Le Cinque Letture Semi-Flop del 2024

Buonasera!

Come state? Come vi sentite in questi giorni pre-natalizi? Vi siete organizzati al meglio o come la sottoscritta (e come ogni anno oserei dire) siete nel pieno caos?

Oggi parliamo dei libri flop o semi-flop in questo caso del 2024, uno dei classici tre articoli che ci tengo sempre a portare nell’ultimo mese dell’anno sul blog. Ovviamente ne uscirà anche uno sui libri top e uno sui progetti di lettura per il 2025/recappone degli obbiettivi del 2024, spero per questi due articoli di riuscire nella pubblicazione entro la fine dell’anno (soprattutto per quello che riguarda i libri top), in caso contrario usciranno di certo nei primi giorni del 2025 o negli ultimi giorni dell’anno.

Allora, ora parliamo dell’articolo di oggi! Perché “semi-flop” e non “flop” come tutti gli anni? Perché quest’anno non ho letto libri al 100% flop, devo essere sincera con voi quando dico che in linea di massima ho letto dei bei libri quest’anno, non tutti testi da amare per la vita, da cinque stelle piene o per cui strapparsi i capelli certo, ma tutto sommato belle letture.

Tra questi ci sono stati testi che mi hanno convinta di meno e che mi sono piaciuti di meno, ma non ho trovato testi da criticare aspramente in toto, o da etichettare come “brutte letture”, semplicemente tra i libri letti alcuni non mi hanno convinta.

Come sempre ci tengo a sottolineare che inserendo determinati libri in questa lista non voglio sottolineare il mio odio nei loro confronti o aprire una petizione per bandirli dal commercio, voglio solo dire che personalmente non ho gradito più di tanto queste letture, per una serie di motivi, non ho nulla contro questi testi e se a voi sono piaciuti vi prego di non offendervi per questi inserimenti.

Ci sono tra l’altro testi piuttosto “caldi” e amati generalmente da molti lettori, anche per questo vi chiedo di non offendervi, ma anzi di dirmi (se vi è piaciuto molto un testo fra quelli presenti) il vostro parere, che sono curiosissima di leggere!

Ah ultima cosa, partiremo dal quinto posto (quindi in teoria il “meno flop” tra i semi-flop) per arrivare al primo che per la mia personalissima opinione è il libro che mi ha convinta meno fra le letture di quest’anno. Dei testi di cui manca la recensione completa sul blog, sappiate che uscirà nei prossimi mesi/settimane, detto ciò iniziamo!

L’ età Fragile – Donatella di Pietrantonio

Anno di Pubblicazione: 2023

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Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c’è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c’è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite.

Ho letto questo testo a settembre e lo ritengo un libro altalenante, ci sono momenti interessanti soprattutto all’inizio e momenti calanti, e arrivata alla fine ho avvertito la sensazione di non avere “nulla in mano”, mi è rimasto poco di questa lettura. Il testo sembra unire due storie in cui la protagonista è presente, ma queste non si legano e se la seconda forse viene approfondita maggiormente, la prima che riguarda il presente di Lucia non arriva da nessuna parte. L’ autrice inserisce diverse tematiche, il rapporto madre-figlia, la difficoltà di affacciarsi alla vita accademica in una città nuova, il fallimento, il divorzio, il trauma, l’insicurezza, ma non arriva ad analizzare nessuna di queste nel profondo. L’ho trovato un testo poco approfondito, c’è del potenziale alla base perché il libro ha una buona partenza e lo stile di Donatella di Pietrantonio è godibile, ma si perde troppo, ad un certo punto la vicenda viene quasi sintetizzata, ristretta all’osso, molte parentesi vengono lasciate aperte, il che può non essere un tratto negativo se si riesce comunque ad analizzare una parentesi e ad arrivare al fondo di questa senza per forza chiuderla, ma qui tutto sembra lasciato aperto, sospeso, perso nell’aria.

L’ Animale Morente – Philip Roth

Anno di Pubblicazione: 2001

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Da trent’anni, da quando la rivoluzione sessuale ha bussato alla sua porta, il professor David Kepesh tiene fede al suo giuramento: non avere mai una relazione stabile con una donna. Ma un giorno, nell’aula del suo corso di critica letteraria all’università, entra Consuela Castillo, ventiquattrenne di una bellezza conturbante, una ragazza cubana alta e affascinante che scatena il desiderio e la gelosia del maturo professore.

