molto, e ancora oggi ricordo in modo piuttosto vivido alcune immagini e atmosfere di quel testo, ciò non è accaduto con questo libro. Hamid resta un autore valido per me e leggerò sicuramente altro di suo, ma questo libro non mi ha convinta. Anche qui abbiamo degli spunti interessanti, riflessioni iniziali intriganti, abbiamo un uomo bianco che si sveglia un mattino con la pelle scura e man mano questo evento inizia ad accomunare sempre più persone, fino a quando tutti i bianchi arrivano ad avere la pelle scura. Questo testo dovrebbe mettere sotto i riflettori la diversa percezione e il diverso trattamento ricevuto da una persona bianca e da una con la pelle scura, non c’è solo questo tema, ce ne sono molti altri, ma questo è uno dei principali. Il problema è che qualcosa non va nella narrazione, ho trovato tutto piuttosto piatto, manca quella profondità e umanità presente in “Exit West” ad esempio, non ho percepito i personaggi come essere umani, ma come delle pedine mosse dall’autore. Dall’esterno, leggendo la trama, ci si immagina una vicenda molto più avvincente e viva, rispetto a quella che ci si ritrova davanti leggendo il libro. Sembra un libro quasi abbozzato, non tanto per la struttura narrativa, più che altro per il modo in cui l’autore ha dato vita ed espressione alle vicende e ai personaggi, o meglio “poca vita” considerando tutto quello che ho scritto fino a questo punto.

Una Dote di Sangue – S.T. Gibson

Anno di Pubblicazione: 2022

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Gli uomini che hanno ucciso la sua famiglia e bruciato la sua casa l’hanno lasciata a terra agonizzante, vittima di una guerra che nessuno ricorda più. Ma un misterioso straniero riccamente vestito la trova, la salva a un soffio dalla morte e le dona una nuova vita e un nuovo nome: Constanta, colei che è determinata a vivere. È così che la figlia del fabbro di un villaggio della Romania medievale diventa la sposa perfetta per un re immortale. Insieme attraversano i secoli e i paesi, da Vienna alla Spagna, da Pietrogrado a Parigi. Quando però lui coinvolge nella sua rete di passioni e inganni anche una machiavellica gentildonna e un attore squattrinato, Constanta inizia a capire che il suo amato è capace di atti orribili. E dopo essersi alleata con i suoi consorti di sangue – la bellissima Magdalena, il brillante Alexi – inizia a svelare gli oscuri segreti del marito. Constanta si ritrova a scegliere tra libertà e amore. Ma i legami costruiti con il sangue possono essere spezzati solo dalla morte.

So che mi starete odiando, e accadrà anche per la prima posizione di questa classifica. Questo libro ha avuto un successo incredibile, soprattutto in America, ne ho sentito parlare in tutte le salse, è stato nominato per i Goodreads Choice Awards nel 2021, è arrivato in Italia in una bellissima edizione Mondadori, insomma ha conquistato molti lettori, ma a me purtroppo non ha convito nonostante l’enorme curiosità ed entusiasmo iniziali. Dovrebbe essere un retelling di Dracula, o comunque prendere spunti da Dracula, posso capire il perché del successo, ma su di me non ha avuto effetto. Forse mi aspettavo un testo più dark, più pesante nei confronti delle tematiche presenti, come le relazioni tossiche, la manipolazione, la dipendenza emotiva, e anche qui più approfondimento. Inoltre, lo stile di S. Gibson è stato osannato come poetico e affascinante, ma l’ho trovato più che altro un contenitore vuoto o semi-vuoto, ci sono queste pillole poetiche, queste descrizioni che mirano ad essere liriche, ma non sempre funzionano, a volte le ho trovate esagerate o un poco forzate. Mi aspettavo un qualcosa di più profondo e analizzato, anche a livello di dinamiche fra i personaggi, invece nonostante siano vampiri centenari la maturità di questi vampiri assomiglia a quella di un’adolescente alle prese con le prime crisi adolescenziali. Peccato, la delusione è stata grande perché avevo proprio voglia di leggere un retelling scritto bene su Dracula, ma non è stato così. Ne parleremo meglio nella recensione approfondita.

La Paziente Silenziosa – Alex Michaelides

Anno di Pubblicazione: 2019

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Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un’artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri più esclusivi di Londra. Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione. Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.

