Stando ai fatti riportati, quel giorno il mondo si bloccò.
Era il 24 dicembre del 2227 e la neve aveva ricoperto ogni superificie, di ogni continente.
Nella notte era scesa una quantità così insostenibile di bianco gelo che la maggior parte degli alberi si erano piegati su se stessi spezzandosi lentamente nel mezzo con un sonoro schiocco finale.
I tetti delle case cedevano uno dopo l’altro sotto un manto rinforzato di neve bianca che si appesantiva ad ogni morbido fiocco caduto.
Una quantità simile di neve non era mai caduta ne in una sola notte ne in un intero anno, mai.
Il mondo giaceva sotto quel pesante velo, con gli occhi sgranati e il corpo tremante.
Un evento simile sarebbe rimasto impresso nella mente di tutti gli uomini quelli presenti e futuri, dato che nessuno avrebbe perso occasione di raccontarlo innumerevoli volte alle genereazioni prossime.
Come dicevamo, quel soffice gelo era sceso ovunque, dall’Europa all’America, dall’Asia all’Africa, ogni luogo, dal più minuscolo paesino alla più grande cittadina erano ricolmi di neve.
I bambini, allo scuro di ciò che stava accedendo alla Terra, erano usciti in strada per fabbricare immersi nella neve, palle di ogni dimensione da tirare furiosamente contro ogni loro simile.
Come si divertivano quelle piccole pesti, bambini di ogni etnia, provenienti da ogni parte del mondo in quel momento sembravano uniti dalla loro giovane età.
In quel momento il mondo sembrava davvero un paesino in cui tutti si conoscevano, si rispettavano e giocavano assieme condividendo solo l’allegria.
Gli adulti, impegnati a domandarsi cose stesse accadendo non prestavano molta attenzione a queste piccole creature impegnati com’erano.
Alcune persone discutevano animatamente tra loro cercando una ragione plausibile dietro quello strano comportamente climatico, altre invece preferivano chiudersi in casa aspettando che tutto finisse, altre ancora prese da un moto di agitazione correvano ovunque.
Al Polo Nord nel frattempo un’uomo alto e robusto con una lunga e folta barba bianca si ergeva al centro di quello che un tempo era la pista di atterraggio della famosa slitta di Babbo Natale.
Quell’uomo era proprio il vecchio Signor. Natale che per colpa della neve non riusciva nemmeno a capire dove i suoi piedi stessero toccando.
Anche a Polo Nord la neve era caduta a dismisura come mai aveva fatto prima, coprendo tutto, dal vacchio magazzino di Babbo alle casette degli amici elfi di quest’ultimo.
Il tempo era agli sgoccioli, quella stessa sera infatti albero di Natale avrebbe dovuto ospitare il dono confezionato e pronto ad essere aperto il mattino seguente.
Un dono che ogni bambino attendeva con trepidazione per un anno intero.
Babbo deciso a portare i regali, non curandosi della terribile bufera, chiamò a sè i suoi amici elfi supplicandoli di aiutarlo a trasportare la slitta nella neve e a caricare i regali.
Dopo innumerevoli difficoltà gli elfi riuscirono a rispolverare la slitta ma non fecero in tempo ad aprire il garage di Babbo che una potente sferzata di vento gelido li rispinse indietro.
Era impossibile, il vento era troppo forte e la neve così tanta da sovrastare tutto.
Babbo non ce l’avrebbe mai fatta, il tempo a sua disposizione era terminato e per la prima volta nella storia i bambini del mondo non avrebbero ricevuto il loro amato regalo.
Tutto era perso, la gioia sul volto di quelle piccole creature non sarebbe comparso quell’anno.
Ogni bambino si sarebbe ricordato del 2227 solo per la tristezza provata, Babbo Natale aveva fallito.
Erano oramai le 19.00 ed ogni genitore aveva riportato con la forza all’interno della propria abitazione il suo giovane figlioletto.
La neve si era fermata, l’innumerevole quantità che era scesa ora giaceva immobile sulle superfici sciogliendosi a poco a poco.
Nonostante quello strano cataclisma che ora si era arrestato, era pur sempre la Vigilia di Natale.
Dopo aver cenato, ogni famiglia passò la serata assieme inondando di frasi amorevoli e dolci sorrisi ogni discorso.
Poi successe una cosa davvero incredibile.
I bambini si addormentarono, dopo aver giocato con i loro coetanei tutto il giorno divertendosi un mondo, crollarono fra le braccia delle loro madri e dei loro padri.
Ogni bambino infatti, dal più espansivo al più timido quel giorno aveva esplorato nuove emozioni, era uscito e aveva liberamente giocato con gli altri, alcuni non si conoscevano nemmeno nonostante abitassero vicini da anni, altri ancora invece si conoscevano benissimo ma per diverse cause non si ritrovavano assieme da molto tempo.
Insomma quel giorno, nonostante Babbo non fosse riuscito a partire in tempo, tutti ricevettero dei ragali: l’amore, la libertà e conoscenza.
Quando i bambini del mondo si risvegliarono la mattina del 25 dicembre ritrovarono comunque sotto l’albero il loro regalo da parte del vecchio signore barbuto che in una sola notte, con i suoi aiutanti elfi, era riuscito a consegnare loro.
Per la prima volta nella storia Babbo Natale partì in ritardo, ma non mancò di consegnare tutti i regali.
Sta di fatto che molti anni vennero dopo quello e per molto tempo quell’avvenimento venne studiato in tutte le sue angolazioni, senza tralasciare nessuna possibile o impossibile causa.
I bambini di quel tempo ora non sono più tali, sono cresciuti, ma ho sentito dire in giro che per loro il regalo di quell’anno non fu quello di Babbo ma furono le amicizie e il divertimento nato il giorno 24 dicembre.
-E.C.