Questo è stato il mio primo approccio con Roth, non ho fatto calcoli particolari per scegliere il primo testo da affrontare, semplicemente ho scelto questo per curiosità. Il libro ha qualcosa di interessante, di speciale nella narrazione. Il narratore non è certo un personaggio piacevole, ma alcuni passaggi e ragionamenti sono interessanti, il problema è che anche qui questo testo non mi ha lasciato nulla, ricordo pochissimo il che di solito non è mai un buon segno nel mio caso, perché generalmente ho una memoria molto buona anche per le letture. Certi discorsi del narratore diventano ripetitivi, si cade sempre negli stessi temi e a volte si aprono queste considerazioni infinite che vanno sempre a parare nella stessa direzione. È uno di quei libri in cui si deve accettare la natura/personalità del narratore (o comunque sospendere un proprio giudizio) per poter apprezzare la vicenda e vi dirò, anche dopo averlo fatto risulta comunque pesante e ripetitivo in alcuni punti. È un libro in cui i ragionamenti interessanti sono nascosti dietro ad uno strato di sessualizzazione continua, ascoltiamo quest’uomo che non fa altro che ventarsi delle sue esperienze sessuali con le studentesse, di libertà sessuale, di ossessione sessuale, ma questo rientra comunque nella tipologia di personaggio con cui abbiamo a che fare fin dall’inizio, il problema è che a lungo andare diventa stancante questa ripetitività.

L’Ultimo Uomo Bianco – Mohsin Hamid

Anno di Pubblicazione: 2023

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Un mattino, Gregor Samsa, commesso viaggiatore, si sveglia da sogni inquieti e si ritrova trasformato in un immane insetto; anni dopo, Anders, personal trainer in un’anonima palestra di una città indefinita, si sveglia e scopre di essere diventato di un innegabile marrone scuro. L’incredulità presto cede il passo alla furia omicida: Anders si sente vittima di un crimine, «un crimine che gli aveva portato via ogni cosa, che gli aveva portato via se stesso», si scaglia contro la propria immagine allo specchio, si rimette a letto sperando che quell’uomo scuro se ne vada, chiama al lavoro per dire che è malato, molto malato, piú di quanto immaginasse, si aggira per la città e scopre che «le persone che lo conoscevano non lo conoscevano piú», e infine telefona a Oona. Oona, giovane insegnante di yoga, sta provando a prendersi cura di sua madre – e di se stessa – dopo la morte del fratello gemello; fra lei e Anders si è da poco riaccesa un’attrazione nata fra i banchi di scuola, ma quando Oona passa da lui dopo il lavoro, rimane di stucco di fronte all’uomo che le apre la porta, e sulle prime fatica a riconoscerlo. Ciò che Oona e Anders ancora non sanno è che la trasformazione sta prendendo piede ovunque: tutte le persone bianche stanno diventando scure, e la tensione sociale continuerà a crescere, sfociando in risse, sparatorie, suicidi e sommosse, finché «l’ultimo uomo bianco» verrà sepolto e la bianchezza non sarà che un ricordo. Hamid, in un vortice di frasi che, come i personaggi che le abitano, sembrano sorrette da un disperato bisogno di stabilità identitaria, confeziona un romanzo di commovente lucidità sulla perdita del privilegio, un’opera in cui frustrazione e violenza si trasformano nella promessa di futuro: «a volte sembrava che la città fosse una città in lutto, e il Paese un Paese in lutto, e questo si addiceva a Anders, e si addiceva a Oona, dato che collimava con i loro sentimenti, ma altre volte sembrava il contrario, che stesse nascendo qualcosa di nuovo, e abbastanza stranamente anche questo si addiceva loro».

Di Mohsin Hamid ho letto anni fa “Exit West” che mi era piaciuto molto, e ancora oggi ricordo in modo piuttosto vivido alcune immagini e atmosfere di quel testo, ciò non è accaduto con questo libro. Hamid resta un autore valido per me e leggerò sicuramente altro di suo, ma questo libro non mi ha convinta. Anche qui abbiamo degli spunti interessanti, riflessioni iniziali intriganti, abbiamo un uomo bianco che si sveglia un mattino con la pelle scura e man mano questo evento inizia ad accomunare sempre più persone, fino a quando tutti i bianchi arrivano ad avere la pelle scura. Questo testo dovrebbe mettere sotto i riflettori la diversa percezione e il diverso trattamento ricevuto da una persona bianca e da una con la pelle scura, non c’è solo questo tema, ce ne sono molti altri, ma questo è uno dei principali. Il problema è che qualcosa non va nella narrazione, ho trovato tutto piuttosto piatto, manca quella profondità e umanità presente in “Exit West” ad esempio, non ho percepito i personaggi come essere umani, ma come delle pedine mosse dall’autore. Dall’esterno, leggendo la trama, ci si immagina una vicenda molto più avvincente e viva, rispetto a quella che ci si ritrova davanti leggendo il libro. Sembra un libro quasi abbozzato, non tanto per la struttura narrativa, più che altro per il modo in cui l’autore ha dato vita ed espressione alle vicende e ai personaggi, o meglio “poca vita” considerando tutto quello che ho scritto fino a questo punto.