Eh lo so, lo so, mi state odiando, lo capisco. Allora, una parte di motivazione dietro a questo posizionamento è anche legata al mio livello di delusione, e ci tengo a dire subito che ho adorato il plot twist finale, pazzesco. Il colpo di scena finale è uno dei punti migliori del libro, forse l’unico, di certo lo stile dell’autore non aiuta perché è piuttosto semplice oserei dire in alcuni punti elementare, soprattutto quando mette in bocca a certi personaggi frasi o ragionamenti incoerenti con il personaggio in questione. Abbiamo psicologi che ragionano e parlano utilizzando termini non proprio coerenti al 100% con quello che dovrebbe essere il loro livello di conoscenza della materia. Voglio essere chiara, non ho odiato questo libro, semplicemente mi ha delusa e mi ha lasciata con un sonoro “bah”. Se dovessi basarmi solo sul colpo di scena vi direi che mi ha sorpresa e funziona bene, ma il libro in toto (colpo di scena a parte) per alcune parentesi non mi ha convinta. Il ritmo da un certo punto viene velocizzato, è un testo che usa la tecnica dei plot twist buttati addosso al lettore uno dietro all’altro, nei finale c’è una pioggia di colpi di scena e di solito a me, personalmente, questa tecnica non fa impazzire. Alcuni ragionamenti e dinamiche non mi hanno convinta, non posso andare nello specifico a causa spoiler, ma come dicevo questo libro non mi ha convinta del tutto. È il thriller peggiore che abbia mai letto? No. È stato un totale flop? No. È un libro con dei problemi? Sì ed è un testo che mi ha delusa sotto certi aspetti. Anche qui ne parleremo meglio in una recensione approfondita.

E voi? Quali sono state le vostre letture flop del 2024?

Ci leggiamo presto, in caso non dovessimo leggerci prima di Natale, buon feste cari/e!

Ci leggiamo il prima possibile, giurin giurello!

LiberTiAmo di Dicembre (2024)

Buongiorno, buona domenica e buon primo di dicembre!

È il momento di inaugurare l’ultimo mese del 2024 e come saprete, se seguite il gruppo anche se Goodreads, l’ultima lettura del gruppo. Già, il libro di cui parleremo oggi segnerà la fine degli otto anni di vita del gruppo di lettura, che chiuderà il 01/01/25. È stata una decisione sofferta, a cui ho di certo pensato molto, ma credo sia arrivato il tempo di chiudere quello che per me è stato un progetto comunque molto importante in cui ho creduto tanto e che mi ha dato tanto in questi anni. Poter gestire un gruppo di lettura era un mio grande obbiettivo e ho amato farlo, ma per vari motivi, tra cui certamente il raffreddamento dell’attività del gruppo che è diventato molto meno attivo penso sia giunto il momento di mettere la parola fine a questo viaggio. Se volete leggere di più al riguardo e nello specifico sul destino del gruppo dopo la chiusura vi lascio qui il post dedicato pubblicato sul gruppo.

Quindi chiudiamo quest’anno in compagnia dell’ultima lettura che sarà Piccole Cose da Nulla di C. Keegan.

Ci tenevo anche a dire qualche parola sulla mia assenza degli ultimi due mesi, sono ancora qui e fremo dalla voglia di terminare vari articoli a cui sto lavorando, niente paura, non sono andata a vivere sull’isola di Pasqua, sono solo stati mesi molto, ma molto impegnativi.

Ovviamente a dicembre parleremo dei programmi di lettura del 2025, faremo tanti bei recapponi e sguazzeremo nelle riflessioni sui libri letti quest’anno, quindi preparatevi perché ne abbiamo da dire!

Ora parliamo un poco del libro di dicembre per il gruppo.

Piccole Cose da Nulla – Claire Keegan

Data di Pubblicazione: 2020

Link all’acquisto: QUI

Trama

Sono giorni che Bill Furlong gira per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone. Nessuno vuole restare al freddo la settimana di Natale. Sotto la neve che continua a scendere, tutto va come sempre in quel pezzo d’Irlanda. Poi, nel cortile silenzioso di un convento, Bill fa un incontro che smuove la sua anima e i suoi ricordi. Lasciar correre, girarsi dall’altra parte, sarebbe la scelta più semplice, di certo la più comoda. Ma forse, per Bill Furlong, è arrivato il momento di ascoltare il proprio cuore. «Mentre proseguivano e incontravano altre persone che conosceva e non conosceva, si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l’uno con l’altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com’erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?».

Claire Keegan è un’autrice irlandese, nel 1999 ha esordito nella narrativa con la raccolta di racconti Dove l’acqua è più profonda grazie alla quale è stata insignita del Premio Rooney per la letteratura irlandese.

Il libro sarà in lettura per tutto il mese di dicembre, dal 01/12 al 31/12.

E voi? Avete mai letto qualcosa di Claire Keegan? Sì? No? Fatemi sapere!

A presto!