Una Dote di Sangue – S.T. Gibson

Anno di Pubblicazione: 2022

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Gli uomini che hanno ucciso la sua famiglia e bruciato la sua casa l’hanno lasciata a terra agonizzante, vittima di una guerra che nessuno ricorda più. Ma un misterioso straniero riccamente vestito la trova, la salva a un soffio dalla morte e le dona una nuova vita e un nuovo nome: Constanta, colei che è determinata a vivere. È così che la figlia del fabbro di un villaggio della Romania medievale diventa la sposa perfetta per un re immortale. Insieme attraversano i secoli e i paesi, da Vienna alla Spagna, da Pietrogrado a Parigi. Quando però lui coinvolge nella sua rete di passioni e inganni anche una machiavellica gentildonna e un attore squattrinato, Constanta inizia a capire che il suo amato è capace di atti orribili. E dopo essersi alleata con i suoi consorti di sangue – la bellissima Magdalena, il brillante Alexi – inizia a svelare gli oscuri segreti del marito. Constanta si ritrova a scegliere tra libertà e amore. Ma i legami costruiti con il sangue possono essere spezzati solo dalla morte.

So che mi starete odiando, e accadrà anche per la prima posizione di questa classifica. Questo libro ha avuto un successo incredibile, soprattutto in America, ne ho sentito parlare in tutte le salse, è stato nominato per i Goodreads Choice Awards nel 2021, è arrivato in Italia in una bellissima edizione Mondadori, insomma ha conquistato molti lettori, ma a me purtroppo non ha convito nonostante l’enorme curiosità ed entusiasmo iniziali. Dovrebbe essere un retelling di Dracula, o comunque prendere spunti da Dracula, posso capire il perché del successo, ma su di me non ha avuto effetto. Forse mi aspettavo un testo più dark, più pesante nei confronti delle tematiche presenti, come le relazioni tossiche, la manipolazione, la dipendenza emotiva, e anche qui più approfondimento. Inoltre, lo stile di S. Gibson è stato osannato come poetico e affascinante, ma l’ho trovato più che altro un contenitore vuoto o semi-vuoto, ci sono queste pillole poetiche, queste descrizioni che mirano ad essere liriche, ma non sempre funzionano, a volte le ho trovate esagerate o un poco forzate. Mi aspettavo un qualcosa di più profondo e analizzato, anche a livello di dinamiche fra i personaggi, invece nonostante siano vampiri centenari la maturità di questi vampiri assomiglia a quella di un’adolescente alle prese con le prime crisi adolescenziali. Peccato, la delusione è stata grande perché avevo proprio voglia di leggere un retelling scritto bene su Dracula, ma non è stato così. Ne parleremo meglio nella recensione approfondita.

La Paziente Silenziosa – Alex Michaelides

Anno di Pubblicazione: 2019

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Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un’artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri più esclusivi di Londra. Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione. Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.

Eh lo so, lo so, mi state odiando, lo capisco. Allora, una parte di motivazione dietro a questo posizionamento è anche legata al mio livello di delusione, e ci tengo a dire subito che ho adorato il plot twist finale, pazzesco. Il colpo di scena finale è uno dei punti migliori del libro, forse l’unico, di certo lo stile dell’autore non aiuta perché è piuttosto semplice oserei dire in alcuni punti elementare, soprattutto quando mette in bocca a certi personaggi frasi o ragionamenti incoerenti con il personaggio in questione. Abbiamo psicologi che ragionano e parlano utilizzando termini non proprio coerenti al 100% con quello che dovrebbe essere il loro livello di conoscenza della materia. Voglio essere chiara, non ho odiato questo libro, semplicemente mi ha delusa e mi ha lasciata con un sonoro “bah”. Se dovessi basarmi solo sul colpo di scena vi direi che mi ha sorpresa e funziona bene, ma il libro in toto (colpo di scena a parte) per alcune parentesi non mi ha convinta. Il ritmo da un certo punto viene velocizzato, è un testo che usa la tecnica dei plot twist buttati addosso al lettore uno dietro all’altro, nei finale c’è una pioggia di colpi di scena e di solito a me, personalmente, questa tecnica non fa impazzire. Alcuni ragionamenti e dinamiche non mi hanno convinta, non posso andare nello specifico a causa spoiler, ma come dicevo questo libro non mi ha convinta del tutto. È il thriller peggiore che abbia mai letto? No. È stato un totale flop? No. È un libro con dei problemi? Sì ed è un testo che mi ha delusa sotto certi aspetti. Anche qui ne parleremo meglio in una recensione approfondita.

E voi? Quali sono state le vostre letture flop del 2024?

Ci leggiamo presto, in caso non dovessimo leggerci prima di Natale, buon feste cari/e!

Ci leggiamo il prima possibile, giurin giurello!